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Autore: Hoi    25/01/2017    2 recensioni
In questa storia troverete un Killian Jones che è appena diventato capitano, anche se non come avrebbe voluto. Vedrete un ragazzo ferito dalla perdita di suo fratello, insicuro della fedeltà dei suoi uomini, in bilico tra la giusta maniera e la vita del pirata, che comunque mantiene il suo carisma. Il tutto sarà condito dall'incontro con una fiaba classica in pieno stile OUAT.
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Killian Jones/Capitan Uncino, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il Pirata Onesto


Dopo l’esecuzione Caterine guardò la giornata passare come se fosse dentro una bolla d’acqua. In teoria avrebbe dovuto pulire il ponte dal suo stesso sangue, non era poi una macchia tanto grande se si considerava l’ampiezza del ponte e quante volte l’aveva pulito per intero, eppure ci mise svariate ore. Si sentiva stanca e frastornata. Quando il pranzo fu servito lei non si mosse. Non era certa che sarebbe riuscita a mangiare qualcosa ed era ancora meno certa che sarebbe riuscita a reggersi in piedi. Il cuoco le portò un piatto, aveva paura che altrimenti lei gli avrebbe fatto una fattura o qualcosa di simile. Caterine avrebbe voluto lanciarglielo in faccia, ma l’idea di dover pulire il casino che ne sarebbe derivato la convinse a desistere e a limitarsi a rifiutare. A metà pomeriggio chiese al capitano il permesso di ritirarsi in cabina, lui glielo concesse senza darle troppa attenzione. Finalmente sola le sembrò che il mondo le collassasse addosso. La paura della morte ormai l’aveva abbandonata, si sarebbe dovuta sentire sollevata, ma era solo esausta. La cosa più furba sarebbe stata andarsi a sdraiarsi e dormire, ma appena appoggiò la testa sul cuscino il mondo attorno a lei iniziò a girare. Incapace di fare altro Caterine si ritrovò seduta sul letto, con la schiena appoggiata alla parete a fissare la stanza. Aveva avuto spesso il tempo di fissare l’ambiente, ma non aveva mai pensato alla possibilità di indagare sul capitano. Le sarebbe bastata una piccolissima indiscrezione, un segreto che potesse anche sembrare insignificante, qualunque cosa che potesse rappresentare un precedente, che potesse servirle da arma contro di lui. Ormai le era chiaro che Killian aveva il potere di ucciderla quando voleva e lei doveva trovare qualcosa per difendersi. Non trovò nulla. I cassetti era tutti aperti e i libri in mostra, persino il diario di bordo era ordinatamente riposto sulla scrivania. A quanto pareva quell’uomo, eccezion fatta per la menzogna detta su di lei, era l’incarnazione dell’onestà. Un pirata onesto… sembrava una frase senza senso, resa forse un po’ più credibile dal ritratto incorniciato sulla parete. Un pezzo grosso della marina onesto era qualcosa di molto più credibile. Non sapeva come Killian fosse finito a fare il pirata, ma bisognava ammettere che sembrava molto più a suo agio con addosso l’uniforme della marina che con quegli abiti neri. La ragazza non conosceva il significato delle uniformi e che grado rappresentassero, ma non era difficile intuire che i due uomini ritratti erano molto più che semplici marinai. Se non avesse conosciuto il capitano della Jolly Roger di certo guardando quel ritratto, Killian le sarebbe sembrato un uomo dal futuro promettente con una lunga carriera davanti e una piccola reggia da nuovo nobile da qualche parte. Diventare un pirata aveva senza dubbio vanificato anni di sforzi e distrutto la prospettiva di una vita lunga e prospera. Per la prima volta Caterine si chiese cosa l’avesse reso ciò che era diventato, nella sua testa iniziarono ad accalcarsi storie di avarizia e lussuria, le stesse che raccontavano spesso al porto, ma nessuna sembrava convincerla. Restò a lungo a fissare quell’immagine e persa nei suoi pensieri non si accorse dello scorrere del tempo, finché la porta della cabina non si aprì. Strappata dalle sue fantasticherie Caterine sobbalzò. L’espressione spaventata e sorpresa della ragazza strappò una risata a Killian che chiuse la porta alle sue spalle. Sorridendo come se quel giorno non fosse successo nulla, l’uomo le tese il piatto che le aveva portato.
“Ti ho portato la cena. So che hai rifiutato il pranzo. Ti conviene mangiare tesoro o non avrai le forze per fare il tuo lavoro”
Non era mai stata intenzione di Caterine smettere di mangiare, ma ora che era lui ad insinuarlo l’idea non le dispiacque. Avrebbe potuto rifiutare solo per fargli un dispetto, ma lo stomaco le intimò di non farlo.
“Come ordina il capitano”
Caterine afferrò il piatto e si sedette sgraziatamente a terra, usando il pavimento come un tavolo improvvisato. Gli occhi di Killian andarono alla scrivania. Avrebbe preferito vederla seduta lì, piuttosto che a terra come un animale, me cercò di trattenersi, un pirata non doveva rimbeccare i suoi sottoposti su quale fosse l’etichetta della cena. Per un lungo momento non ci fu altro che silenzio tra loro, un silenzio rotto solo dal masticare della ragazza. Caterine non si era resa conto di quanto fosse affamata finché non aveva dato il primo morso a quella che sembrava carne sotto sale, adesso stava praticamente divorando tutto.
“Non posso credere che ci sia voluto tanto perché gli uomini si accorgessero che non sei una Lady” Killian la apostrofò con uno scherzoso tono di rimprovero, ma come risposta ottenne solo un’occhiataccia. Sospirando l’uomo si lasciò cadere sul letto. Era stata una giornata dura e l’unica cosa che voleva era potersela buttare alle spalle e dimenticarla, come se non fosse mai successa, peccato che non si potesse.
“Avresti potuto incolpare me oggi”
Caterine si voltò a guardarlo. Killian sembrava enormemente stanco, ma c’era qualcosa di positivo nel suo sguardo, qualcosa che poteva somigliare alla speranza.
“Non mi avrebbe creduto nessuno e poi Sparky mi ha minacciata prima che salissi sul ponte, se vi avessi tirato in mezzo mi avrebbe ucciso”
La flebile luce nello sguardo del ragazzo scomparve. Caterine non aveva idea di cosa lui avesse immaginato, non sapeva quanto quell’uomo si sentisse solo e disperso, circondato solo da traditori, non ne aveva idea e non le importava. Quando vide il suo sguardo deluso si sentì bene, sentì di averlo almeno un po’ ripagato del terrore che lui le aveva inflitto.
“Capisco…” Killian esitò su quella parola, come cercando di trattenersi, ma quelle successive gli sfuggirono dalle labbra senza che potesse impedirlo “a quanto pare non c’è nessuno di cui posso fidarmi”
Caterine avrebbe dovuto gioire di quella reazione malinconica, avrebbe voluto infierire, girando il dito nella piaga, ma quell’affermazione le era parsa tanto irrazionale da costringerla a protestare.
“Il primo Ufficiale Sparky non è nessuno” Per un lungo momento non ci fu altro che silenzio. A Caterine era sembrato chiaro dal principio che quel vecchio marinaio adorava Killian, l’aveva coperto sempre, nonostante sapesse tutta la verità e non fosse affatto d’accordo. Come faceva Killian a non capirlo? Lui le sorrise ironico di rimando, come avendo intuito la domanda.
“È compito del Primo Ufficiale consigliare ed appoggiare il capitano e Sparky è un uomo ligio al dovere, è per questo che mi è fedele, non per amicizia”
“Se fosse davvero un uomo onesto e fedele, non avrebbe tradito il suo re e non sarebbe diventato un pirata” Le parole di Caterine aleggiarono per la stanza per lunghi istanti, mentre gli occhi di Killian si riempivano d’odio.
“Che ne sai tu di chi è il re? Nessun uomo onesto conoscendolo accetterebbe di servirlo. Essere un pirata e un assassino è una scelta molto più onorevole” Vedendo quegli occhi pieni d’odio e ira, Catrine non poté fare a meno di voltarsi a guardare il ritratto. L’uomo rancoroso che aveva di fronte non somigliava affatto a quel ragazzo sorridente del dipinto.
Fraintendendo Killian si alzò in piedi e si affiancò alla cornice appesa.
“Allora non sapevamo chi fosse davvero l’uomo che servivamo. Eravamo ingenui e… Abbiamo pagato caro per questo.” Lo sguardo di Killian si rabbuiò mentre gli occhi gli andavano all’uomo nel dipinto.
“Era tuo fratello, vero?” Killian si fermò a guardarla sorpreso per un attimo, non le aveva detto di Liam. Poi si ricordò di quello che lei gli aveva raccontato la notte del loro incontro. Anche lei aveva dei fratelli, forse avevano lo stesso sguardo complice che avevano lui e Liam o forse semplicemente si somigliavano quel tanto che bastava a dimostrare la parentela.
“Si chiamava Liam, era il capitano di questa nave prima che… fossimo mandati a morire. Era un uomo buono e giusto, come nessuno” La voce di Killian tremò per un istante, ma il dolore non la fece sembrare meno sincera.
“Quindi è per questo che lo fai? Giustizia da pirati?” La ragazza aveva capito poco del modo di vivere dei pirati, ma le era chiaro che avevano un loro modo di mantenere l’ordine, una specie di legge del taglione, in cui chiunque, se era abbastanza forte poteva ricevere soddisfazione. Killian sorrise amaramente.
“Non intendo mentire Caterine, questa non è giustizia, ma vendetta.”
Caterine non disse nulla, ma non poté fare a meno di pensare ai suoi fratelli e al dolore che le attanagliava il cuore. Non le era difficile credere che anche Killian soffrisse come soffriva lei, eppure non seppe dire se avrebbe fatto la scelta che aveva fatto lui. Ora sapeva perché quegli uomini avevano dedicato la loro vita all’odio, ma non era certa di capirne il senso. Avevano gettato via un futuro promettente per un rancore che non li avrebbe portati a nulla. Fossero anche riusciti ad uccidere il re in persona, Liam non sarebbe tornato in vita. Eppure la mente gli tornò a quando la sua freccia era affondata nella coscia di Shaka o alla luce che si spegneva negli occhi di Killian, veder soffrire chi l’aveva ferita l’aveva fatta stare bene. Una parte di lei sapeva che era sbagliato, che la vendetta e la giustizia non erano la stessa cosa, esattamente come lo sapeva Killian, eppure per qualche istante, aveva dimenticato il dolore e si era sentita quasi felice. Killian forse non era poi così diverso da lei, forse il mostro spietato che aveva ucciso a sangue freddo il capitano della Nina era più umano di quanto non sembrasse. Improvvisamente Caterine si domandò se il dolore che provava non si sarebbe alleviato se avesse strappato il cuore all’orco che aveva divorato la sua famiglia, o quantomeno se l’odio che la consumava non sarebbe svanito.
La forchetta tintinnò nel piatto ormai vuoto di Caterine. Come riscosso da quel suono Killian rinvenne dai suoi pensieri e iniziò a slacciarsi gli scarponi.
“Meglio se andiamo a dormire, prendi il mio letto”
La ragazza mise il piatto da parte ed afferrò la pesante coperta in cui dormiva, decisa a non accettare. Il fianco le faceva ancora male, ma voleva sopportare. Guardando il suo volto ostinato, Killian sbuffò, glielo avrebbe ordinato se fosse stato costretto, ma non fece in tempo.
“Buonanotte capitano” La voce di Caterine arrivò ovattata e gentile da sotto la pesante coperta e strappò un sorriso al ragazzo. L’idea di imporle la disciplina gli sfuggì dalla mente, accantonata da quella piccola gentilezza che somigliava tanto ad una conquista. Caterine si addormentò ancor prima che lui le rispondesse. Quella notte sognò di gettare l’orco nel mare e guardarlo mentre gli squali lo divoravano.
  
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