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Autore: cioco_93    27/01/2017    1 recensioni
- Quando hai 25 anni ti sembra che il mondo è ai tuoi piedi.
Pensi che hai tutta la vita davanti per realizzarti, crescere, innamorarti, vivere.
Ma purtroppo non è per tutti così. -
Ritorno a scrivere con una storia più agrodolce del solito, dove Damon ed Elena incroceranno I loro destini in maniera forte e passionale ma con una data di scadenza.
Genere: Drammatico, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Caroline Forbes, Damon Salvatore, Elena Gilbert | Coppie: Damon/Elena
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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19. But i'm not Izzie Stevens

- VOI COSA.??? – urlò Caroline incredula non appena le diedi la notizia della pazza decisione che Damon e io avevamo preso.
- Care ti prego calmati, è l’una di notte, se urli così rischi di svegliare i vicini – cercai di tranquillizzarla io.
- La mia migliore amica mi ha appena detto che si sposa. Dopo 4 mesi di relazione. 4 mesi, direi che posso esser sotto shock eccome.! – mi fece notare lei come se già non sapessi di mio quanto fosse una cosa folle.
- Lo so. Ma c’è da dire che 4 mesi sono tanti quando ti rimane poco più di un anno di vita, no.?? – provai a persuaderla, alche stranamente si calmò.
Damon ed io ci eravamo saluti poco meno di un’ora prima, e sotto mia insistenza, gli avevo detto di lasciarmi almeno per quella notte da sola con Caroline. Volevo dirle ovviamente nell’immediato del matrimonio, ma la conoscevo come le mie tasche e avevo immaginato la sua reazione.
Così dopo che avevo portato su le valige in camera, e ci eravamo messe a chiacchierare a grandi linee del viaggio, davanti a una tazza di cioccolata calda al bancone del cucina, le avevo dato la notizia bomba.
- Mmmm si in effetti è vero – disse sospirando lei.
- Wo, tutti qui.?? Davvero.?? – le chiesi sconcertata da quel suo cambio repentino d’umore e opinione.
- Elena, è un’idea assolutamente assurda, e probabilmente fossimo state in condizioni normali staremmo tutta la notte a discuterne, ma… - iniziò a spiegarsi cercando le parole giuste – …io spero, io prego, io lo desidero con tutto il cuore, che da un giorno all’altro accada un miracolo per il quale tu non abbia più il cancro che ti porterà via da me, e per quanto sia una cosa stupida, questo pensiero mi da forza. Però so benissimo che prima o poi tu te ne andrai, per quanto lo neghi a tutti, te compresa. Quindi si, penso che questa cosa del matrimonio sia da fuori di testa, ma è vero anche che, se attraversa la navata della chiesa vestita di bianco è quello che ti farà sorridere per i prossimi mesi, fanculo… sposati Gilbert e guai se non sarò la tua damigella d’onore.!! – affermò sorridendo ma con le lacrime agli occhi, e non potei resistere dal costeggiare il bancone e lanciarmi tra le sue braccia.
- Grazie Care… non sai quanto significhi per me la tua approvazione – le dissi stretta nel nostro abbraccio.

Il giorno seguente, tornai ovviamente, e in parte finalmente, al lavoro.
Avrei avuto l’inizio delle nuove sessioni di chemio il giorno seguente, quindi volevo godermi almeno quella giornata nel modo più normale possibile.
Arrivai sul presto, a causa del jet leg che mi aveva decisamente scombussolato il sonno, e dopo aver dato la notizia a Bonnie del mio imminente matrimonio, mi ero chiusa in ufficio a darmi da fare per le nuove mostre.
Uscì per le 11.30, bisognosa di prendere aria e soprattutto ingerire una buona dose di caffeina in corpo.
- Direi che sei uscita giusto in tempo dal bunker – commentò la mia amica non appena apparì dietro il bancone.
- Come scusa.?? – chiesi rubando una briosche e preparando il caffè.
- C’è un avvocato ai tavolini fuori che ha chiesto il caffè. Potrebbe esser il tuo tipo – mi prese in giro lei, indicando Damon fuori in cortile. Era come sempre preso da qualche documento, tutto serio e corrucciato nella lettura di qualche pratica, e non potei non approfittarne di portargli il caffè.
- Non fa un po’ troppo freddo per lavorare fuori.?? – domandai divertita ponendoli la tazzina sul tavolo.
- Il freddo schiarisce le idee – rispose serio senza degnarmi troppo di uno sguardo.
- Oook… bhe vedo che sei preso, ti lascio a lavorare – commentai perplessa dal suo comportamento, ma tempo di fare un passo che il ragazzo mi tiro a se, tanto da ritrovarmi sulle sue ginocchia.
- Scusami – mi disse baciandomi – ho passato neanche 3 ore oggi in ufficio e sono riusciti a farmi dare di matto – mi spiegò rubandomi un altro bacio ancora.
- E i casi che stavi esaminando.?? – gli chiesi preoccupata.
- Un accusa di omicidio e una di stupro. Niente di leggero insomma. Me ne stavo molto meglio a passeggio per San Pietro – ribatté strappandomi un sorriso – Parlato con Care.? – chiese poi curioso.
- Abbiamo la sua benedizione. Tu hai sentito tuo fratello.?? Caroline, le belle notizie, se le lascia sfuggire facilmente – replicai divertita.
- Pranziamo nel mio ufficio più tardi. Glie lo renderò noto tra un morso e l’altro – rispose accarezzandomi una guancia.
- Dovremmo scegliere una data, e non per metterti fretta, ma vorrei avere ancora i miei capelli per quel giorno – dissi sarcastica riferendomi agli effetti collaterali che da li a poco purtroppo avrebbe portato la chemio.
- La sceglieremo presto, te lo prometto – mi rassicurò lui, e dopo un ultimo bacio mi lasciò andare.

La mattina seguente quando andai in ospedale per la seduta di chemio, venni convocata, prima del trattamento, nell’ufficio del dottor Brown.
- Dottore, lo sa vero che se volesse rassicurarmi, con quella faccia cupa è totalmente fuori strada.?? – lo presi in giro per smorzare la tensione.
- Elena… è meglio che tu ti sieda – rispose senza nemmeno accennare un sorriso e io iniziai a preoccuparmi davvero, tanto che, senza aggiungere, altro mi ritrovai tempo zero alla scrivania di fronte a lui.
- Che la situazione era peggiorata rapidamente da dopo che hai dovuto interrompere la chemio credo tu ne fossi totalmente consapevole, vero.?? – mi chiese pacato l’uomo.
- Si bhè… c’era la storia che il tumore aveva iniziato a intaccare i linfonodi. Prima quelli in prossimità del pancreas, poi a seguire aveva preso le vie respiratorie – replicai a mo di scolaretta.
- Esattamente. Quando sei stata ricoverata a Natale, a Mystic Falls ti avevano fatto una PET, e prima di partire io te ne ho fatta far un’ennesima, ricordi.?? – mi domandò nuovamente.
- Dottor Brown, la prego, giunga al sodo – lo ripresi immediatamente innervosendomi. L’uomo sospirò pesantemente, si alzò per andare agli schermi luminosi, vi appese tre radiografie, e accese il tutto.
- Questa è di fine novembre, questa è quella di Natale e questa del giorno prima della partenza – mi spiegò mostrandomi le tre immagini, e non arrivare a quello che stesse dicendo era impossibile.
- Mi faccia indovinare, i punti bianchi sono i linfonodi danneggiati, e il fatto che tra il ringraziamento e Natale fossero aumentati e tra Natale e il nuovo anno siano raddoppiati, se non di più, non è per niente un buon segno – costatai amaramente.
- Sei entra al terzo stadio Elena. Tre su quattro nel prossimo mese inizieranno le emorragie, a causa dei vasi sanguini che inizieranno a cedere, e da adesso la chemio sarà tutto ciò che avremo a disposizione per rallentare l’apparizione delle metastasi – mi spiegò risedendosi alla scrivania l’uomo.
- Quindi, a quando la mia data di scadenza.??- chiesi senza troppi giri di parole.
- Nei migliori dei casi un anno – disse sospirando per l’ennesima volta.
- E nei peggiori.?? – replicai chiudendo gli occhi dalla tensione.
- Fine estate – disse quasi in un sussurro, e giusto il tempo di riaprire gli occhi che una lacrima percorse la mia guancia.

Quando terminai la chemio quella mattina, iniziai a percorrere i corridoi dell’ospedale con fare spiritato.
Non mi sentivo al meglio, ma ero riuscita a convincere sia Care che Damon del fatto che sarei riuscita ad arrivare a casa sana e salva.
- Spero che non farai la stessa faccia quando camminerai verso l’altare, o mio fratello penserà che tu stia pensando a come scappare – disse d’un tratto Stefan apparendo al mio fianco.
- Sicuramente eviterò la chemio il giorno del matrimonio – cercai di giustificarmi io per la mia brutta cera – Come mai in oncologia comunque.?? – domandai poi per distogliere l’attenzione dalla sottoscritta.
- Visita pre operatoria a un paziente. Devo togliergli praticamente una palla da baseball dal cervello – mi spiegò elettrizzato.
- Pensavo che l’entusiasmo per un’operazione impossibile fosse solo una leggenda creata da Grey’s Anatomy – lo presi in giro io.
- Emh…scusa, effettivamente non è carino vedere un medico esser felice per un tumore – si scuso imbarazzato lui, facendomi scoppiare a ridere di gusto.
- Vai tranquillo Stef, se ci fosse un modo per farmi togliere il mio di tumore, esulterei anch’io con i chirurghi – lo rassicurai sincera.
- Onesto- ribatté lui con un’alzata di spalle – ora scusami, devo scappare, la mia sfida mi aspetta – disse salutandomi con un bacio sulla guancia.
- Buona fortuna Dott. Sheperd.!! – lo stuzzicai divertita.
- Grazie Izzie – replicò lui salutandomi con la mano oramai verso la fine del corridoio.
- Hej.!! Questo è un colpo basso – gli urlai dietro ancora ridente – lei alla fine sopravvive – aggiunsi sussurrando tristemente.

Tornata a casa mi buttai tempo zero a letto e mi addormentai nell’immediato.
Tra la simpatica notizia e la chemio, ero davvero sfinita, e speravo di riaprire gli occhi solo quando Caroline o Damon avessero messo piede in casa, in modo da non crogiolarmi troppo nella solitudine dei miei cupi pensieri.
Mi persi nel mondo dei sogni e così ritrovai nella mia mente, me e Damon in vacanza insieme tra qualche anno su quella spiaggetta di Portofino. Io leggevo e lui controllava in acqua i bambini. I nostri bambini.
Mi svegliai in lacrime, come non accadeva da quando ero una ragazzina.
- Hej, Elena.!!! – si palesò immediatamente Damon di fianco a me nel letto – era solo un incubo, stai tranquilla, ci sono io qua – tentò di rassicurarmi lui abbracciandomi a se, provocando però una mia crisi isterica ancora più forte.
- N-non era u-un brutto so-sogno – iniziai quindi a spiegargli io tra un singhiozzo e l’altro – era…era semplicemente qualcosa di impossibile – aggiunsi calmandomi, e stringendomi maggiormente a lui.
- Oook… - affermò lui perplesso – ti va se scendiamo a mangiare.?? Care e Stefan stanno cucinando una super cena per festeggiare il nostro fidanzamento a quanto pare – cercò allora di farmi svagare cambiando argomento.
- Cena.?? Scusa ma che ora sono.?? – domandai a quel punto spaesata.
- Le 19.30 mia cara, mi sa che eri proprio esausta – disse lui strappandomi un bacio divertito – Stai bene comunque.?? – chiese poi preoccupato e li mi trovai davanti alla scelta che mi aveva attanagliato tutta la mattina.
Potevo dirgli la verità, raccontargli della mia chiacchierata con il dottore, e vivere quindi i prossimi mesi nell’angoscia di aspettare il momento giusto per dirci addio. Oppure potevo mentire. Dire che ero debilitata dalla chemio di quella giornata e continuare a vivere nella nostra illusione che c’era ancora tempo e speranza per me, per noi, senza farci influenzare da quella sentenza oramai delineata.
- La seduta di oggi è stata pesante, ma va tutto bene adesso – risposi con il sorriso migliore che potevo – Dai andiamo a festeggiare – aggiunsi alzandomi dal letto e dirigendomi fuori dalla stanza, sperando di esser stata abbastanza credibile.

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Buongiorno lettrici.!!
Oggi davvero di volata. Se riesco commento il tutto al prossimo capitolo :)
Scusatemi, anche per il ritardo, ma ultimamente sono davvero presa.!! :(
Un bacio
A.

  
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