Perché ( e lo dico per l'ennesima volta xD ) una SasoDei ci vuole, ogni tanto. U_U
Faccio tanti complimenti a tutte le altre partecipanti e ringrazio di cuore la giudice: gentile, rapida e corretta. Non potevamo chiedere di meglio.
Buona lettura!
Deidara non aveva mai
pianto. In fondo,
a che cosa sarebbe servito?
Era
necessario unicamente
ai deboli, al fin d'essere compatiti. Ma lui non era così;
lui
era forte. E inoltre sapeva bene che una certa persona non avrebbe
apprezzato eventuali lacrime. Se possibile, sarebbe rinato dalle
proprie ceneri come una sacra fenice per rimproverarlo.
I
ninja non piangono. O
forse, lo fanno solo nei sogni.
( Wood ) Nightmare ~
Una
casetta di legno,
costruita nel bel mezzo di una foresta incontaminata. Come ci era
arrivato? Si guardò attorno, il biondo, cercando eventuali
risposte alla domanda che gli frullava in testa. Non ricordava nulla
della strada che l'aveva condotto lì, né del
perché
si fosse allontanato dal covo provvisorio dell'Akatsuki. Missione,
forse? No. Altrimenti, al suo fianco doveva esserci quel rompiscatole
mascherato di nome Tobi. Invece, silenzio. Inquietante silenzio.
Attorno
a lui solo alberi
spogli, pochi mucchietti d'erba sparsi qua e là e foglie
cadute a terra, ingiallite. Anche sforzandosi, non riusciva ad
intravedere i confini di quel bosco; il sole stava per tramontare,
per lasciare spazio ad una notte sicuramente gelida. Così,
il
ragazzo pensò bene di rifugiarsi nella piccola costruzione
che
gli si parava davanti, almeno fino all'alba; non sarebbe stato
prudente muoversi nel buio.
Salì
i pochi
scalini decisamente pericolanti, e lo
fece
aggrappandosi ad un corrimano altrettanto poco stabile. La struttura
era fatiscente, ma dovette accontentarsi. La porta cigolò
non
appena la aprì, le assi del pavimento fortunatamente
sembravano reggere il suo peso senza problemi, seppur fossero
anch'esse in pessime condizioni.
Notò
che era tutto fatto di legno, là dentro: v'erano una specie
di
credenza, un tavolino, una sedia ed una branda. Sopra quest'ultima
una piccola finestrella, dalla quale potette controllare il sole che
lentamente scompariva dietro le montagne. Si sedette, lo sguardo
rivolto verso la porta; si domandò chi mai aveva potuto
costruire quel rifugio, e perché esso si trovava
così
bene in vista.
Ben presto
si fece buio, e prima di non riuscire più a vedere nulla
frugò
negli sportelli della credenza, trovando al suo interno una candela
ed una scatola di fiammiferi. La accese e la posò sopra il
tavolino, osservando la fiamma muoversi appena. Lentamente aveva
iniziato a consumare la cera, che colava pian piano sulla superficie
legnosa sulla quale la candela era appoggiata.
Dopodiché
si stese sulla branda – molto poco confortevole in
verità,
ma pur sempre meglio di niente – e chiuse gli occhi, provando
ad
addormentarsi. Intanto, fuori aveva iniziato a tirar vento; se ne
accorse sentendolo sibilare fra gli alberi, e scontrarsi col fragile
materiale con cui la casetta era stata costruita. Tentò
d'ignorarlo, ma ci riuscì per poco. Quel rumore lo
infastidiva, eppure non poteva farci nulla.
Si alzò
a sedere, sospirando. Si mise a pensare, ma per quanto si sforzasse
non riusciva a ricordare nulla; come se fosse stato magicamente
portato in quel posto, senza preavviso.
Alzò
lo sguardo verso la candela, e spalancò gli occhi per lo
stupore; che ci faceva una losca figura seduta di fronte a lui? E
soprattutto, come aveva fatto ad arrivarci? Non aveva sentito alcun
rumore, né percepito presenze estranee.
“
Chi
sei? Che ci fai qui? ” domandò, mentre all'esterno
i fulmini
aveva iniziato a squarciare il cielo colmo di nubi.
Lo
sconosciuto non rispose, ma tese una mano verso di lui. Deidara si
rese conto che essa era sporca di un liquido cremisi, che
colò
sul tavolino. Sangue.
“
Che
diavolo... ”
Portava un
anello al pollice sinistro, un ornamento che ben conosceva.
Rabbrividendo alzò gli occhi e incontrò i suoi,
immobili, inespressivi. Anche il suo volto era sporco... chi si era
permesso di macchiarlo?
“
Sasori
no danna... ” mormorò, “ Sei vivo?
” chiese, speranzoso.
La bambola
tese anche l'altro braccio, invitandolo ad avvicinarsi. Non se lo
fece ripetere due volte e lo strinse, una lacrima silenziosa
rigò
la sua guancia.
“
Perché
sei in questo posto, danna? ” domandò,
abbracciando il
gelido corpo della marionetta. Un corpo di legno, così come
tutto attorno a lui.
Un tuono
ruppe il silenzio, ed iniziò a piovere.
Sporcò
anche i propri vestiti, rendendosi poi conto che il cuore del
burattino era trafitto; eppure, lui si muoveva ancora. Lo guardava
senza dire nulla, ma si muoveva.
“
Danna...
” ripeté, cercando di trattenere i singhiozzi.
“
Deidara.
” disse lui, e il biondo sorrise felice. Era ancora vivo, ed
era
assieme a lui.
“
Perché
sei qui a perder tempo? Devi svegliarti, non sei più un
bambino! ” lo rimproverò, accarezzando i capelli
di seta.
“
Ma
che stai dicendo? Non so come sono arrivato qui... ma ci sei tu e
questo mi basta! ” esclamò.
D'improvviso,
poi, le assi del soffitto iniziarono a scricchiolare paurosamente.
“
Che
succede? ”
“
Il
tempo è scaduto, baka. Svegliati, vattene via. Hai ancora
delle cose da fare, non è vero? ”
Un'asse
cadde addosso a Sasori e questi si accasciò a terra, sotto
gli
occhi spaventati del giovane; che cosa voleva dire con quelle parole?
Il
rifugio cadde, non rimase che un triste ammasso di legno
in
mezzo ad una foresta di legno. La bambola si era
rotta. Cosa
gli rimaneva, ora?
Poi,
improvvisamente, buio.
~ ~ ~
Aprì
gli occhi, ed una violenta luce lo abbagliò. Si era
addormentato sull'erba, dopo che si era volutamente allontanato dal
suo nuovo compagno; voleva star lontano da quel pazzo e dalle sue
stupidaggini almeno per un po'.
Si alzò
stiracchiandosi, ripensando al sogno che aveva fatto. Tutti i
più
classici elementi d'un incubo, ma in fondo pieno di speranza.
“
Hai
ancora delle cose da fare, non è vero? ”
Sorrise.
I ninja non
piangono.
E sì,
aveva ancora delle cose da fare: tenere alto
il nome della sua Arte, e far sì che il suo danna fosse
fiero
di lui.
“
Su,
vediamo di deliziarci anche oggi con qualche artistica
esplosione!
”
Detto
questo, scomparve nella foresta.
" Il modo migliore per realizzare un sogno è quello di svegliarsi. " Paul Valery
Fine ~
Note dell'autrice:
mi
è piaciuto trattare il legno come
elemento principale
del sogno. E' quel che caratterizza il personaggio di Sasori, per
questo ho adorato descrivere l'ossessione di Deidara per lui
trasformandola in legno.
Quanto all'aforisma che ho inserito alla fine, penso si capisca cosa
vuole intendere ma per sicurezza lo spiego: si sa che, in fondo,
Deidara è un folle. E sotto un'ottica shonen ai ( dopo la
morte del compagno ), lo vedo come un ninja che tenta disperatamente
di ricongiungersi a lui, in un modo o nell'altro. E che cosa
c'è
di meglio, per lui, d'un esplosione? Il finale lascia intendere quel
che poi accade realmente nel manga ( vale a dire il suo suicidio ) e,
chiaramente, l'aforisma è riferito al suo desiderio di
rivedere Sasori che è evidente nel sogno.
Il titolo, tradotto letteralmente, significa ( legno ) Incubo, meglio
traducibile con “Incubo di legno”.
baka = stupido