Titolo: Star
Autore: Io
Disclaimer: I personaggi non mi
appartengono e non scrivo a scopo di lucro, altrimenti non sarei qui ma
già in volo per l' America in cerca di fortuna.
E bla, bla, bla...
Rating: Arancione
Pairing/Personaggi: George Weasley,
altri
Avvertimenti: Alternative Universe, Non per
stomaci deboli (anche se non è poi così cruenta)
Note: One Shot,
scritta per il contest del • Weasley twins__ {An
explosion of...
Buona lettura!
Il sole
stava tramontando su Londra.
Ormai in
giro non c’era più nessuno e i negozi iniziavano a chiudere.
Anche al
parco, dove George si trovava, non c’era più nessuno. Tutto era
perfettamente immobile eccetto il fruscio degli alberi spinti dal leggero
soffio del vento primaverile.
Seduto su
una panchina del parco, il ragazzo guardava lo scurirsi del cielo dove il sole
lasciava posto al campo nero pieno di stelle e, come ogni sera, guardò
ad est dove la prima stella lottava per risplendere.
Quella era
la sua stella. Come lei, George lottava per risplendere il quel mondo buio dove
dominava solo il disprezzo e la malvagità di un uomo: Voldemort.
Erano
passati 10 anni da quando Harry era morto e da allora Voldemort si era
impadronito di tutto.
Il mondo
magico era cambiato molto.
La
comunità magica non era più divisa tra puro e mezzosangue; i
mezzosangue erano stati tutti uccisi nell’arco di un anno e se ne nasceva
uno, veniva giustiziato insieme ai genitori.
Vi erano
solo puro sangue i quali vivevano all’aperto mostrando la loro magia e
usandola crudelmente.
I
traditori come lui avevano avuto la scelta: o convertirsi o morire. Ai tempi
lui era già sposato con una strega purosangue e questo venne preso come
un essersi convertito quindi venne risparmiato, così come i suoi
fratelli e sua sorella.
I suoi
genitori invece erano stati brutalmente uccisi da Lucius Malfoy con
l’accusa di tradimento e questo George non gliel’avrebbe mai
perdonato, nonostante fosse un suo parente.
Ginny si
era sposata con Draco e da allora era cambiata. Era diventata la perfetta
signora Malfoy con vizi e capricci inclusi e la cattiveria e la freddezza di un
iceberg. Diceva che era colpa dei suoi se erano morti e che Lucius era un
bravissimo uomo.
Ron era
scomparso da tempo ormai, da quando Hermione venne giustiziata per il suo
status di mezzosangue e non se ne sapeva più niente.
Percy era
sposato con Penelope e aveva due figli anche se il
giovane Weasley era tutt’altro che felice. La sua Audrey era stata
giustiziata come Hermione ma a differenza di Ron, aveva ricominciato
chiudendosi in un mare di sofferenza.
Charlie
continuò i suoi lavori in Romania e per la sua bravura a domare draghi
venne risparmiato, nonostante non fosse sposato.
Bill aveva
sposato Fleur e avevano 3 figli; il ministero neanche li prese in
considerazione al momento delle ispezioni.
Lui era
sposato con Pansy Parkinson ma non aveva figli perché lei non poteva
averne.
L’amava
tantissimo come lei amava lui. Era dai tempi di Hogwarts che andava avanti
questo amore e lui non poteva desiderare altro. Pansy era cambiata tantissimo
da quando si sparlavano dietro nei primi anni di scuola; ora era una donna
matura, che condivideva i suoi ideali e che voleva un mondo migliore. Aveva
visto troppa violenza in quegli anni e anche lei si era resa conto di cosa
significasse la parola “vita”.
Nonostante
questo George faceva un lavoro orripilante, al di là di ogni umana
concezione: era uno degli addetti al controllo delle nascite dei mezzosangue
per conto del ministero. Ogni volta che ne nasceva uno da genitori misti o che
mostrava i suoi poteri con genitori babbani, lui doveva mandare la squadra che
avrebbe fatto pulizia.
Era lui,
insieme a qualche altro addetto, che giustiziava quei poverini e non se ne dava
pace.
Ogni volta
tornava a casa e si guardava allo specchio, vedendo ciò che era
diventato e non poteva che disprezzarsi. Qualche volta si sputava in un occhio
da solo altre rompeva lo specchio per non auto commiserarsi. Ma poi le lacrime
prendevano sempre il sopravvento perché lui era un assassino e lo sapeva
benissimo.
Durante la
notte aveva sempre gli incubi e l’unica cosa che riusciva a
tranquillizzarlo era sua moglie che dormiva abbracciata a lui.
Voleva
riscattarsi in qualche modo ma non sapeva cosa fare.
Circa 8
anni fa, durante un momento di sconforto, si era ritrovato su quella panchina
con le mani a coprire il volto.
Appena
aveva visto l’avvicinarsi della notte si alzò volgendo lo sguardo
al cielo e la vide. Una piccola stellina che lottava per vivere.
Da allora
ogni sera al tramonto, si recava al parco e la guardava lottare con tutta se
stessa e si ripromise di lottare anche lui.
Come stava
facendo in quel momento.
La
guardò fino a che non sopraggiunse la sera.
Si
alzò dalla panchina e, facendo una giravolta su se stesso, si
smaterializzò a casa.
Appena
arrivò sentì il consueto rumore di pentole provenire dalla
cucina. Si avviò in quella direzione e una volta arrivato sulla soglia,
vide sua moglie ai fornelli.
L’abbracciò
da dietro, posandole una scia di baci sul collo.
- che
cucini di buono? –
In tutta
risposta la donna si girò e lo guardò con un sopraciglio alzato e
le braccia conserte. Quella parte del suo carattere non l’aveva persa.
- niente
perché tu mi hai distratto e così è attaccato tutto
–
George
sorrise e strinse di più la moglie, facendola avvicinare.
- potrei
passare al dolce subito, che ne dici? – le posò un altro bacio sul
collo, sentendola rabbrividire.
- si
potrebbe fare –
Pansy
prese tra le mani il viso del rosso, avvicinandolo al suo per poi catturare le
sue labbra in un casto bacio.
Si
staccarono dopo un attimo ma subito George riavvicinò Pansy,
trasformando il bacio casto in uno più passionale.
Pansy
spostò le braccia dietro al collo del marito mentre lui la faceva sedere
sul ripiano della cucina.
- non puoi
prenderlo a letto il dolce? – chiese lei staccandosi da lui
- no
–
Tornarono
a baciarsi con passione sempre crescente ma tutto venne interrotto da un
leggero picchiettare sul vetro.
Voltarono
entrambi lo sguardo verso la finestra della cucina e notarono un piccolo gufo
appoggiato al cornicione.
George
andò ad aprire e prese la busta dal becco dell’animale. Era per
lui.
L’aprì
e riconobbe subito la scrittura molto ordinata e molto educata del suo capo.
Weasley,
vieni subito al lavoro! Abbiamo un urgenza
e ci servi sul campo.
Ti aspetto qui al più
presto!
Lucius
Malfoy
Sul campo?
Doveva esserci un errore.
- Pansy io
devo andare al lavoro. C’è un emergenza
–
-
Emergenza? Di che tipo? –
- Non lo
so. Ti scrivo più tardi –
Le diede
un bacio sulla guancia per poi smaterializzarsi alla sede del vecchio ministero
babbano, ora sede di quello magico.
Entrò
nella grande hall, al cui centro splendeva un’enorme statua del Signore
Oscuro, e trovò il suo capo ad attenderlo.
- Weasley!
Sei in ritardo! – esordì
George non
lo sopportava ma doveva purtroppo sottostare o lui e Pansy avrebbero avuto un
sacco di grane.
- Mi
è arrivato adesso il gufo –
- Si si, non mi interessa. Vieni! –
George lo
seguì senza fare domande.
Passarono
diversi corridoi con alle pareti quadri di grandi
maghi, la maggior parte oscuri, e i membri puro sangue della famiglia di
Voldemort, fino a che non arrivarono a una stanzetta.
- Entra
dopo di me, siediti e ascolta senza fiatare –
George
fece come gli venne detto e una volta seduto ascoltò Lucius parlare del
lavoro che avrebbero eseguito quella notte.
- Signori.
Abbiamo scovato un covo pieno zeppo di mezzosangue a sud di Londra. E’
nostro compito sbarazzarcene. Sono in molti quindi vi dividerò in due
squadre. Voi della fila a destra farete irruzione e porterete fuori tutti
mentre quelli della fila di sinistra faranno le esecuzioni –
A George
venne un groppo al gola. Lui faceva parte delle fila
di destra e avrebbe solo dovuto portare fuori tutte le persone
all’interno dell’edificio ma era come condannarli a morte e lui di
morti ne aveva troppi sulla coscienza.
Mentre
tutti uscivano intercettò Lucius e lo fermò.
- Che ci
faccio qui? –
-
Rallegrati Weasley perché il Signore Oscuro vuole promuoverti: esecutore
sul campo, non è mica male. Ha visto l’ottimo lavoro di questi
anni e dice che sei sprecato per un ufficio ma prima vuole sapere come ti muovi
sul campo, ecco perché sei qui sta notte. –
- E se non
volessi la promozione? –
-
Cos’hai la segatura nel cervello, Weasley? Se rifiuti sei
rovinato e con te tua moglie quindi se ci tieni vedi di non opporti.
Muoviti ora! –
George
venne condotto da Malfoy sul luogo in cui si sarebbe deciso il destino mi centinaia di persone e il suo.
Era un
vecchio casolare di 7 piani con l’edera che ricopriva tutti i muri e il
tetto a buchi. Neanche una luce era accesa al suo interno.
- Sette
persone su sette piani. Fate irruzione –
George
vide sei uomini andare verso la porta e buttarla giù con un semplice
calcio. Li seguì non appena vide lo sguardo di Malfoy puntato su di lui.
Entrò
nella baracca e subito si diresse all’ultimo piano dove non c’era
ancora nessuno. Per fortuna era tutta un'unica stanza ma ciò che
trovò dentro fu solo un letto sgangherato e una culla tutta sporca.
Stava per
andarsene quando qualcosa attirò la sua attenzione; dalla culla
proveniva un debole rumore, quasi impercettibile. Si avvicinò al lettino
e con grande stupore vi trovò una bambina.
Cosa
diamine ci faceva una bambina così piccola in un posto come quello?
La prese
in braccio e la guardò e anche la bimba lo fissava con quei suoi
occhietti color cioccolato.
Ad un
tratto la piccola allungò una manina e accarezzò la guancia di
George. Fu una sensazione meravigliosa per l’uomo, quella sensazione che
non aveva mai provato ovvero l’essere padre.
La bambina
iniziò a ridacchiare e anche George sorrise. Le accarezzò i
capelli biondi mentre la bambina giocava con una sua ciocca di capelli.
Ma tutto
finì presto.
Dalle
scale proveniva un rumore di passi, molto probabilmente gli altri.
Non poteva
consegnarla e lasciarla morire. No, era arrivato il momento di riscattarsi e
avrebbe rischiato il tutto per tutto per salvare quella bambina.
Si
smaterializzò a casa sua e senza fare rumore appoggiò la bimba
sul lettone, per smaterializzarsi poco dopo.
Era di
nuovo nella stanzina come se niente fosse successo e poco dopo arrivarono due
uomini non molto amichevoli a controllare cosa stesse facendo.
- Scendi.
Il capo ti vuole –
Scese nel
cortile, seguito dai due uomini, e quando arrivò Malfoy gli venne
incontro.
- Trovato
niente? –
- No
–
Malfoy
guardò prima George poi i due uomini, come a chiedere conferma che fosse
vero, conferma che ottenne.
- Bene.
E’ ora dell’esecuzione. Signori, fateli fuori – ordinò
Malfoy
George
vide a una a una quelle persone cadere prive di vita
sull’asfalto freddo come dei pupazzi inermi. Avrebbe voluto piangere ma
non poteva; si limitò a strofinarsi gli occhi in un gesto di stanchezza.
- Potete
andare a casa signori, la festa è finita – ghignò Malfoy.
Un giorno
o l’altro George gli avrebbe tolto quel ghigno dalla faccia a furia di
cazzotti ma adesso aveva altro a cui pensare quindi si incamminò per la
strada e
dopo qualche metro si smaterializzò a casa.
Trovò
sua moglie addormentata sul divano e, per quanto gli dolesse, doveva svegliarla.
Le diede
una leggera spinta sulla spalla e quella mugugnando qualcosa, si girò
verso di lui stropicciandosi gli occhi.
- George,
sei tornato. Com’è andata? –
- Devo
farti vedere una cosa –
La prese
per mano e la condusse in camera da letto, dove sul lettone c’era la bambina
profondamente addormentata.
- Ma che
ci fa una bambina qui? – chiese Pansy
- E’
nostra. L’ho salvata da un esecuzione e ora
dobbiamo far sembrare che è nostra –
- Ma
nessuno ci crederà. Lo sai meglio di me che io non posso avere figli –
- Quanto
sei stata a casa per quella malattia? -.
Pansy
pensò un attimo a quel terribile periodo che una strana malattia
l’aveva presa costringendola a letto per mesi
- Direi 5
mesi più o meno –
- Esatto.
Questa bambina avrà si e no 2/3 mesi…
possiamo dire che eri a casa per partorire e che finora l’hai nascosta
perché volevi fare una sorpresa –
- Non lo
so –
- E’
la nostra occasione –
30 anni dopo
Era
sdraiato su quel letto da troppo tempo ormai per ricordarsi come ci fosse
arrivato. Ricordava solo che ci era finito perché, dopo la morte di sua
moglie, non aveva più reagito di fronte alle intemperie della vita.
Stava
sdraiato ogni giorno a letto, guardando fuori dalla finestra ininterrottamente
e sperando che lo scempio che lui stesso aveva creato finisse.
Sua figlia
era diventata un mostro assassino, come quelli che 30 anni prima la voleva
uccidere e non si fermava davanti a niente. Aveva salvato una vita per
condannarne altre e le sue mani erano sporche di troppo sangue. Non ce la
faceva più e l’unica cosa che chiedeva era smettere di soffrire,
poter raggiungere sua moglie e vivere l’eternità in pace.
Una sera
George stava guardando fuori dalla finestra e la vide: la sua stella ormai non
lottava più, proprio come lui. Si stava spegnendo per sempre.
Quella
stessa sera esalò l’ultimo respiro e con se la sua stella.