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Autore: Wings_of_Mercurio    28/01/2017    1 recensioni
La loro storia era passata così, tra gesti confusi, pomeriggi con altri amici e le occasionali scenate di gelosia di Tweek, quando Craig decideva di uscire un giorno solo con Clyde, o con Kyle.
Craig iniziava ad essere stanco, di questa cosa a metà tra l'amicizia e l'amore. Loro due volevano mantenere le distanze, ma non volevano lasciarsi, perché erano cresciuti insieme, perché avevano bisogno l'uno dell'altro, ma non erano pronti agli approcci fisici.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Craig, Tweek
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ogni volta che sto per salvarti, tu diventi un peccato in cui vale la pena sperare.

Col tempo, gli altri avevano imparato a non dare più peso a Tweek; non si trattenevano più se dovevano fare qualche commento su Craig e Lola. Avevano smesso di trattarlo con apprensione, e dal canto suo, Tweek aveva smesso anche di centralizzare l'attenzione. Clyde diceva che fosse perché ormai Craig stava con Lola, e Tweek non aveva più bisogno di farsi notare da lui.

Come risultato, il ragazzo si era chiuso sempre di più in se stesso. Spesso aveva dato forfait alle interrogazioni, e a volte usciva per andare in bagno e ci restava per minuti interi.

Non aveva mai più rivolto la parola a Craig. Quest'ultimo aveva anche provato ad intromettersi nei suoi discorsi qualche volta, perché trovava davvero penoso il fatto che dopo tanti anni di amicizia, e tanti anni insieme, lui facesse come se non esistesse. Ci soffriva, ma più Tweek continuava ostinato ad ignorarlo, più lui si incazzava e lo mandava al diavolo mentalmente.

Alla fine, a dispetto dei pensieri che aveva avuto qualche settimana prima, aveva stabilito che, se Tweek non voleva avere a che fare con lui, neanche lui voleva più avere a che fare con Tweek.

 

Neanche questa risoluzione era durata a lungo.

Erano un paio di giorni che Tweek non si presentava a scuola, e quella mattina, appena Craig era arrivato in aula, Kyle e Butters gli si erano avvicinati con aria seria.

<< Che cosa c'è? >> chiese brusco. Ma una parte di lui già lo immaginava.

<< È per Tweek >> prese a dire Butters << Ieri siamo andati a trovarlo, e bèh, non vuole tornare a scuola >>

<< E quindi? >>

<< Quindi dobbiamo fare qualcosa! >> si aggiunse Kyle.

<< E perché comunque non vuole più venirci? >>

<< Sta male >> rispose Kyle.

<< Vedi, lui sta soffrendo un sacco. Ci ha detto che non vuole più vederti con Lola, perché questa cosa lo fa stare male fisicamente >> spiegò Butters, in modo semplice, perché lui era fatto così.

<< Ha un sacco di crisi di panico >> continuò << e la notte non dorme, e ogni volta che viene a scuola vomita sempre, per la tensione, sai... >>

Craig chiuse gli occhi sospirando << E io cosa dovrei farci? >>

<< Stavo pensando che forse potresti parlarci, sei l'unico che sa come prenderlo; magari ritornate ad essere amici >> provò Kyle.

<< Non penso >> disse solo Craig, e lasciò che il discorso finisse lì.

Durante quella mattina ci pensò un sacco. Ormai aveva talmente tanta rabbia nei confronti di Tweek, sia per come si era comportato ultimamente, sia perché aveva iniziato a dargli la colpa della loro rottura, che pensò che fosse il karma a punirlo. Gli stava bene.

Poi aveva pensato al piccolo Tweek spaventato da tutto, e che non riusciva a reggere la tensione, e si era sentito male, perché in quel periodo della loro infanzia in cui gli era stato accanto aveva capito quanto fosse debilitante questa cosa per lui. Ed era una cosa che non avrebbe augurato a nessuno.

Così quel pomeriggio si era trovato fuori l'uscio di casa sua.

Aveva preso un gran sospiro, prima di bussare.

Gli aveva aperto la madre. Craig ricordava che la signora Tweak di giorno era sempre in casa; solo nel tardo pomeriggio dava una mano nell'attività di famiglia.

<< Ciao Craig >> lo salutò la signora. Normalmente, quando lui e suo figlio stavano ancora insieme, lo abbracciava. Adesso si era limitata a quel saluto freddo.

<< Sto cercando Tweek >> spiegò.

La madre lanciò uno sguardo apprensivo verso le scale che portavano al piano superiore.

<< Non so se posso farti entrare >> ammise.

<< Vuole chiederglielo? Aspetto >>

La madre sospirò.

<< Si arrabbierà con me comunque. Su, entra >>

Craig non se lo fece dire due volte. Lasciò il cappotto sull'appendiabiti dimenticandosi di togliersi il cappello, e salì lungo le scale.

Una volta fuori la stanza di Tweek, temporeggiò.

Aprì la porta senza neanche bussare; non voleva essere mandato a quel paese senza neanche vederlo.

Tweek se ne stava sul letto con le cuffie nelle orecchie. Aveva pianto o stava piangendo, come testimoniavano i numerosi fazzolettini di carta sparsi intorno a lui, sul letto, il comodino e il pavimento. Dovevano essersi accumulati nei giorni.

La stanza era un disastro, piena di libri e lego rotti sul pavimento, come se in un impeto di rabbia avesse scagliato tutti i suoi modellini a terra.

<< Ti avevo detto di non entrare! >> berciò, prima che rivolgesse i suoi occhi alla porta e si rendesse conto che quello sull'uscio non era certo sua madre.

E sì, stava piangendo. Spalancò gli occhi su di lui, poi si voltò dall'altra parte per non farsi vedere.

Craig chiuse la porta dietro di lui e si avvicinò.

<< Ehi >> lo chiamò, sedendosi sul letto.

Tweek si liberò dalle cuffie e si asciugò rapidamente le lacrime con le maniche.

<< Che diavolo ci fai qui? >> lo attaccò, alzandosi a sedere. Cedette ad un tic.

<< Kyle e Butters mi hanno detto di venire >>

<< Già >> sputò velenoso << Perché tu fai sempre solo quello che ti dice la gente, vero? >>

Craig restò a guardare i suoi occhi lucidi che lo accusavano.

<< Volevo vedere come stavi >> gli disse.

<< Così da concludere la tua opera? >>

Craig sospirò rassegnato. Se gli avesse risposto a tono avrebbe solo peggiorato la situazione.

<< Voglio aiutarti, Tweek >>

<< E in che modo? Facendo la danza delle lingue intrecciate con Lola? >>

Dopo aver detto questo, si rese conto di essere troppo patetico, e ammutolì.

Craig sorrise. Lo faceva raramente << Bèh, quello lo faccio tutti i giorni ma non mi pare che stia funzionando. Proviamo altro, ti va? >>

<< Tipo? >> gli chiese, curioso.

<< Non saprei. Vogliamo giocare a qualcosa? >> propose.

<< Sì. Giochiamo all'impiccato >>

<< All'impiccato? >>

<< Già. Io prendo una corda. Tu fai l'impiccato >>

<< Non ti basta avermi spaccato il naso? >> per lui quello avrebbe dovuto bastare e avanzare per i prossimi secoli.

<< No >> si chinò giù dal letto e tirò su un puntaspilli, e gli mostrò l'immagine che ci aveva disegnato sopra.

<< Quello sarei io? >>

<< Sì. Non lo vedi? Porta il tuo stupido cappello >> disse corrucciato.

Questa volta, addirittura, Craig rise.

<< Cosa ridi? >>

<< Non so, mi vedi così bello? >>

Craig si chiese se questo potesse essere considerato flirtare, soprattutto dal momento che quel disegno era orribile.

Tweek gli aveva rivolto appena uno sguardo pieno di sottintesi, poi con impeto si era allungato verso di lui posandogli una mano tra i capelli neri e catturandogli le labbra fra le sue. Craig aveva avvertito un brivido annodarsi nel suo intestino, e aveva risposto senza neanche pensarci un attimo a quelle labbra morbide. Sentì il brivido snodarsi e risalirgli lungo le viscere man mano che quel bacio diventava passionale.

Non si erano mai scambiati un bacio come quello. Tweek si era avvicinato alzandosi con le ginocchia, ed ogni movimento delle sue labbra e delle sue mani dimostravano tutta la necessità e l'urgenza dietro quel gesto.

Anche Craig, diede sfogo a tutto il suo bisogno stringendolo più forte che potesse.

Tweek, però, sembrava non averne abbastanza. Si era sporto talmente tanto su di lui che aveva finito per farlo stendere sul letto. Gli baciava la bocca mentre gli accarezzava convulsivo i capelli con entrambe le mani, poi era sceso a baciargli il collo.

Craig si era bloccato con le mani sotto la maglia dell'altro, completamente preso da quella nuova sensazione, che lo stava facendo impazzire.

Quando capì poi che Tweek stava provando a sfilargli la maglietta, un campanello d'allarme si accese nella sua testa, e gli bloccò le mani.

<< No, no, no, no, non posso >> disse, mentre con un movimento fluido si spostava Tweek da dosso e si alzava.

Tweek era confuso.

Craig si rinfilò il cappello.

<< Ehi >> cercò di calmarlo Tweek, scendendo dal letto e cercando di afferrargli le mani.

<< No, non posso >>

<< È ok se hai paura >> provò a dirgli.

Craig si liberò dalla sua stretta e si avviò verso la porta.

Tweek lo incalzò, e dopo una lieve diatriba riuscì ad inchiodarlo al muro.

<< È ok. Ho paura anch'io >> gli confessò, ma Craig non lo guardava più negli occhi.

<< C'è Lola che... >>

Non finì la frase che Tweek scagliò un pugno nel muro affianco a lui, portandolo a chiudere gli occhi di riflesso.

<< Non osare! >> gli urlò, tirandosi i capelli << Non ti permettere di andartene da questa stanza così! >>

Craig restò zitto, come suo solito.

Tweek poggiò la testa sul suo petto << Non lo fare >> lo pregò con la voce rotta << Non te ne andare fingendo che non sia successo niente, non potrei reggerlo >>.

Iniziò a singhiozzare, e Craig lo strinse a sé.

Dopo un po', Tweek lo allontanò, facendosi forte per asciugarsi le lacrime.

<< Se vuoi andare vai >> gli disse. Doveva essersi reso conto che era stupido far restare una persona con le minacce psicologiche.

Craig si sporse verso di lui, gli diede un bacio sulla bocca e poi uscì da quella stanza.

  
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