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Autore: Manu75    28/01/2017    2 recensioni
"Sa cosa ho pensato in tutti questi anni? Che avrei dato tutta la mia eredità, persino il mio cognome, per capire cosa le passava per la testa"
Non era sconvolgente il fatto che me le stesse dicendo quelle cose, ma che le avesse pensate per così tanto tempo: mi aveva osservato in quel modo e io non ne ero mai stato consapevole.
Genere: Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Draco Malfoy, Severus Piton
Note: Missing Moments, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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Questa storia è un regalo di compleanno per miss Gold_394, una ragazza eccezionale e un'autrice bravissima, che è anche una cara amica.
Chiacchierando con lei, fonte inesauribile di conoscenza e informazioni, mi sono avvicinata e arresa allo 'slash' (non mi era mai particolarmente interessato), ancora non è riuscita a farmi capitolare sul "Lily era un male necessario nella storia di Severus" (lui sarebbe stato indimenticabile ed eccezionale anche senza essere calpestato da lei) e credo che non ci riuscirà mai, ma sarà sempre divertente vederla tentare.
Questa è la mia prima storia di questo tipo, sono troppo vecchia e abitudinaria quindi non so se sia venuta bene o no, ma l'ho scritta con il cuore perché amo patologicamente Severus e provo un grande affetto per Draco.
Buona lettura!








"UNA PACE FREDDA E UMIDA DI PIANTO"

 

Mi fissa con i suoi occhi verdi e poi, finalmente, mi lascia solo. Non c’è bisogno che resti, gli ho donato ciò di cui ha bisogno.
Non c’è tempo per il cordoglio: lui deve salvare il mondo intero; io devo morire in pace.
E voglio farlo da solo, solo come sempre in questi ultimi diciassette anni. Ma, in realtà, sono molti di più gli anni di solitudine che ho alle spalle.
Detesto chi si compatisce, non voglio lasciare questo corpo sapendo che, oltre al veleno di quel serpente, è pieno di amarezza e inquinato da questi sentimenti di autocommiserazione.
Eppure quegli occhi verdi non mi hanno dato la pace che speravo, mi hanno solo fatto ricordare che lei, ad un certo punto, mi ha sbattuto in faccia la porta della salvezza.
Credevo che Lily non mi avrebbe mai lasciato solo, che mi avrebbe preso per mano e condotto al sicuro.
Io, Severus Snape, volevo essere salvato.
Ho capito che non avevo più speranza di trattenerla a me quella sera, fuori dalla sua Sala Comune, osservando le sue braccia incrociate sulla stoffa della vestaglia.
Quel gesto di difesa, più ancora delle sue parole, dei suoi occhi, dei suoi sentimenti.
Quelle braccia strette al suo corpo, per proteggersi da me...ecco, in quel momento ho capito di essere davvero finito.
Il nostro rapporto in bilico si è sgretolato sotto i colpi della mia inerzia e della sua inflessibilità.
Per tanto tempo mi ha lasciato solo rabbia e amarezza, dopo ho ereditato il senso di colpa e quindi mi sono rotolato di nuovo nella rabbia e nell’impotenza.
Mai più padrone di me stesso.
Pensavo di essere forte e cosa sono, in realtà?
Mentre mi crogiolo in una specie di compiaciuto tormento, ricordo qualcosa: un lieve e timido tocco, qualcosa di carezzevole sulla pelle.
Tutto quello che è cominciato la notte della fuga da Hogwarts, dopo l’omicidio di Silente: quel gesto inenarrabile che mi ha lacerato l’anima come ad ogni assassino che si rispetti.
Eppure, ora che le mie difese sono deboli, non ricordo la corsa, gli incantesimi, le urla e l’odio di Potter...sento solo quel tocco su di me.

 

Fenrir Greyback era così eccitato ed euforico, lui, Bellatrix e Amycus ululavano come indiani vittoriosi.
E poi c’era Draco.
Se avesse potuto filtrare nel mio mantello e avvolgersi in quella stoffa nera, come un neonato con la sua coperta preferita, l’avrebbe fatto.
- Resta vicino a me…- gli avevo sibilato, come se ce ne fosse bisogno.
Lui aveva annuito, scuotendo la sua testa bionda. Avevo osservato il suo viso, così simile a quello di Lucius, e avevo compreso davvero e fino in fondo che era solo poco più di un fanciullo.
Fenrir aveva annusato l’aria, speranzoso di poter banchettare con il ragazzo che aveva fallito gli ordini del Signore Oscuro.
- Resteremo qui per questa notte.-
Il tono della mia voce era inequivocabilmente quello di un comando, gli altri mi avevano guardato di traverso, con odio.
Non mi facevo alcuna illusione su questi “compagni”, sapevo che mi detestavano, mi invidiavano e che avrebbero potuto accoltellarmi alle spalle da un momento all’altro.
L’aria era fredda, quella notte, nonostante fosse giugno, oppure ero io a non avere più sangue nelle vene e quindi non riuscivo a scaldarmi.
Avevo ucciso Albus.
Solo pensarlo mi faceva dolere la testa, vicino alla tempia, dove una vena pulsava frenetica.
Mi ero preparato a quel momento per mesi, cercando di restare lucido e ricordarmi che Albus stesso mi aveva fatto quella richiesta, che la sua vita era comunque segnata e, in fondo, gli avevo regalato una morte dignitosa e risparmiato molta sofferenza.
Eppure facevo fatica a tenere gli occhi aperti, a causa di quel dolore lancinante e di quel peso che sentivo sullo sterno.
Avevo cercato un minimo di lucidità in me, non potevo mostrarmi turbato o prostrato, non potevo abbassare la guardia.
Come sempre, del resto.
Avevo gettato un’occhiata a Draco e avevo capito che non potevo abbandonare soprattutto lui: avevo posto fine ad una vita, dovevo proteggerne un’altra. Molte altre.
Sentivo gravare sulle mie spalle tutto quel peso, forse stavo invecchiando e la tensione cominciava a logorarmi, probabilmente non avevo più la tempra di un tempo.
Avevo guardato di nuovo Draco e mi ero reso conto che, così come lui si aggrappava a me per vincere il suo terrore, io mi stavo aggrappando a lui per ricordarmi quale fosse il mio compito, per rammentare che, se avevo compiuto determinate azioni, avevo delle solide motivazioni.
Mi ero avvicinato a lui e gli avevo posato  una mano sul gomito, attirandolo a me e allontanandolo ulteriormente dagli altri.
- Ascolta, togliti l’espressione di terrore che hai sul viso…- gli avevo sussurrato in un tono un po’ troppo secco, forse. - Qui non aspettano altro che sfogare la loro euforia su qualcuno e tu sei perfetto: hai mancato un ordine e sei il figlio di colui che è caduto in disgrazia, quindi cerca di darti un contegno.-
Draco aveva annuito, ma gli occhi dilatati e la bocca serrata non lo rendevano credibile.
Avevo sospirato impercettibilmente, resistendo all’impulso vividissimo di attirarlo sotto il mio mantello e tenerlo stretto a me: sentivo anch’io il bisogno disperato di un contatto, di avere vicino qualcuno che sapevo volermi bene e stimarmi.
Invece mi ero limitato a fargli da scudo e tenere occupati gli altri per gestire quella specie di accampamento provvisorio, per mettere in atto tutti gli incantesimi necessari ad occultarci agli Auror.
“Ci staranno dando la caccia…”
Lo stomaco si era stretto, immaginando lo shock di Minerva e dei miei, ormai ex, colleghi.
“Di nuovo impopolare! Non che io sia mai stato molto popolare.”
Finalmente le operazioni, per rendere inattaccabile e invisibile quel luogo nascosto nei boschi, erano terminate. Greyback e i Carrow volevano restare svegli, probabilmente ci speravano di essere rintracciati dagli Auror: nulla li esaltava più della lotta e del sangue.
Bellatrix sorrideva radiosa, dondolandosi sui talloni e fissando il cielo scuro; era impossibile definire i suoi pensieri o i suoi sentimenti ma sembrava in preda all’estasi e io non avevo potuto fare a meno di pensare che stesse rivivendo la morte di Albus mille volte, nella sua testa turbata dalla follia.
In quel momento, l’unica cosa buona era che sembravano essersi dimenticati di noi, di me e Draco.
Con un colpo di bacchetta avevo fatto comparire due sacchi a pelo, in una zona più lontana dal fuoco magico che ci scaldava dall’aria frizzante della notte.
- Adesso infilati rapidamente la dentro, tra poco mi coricherò anch’io, vicino a te. Nessuno oserà disturbarti.-
Draco aveva annuito, troppo delicato e raffinato per quel raduno di biechi personaggi; troppo indifeso per essere un Mangiamorte.
Il ragazzo mi aveva ubbidito e si era steso a terra, avvolgendosi in quel bozzolo caldo che, mi auguravo, gli avrebbe procurato un minimo di sollievo.
Dopo essermi accertato che gli animi fossero tranquilli, mi ero infilato anch’io nel sacco a pelo, che un incantesimo rendeva comodo e capiente, sapendo che non sarei mai riuscito a dormire.
-...Se non avesse stretto quel Voto, forse…-
Il sussurro di Draco mi era giunto volando, talmente flebile che avevo creduto di essermelo immaginato.
- Dormi.-
Glielo avevo detto un po’ troppo rudemente ma, in realtà, trovavo la sua vulnerabilità davvero commovente.
Alle primissime luci dell’alba avevo aperto gli occhi, rendendomi conto con stupore che ero riuscito a dormire un paio d’ore.
Prendendo coscienza con il mio corpo, avevo sentito un tocco lieve ed estraneo su di me, una carezza sul dorso della mano. Avevo gettato uno sguardo a Draco e, con sincero stupore, avevo visto che i nostri due giacigli erano stati avvicinati e che lui aveva aperto le cerniere laterali per poter infilare il braccio nel mio sacco a pelo e stringere la mia mano con la sua.
Quel carezza mi aveva dato un’indefinibile sensazione e, per diversi istanti, ero rimasto immobile non trovando il cuore di interrompere quel contatto.
Prima che il sole sorgesse del tutto, ci eravamo smaterializzati, ognuno per una destinazione diversa.
Solo io, Draco e Bellatrix ci eravamo presentati al cospetto del Signore Oscuro e avevo dovuto sigillare la mia mente con tutta la perizia di cui ero capace per uscire indenne da quell’incontro.
Ora più che mai io ero un eroe, il prediletto di Lord Voldemort.
Eppure dentro bruciavo, sentivo di avere la febbre, avvertivo il terrore per aver perduto l’unica persona che sapeva tutto di me e che, in un certo senso, mi aveva fatto sempre sentire al sicuro.
Draco non mi abbandonava mai, mi seguiva come un’ombra, persino sua madre cercava di non stargli troppo vicino per non irritare il Signore Oscuro.
- Non dovresti mostrarmi un simile attaccamento, il nostro Signore vuole vederci forti e concentrati.-
Avevo evitato di rammentargli che Lord Voldemort non amava le debolezze legate ai sentimenti e che nulla lo divertita di più del frantumare lo spirito delle persone troppo vulnerabili.
Draco mi aveva fissato con i suoi occhi grigi e luminosi: era troppo giovane e indifeso.
Avevo sentito quell’istinto di protezione risalirmi nell’anima, volevo bene a quel ragazzo.
Lo avevo visto nascere e crescere, volevo bene ai suoi genitori ed era l’unico studente che mi avesse dato un minimo di soddisfazione.
Tutto sommato mi era piaciuto molto essere ammirato e rispettato da lui, forse gli studenti di Serpeverde erano stati una delle poche ragioni che mi avevano permesso di tirare avanti in tutti quegli anni.
Una sera stavo sorseggiando un bicchiere di succo di rabarbaro (non bevevo mai nulla di alcolico) nella stanza che mi era stata assegnata. Non mi piaceva dovermi muovere per Malfoy Manor in assenza del suo proprietario, avevo rispetto per Lucius e per Narcissa e ciò che stavano subendo mi dispiaceva molto.
Ma dovevo restare concentrato, pensare a Potter e a tutto ciò che significava.
Dovevo muovermi con cautela e non lasciarmi distrarre.
- P-professore…-
La voce di Draco mi aveva riscosso dai miei pensieri; mi ero voltato verso di lui e l’avevo trovato appoggiato allo stipite della porta, la camicia bianca aperta sul collo, i capelli biondi arruffati e il volto rosato.
Avevo aggrottato la fronte, studiando attentamente il viso del mio ex studente e attuale protetto.
Lui si era staccato da quello stipite a aveva mosso qualche passo nella mia direzione, senza staccare gli occhi da me.
Lo avevo visto vacillare appena e un’intuizione  mi aveva attraversato la mente.
- Hai bevuto?!-
Non potevo credere che fosse così stupido.
Lui mi aveva sorriso e si era fermato a pochi centimetri da me, ondeggiando lievemente.
- Vogliono liberare mio padre, lo sa? Ma sembra vogliano farlo solo per umiliarlo e punirlo...Alecto Carrow mi ha detto che forse me lo faranno torturare e uccidere, visto che non ci sono riuscito con Silente…- un piccolo singhiozzo gli era sfuggito dalle labbra. - Forse mi faranno esercitare su mia madre…-
Avevo percepito la sua disperazione in modo quasi fisico, mi ero mordicchiato le labbra inconsciamente, non trovando le parole per tranquillizzarlo.
Non era da me essere a corto di argomenti ma la vicinanza del ragazzo, e lo sguardo che aveva incollato al mio viso, mi agitava molto e non capivo perché.
- Non faranno nulla di tutto ciò.-
Avevo mentito egregiamente, in realtà non avevo alcuna certezza e il sadismo del Signore Oscuro e dei miei compagni non aveva limiti.
- Lei sa sempre cosa è vero e cosa non lo è? Ha sempre le risposte a tutto?-
Qualcosa nel suo tono mi aveva turbato, non la smetteva di fissarmi e si era chinato verso di me portando il suo volto a pochi millimetri dal mio.
- Una cosa la so con certezza: hai bisogno di riposare, smaltire la sbornia e non andare in giro in queste condizioni. Ti preparerò una pozione che ti aiuterà.-
- Sa cosa si dice di chi beve? Beh, le rispondo io: che dice sempre la verità, anche la più scomoda.-
- La verità, spesso, è una pessima idea.- avevo ribattuto con freddezza.
Cominciavo a seccarmi, non avevo tempo da perdere con un ragazzino in crisi...e continuava a guardarmi in quel modo, con gli occhi lucidi e le labbra umide e socchiuse.
- Lei è sempre stato una guida per me, un uomo da ammirare. Molto diverso da mio padre, che ha sbagliato troppe volte e si è fatto persino arrestare...lei, professore, è sempre così inscalfibile, così sicuro di tutto…- aveva allungato la mano, lasciandola scorrere sul mio braccio.
Mi ero irrigidito: non ero esperto nell’arte della seduzione ma certi segnali erano inequivocabili.
- ‘In vino veritas’ ha causato solo grandi tragedie nelle vite degli uomini...va nella tua camera, Draco.-
- Sa cosa ho pensato in tutti questi anni? Che avrei dato tutta la mia eredità, persino il mio cognome, per capire cosa le passava per la testa: mentre faceva lezione, mentre camminava per i corridoi di Hogwarts...sempre così abbottonato…- aveva sospirato ancora, vacillando piano. - Mi sono sempre chiesto se lei avesse mai amato qualcuno, se avesse desiderato e baciato qualcuno, se avesse mai fatto l’amore…-
- Draco!-
Non era sconvolgente il fatto che me le stesse dicendo quelle cose, ma che le avesse pensate per così tanto tempo: mi aveva osservato in quel modo e io non ne ero mai stato consapevole.
Forse era la curiosità dei giovani verso gli adulti, specie verso gli insegnanti che, spesso, sembrano strane creature senza una vita che di notte si ripongono in un armadio, come una vecchia scopa.
- Pensavo a queste cose, a lei, ed ero geloso…geloso di chiunque avesse mai fatto presa sul suo cuore e toccato il suo corpo.-
Non avevo avuto la prontezza, per una volta ero stato preso in contropiede.
Le sue labbra si erano posate sulle mie con delicatezza, una carezza timorosa ma piena di passione.
Si era stretto a me, allacciando le braccia al mio collo e annullando la distanza tra di noi, tra i nostri corpi.
Naturalmente lo volevo respingere e avevo alzato le mani, aggrappandole alle sue braccia per staccarlo da me.
Ma lui aveva avuto il tempo di entrare nella mia bocca, insinuandosi con la lingua, facendomi assaporare il gusto forte e alcolico di whisky.
Non volevo soccombere a quelle sensazioni ma non ero mai stato baciato così, nessuno mi aveva mai guardato così, voluto così, pensato così.
Avevo esitato qualche istante di troppo e quel bacio era divenuto qualcosa di talmente intenso che avevo sentito tutto il mio corpo riscaldarsi, reagire con violenza a quel tocco umido dentro la mia bocca.
Poi, la ragione si era finalmente fatta strada in me: era un ragazzo disperato e solo; era il figlio di Lucius e Narcissa e aveva bisogno di una presenza amica e di un po’ di sollievo dal terrore quotidiano.
Avevo stretto le mani sui suoi gomiti e l’avevo staccato da me con decisione, sentendo che il mio stomaco era ripiegato letteralmente su se stesso per l’angoscia.
- Ora…- la mia voce, per fortuna, non aveva palesato alcun turbamento. - Io ti preparerò quella pozione e tu ti riposerai.-
Draco mi aveva lanciato un’occhiata delusa e sofferente e poi aveva annuito, passandosi una mano diafana tra i capelli biondi.
- Come vuole, professore…lei sa sempre cosa fare, no?-
La sua voce era sarcastica, i suoi occhi avevano evitato i miei.
Nei giorni successivi si era mantenuto a distanza e io avevo dovuto assentarmi spesso, sapendo che l’Ordine della Fenice stava lavorando per permettere a Potter di lasciare la casa dei suoi zii.
Non era facile destreggiarmi nel mio doppio ruolo, specie con la testa in subbuglio per quello che era accaduto con Draco.
Io sapevo sempre chiudere in un cassetto i pensieri che potevano turbarmi o distrarmi, eppure non riuscivo a non pensare alle labbra di lui sulle mie, al suo sguardo appassionato, alle sue parole.
Non riuscivo a credere a quello che avevo provato.
“Sono stato solo troppo a lungo ma questa debolezza non è giustificabile!”
Ad un certo punto Lucius aveva rimesso piede a Malfoy Manor: stravolto e terrorizzato, piegato da Azkaban e dalla paura per la sua famiglia.
C’erano stati momenti in cui avrei solo voluto stendermi da qualche parte e non pensare  a niente, e invece non avevo tregua.
Quella notte in particolare era stata lunga e stancante, avevo dovuto impedire che a Potter venisse fatto del male, avevo cercato di difendere Lupin ma non avevo potuto che assistere impotente alla morte di Malocchio.
Il Signore Oscuro era furioso, si era esposto in prima persona, ma Potter gli era scivolato di nuovo via dalle dita come sabbia sottile.
Una volta rientrati a Malfoy Manor, mi ero rinchiuso nella mia stanza ed ero crollato, in modo piuttosto composto a dire il vero, sul letto ampio.
Non ci avevo messo troppo ad addormentarmi, tutto lo stress di quel piano contorto mi aveva prosciugato, di solito dormivo con un occhio aperto ma quella volta ero sprofondato in un mare di sogni pesanti.
Ad un certo punto, ricordo di aver ripreso contatto con la realtà, riemergendo pigramente da quel sonno ristoratore.
L’avevo avvertita subito, una sensazione di pericolo fuori dalla porta e poi delle voci concitate; mi ero alzato con uno scatto, subito in allerta, e mi ero affacciato sul corridoio dove avevo visto qualcosa che mi aveva stritolato le viscere: Amycus Carrow aveva stretto in un angolo Draco e lo stava maltrattando.
Gli aveva afferrato i capelli biondi con prepotenza e gli strattonava la testa a destra e sinistra, come per stordirlo e umiliarlo.
- Allora bamboccio, quanto sei inutile, eh? Lo sai che io e mia sorella abbiamo scommesso su chi crollerà prima, se tu o tuo padre? Siete due damerini con la puzza sotto al naso, ma ora non mi pare che siate così spavaldi, eh?-
Gli aveva schiacciato il viso contro la carta da parati, strofinandolo come una grattugia.
- Vediamo quanto è delicata la pelle di un marmocchio nobile!-
Un secondo dopo Carrow era stato strappato via, lontano da Draco, ed era finito a gambe all’aria all’altra estremità del corridoio.
- Sparisci, o riferirò io stesso all’Oscuro Signore ciò che stavi facendo senza il suo permesso…-
Amycus mi aveva guardato con un odio tale che avrebbe potuto farmi esplodere gli occhi dalle orbite, ma io l’avevo ignorato e avevo rinfoderato la bacchetta, afferrando Draco per il braccio e trascinandolo nella mia stanza.
Una volta dentro, lui mi aveva guardato chiaramente umiliato.
- Mi ha colto di sorpresa...- aveva cercato di giustificarsi.
L’avevo ignorato e gli avevo porto un bicchiere di acqua fresca presa da un’elegante caraffa di vetro.
- Sai, non dovresti andartene in giro per questa magione tutto solo, non so se te ne sei accorto ma questa non è più casa tua, almeno per ora.-
Aveva rigirato il bicchiere tra le dita sottili, aveva delle mani davvero delicate e nobili.
- La stavo cercando…-
Avevo inarcato un sopracciglio, ignorando la tensione che si era innalzata di colpo: non eravamo più stati soli dopo quel famoso bacio.
- Bene, ora mi hai trovato.-
Lui aveva alzato di scatto la testa, improvvisamente furioso.
- Come fai a essere così calmo? Come fai a non scomporti nemmeno un po’?!-
Nell’impeto della rabbia era passato a darmi del tu; avevo compreso che per lui il discorso non era chiuso, quel bacio non era un inciampo accaduto durante una sbronza: quel bacio significava qualcosa per Draco.
- Io sono sempre calmo e difficilmente mi scompongo, ma questo tu dovresti saperlo bene, visto che mi hai osservato così tanto.-
Volevo essere ironico, ma dentro di me sapevo che ero scivolato in quel discorso perché ne ero rimasto affascinato, ammaliato dall’idea di essere l’oggetto del desiderio di qualcuno.
Era arrossito e io avevo sentito qualcosa di pungente agitarsi nel mio petto.
“Tu sei un uomo maturo, lui è solo un ragazzo, nient’altro che questo…”
Eppure, da quando lui mi aveva baciato in quel modo così appassionato, io non avevo più rivolto un singolo pensiero a Lily e me n’ero reso conto solo in quel momento.

In sedici anni non era mai passato un giorno senza che pensassi a lei, in qualunque modo, anche in quelli che avrebbero dovuto farmi sentire un uomo orribile.
- Se permetti, vorrei prepararmi per incontrare il Signore Oscuro, ti prego di rientrare nella tua stanza facendo attenzione, possibilmente.-
- No.-
Avevo sbattuto gli occhi, ma Draco era aggrappato al suo bicchiere d’acqua e dopo quel diniego si rifiutava di incontrare il mio sguardo.
- Non rendere le cose difficili: in sei anni non ho mai dovuto tribolare con te, hai sempre eseguito le mie indicazioni. Non fare il ribelle adesso, non è il caso.-
Lo avevo visto esitare per un lungo momento, poi aveva appoggiato il bicchiere e, raddrizzando le spalle, si era voltato senza una parola, uscendo dalla stanza.
Avevo sospirato con rassegnazione, domandandomi quanto l’ attaccamento di Draco nei miei confronti mi avrebbe messo in difficoltà.
Mi ero tolto la camicia nera, lanciandola in aria e facendola sparire con un rabbioso colpo di bacchetta, e poi ne avevo presa una pulita da una cassettiera; ormai Malfoy Manor era il mio albergo di lusso, sebbene io ritornassi a Spinner’s End ogni volta che potevo: quella, nel bene e nel male, era casa mia.
“Hogwarts.”
Già, Hogwarts. Alla fine ero stato costretto a lordare anche il luogo che era stata la mia casa per davvero.
“Ma senza Albus è solo un edificio inanimato.”
Mi ero bloccato stringendo la stoffa dozzinale del mio indumento, nulla di raffinato per me.
Niente seta, niente di niente, per l’assassino di Albus Silente.
Stavo per infilarmi la manica ma mi ero reso conto di non essere solo nella stanza: troppo preso dai miei cupi pensieri non mi ero accorto che Draco era rientrato.
- N-non ti avevo ringraziato per prima…con Carrow...-
Ci eravamo fissati e lui aveva fatto percorrere il suo sguardo ardente sulla mia pelle esposta, avevo quasi sentito delle mani delicate percorrere le linee del mio addome.
- Non ce n’è alcun bisogno, l’avrei fatto per chiunque. Non approvo certi comportamenti.-
Pensavo se ne sarebbe andato ma proprio non sapeva che fare di se stesso, era imbarazzato e attirato allo stesso tempo.
Riuscendo a dominare il disagio, avevo ripreso a infilarmi la camicia, con lentezza in modo da non mostrare incertezze.
- Poco fa…-
Si era bloccato e io avevo taciuto, in attesa.
- Poco fa eri immerso nei tuoi pensieri, avevi un’espressione tale che avrei voluto poter leggere la tua mente.-
Aveva mosso qualche passo verso di me e io mi ero irrigidito: non volevo che mi guardasse così, non volevo che si avvicinasse, non volevo respingerlo e ferirlo.
- E’ proprio quando sei così, proprio quando hai quegli occhi bui e insondabili, la mascella contratta e quella specie di piega nel mezzo della fronte che io ti amo ancora di più!-
Era stravolto ma determinato e, per una volta, non avevo saputo replicare.
Amore.
Che parola enorme per un giovane come lui.
“Eri più giovane di Draco quando languivi d’amore per Lily.”
Che parola fuori luogo in quei tempi bui.
“E non è proprio nell’oscurità, Severus, che si ha più bisogno di luce e di calore? Non è proprio nella disperazione che l’amore acquista più valore?”
Draco aveva avvertito la mia esitazione, tutta quell’incertezza che gli consentiva di insinuarsi nelle mie barriere: si era avvicinato ancora e mi aveva posato le labbra poco sopra la clavicola, in quella dolce curvatura.
- Adoro il tuo collo così sottile.- aveva sussurrato accarezzandomi con le labbra. - Adoro la tua pelle così chiara eppure virile, il tuo profumo così maschio…adoro tutto quello che sei, Severus!-
Disseminava baci sul mio petto, seguendo la linea piatta del mio ventre e la traccia, sottile ma decisa, della mia peluria scura.
Era così dolce ed eccitante che lacrime di commozione avevano fatto capolino in un angolo remoto dei miei occhi.
- Fermati-
Gli avevo circondato il viso con le mani, costringendolo a sollevare lo sguardo, interrompendo quel contatto afrodisiaco.
- Perché? So che tu non mi ami, ma a me basta starti vicino, da sempre, fin da quando ti vedevo da bambino, quando ero uno studente! So che pensi che io sia debole, che abbia paura e quindi ti cerchi solo per appoggiarmi a te! Ma non è così!-
Quanta passione in quel viso giovane e disperato.
- Ma, anche se non sono degno di te, non scacciarmi!-
Lo avevo afferrato per le spalle e sollevato, costringendolo a restare in piedi davanti a me, ignorando la scia sensuale e umida che mi aveva lasciato addosso.
- Calmati! Non sei debole, sei solo un ragazzo! Non è questione di essere degno, Draco! Io tra poco lascerò il Manor, i miei ordini sono chiari! Non posso portarti con me, non possiamo stare vicini! - lo avevo detto con un tono duro, ma sapevo che il mio lieve tremore e i miei occhi dilatati mi tradivano.
- Sopporterò tutto...solo...dammi una speranza…-
Allora avevo fatto qualcosa di imperdonabile: l’avevo stretto convulsamente a me, affondando la mano nei suoi capelli biondi, baciandogli la tempia con passione.
- Ritornerò ogni volta che potrò, Draco. Ti prego solo di non fare nulla di avventato, agisci come se io fossi qui con te.-
Aveva singhiozzato e posato la fronte sulla mia spalla, rilassandosi e cullandosi nel mio abbraccio.
- L’ho sempre fatto, Severus - aveva sospirato piano. - Non ho fatto altro, nella mia vita, che guardarti e fingere che tu fossi al mio fianco e volessi starmi vicino. Sempre.-
Quanto amore possedeva quel ragazzo? Tanto amore, solo per me.
- Allora continua a farlo: pensami, sopravvivi e, te lo garantisco, resterò per sempre al tuo fianco.-
Aveva annuito stancamente e, vinto da tutti quei sentimenti incontenibili, mi ero chinato sulle sue labbra, baciandolo avidamente per pochi istanti.
Poi eravamo stati costretti a una lunga separazione.
Nell’anno che si era trascinato tragicamente, dopo il mio rientro a Hogwarts come preside, avevo cercato di mantenere la mia promessa, ritornando da lui ogni volta che potevo.
Baciandolo, cullandolo, accarezzandolo e cercando di renderlo più forte.
Chiedendomi, ogni santo giorno, se la mia era quella follia che precede la morte.
Se quello che mi animava non era che l’impeto della vita che si fa strada in colui che è destinato a perire.
Il nostro ultimo incontro era avvenuto tra le mura di Hogwarts, poco prima che io andassi al macello; prima che cercassi di ingannare, per l’ultima volta, l’uomo che avevo servito, tradito, odiato.
Tra le sue proteste convulse gli avevo fatto promettere di non cercarmi, non pensare a salvarmi ma di salvaguardare la sua incolumità e, se il destino così avesse deciso, di rifarsi una vita senza di me, in memoria di me.
L’avevo baciato per l’ultima volta e l’avevo lasciato solo, pensando che sarei morto pieno d’angoscia per la sua sorte  e invocando gli Dei affinché, almeno uno dei miei amori, potesse vivere una vita piena e felice, anche se io non ne avrei fatto parte.
Lo avevo lasciato senza voltarmi.
Meno di due ore fa, prima di essere sbranato da un orrido serpente.

 

Riemergo da questi ricordi che sembrano irreali, come se appartenessero a un’altra persona. Penso solo a lasciarmi andare, sono pronto a staccarmi da questo corpo fiaccato dal veleno, quando una mano, fredda ma gentile, mi sfiora il volto.
Con sforzo immane mi costringo a riaprire gli occhi: non c’è pace per me?
Poi lo sento, quel calore liquido che mi scende fino in fondo alle viscere e, prima ancora di metterlo a fuoco, sento la sua voce tremula e così cara.
- Non posso sopportare di lasciarti morire...s-scusa, so che mi hai fatto promettere ma, davvero, come potevi pensare che riuscissi a vivere senza te?-
Il volto giovane è contratto e pieno di dolore.
Solleva la mano dal mio viso e si fruga in tasca, alzando davanti ai miei occhi una boccetta che contiene un liquido ambrato.
Legge la mia muta domanda, la sincera sorpresa nei miei occhi ormai offuscati: incredibile quanto riesca a comprendermi, senza bisogno della Legilimanzia o di altri artifici.
- Ho imparato dal migliore,- afferma semplicemente. - Questo antidoto ottenuto con un bezoar, l’infuso di senapa, lo zenzerum officinalis e il dang gui, l’hai creato tu e ora io lo uso per salvarti…-
Scoppia a piangere, chinando la testa per non farsi vedere nel pieno della sua adorabile debolezza.
Allungo una mano tremante e le mie dita affondano in quei capelli biondi, chiari e fulgidi come quelli di una fanciulla.
Draco solleva la testa e io non posso che annegare nei suoi occhi grigi colmi di lacrime.
Sì, dopotutto gli occhi grigi mi piacciono più di quelli verdi.
In questo sguardo algido del colore dell’acciaio, ritrovo finalmente la serenità.
Una pace che mi si addice: fredda e umida di pianto, ma così piena d’amore da avvolgermi come un abbraccio che sia solo mio.
Nei suoi occhi trovo quella tregua dall’odio che da tempo cercavo; dalle sue mani giovani e generose io bevo la salvezza.
Allungo il collo e socchiudo le labbra, solo per lui.
Mentre quel liquido amaro scivola nella mia bocca, sento il dolore abbandonarmi, scorrere via: dal mio collo squarciato, dalla mia mente immobile, dal mio cuore trafitto.
- Ti ho mai detto che ti amo?-
La mia voce riesce a librarsi, la mia voce è di nuovo solo mia e parla davvero di me e per me.
Il suo volto bello e giovane, solcato dal pianto, si illumina, e capisco di aver salvato anche lui.
E’ una bella sensazione, è una gioia straordinaria: lui è salvo e io, dannazione, sono finalmente libero e felice di esserlo.
- No, non mi hai mai fatto questa gentilezza,- cerca di sorridere solo per me. - Ma sarebbe ora che tu me lo dicessi...non posso fare sempre io il primo passo…-
Vorrei ridere ma non ne ho la forza.
- Abbracciami…-
Mi guarda con una sorta di timore reverenziale, nonostante quello che ha appena fatto per me e nonostante tutto quello che c’è stato tra noi.
- L’ho sempre detto che sei il mio studente migliore…-
Un singulto gli sfugge dalle labbra, mentre si china e mi si incolla addosso, appoggiando la sua testa sul mio petto, come sempre.
- Ti amo, Draco.-
Il mio corpo che restituisce calore al suo, mi fa comprendere di essere ancora vivo.
E intendo esserlo per molto tempo ancora, ragazzo mio.

Fine
  
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