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Autore: DarkRose86    31/05/2009    4 recensioni
Deidara non aveva mai pianto. In fondo, a che cosa sarebbe servito?
I ninja non piangono.
O forse, lo fanno solo nei sogni.
[SasoDei accennato]
SECONDA classificata al "Dream Contest", indetto da Erin_Ino
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Akasuna no Sasori , Deidara
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Questa fanfiction si è classificata SECONDA ( *_________* ) al "Dream Contest" , indetto da Erin_Ino sul Forum di EFP.
Perché ( e lo dico per l'ennesima volta xD ) una SasoDei ci vuole, ogni tanto. U_U
Faccio tanti complimenti a tutte le altre partecipanti e ringrazio di cuore la giudice: gentile, rapida e corretta. Non potevamo chiedere di meglio.
Buona lettura!

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Deidara non aveva mai pianto. In fondo, a che cosa sarebbe servito?
Era necessario unicamente ai deboli, al fin d'essere compatiti. Ma lui non era così; lui era forte. E inoltre sapeva bene che una certa persona non avrebbe apprezzato eventuali lacrime. Se possibile, sarebbe rinato dalle proprie ceneri come una sacra fenice per rimproverarlo.
I ninja non piangono. O forse, lo fanno solo nei sogni.

( Wood ) Nightmare ~

Una casetta di legno, costruita nel bel mezzo di una foresta incontaminata. Come ci era arrivato? Si guardò attorno, il biondo, cercando eventuali risposte alla domanda che gli frullava in testa. Non ricordava nulla della strada che l'aveva condotto lì, né del perché si fosse allontanato dal covo provvisorio dell'Akatsuki. Missione, forse? No. Altrimenti, al suo fianco doveva esserci quel rompiscatole mascherato di nome Tobi. Invece, silenzio. Inquietante silenzio.
Attorno a lui solo alberi spogli, pochi mucchietti d'erba sparsi qua e là e foglie cadute a terra, ingiallite. Anche sforzandosi, non riusciva ad intravedere i confini di quel bosco; il sole stava per tramontare, per lasciare spazio ad una notte sicuramente gelida. Così, il ragazzo pensò bene di rifugiarsi nella piccola costruzione che gli si parava davanti, almeno fino all'alba; non sarebbe stato prudente muoversi nel buio.
Salì i pochi scalini decisamente pericolanti, e lo fece aggrappandosi ad un corrimano altrettanto poco stabile. La struttura era fatiscente, ma dovette accontentarsi. La porta cigolò non appena la aprì, le assi del pavimento fortunatamente sembravano reggere il suo peso senza problemi, seppur fossero anch'esse in pessime condizioni.
Notò che era tutto fatto di legno, là dentro: v'erano una specie di credenza, un tavolino, una sedia ed una branda. Sopra quest'ultima una piccola finestrella, dalla quale potette controllare il sole che lentamente scompariva dietro le montagne. Si sedette, lo sguardo rivolto verso la porta; si domandò chi mai aveva potuto costruire quel rifugio, e perché esso si trovava così bene in vista.
Ben presto si fece buio, e prima di non riuscire più a vedere nulla frugò negli sportelli della credenza, trovando al suo interno una candela ed una scatola di fiammiferi. La accese e la posò sopra il tavolino, osservando la fiamma muoversi appena. Lentamente aveva iniziato a consumare la cera, che colava pian piano sulla superficie legnosa sulla quale la candela era appoggiata.
Dopodiché si stese sulla branda – molto poco confortevole in verità, ma pur sempre meglio di niente – e chiuse gli occhi, provando ad addormentarsi. Intanto, fuori aveva iniziato a tirar vento; se ne accorse sentendolo sibilare fra gli alberi, e scontrarsi col fragile materiale con cui la casetta era stata costruita. Tentò d'ignorarlo, ma ci riuscì per poco. Quel rumore lo infastidiva, eppure non poteva farci nulla.
Si alzò a sedere, sospirando. Si mise a pensare, ma per quanto si sforzasse non riusciva a ricordare nulla; come se fosse stato magicamente portato in quel posto, senza preavviso.
Alzò lo sguardo verso la candela, e spalancò gli occhi per lo stupore; che ci faceva una losca figura seduta di fronte a lui? E soprattutto, come aveva fatto ad arrivarci? Non aveva sentito alcun rumore, né percepito presenze estranee.
Chi sei? Che ci fai qui? ” domandò, mentre all'esterno i fulmini aveva iniziato a squarciare il cielo colmo di nubi.
Lo sconosciuto non rispose, ma tese una mano verso di lui. Deidara si rese conto che essa era sporca di un liquido cremisi, che colò sul tavolino. Sangue.
Che diavolo... ”
Portava un anello al pollice sinistro, un ornamento che ben conosceva. Rabbrividendo alzò gli occhi e incontrò i suoi, immobili, inespressivi. Anche il suo volto era sporco... chi si era permesso di macchiarlo?
Sasori no danna... ” mormorò, “ Sei vivo? ” chiese, speranzoso.
La bambola tese anche l'altro braccio, invitandolo ad avvicinarsi. Non se lo fece ripetere due volte e lo strinse, una lacrima silenziosa rigò la sua guancia.
Perché sei in questo posto, danna? ” domandò, abbracciando il gelido corpo della marionetta. Un corpo di legno, così come tutto attorno a lui.
Un tuono ruppe il silenzio, ed iniziò a piovere.
Sporcò anche i propri vestiti, rendendosi poi conto che il cuore del burattino era trafitto; eppure, lui si muoveva ancora. Lo guardava senza dire nulla, ma si muoveva.
Danna... ” ripeté, cercando di trattenere i singhiozzi.
Deidara. ” disse lui, e il biondo sorrise felice. Era ancora vivo, ed era assieme a lui.
Perché sei qui a perder tempo? Devi svegliarti, non sei più un bambino! ” lo rimproverò, accarezzando i capelli di seta.
Ma che stai dicendo? Non so come sono arrivato qui... ma ci sei tu e questo mi basta! ” esclamò.
D'improvviso, poi, le assi del soffitto iniziarono a scricchiolare paurosamente.
Che succede? ”
Il tempo è scaduto, baka. Svegliati, vattene via. Hai ancora delle cose da fare, non è vero? ”
Un'asse cadde addosso a Sasori e questi si accasciò a terra, sotto gli occhi spaventati del giovane; che cosa voleva dire con quelle parole?
Il rifugio cadde, non rimase che un triste ammasso di legno in mezzo ad una foresta di legno. La bambola si era rotta. Cosa gli rimaneva, ora?
Poi, improvvisamente, buio.

~ ~ ~

Aprì gli occhi, ed una violenta luce lo abbagliò. Si era addormentato sull'erba, dopo che si era volutamente allontanato dal suo nuovo compagno; voleva star lontano da quel pazzo e dalle sue stupidaggini almeno per un po'.
Si alzò stiracchiandosi, ripensando al sogno che aveva fatto. Tutti i più classici elementi d'un incubo, ma in fondo pieno di speranza.
Hai ancora delle cose da fare, non è vero? ”
Sorrise.
I ninja non piangono.
E sì, aveva ancora delle cose da fare: tenere alto il nome della sua Arte, e far sì che il suo danna fosse fiero di lui.
Su, vediamo di deliziarci anche oggi con qualche artistica esplosione! ”
Detto questo, scomparve nella foresta.

" Il modo migliore per realizzare un sogno è quello di svegliarsi. " Paul Valery

Fine ~

Note dell'autrice:

mi è piaciuto trattare il legno come elemento principale del sogno. E' quel che caratterizza il personaggio di Sasori, per questo ho adorato descrivere l'ossessione di Deidara per lui trasformandola in legno.
Quanto all'aforisma che ho inserito alla fine, penso si capisca cosa vuole intendere ma per sicurezza lo spiego: si sa che, in fondo, Deidara è un folle. E sotto un'ottica shonen ai ( dopo la morte del compagno ), lo vedo come un ninja che tenta disperatamente di ricongiungersi a lui, in un modo o nell'altro. E che cosa c'è di meglio, per lui, d'un esplosione? Il finale lascia intendere quel che poi accade realmente nel manga ( vale a dire il suo suicidio ) e, chiaramente, l'aforisma è riferito al suo desiderio di rivedere Sasori che è evidente nel sogno.
Il titolo, tradotto letteralmente, significa ( legno ) Incubo, meglio traducibile con “Incubo di legno”.

baka = stupido


  
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