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Autore: PrincessintheNorth    28/01/2017    2 recensioni
La storia di Morzan e Selena, per come me la sono immaginata.
Dal testo:
"Signore, padrone!" esclamò Gedric.
"Che succede?"
"Lady Selena! Sta male!"
Il terrore si impossessò di me. Oddio. Cosa poteva avere?
"Cos'ha?"
"Senso di nausea, signore!"
"Portami da lei ..."
Corsi da Selena, e la trovai distesa sul nostro letto.
Accanto a lei, una guaritrice.
Selena dormiva, sembrava tranquilla: e la donna accanto a lei sorrideva.
"Cos'è successo a mia moglie?!" gridai terrorizzato.
La donna mi guardò, sorridente. "Congratulazioni, signore. Presto Lady Selena metterà al mondo un erede."
Prequel di "Family"! Se non l'avete letta, andate a darle un'occhiata!
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Brom, Morzan, Murtagh, Selena | Coppie: Selena/Morzan
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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SELENA

 

 

 

Sospirai, appoggiando una mano sul pancione, nel punto in cui il bambino aveva deciso di prendermi a calci.

Logicamente, vicino allo stomaco, così che tutto il pranzo minacciasse costantemente di venire fuori dal lato sbagliato. 

Da Morzan mi sarei aspettata di tutto, meno quel comportamento. 

Oddio, sapevo che era ubriaco, che non era completamente in sé, ma quando mi aveva accusato di averlo tradito, asserendo che il piccolo non fosse suo figlio, non ci avevo visto più.

Ridendo, tra l’altro. Dicendo che non avrebbe rivelato quella sua falsa verità per non rimetterci la faccia. 

Nel vino giace la verità, mi aveva malignamente sussurrato la mia coscienza. 

E in effetti era difficile non ascoltare la mia coscienza. Dopotutto, avevo anche avuto paura. 

In quelle condizioni, era … era pericoloso.

Dovevo proteggere mio figlio ad ogni costo, e se il prezzo da pagare era scappare da mio marito, così avrei fatto, perché nulla valeva più della sua vita. 

- Stai stretto? - mormorai, dato che non la smetteva di muoversi. - Smettila. Mancano ancora quattro mesi, e poi potrai uscire.
A quel punto non ci saranno più problemi di spazio. 

Un altro calcio, che mi arrivò dritto nelle costole, suonò parecchio come un “sta zitta, mamma”. 

- Va bene, stai tranquillo. - sbuffai massaggiandomi la zona dolente. 

Parole vane. 

Continuò a scalciare, tutto contento di farmi male. 

- Dai, piccolo. Ora che il papà non può darmi un consiglio, devi dirmi tu come vuoi chiamarti. Almeno tu un’idea me la dai? Ma che sto dicendo. - sospirai, stufa. - Non so nemmeno se sei un bambino o una bambina. Basta. Deciderò che nome darti quando salterai fuori. 

Mi alzai dal letto, raggiungendo la finestra. 

Pioveva a dirotto, e mi ero stancata di restarmene in camera, così mi mossi verso la biblioteca, ignorando il dolore ai piedi. 

Enduriel e Amelia si sarebbero sposati il mese successivo, e nel palazzo di Ceunon, dove alloggiavo ormai da quattro giorni, erano tutti presi dai preparativi. 

Ergo, non vedevo i miei amici e la nonna da quattro giorni, se non ai pasti. 

In quelle situazioni evitavano accuratamente di parlare di matrimonio, dato che il mio andava sfracellandosi, ma onestamente quel trattamento mi faceva male. 

Perdipiù, persino sugli argomenti più banali si rivolgevano a me con estrema delicatezza, come se temessero che esplodessi di fronte a loro. 

Balle, pensai tra me e me, amareggiata. 

Non bastava l’odio di Morzan. Dovevo anche venire trattata con i guanti dai miei amici. 

Appena aprii la porta della biblioteca, mi sentii meglio. 

Respirai a pieni polmoni il profumo delle centinaia di migliaia di libri che vi riposavano, ammirandola ancora. 

La biblioteca si articolava su tre diversi piani: quello dell’ingresso, il primo piano e il secondo. Il tetto era di vetro, e in quelle sere mi era capitato di rimanere lì fino a tardi senza nemmeno dover accendere una candela, dato che riuscivo a vederci benissimo con la luce della luna e delle stelle. 

Tutti i generi letterari erano rigorosamente divisi, e ad occuparsi dell’enorme struttura erano un centinaio di esperti catalogatori e bibliofili. 

- Lady Selena, gradite una tazza di tè? - mi chiese una domestica non appena entrai. 
- Sì, grazie. 
- Come lo desiderate? 
- Me ne porti uno ai frutti di bosco, per favore. 
- Subito, mia signora!

La ragazza scomparve e io iniziai a salire le scale che portavano al secondo e ultimo piano, dove c’erano sia la sezione di epica, narrativa e fantasia che la parte dedicata ai bambini. 

Andai prima in quest’ultima, prendendo libri del genere “Che nome dare al proprio bambino”, “Resoconto statistico dei nomi più comuni degli ultimi cinquant’anni”, “Come prendersi cura del neonato”. 

Successivamente andai nell’altra, iniziando a prendere   “Storie di Cavalieri e dei loro draghi, dagli albori, alla corruzione, alla nobilissima riforma di Sua Maestà”.

Chissà quanto avrà pagato il vecchio Galby perché l’autore scrivesse nobilissima, commentai tra me e me. 

Presi anche alcuni poemi epici elfici, ai quali mi stavo appassionando soprattutto negli ultimi giorni. 

Mi sedetti su una delle poltrone, appoggiando la montagna di libri presi sul tavolino a fianco, e iniziai cercando un nome per il piccolo, tenendomi accanto una pergamena sulla quale scrivere i più carini. 

Cercai di non pensare a quanto mi sarebbe piaciuto svolgere quella ricerca con Morzan, ma ovviamente non ci riuscii. 

Una parte di me lo voleva accanto; e l’altra mi ricordava ciò che aveva detto. O meglio, urlato. 

Mi asciugai una lacrima raminga e continuai a cercare un nome per il cucciolo. 

Dopo un’ora e mezza, niente. 

- MA SARA’ MAI POSSIBILE CHE IN QUESTA DANNATA ALAGAESIA NON ESISTA UN NOME CARINO?! - sbraitai. 

Mi ci volle un’enorme sforzo di volontà per evitare di lanciare il libro giù dalla balconata della biblioteca. 

Invece del libro, lanciai la tazza vuota. 

- LETTA, PORCO CANE! - urlò una voce conosciuta. 

E nel sentirla, mi raggelai. 

Non era possibile. 

Era Morzan. 

Sentii l’ansia stringermi il cuore e lasciai lì tutto, cercando una via di fuga. 

- Senti, non so chi tu sia, ma conosco Lady Anne, e non sarà felice di sapere che una delle sue preziose tazze antiche ha rischiato di andare distrutta. - lo sentii dire. 

Meglio, non mi aveva ancora scoperta.

- E intanto, non potresti darmi una mano? Ho bisogno che tu mi dica dov’è Lady Selena. Devo parlarle con una certa urgenza. 

Col cavolo. 

Intravidi una porta secondaria, usata dalla servitù. 

Un gran sorriso di sollievo affiorò sulle mie labbra nello scoprire quella via di fuga, e ci scomparvi dietro. 

 

 

 

 

A cena, sebbene la sua presenza fosse il segreto di cui tutti erano a conoscenza e che nessuno osava rivelare,  non si presentò. 

Come immaginavo, usarono nei miei confronti un tatto talmente estremo da risultare tremendamente fastidioso. 

- Lo so che è qui. - sbottai alla fine, inaspettatamente. 

La nonna trasalì, portandosi una mano al cuore.

- Buon cielo, Selena, mi hai fatto venire un colpo. E chi sarebbe qui? 
- Morzan. 
- Ma cara, se Morzan fosse qui lo saprei e te l’avrei detto, non credi? 
- No, non credo. - ringhiai. - Perché da quando sono qui tutti voi mi state trattando come se potessi esplodere da un momento all’altro.
Quindi, grazie dell’ospitalità, ma torno a Uru’Baen domani stesso. 

- Non dire sciocchezze. - fece la nonna. - Non è qui. 
- Oh, allora sono pazza a tal punto da averlo sentito parlare in biblioteca? 
- Penso che tenere segreti sia inutile, cara. - mormorò Gorlois. 
- La voce della ragione! - esclamai. 
- è arrivato questa notte. - disse. - Ci ha chiesto di non farti sapere della sua presenza. Non so perché, ma tra moglie e marito è meglio non mettere il dito, dico sempre io. Finiamo di mangiare, ora. Sei libera di fare come credi. 

Un po’ più convinta, mi sedetti e continuai a mangiare, anche se non rivolsi la parola a nessuno di loro. 

Ero talmente amareggiata … no, disgustata dal fatto che me l’avessero tenuto nascosto che non appena ebbi finito di mangiare mi alzai da tavola senza nemmeno chiedere il permesso e me ne andai in biblioteca, dove speravo che non mi avrebbero disturbata.

Avevo lasciato sul tavolino tutti i libri, così potei riprendere con la lettura. 

Ma appena feci per prendere il libro dei nomi, vidi che un foglietto cadde dalle pagine. 

Incuriosita, mi chinai per raccoglierlo. 

Vidi che era ripiegato, così lo aprii. 

“Non prendertela con tua nonna. Le ho chiesto io di non dirti niente, prenditela con me, ne hai tutto il diritto. Ed il dovere.”

Subito capii chi fosse l’autore del biglietto, anche se non si era firmato. 

Morzan. 

- IO ME LA PRENDO CON CHI MI PARE E PIACE, STRONZO! - gridai, così da essere certa che mi avesse sentita. 

Non gli bastava accusarmi. 

Adesso doveva anche fare il finto dispiaciuto, con “romantici” messaggini anonimi … 

Ma va a cagare, sbuffai tra me e me e ridussi in cenere il biglietto con un gesto della mano. 





 
   
 
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