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Autore: Lilla Wright    31/05/2009    2 recensioni
Il sole stava tramontando su Londra.
Ormai in giro non c’era più nessuno e i negozi iniziavano a chiudere.
Anche al parco, dove George si trovava, non c’era più nessuno. Tutto era perfettamente immobile eccetto il fruscio degli alberi spinti dal leggero soffio del vento primaverile.
Seduto su una panchina del parco, il ragazzo guardava lo scurirsi del cielo dove il sole lasciava posto al campo nero pieno di stelle e, come ogni sera, guardò ad est dove la prima stella lottava per risplendere.
Quella era la sua stella. Come lei, George lottava per risplendere il quel mondo buio dove dominava solo il disprezzo e la malvagità di un uomo: Voldemort.
Genere: Triste, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: George Weasley
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: Contenuti forti
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titolo

Titolo: Star
Autore: Io
Disclaimer: I personaggi non mi appartengono e non scrivo a scopo di lucro, altrimenti non sarei qui ma già in volo per l' America in cerca di fortuna. E bla, bla, bla...
Rating: Arancione
Pairing/Personaggi: George Weasley, altri
Avvertimenti: Alternative Universe, Non per stomaci deboli (anche se non è poi così cruenta)
Note: One Shot, scritta per il contest del
• Weasley twins__ {An explosion of...

Buona lettura!

 

 

 

Il sole stava tramontando su Londra.

Ormai in giro non c’era più nessuno e i negozi iniziavano a chiudere.

Anche al parco, dove George si trovava, non c’era più nessuno. Tutto era perfettamente immobile eccetto il fruscio degli alberi spinti dal leggero soffio del vento primaverile.

Seduto su una panchina del parco, il ragazzo guardava lo scurirsi del cielo dove il sole lasciava posto al campo nero pieno di stelle e, come ogni sera, guardò ad est dove la prima stella lottava per risplendere.

Quella era la sua stella. Come lei, George lottava per risplendere il quel mondo buio dove dominava solo il disprezzo e la malvagità di un uomo: Voldemort.

Erano passati 10 anni da quando Harry era morto e da allora Voldemort si era impadronito di tutto.

Il mondo magico era cambiato molto.

La comunità magica non era più divisa tra puro e mezzosangue; i mezzosangue erano stati tutti uccisi nell’arco di un anno e se ne nasceva uno, veniva giustiziato insieme ai genitori.

Vi erano solo puro sangue i quali vivevano all’aperto mostrando la loro magia e usandola crudelmente.

I traditori come lui avevano avuto la scelta: o convertirsi o morire. Ai tempi lui era già sposato con una strega purosangue e questo venne preso come un essersi convertito quindi venne risparmiato, così come i suoi fratelli e sua sorella.

I suoi genitori invece erano stati brutalmente uccisi da Lucius Malfoy con l’accusa di tradimento e questo George non gliel’avrebbe mai perdonato, nonostante fosse un suo parente.

Ginny si era sposata con Draco e da allora era cambiata. Era diventata la perfetta signora Malfoy con vizi e capricci inclusi e la cattiveria e la freddezza di un iceberg. Diceva che era colpa dei suoi se erano morti e che Lucius era un bravissimo uomo.

Ron era scomparso da tempo ormai, da quando Hermione venne giustiziata per il suo status di mezzosangue e non se ne sapeva più niente.

Percy era sposato con Penelope e aveva due figli anche se il giovane Weasley era tutt’altro che felice. La sua Audrey era stata giustiziata come Hermione ma a differenza di Ron, aveva ricominciato chiudendosi in un mare di sofferenza.

Charlie continuò i suoi lavori in Romania e per la sua bravura a domare draghi venne risparmiato, nonostante non fosse sposato.

Bill aveva sposato Fleur e avevano 3 figli; il ministero neanche li prese in considerazione al momento delle ispezioni.

Lui era sposato con Pansy Parkinson ma non aveva figli perché lei non poteva averne.

L’amava tantissimo come lei amava lui. Era dai tempi di Hogwarts che andava avanti questo amore e lui non poteva desiderare altro. Pansy era cambiata tantissimo da quando si sparlavano dietro nei primi anni di scuola; ora era una donna matura, che condivideva i suoi ideali e che voleva un mondo migliore. Aveva visto troppa violenza in quegli anni e anche lei si era resa conto di cosa significasse la parola “vita”.

Nonostante questo George faceva un lavoro orripilante, al di là di ogni umana concezione: era uno degli addetti al controllo delle nascite dei mezzosangue per conto del ministero. Ogni volta che ne nasceva uno da genitori misti o che mostrava i suoi poteri con genitori babbani, lui doveva mandare la squadra che avrebbe fatto pulizia.

Era lui, insieme a qualche altro addetto, che giustiziava quei poverini e non se ne dava pace.

Ogni volta tornava a casa e si guardava allo specchio, vedendo ciò che era diventato e non poteva che disprezzarsi. Qualche volta si sputava in un occhio da solo altre rompeva lo specchio per non auto commiserarsi. Ma poi le lacrime prendevano sempre il sopravvento perché lui era un assassino e lo sapeva benissimo.

Durante la notte aveva sempre gli incubi e l’unica cosa che riusciva a tranquillizzarlo era sua moglie che dormiva abbracciata a lui.

Voleva riscattarsi in qualche modo ma non sapeva cosa fare.

Circa 8 anni fa, durante un momento di sconforto, si era ritrovato su quella panchina con le mani a coprire il volto.

Appena aveva visto l’avvicinarsi della notte si alzò volgendo lo sguardo al cielo e la vide. Una piccola stellina che lottava per vivere.

Da allora ogni sera al tramonto, si recava al parco e la guardava lottare con tutta se stessa e si ripromise di lottare anche lui.

Come stava facendo in quel momento.

La guardò fino a che non sopraggiunse la sera.

Si alzò dalla panchina e, facendo una giravolta su se stesso, si smaterializzò a casa.

Appena arrivò sentì il consueto rumore di pentole provenire dalla cucina. Si avviò in quella direzione e una volta arrivato sulla soglia, vide sua moglie ai fornelli.

L’abbracciò da dietro, posandole una scia di baci sul collo.

- che cucini di buono? –

In tutta risposta la donna si girò e lo guardò con un sopraciglio alzato e le braccia conserte. Quella parte del suo carattere non l’aveva persa.

- niente perché tu mi hai distratto e così è attaccato tutto –

George sorrise e strinse di più la moglie, facendola avvicinare.

- potrei passare al dolce subito, che ne dici? – le posò un altro bacio sul collo, sentendola rabbrividire.

- si potrebbe fare –

Pansy prese tra le mani il viso del rosso, avvicinandolo al suo per poi catturare le sue labbra in un casto bacio.

Si staccarono dopo un attimo ma subito George riavvicinò Pansy, trasformando il bacio casto in uno più passionale.

Pansy spostò le braccia dietro al collo del marito mentre lui la faceva sedere sul ripiano della cucina.

- non puoi prenderlo a letto il dolce? – chiese lei staccandosi da lui

- no –

Tornarono a baciarsi con passione sempre crescente ma tutto venne interrotto da un leggero picchiettare sul vetro.

Voltarono entrambi lo sguardo verso la finestra della cucina e notarono un piccolo gufo appoggiato al cornicione.

George andò ad aprire e prese la busta dal becco dell’animale. Era per lui.

L’aprì e riconobbe subito la scrittura molto ordinata e molto educata del suo capo.

 

Weasley,

            vieni subito al lavoro! Abbiamo un urgenza e ci servi sul campo.

Ti aspetto qui al più presto!

                                                                                  Lucius Malfoy

 

 

Sul campo? Doveva esserci un errore.

- Pansy io devo andare al lavoro. C’è un emergenza –

- Emergenza? Di che tipo? –

- Non lo so. Ti scrivo più tardi –

Le diede un bacio sulla guancia per poi smaterializzarsi alla sede del vecchio ministero babbano, ora sede di quello magico.

Entrò nella grande hall, al cui centro splendeva un’enorme statua del Signore Oscuro, e trovò il suo capo ad attenderlo.

- Weasley! Sei in ritardo! – esordì

George non lo sopportava ma doveva purtroppo sottostare o lui e Pansy avrebbero avuto un sacco di grane.

- Mi è arrivato adesso il gufo –

- Si si, non mi interessa. Vieni! –

George lo seguì senza fare domande.

Passarono diversi corridoi con alle pareti quadri di grandi maghi, la maggior parte oscuri, e i membri puro sangue della famiglia di Voldemort, fino a che non arrivarono a una stanzetta.

- Entra dopo di me, siediti e ascolta senza fiatare –

George fece come gli venne detto e una volta seduto ascoltò Lucius parlare del lavoro che avrebbero eseguito quella notte.

- Signori. Abbiamo scovato un covo pieno zeppo di mezzosangue a sud di Londra. E’ nostro compito sbarazzarcene. Sono in molti quindi vi dividerò in due squadre. Voi della fila a destra farete irruzione e porterete fuori tutti mentre quelli della fila di sinistra faranno le esecuzioni

A George venne un groppo al gola. Lui faceva parte delle fila di destra e avrebbe solo dovuto portare fuori tutte le persone all’interno dell’edificio ma era come condannarli a morte e lui di morti ne aveva troppi sulla coscienza.

Mentre tutti uscivano intercettò Lucius e lo fermò.

- Che ci faccio qui? –

- Rallegrati Weasley perché il Signore Oscuro vuole promuoverti: esecutore sul campo, non è mica male. Ha visto l’ottimo lavoro di questi anni e dice che sei sprecato per un ufficio ma prima vuole sapere come ti muovi sul campo, ecco perché sei qui sta notte. –

- E se non volessi la promozione? –

- Cos’hai la segatura nel cervello, Weasley? Se rifiuti sei rovinato e con te tua moglie quindi se ci tieni vedi di non opporti. Muoviti ora! –

George venne condotto da Malfoy sul luogo in cui si sarebbe deciso il destino mi centinaia di persone e il suo.

Era un vecchio casolare di 7 piani con l’edera che ricopriva tutti i muri e il tetto a buchi. Neanche una luce era accesa al suo interno.

- Sette persone su sette piani. Fate irruzione –

George vide sei uomini andare verso la porta e buttarla giù con un semplice calcio. Li seguì non appena vide lo sguardo di Malfoy puntato su di lui.

Entrò nella baracca e subito si diresse all’ultimo piano dove non c’era ancora nessuno. Per fortuna era tutta un'unica stanza ma ciò che trovò dentro fu solo un letto sgangherato e una culla tutta sporca.

Stava per andarsene quando qualcosa attirò la sua attenzione; dalla culla proveniva un debole rumore, quasi impercettibile. Si avvicinò al lettino e con grande stupore vi trovò una bambina.

Cosa diamine ci faceva una bambina così piccola in un posto come quello?

La prese in braccio e la guardò e anche la bimba lo fissava con quei suoi occhietti color cioccolato.

Ad un tratto la piccola allungò una manina e accarezzò la guancia di George. Fu una sensazione meravigliosa per l’uomo, quella sensazione che non aveva mai provato ovvero l’essere padre.

La bambina iniziò a ridacchiare e anche George sorrise. Le accarezzò i capelli biondi mentre la bambina giocava con una sua ciocca di capelli.

Ma tutto finì presto.

Dalle scale proveniva un rumore di passi, molto probabilmente gli altri.

Non poteva consegnarla e lasciarla morire. No, era arrivato il momento di riscattarsi e avrebbe rischiato il tutto per tutto per salvare quella bambina.

Si smaterializzò a casa sua e senza fare rumore appoggiò la bimba sul lettone, per smaterializzarsi poco dopo.

Era di nuovo nella stanzina come se niente fosse successo e poco dopo arrivarono due uomini non molto amichevoli a controllare cosa stesse facendo.

- Scendi. Il capo ti vuole –

Scese nel cortile, seguito dai due uomini, e quando arrivò Malfoy gli venne incontro.

- Trovato niente? –

- No –

Malfoy guardò prima George poi i due uomini, come a chiedere conferma che fosse vero, conferma che ottenne.

- Bene. E’ ora dell’esecuzione. Signori, fateli fuori – ordinò Malfoy

George vide a una a una quelle persone cadere prive di vita sull’asfalto freddo come dei pupazzi inermi. Avrebbe voluto piangere ma non poteva; si limitò a strofinarsi gli occhi in un gesto di stanchezza.

- Potete andare a casa signori, la festa è finita – ghignò Malfoy.

Un giorno o l’altro George gli avrebbe tolto quel ghigno dalla faccia a furia di cazzotti ma adesso aveva altro a cui pensare quindi si incamminò per la strada  e dopo qualche metro si smaterializzò a casa.

Trovò sua moglie addormentata sul divano e, per quanto gli dolesse, doveva svegliarla.

Le diede una leggera spinta sulla spalla e quella mugugnando qualcosa, si girò verso di lui stropicciandosi gli occhi.

- George, sei tornato. Com’è andata? –

- Devo farti vedere una cosa –

La prese per mano e la condusse in camera da letto, dove sul lettone c’era la bambina profondamente addormentata.

- Ma che ci fa una bambina qui? – chiese Pansy

- E’ nostra. L’ho salvata da un esecuzione e ora dobbiamo far sembrare che è nostra –

- Ma nessuno ci crederà. Lo sai meglio di me che io non posso avere figli

- Quanto sei stata a casa per quella malattia? -.

Pansy pensò un attimo a quel terribile periodo che una strana malattia l’aveva presa costringendola a letto per mesi

- Direi 5 mesi più o meno –

- Esatto. Questa bambina avrà si e no 2/3 mesi… possiamo dire che eri a casa per partorire e che finora l’hai nascosta perché volevi fare una sorpresa –

- Non lo so –

- E’ la nostra occasione –

 

 

30 anni dopo

 

Era sdraiato su quel letto da troppo tempo ormai per ricordarsi come ci fosse arrivato. Ricordava solo che ci era finito perché, dopo la morte di sua moglie, non aveva più reagito di fronte alle intemperie della vita.

Stava sdraiato ogni giorno a letto, guardando fuori dalla finestra ininterrottamente e sperando che lo scempio che lui stesso aveva creato finisse.

Sua figlia era diventata un mostro assassino, come quelli che 30 anni prima la voleva uccidere e non si fermava davanti a niente. Aveva salvato una vita per condannarne altre e le sue mani erano sporche di troppo sangue. Non ce la faceva più e l’unica cosa che chiedeva era smettere di soffrire, poter raggiungere sua moglie e vivere l’eternità in pace.

Una sera George stava guardando fuori dalla finestra e la vide: la sua stella ormai non lottava più, proprio come lui. Si stava spegnendo per sempre.

Quella stessa sera esalò l’ultimo respiro e con se la sua stella.

 

   
 
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