Red Letter
Ricordo che sotto il tuo banco i ragazzi vi lasciavano lettere bianche
che leggevi alla fine delle lezioni. Raddoppiavano di giorno in giorno
e così a volte ti stancavi e alcune le buttavi via senza neanche
leggerle. Per loro eri speciale e ogni lettera che buttavi era l'amore
sconfinato di uno di loro. Eri al centro dell'attenzione in ogni
attimo, anche quando non c'eri tu, c'era chi parlava di te. Ho voluto
la tua morte e non puoi renderti conto l'invidia che provavo ogni volta
che prendevi i capelli e li mettevi da una parte sotto gli occhi
sognanti dei ragazzini che sembravano in estasy, dio quanto ti odiavo.
Così un giorno decisi anche io di scrivere: così potevo parlarti del mio odio.
Scrissi tutto quello che mi veniva in mente, tutte le parole che desideravo da tanto dirti, poi presi tutte quelle frasi e le misi in una busta che aspettava solo di essere aperta.
Era una busta rossa. Piccola. Troppo piccola per raccogliere così tante parole.
Così, mentre venivo verso di te caddero quasi tutte le frasi che ti avevo dedicato... piano piano la lettera si svuotò.
“Al confine tra l'odio e l'amore c'è l'indifferenza, credo.
Allora ti chiedo di scegliere. Odiami o amami.
Non voglio non esistere.
Una come te, con me sarebbe sprecata perciò odiami.
Una come te farei di tutto per averla, quindi amami.
Le ragazze come te meritano quell'amore violento che solo in pochi riescono a dare... mi dispiace ma non sono fra questi.
Io sono capace di amare lentamente. Un passo alla volta.
Perchè abbuffarsi precipitosamente sul piatto, quando invece se ne può assaporare ogni singolo morso?
No, non ridere.
Non è una dichiarazione, è un semplice postulato di pensiero.
È semplice potenzialità di diventare qualcosa.
Quel qualcosa è il niente? Vero?
Sì. Lo so. Sono una stupida ragazzina che pensa che una lettera del cazzo riesce a risolvere tutto.
Sono una stupida che doveva essere stupido.
Un giorno, per te, inietterò ormoni fino a vomitare: solo per parlarti da un altro corpo.
Ancora adesso, così come sono ti amo e...”
Tutto il discorso andò perduto: la busta era troppo piccola e quando lei lo aprì, rimasero solo due parole: “Ti odio”
Così un giorno decisi anche io di scrivere: così potevo parlarti del mio odio.
Scrissi tutto quello che mi veniva in mente, tutte le parole che desideravo da tanto dirti, poi presi tutte quelle frasi e le misi in una busta che aspettava solo di essere aperta.
Era una busta rossa. Piccola. Troppo piccola per raccogliere così tante parole.
Così, mentre venivo verso di te caddero quasi tutte le frasi che ti avevo dedicato... piano piano la lettera si svuotò.
“Al confine tra l'odio e l'amore c'è l'indifferenza, credo.
Allora ti chiedo di scegliere. Odiami o amami.
Non voglio non esistere.
Una come te, con me sarebbe sprecata perciò odiami.
Una come te farei di tutto per averla, quindi amami.
Le ragazze come te meritano quell'amore violento che solo in pochi riescono a dare... mi dispiace ma non sono fra questi.
Io sono capace di amare lentamente. Un passo alla volta.
Perchè abbuffarsi precipitosamente sul piatto, quando invece se ne può assaporare ogni singolo morso?
No, non ridere.
Non è una dichiarazione, è un semplice postulato di pensiero.
È semplice potenzialità di diventare qualcosa.
Quel qualcosa è il niente? Vero?
Sì. Lo so. Sono una stupida ragazzina che pensa che una lettera del cazzo riesce a risolvere tutto.
Sono una stupida che doveva essere stupido.
Un giorno, per te, inietterò ormoni fino a vomitare: solo per parlarti da un altro corpo.
Ancora adesso, così come sono ti amo e...”
Tutto il discorso andò perduto: la busta era troppo piccola e quando lei lo aprì, rimasero solo due parole: “Ti odio”