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Autore: Bad A p p l e    28/01/2017    1 recensioni
[Project K!AU]
Oikawa Tooru, Re Blu, fissa la propria immagine riflessa nello specchio. La osserva con insistenza, ma non per uno dei suoi moti di vanità, è perché se può fingere di rivolgersi ad un'altra persona gli sarà più facile ammettere quella realtà che per troppo tempo si è ostinato ad ignorare.
«Il mio livello di Weismann sta raggiungendo il punto critico. La mia spada di Damocle cadrà presto».
[...]
Kageyama Tobio non ha mai creduto eccessivamente nel sesto senso, eppure una parte di lui in questo momento sembra quasi urlargli che presto qualcosa andrà incredibilmente storto.
È una sensazione nuova e strana, affatto gradevole; gli striscia lentamente sottopelle, gli rovista le viscere lasciandolo con un forte senso di nausea, per poi risalire lento fino al cuore, dove sussurra e promette atrocità.
Il ragazzo, quindi, non può davvero fare nulla di diverso dal deglutire a vuoto, cercando di inghiottire quello stesso sesto senso in cui proprio non vuole credere e che inevitabilmente lotta per risalire in superficie, probabilmente accompagnato da una mole non indifferente di bile e paura liquida.
Genere: Azione, Generale, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Tetsurou Kuroo, Tobio Kageyama, Tooru Oikawa, Un po' tutti, Wakatoshi Ushijima
Note: AU, Cross-over, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Keep Running.

 

00: Prelude.

 

 

Oikawa Tooru, Re Blu, fissa la propria immagine riflessa nello specchio. La osserva con insistenza, ma non per uno dei suoi moti di vanità, è perché se può fingere di rivolgersi ad un'altra persona gli sarà più facile ammettere quella realtà che per troppo tempo si è ostinato ad ignorare.

«Il mio livello di Weismann sta raggiungendo il punto critico. La mia spada di Damocle cadrà presto».

Rivolge un sorriso falso alla propria immagine, perché se può ancora permettersi il lusso di mentire, tanto vale farlo fino in fondo.

La stanza che custodisce il Dresden Slates è completamente bianca e vuota, fatta eccezione per lui stesso e per quell'enorme pezzo di roccia che, dopo avergli donato un potere enorme, reclama la sua vita.

Continua a sorridere Tooru, pur avendo ormai abbassato il piccolo specchio a cui poco prima si è rivolto; punzecchia lo Slates con un piede, perché lui è un Re, non può cedere alla paura della morte, quindi il modo a lui più congeniale per dissimulare è comportarsi da…

«Cretino».

Oikawa storce appena il naso, non ha sentito l'altro entrare nella stanza dello Slates, non sa da quanto tempo lo sta osservando, non sa neanche se ha sentito la sua precedente confessione.

«Anche oggi in vena di complimenti, Iwa-chan?» motteggia, voltandosi in direzione dell'altro.

Iwaizumi, se non convocato, nemmeno potrebbe metterci piede lì dentro, ma Oikawa in tutta coscienza sa di non essere in grado di rimproverare seriamente il suo vice, quindi si limita a guardarlo, in attesa.

L'altro schiocca la lingua, infastidito, ma il Re sa che anche quella è una maschera, quindi continua a sorridergli.

«Potresti lasciare il controllo dello Slates ad un altro Re, ti stai uccidendo con le tue mani, idiota» sbotta Hajime, guardandolo male, con l'aria di chi è seriamente tentato di sbattergli ripetutamente la testa sulla suddetta reliquia.

Oikawa ridacchia, socchiudendo gli occhi e inclinando appena la testa da un lato, «E perdere la supremazia del Seijo rispetto agli altri Clan?» domanda, retorico. Il tono resta leggero, ma le implicazioni di quella frase sono così serie che all’altro non resta che sospirare, vinto.

Non approva quella sottospecie di suicidio al quale si sta sottoponendo l'altro, ma non potrà mai capire fino in fondo cosa significhi essere Re, quindi non gli resta che accettare.

«Devo aspettare che la spada di Damocle cominci a precipitare o posso già liberare il mondo dalla tua fastidiosa presenza?» domanda, quindi, secco. Incrocia le braccia al petto e deve usare davvero tutto il suo autocontrollo per non tirargli addosso qualcosa, quando il Re riprende a ridacchiare con la voce cristallina di chi apparentemente non ha un solo problema nella vita.

«Direi che il mondo ha bisogno della mia meravigliosa presenza ancora per un po' di tempo» commenta il Re, per poi farsi improvvisamente serio, «In ogni caso, non ho mai detto che dovrai essere tu ad occupartene».

«Sono il tuo secondo» obietta Hajime, non sapendo se essere sollevato o risentito; nel dubbio, opta per quest'ultima, cosa che provoca l'ennesimo moto di ilarità nell'altro.

«Sembra quasi che tu non veda l'ora di uccidermi» minimizza, avvicinandosi all'uscita della stanza e facendo cenno all'altro di seguirlo. Piccole gocce di sudore hanno iniziato ad imperlargli la fronte, contenere il potere dello Slates è più faticoso di quanto gli piaccia ammettere e non è sicuro di riuscire a reggere un secondo di più all'interno di quella stanza.

Kindaichi e Kunimi sono di guardia fuori dalla porta, quindi si costringe ad abbassare la voce nel superarli. Sa che è stupido, sicuramente Hajime non è l'unico ad essersi reso conto dello stato della sua spada, tuttavia ha l'infantile pretesa di riuscire a tenere tutto sotto controllo se nessuno ne parla.

«Non voglio che sia tu a farti carico di questo peso e c'è una persona che ha un debito da saldare con il sottoscritto» sussurra, quindi, quasi con voce distratta. Si passa una mano tra i capelli per trattenere l'impulso di torcersi le dita, pensare a quell'individuo gli lascia sempre addosso un senso di fastidio e disagio che ancora adesso non riesce a spiegarsi del tutto.

Anche guardandolo solo con la coda dell'occhio, percepisce i lineamenti di Iwaizumi indurirsi e non se ne stupisce più di tanto: è sempre stato una persona retta, se c'è una cosa che non riesce a concepire è il tradimento.

«Se l'alternativa è lui, preferisco essere io ad occuparmene» sbotta, contrariato e perfettamente prevedibile. Continua a percorrere il corridoio, qualche passo dietro a lui, tuttavia Oikawa ha addosso la brutta sensazione che, in qualche modo, la distanza tra loro stia cominciando ad aumentare.

Senza fermarsi, volta appena il capo in direzione del suo vice e gli rivolge un sorriso, questa volta vero, anche se privo di allegria, «È un vero peccato che non sia tu a dover decidere, vero, Iwa-chan?»

 

[…]

 

Kageyama Tobio non ha mai creduto eccessivamente nel sesto senso, eppure una parte di lui in questo momento sembra quasi urlargli che presto qualcosa andrà incredibilmente storto.

È una sensazione nuova e strana, affatto gradevole; gli striscia lentamente sottopelle, gli rovista le viscere lasciandolo con un forte senso di nausea, per poi risalire lento fino al cuore, dove sussurra e promette atrocità.

Il ragazzo, quindi, non può davvero fare nulla di diverso dal deglutire a vuoto, cercando di inghiottire quello stesso sesto senso in cui proprio non vuole credere e che inevitabilmente lotta per risalire in superficie, probabilmente accompagnato da una mole non indifferente di bile e paura liquida.

Pur non avendo modo di controllare la propria immagine, sa con certezza di essere impallidito e sente con una precisione impressionante ogni singola goccia di sudore che gli imperla la fronte. Il pomo d’adamo trema pericolosamente, quando alla fine…

«Cosa ti affligge, Scarseyama? Hai appena realizzato che non sei il Re dell’universo mondo?»

La voce di Tsukishima, per quanto gli ferisca l’udito causandogli più fastidio di quanto gli piaccia ammettere, è comunque sufficiente a ricacciare quel presentimento nel nulla da cui è arrivato.

Lo sguardo si sposta su Kei e, davvero, vorrebbe limitarsi a guardarlo con sufficienza, ma dai suoi occhi e dalle grinze che si sono create tra le sopracciglia è più che chiara l’irritazione che prova. Si dice che non è tanto il tono beffardo usato dall’altro, quanto le parole usate.

Re. Una parola che associata a se stesso gli dà una nausea quasi più profonda di quella provata fino a qualche attimo precedente, solo che se prima ad accompagnare la bile ha sentito la paura, quella di adesso è decisamente rabbia, profonda e bruciante.

Sta per dire qualcosa, qualcosa che sicuramente sarà poco carino nei confronti di Tsukishima e di tutta la sua insulsa esistenza, ma prima che ciò possa accadere Sugawara si mette tra i due, pre-odorando la rissa che probabilmente è in procinto di scoppiare.

«Qualcosa ti preoccupa, Kageyama?» chiede, con il tono premuroso di chi, nonostante non ne abbia l’obbligo, non ha intenzione di lasciare alla mercé di se stessa quella banda di disadattati sociali. Per buona misura, in ogni caso, si premura anche di lanciare uno sguardo denso di rimprovero a Tsukishima, che volta la testa da un lato, borbottando qualcosa di incomprensibile su “madri troppo apprensive”.

Si trovano alla base operativa del Clan Nero, Karasuno; trattandosi della base di uno dei Re scelti dal Dresden Slate, viene da pensare a qualcosa di grandioso come lo sono le sedi del Seijo e Fukurodani, ma la verità e che per il Clan Nero “base operativa” si traduce a “retrobottega di un konbini”, quindi di grandioso non c’è assolutamente nulla, ad eccezione della quantità di polvere accumulata sulle numerose scatole colme di scorte momentaneamente invendute.

Al momento oltre a loro tre alla base è presente solo Yachi che, al primo segnale di ostilità tra Tobio e Kei, si è fatta piccola piccola sullo scatolone su cui è seduta, sembrando quasi divorata dal desiderio di sprofondare pur di  non assistere all’ennesima scazzottata. Lei è davvero convinta che il Clan Nero sia più di questo e forse è proprio anche grazie alla visione che la ragazza ha di loro, più che al velato rimprovero di Sugawara, che alla fine tutti e due si calmano.

«Uno stupido presentimento, niente che meriti attenzione» si risolve quindi a dire Kageyama, per poi afferrare alla cieca un brick di latte alla fragola dallo scaffare alle sue spalle. Scarta la cannuccia e la usa per perforare la sommità del piccolo contenitore, quasi con stizza.

«Dobbiamo trovarci una base migliore, comunque» ci tiene a far notare, dopo essersi concesso un sorso della bevanda.

«Il principino rimpiange l’agio del Clan Blu?» sogghigna Tsukishima, con un’espressione tale da far venire seriamente voglia a Tobio di prenderlo a pugni così forte da fargli dimenticare il suo stesso nome.

«Tsukishima, credo che Ukai-san abbia bisogno di aiuto con i clienti, perché non vai a dargli una mano?» propone Sugawara con un sorriso angelico che lo fa sembrare al tempo stesso la persona più dolce e inquietante che possa esistere.

Kei sa fin troppo bene che quella non è davvero una proposta ma un ordine bello e buono, tuttavia prima di obbedire - perché lo sanno tutti che in assenza di Sawamura è lui al comando - si permette di guardare l’altro per diversi secondi con uno sguardo di pigra sfida.

«Va bene, va bene. Quanto siamo suscettibili» cede infine, scollando le spalle dallo scaffale a cui si è appoggiato e guadagnando in pochi secondi la porta che separa il retro dal Konbini.

Tsukishima non fa nemmeno in tempo ad aprire la porta che questa si spalanca, permettendo l’irruzione di un entusiasta Sawamura, seguito da un altrettanto eccitato Asahi e una più composta Kiyoko.

«Ce l’hanno assegnata!» esclama Daichi, il Re Nero.

Non c’è nemmeno bisogno di specificare di cosa stia parlando, perché tutti i presenti sanno della Karasuno, scuola che tutti loro hanno frequentato e da cui il loro Clan ha preso il nome, chiusa di recente a causa delle scarse iscrizioni.

Da settimane ormai Sawamura combatte per farla assegnare come loro territorio, un po’ per nostalgia e un po’ perché usare l’edificio come base darebbe una parvenza di dignità al Clan; per fortuna il potere di decidere le sorti del Giappone e degli altri Clan non è solo in mano ad Oikawa, che sembra avere una sorta di avversione per la Karasuno, ma anche in mano al Re Oro, Bokuto, che è molto più bendisposto nei loro confronti.

Le parole di Sawamura sono tali da riuscire a produrre una scintilla di gioia anche negli occhi generalmente apatici di Kei. Perfino il brutto presentimento di Kageyama sembra dissolversi del tutto nel nulla; prima ancora che possa rendersene conto, tuttavia, gli occhi del Re Nero si posano proprio su Tobio.

«Questo, però, ad una condizione: il Re Blu vuole che ti presenti domani mattina alla Seijo Tower».

E rieccolo lì, il sibilante presentimento, che impietosamente risale in superficie.

 

 

 

Note: Io non sono in grado di fare quelle belle postfazioni alla fine dei capitoli in cui dico cose interessanti sulla storia, quindi… facciamo finta che io lo abbia fatto :3

Dunque, questa fanfiction è una Fandom!AU e l’ambientazione che prende in prestito è quella di K Project… il ché è un azzardo bello e buono, dal momento che nessuno si calcola nemmeno per sbaglio K Project, nonostante meriti davvero tanto

Dicevo, essendo questa una Fandom!AU, chi non conosce la serie potrebbe far fatica, almeno al principio, a capire bene di cosa si stia parlando qui e la cosa so che mi spezza abbastanza le gambe, restringendo parecchio la rosa di possibili lettori, ma da quando l’idea mi è entrata in testa sono più riuscita a levarmela.

Inoltre, questa è la prima fanfiction che scrivo in questo fandom, quindi è probabile che io debba ancora prendere piena confidenza con i personaggi, vi chiedo quindi di essere clementi con me

Ci si vede al prossimo capitolo, Byeee :3

 

 

 

 

 

 

 

 

 

   
 
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