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Autore: HikaRygaoKA    29/01/2017    0 recensioni
Questa avrebbe anche solo potuto essere la storia di come Damian ricevette il pugno nello stomaco più forte della sua vita, invece è il racconto di come tre ragazzi salvarono un impero. Storia vincitrice del secondo posto nel concorso "Steampunk tendencies" di Haykaleen.
Genere: Avventura, Fantasy, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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5-    Clitennestra e Elettra
 



Questa, praticamente, è la storia di come Damian ricevette il più forte pugno nello stomaco di tutta la sua vita da un enorme golem di ferro. Il ragazzo pensò che, se qualche ferita era riuscita a guarire dopo gli avvenimenti tumultuosi delle ultime ventiquattro ore, non c’erano dubbi che adesso dovesse ricominciare il processo di guarigione tutto d’accapo. Si rialzò traballante e sputò dei grumi di sangue, per quel poco che gliene era rimasto. Osservò il mostro, che ora gli appariva in tutta la sua possanza: era alto almeno il triplo di lui e aveva una forma simile a quella osservata nel magazzino 53, poche ore prima. Si chiese se quello che aveva visto lì fosse un prototipo. E anche se il mostro pareva essere fatto di solo metallo, non poté non chiedersi se anche nel golem ci fosse qualcosa di umano. Damian ricacciò nella mente speculazioni inutili al momento e soppesò la situazione: probabilmente non sarebbe nemmeno riuscito a scalfire quella cosa, non da solo e non lì. Guardò fuori dalla finestra e misurò la distanza dal tetto più vicino. Prima che potesse terminare i suoi calcoli il golem pensò di risolvere la situazione per lui: con un altro pungo dolorosamente ben assestato lo scagliò fuori dalla finestra e Damian quasi si schiantò sul tetto del Palazzo Imperiale di Inghilterra in un pioggia di vetro e legno. Sarebbe probabilmente morto sul colpo se una forza sovraumana ma sorprendentemente gentile non lo avesse afferrato in tempo. Adam, pensò semplicemente, e l’amico, manipolando la sua ombra, lo poso con estrema attenzione sul prato del Giardino Reale. Damian voltò il capo il necessario perché riuscissero a vedersi, separati da una ventina di metri di distanza: Adam che, affaticato dalla manipolazione dell’ombra cercava tuttavia il suo sguardo. E Damian lo guardò a sua volta e con il suo solito mezzo sorriso e un dito medio in bella vista, lo fece scoppiare a ridere, rassicurandolo. Prima ancora di riuscire ad alzarsi da solo, però, Damian si ritrovò stretto tra le braccia di Cassandra, che lo strinse a sé con una tenerezza che entrambi capivano, ma che il pudore dell’inesperienza impediva loro condividere pienamente. Con una mano dietro sulla schiena del ragazzo e l’altro sulla sua guancia lo guardò con apprensione, come se temesse gli si rompesse fra le mani. Quando poi lei gli permise di appoggiare la guancia al suo cuore, che batteva velocissimo, soprafatto dalla paura, le guance di lui andarono in fiamme. Oh, quanto Damian avrebbe voluto rimanere così, ed ascoltare il battito del cuore di Cassandra fino a che non lo fosse diventato tutt’uno con il proprio. Ma non poteva, non poteva assolutamente: il caos stava esplodendo intorno a loro. Udiva le urla di frotte di politici e nobiluomini in fuga, navi della flotta imperiale cominciavano ad affollare il cielo. Vide altri gruppi di checkers farsi strada tra la folla, correre nel Palazzo, urlare che dovevano sbrigarsi, che c’erano delle cose che non erano umane che stavano attaccando i parlamentari e la Famiglia Reale. Strinse gli occhi solo per un ultimo, eterno, secondo finché non sentì Adam urlare: “Un golem di ferro è entrato nella Sala del Parlamento!”
Dopo averlo aiutato a medicarsi il più in fretta possibile e aver constatato che nessun osso era rotto, Adam e Cassandra corsero insieme a Damian dentro il Palazzo: il lungo corridoio per la Sala del Parlamento si era trasformato in un vero e proprio campo di battaglia dove diversi gruppi di checkers e imperiali avevano ingaggiato un intenso combattimento con numerose creature simili a quella che avevano scoperto nel laboratorio. Non si fermarono ad aiutare con gli altri: quando loro tre, di ritorno dalla missione di ricognizione avevano riferito quello che avevano scoperto al Grande magister Loka, quest’ultimo aveva loro ordinato che, qualunque cosa fosse successe il giorno della Commemorazione, la loro priorità sarebbe stata difendere la Famiglia Imperiale, a qualunque costo. Quando raggiunsero la Sala, scoprì che l’imponente portone di ingresso era stato, in realtà, semplicemente scalfito dalla lotta. A sua guardia il golem di ferro mentre, diversi gruppi di chimere umanoidi combattevano con i soldati.  “Quel mostro… Hai detto che ti è arrivato alle spalle? Senza che tu riuscissi ad avvertirlo?” Adam glielo chiese con estrema attenzione, corrucciando le sopracciglia in un moto di intensa riflessione. Damian annuì, la mano al revolver “Una cosa di quelle dimensioni… non è possibile non accorgesi della sua presenza in un sottotetto, non può essere sempre stato lì. E poi, perché è comparso proprio lì?” “Quel sottotetto era uno dei luoghi indicati sulle mappe che ho trovato nella fonderia…” Continuò Cassandra “Damian… quel sottotetto è esposto alla luce lunare” Il ragazzo trattenne il fiato per un secondo “Una trasmigrazione alchemica tramite la luce della Luna. Ecco come ho fatto a non vederlo e perché di tutti i posti del Palazzo è stato teletrasportato proprio lì, dove la luce della Luna poteva giungere con facilità” Adam strinse la mano attorno alla sua carabina “Questo significa che è immune alla magia dell’ombra” “Ma non alla mia” concluse Cassandra che guardò con determinazione davanti a sé. Damian sentì un vuoto al centro nel petto e chiuse gli occhi, sapendo quel che significava. Adam la guardò allarmato “Non puoi affrontarlo da sola, sei la l’unica checker presente in grado di manipolare le voci, ma se non riuscissi a  mantenere il loro controllo…” “No” lo interruppe Damian “Cassandra ha ragione, è l’unica che può fare qualcosa” Il ragazzo si voltò a guardarla “Cassandra non credo tu possa indurlo all’autodistruzione, ma puoi creare un diversivo. Devi distrarlo, mentre io e Adam entreremo nel Parlamento” Nella voce di Damian non c’era niente altro che profonda fiducia. Cassandra gli sorrise “Agli ordini capitano” poi si voltò a guardare il golem, zittì il mondo intorno a sé, le urla dei combattimenti, il crepitio intenso delle fiamme, le esplosioni delle armi da fuoco, e le urla terribilmente umane dei mostri, e chiamò le voci “Venite da me, ve lo comando”.
Il golem che si stagliava minaccioso e immobile a guardia del Parlamento sembrò improvvisamente svegliarsi dal suo torpore, gli occhi arancioni, piccoli e tondi, presero ad osservare con attenzione lo spazio intorno a sé, finche non incontrarono quelli neri di Cassandra. Per qualche attimo il mostro rimase fermo a guardarla e così grosso e immobile, sembrò quasi rassicurante. Poi si lanciò all’improvviso verso di lei, con una velocità inaspettata, lo scatto fracassò il marmo del pavimento, l’onda d’urto fece quasi cadere a terra Damian e Adam, ma non Cassandra, che rimase ferma, lo sguardo fermo sul mostro di metallo. Così da vicino Damian notò che su alcune parti del suo corpo era ancora possibile scorgere lo stemma della Famiglia Reale e, pertanto, avevano ragione nel credere che fosse stato creato in quel posto, al magazzino 53.  Il golem aveva ora sollevato il pesante braccio come se volesse scagliarlo su Cassandra, ma la ragazza non si mosse e, dopo qualche attimo di reticenza, nemmeno la creatura si mosse più, come se il tempo si fosse improvvisamente congelato. La ragazza parlò con una voce spezzata dallo sforzo, i pugni così  stretti che le nocche erano diventate pallidissime “Muovetevi, non so per quanto riuscirò a comandare le voci di piegare il golem alla mia volontà” , “Ma quando perderai il controllo su di lui, riuscirà a…” Damian interruppe Adam e, senza guardare Cassandra, obbligò l’amico a seguirlo nel Parlamento, ponendogli una mano sulla spalla “Dobbiamo andare a salvare sua Maestà Adam, e se non vuoi seguirmi di tua volontà, preda di facili sentimentalismi… allora te lo ordino”.
Quando i due entrarono nella sala, furono colpiti da quanto normale sembrasse, da quanto tranquilla fosse. La Sala del Parlamento era fra le più grandi del Palazzo Imperiale, superata in dimensioni e sfarzosità solo da quella del Trono. I marmi bianchi e verdi, lucidi e preziosi, riflettevano la luce emanata dalle eleganti finiture d’oro che decoravano le pareti e degli imponenti lampadari di cristallo alchemico, che svettavano al centro della sala, appesi alla volta. Sulle due pareti opposte file di eleganti sedili di legno in ciliegio ospitavano normalmente i parlamentari, e al centro, un trono su di un palco, su cui sedeva sua Maestà Imperiale, alta e fiera e affascinante, proprio come adesso. Solo che la Regina oggi aveva un accompagnatore, un accompagnatore che le teneva puntato alla testa un lucido revolver di ordinanza dell’Esercito Imperiale, dato in dotazione ai checkers, proprio come colui che minacciava di morte il Capo Supremo dell’Impero Inglese: il Grande magister Loka. I due ragazzi sgranarono gli occhi, incapaci di comprendere quello che stavano vedendo. Il Grande magister sorrise loro cordiale “Benvenuti ragazzi, è un piacere avervi come miei ospiti, anche se non si può dire che sia una sorpresa per me” Fece loro l’occhiolino e spinse di più la canna della pistola  contro le tempie della Regina, che guardava diritto di fronte a sé come se avere la bocca di una pistola a pochi millimetri dal suo volto la lasciasse indifferente. “Vi starete sicuramente chiedendo che intenzioni abbia e cosa di preciso stia succedendo qui, anche se ho avuto modo di osservare che siete venuti a capo di buona parte della faccenda. Lavorare con i propri persecutori ha i suoi vantaggi” “Persecutori?!”Sbottò Adam “Lei ha tradito la causa della Regina, lei è il responsabile di un attacco terroristico che ha portato allo scoppio di una tragedia al Palazzo, causando centinaia di vittime! Il nostro superiore cui era stato insegnato a fidarci ciecamente sin dal primo giorno in cui siamo stati costretti a mettere piede all’Accademia! Lei ha tradito la Corona! Un checker come noi!” Magister Loka scoppiò a ridere “Ah, sì, tradire la Corona. Ricordo di quando anche io, giovane come voi, credevo ancora che la Corona significasse qualcosa, prima ancora che l’ineluttabilità della realtà mi costringesse ad ammettere a me stesso che ciò per cui avevo vissuto tutta la mia vita, ciò per cui tutto avevo sacrificato, non significava niente! Non c’è causa, legge, morale o ideale che può valere quanto ho perso, e se esiste non è certo la Corona della Sua Graziosa Maestà” Fece un mezza riverenza divertita alla Regina, senza mai distogliere lo sguardo dai due ragazzi o abbassare la pistola. “Clitennestra ed Elettra” Disse Damian in tono calmo, pragmatico “Lei e chiunque si è reso partecipe di tutto questo… voi sareste Elettra che uccide la propria madre Clitennestra, ovvero la Regina?  Vi siete ispirati all’antico mito greco per darvi dei nomi in codice altisonanti… carino. Mi lasci indovinare… il dipinto all’ingresso del vostro… nascondiglio segreto, era una rappresentazioni delle Pleaidi giusto? Le  stelle che appaiono in cielo nei momenti più opportuni per i naviganti… e una di queste non è forse chiamata Elettra?” Il magister annuì soddisfatto “Notevole Damian, sei sempre stato un allievo brillante, peccato avessi intuito sin da subito che non avrei mai potuto convincerti a prendere parte alla nostra causa” “Di quale causa sta parlando?” Adam sembrava aver riacquistato la sua consueta compostezza. “Che cosa sta cercando di fare magister Loka?” “Grande magister ragazzo… e altro non sto facendo se non portare equilibrio nel mondo” “La Grande Purga per la Pace Eterna” continuò Damian, mentre Adam infilava lentamente una mano in tasca. Loka annuì di nuovo, sempre più compiaciuto “Eliminare questa stupida massa di parassiti pomposi ed inutili, alle redini del governo non certo per merito personale… Ma grazie al sacrificio di altri! Di noi!” “Di cosa sta parlando Grande Magister? Lei e chi altri è responsabile di tutto questo? Dov’è il principe? Cosa avete fatto in quei laboratori?” Adam premette il pulsante dell’oggetto nascosto in tasca. Magister Loka fece scivolare il dito sulla sicura della revolver “Tu chi credi mi abbia aiutato giovane checker? Non li hai visti gli stemmi imperiali sulle armature nel laboratorio? Sul golem? Altri checkers, altri membri delle’esercito Imperiale. Stanchi delle ingiustizie e delle privazioni, proprio come me. Quel che abbiamo fatto nei laboratori, è stato semplicemente continuare a fare quello per cui siamo stati addestrati. Creare e usare armi, raggiungendo un nuovo apice tecnologico: la fusione fra l’umano e la macchina! Brillante! Anarchico! Sacrilego! E anche se, lo ammetto, i risultati non sono ancora dei migliori, dovrete darmi atto che la chimera che abbiamo creato per sostituire il principe, è un miracolo ingegneristico e alchemico: ha richiesto un lavoro maniacale e un enorme ricambio di corpi umani per trovare la combinazione di arti, pelle, capelli e occhi perfetta.” La mascella di Damian si irrigidì e lo sguardo si fece duro “Il vero principe… lui è…” “Il vero principe” Proseguì Loka “è stato una incredibile scocciatura per tutto il tempo della sua prigionia... i suoi tentativi di fuga sono stati innumerevoli, ed è persino riuscito a penetrare nei laboratori e a distruggere diversi e importanti strumenti da laboratorio, costringendoci a interrompere più di una volta i nostri esperimenti… finché lui stesso non è diventato un esperimento” “Esperimento? Cosa…?” La porta della Sala del Parlamento si spalancò con violenza, spinta da una forza sovraumana: il golem di metallo li guardava dalla soglia e sopra la sua spalla destra, con un sorriso trionfante sul volto, sedeva Cassandra.
“Ah, signorina Cassandra, vedo che è riuscita a padroneggiare adeguatamente il suo talento… e a rispondere in modo celere alle richieste di aiuto dei suoi compagni.” Guardò Adam con fare bonario e gli fece l’occhiolino “Signor Adam, non avrà creduto che mi sia lasciato ingannare dal vostro cianciare e non mi sia accorto della richiesta di aiuto che ha inviato alla sua graziosa collega! Piuttosto signorina Cassandra, trova che la compagnia di sua Maestà Imperiale il Principe sia di suo gradimento?” Loka le sorrise quando lo guardò, per un attimo, e un attimo solo, perplessa e, quando lui rivolse il mezzo inchino al golem, i tre checkers sgranarono gli occhi, comprendendo la verità. La labbra della Regina si contrassero e per la prima volta volse i brillanti occhi verdi, pieni di sprezzo, verso il Gran Magister. Lui le sorrise “Avevo lo stesso sguardo quando mi dissero che la mia bambina, una checker  brillante, era morta durante il corso di una missione cui era stata inviata per ordine della Sua Graziosa Maestà. La mia bambina… e lei era capace sì, ma odiava essere una cheker, odiava far parte dell’Esercito Imperiale:  non valeva fare parte di tutto questo… ma alla fine non ha avuto scelta. E lei, come tanti altri ragazzini, giovani e adulti… sono tutti morti, per l’ideale di una Nazione e per volontà della sua regnante.” Fece un sorriso triste “Tutto per la Regina”. Damian sentì una stretta al cuore, e no, non avrebbe difeso quell’uomo così egoista e folle, ma provò per lui compassione. Da fuori i rumori della battaglia si erano acquietati, le urla sovraumane sembravano ormai essere cessate. “La guerra è finita Grande magister, avete perso” Loka annuì sereno “Sì, abbiamo perso… ma per quanto tempo ancora?” Guardò la Regina e le parlò per la prima volta direttamente “Una madre dovrebbe amare i propri figli” poi le sparò: sangue schizzò dalla tempia della Regina che si accasciò inerme sullo schienale, lo sguardo vitreo. I tre checkers urlarono all’unisono. Damian lo guardò con lo sguardo carico di tristezza “Grande magister, che cosa ha fatto?” Loka li osservò tutti e tre, con grande tenerezza “Siete così giovani” Poi puntò il revolver alla sua testa, e sparò.
Adam corse verso il corpo della Regina, e Damian lo seguì. Avvicinandosi al cadavere ancora caldo di sua Maestà notò che, persino da morta, Sua Altezza imperiale sembrava altera e spaventosa, eppure bellissima. Adam cercò il polso inutilmente “Cosa facciamo? Damian, cosa…” Il ragazzo inspirò profondamente: lui sapeva cosa poteva fare, ma desiderava davvero non farlo. Si sfilò i guanti neri e prese le mani di Sua Maestà fra le proprie. Quando Adam capì quali erano le sue intenzioni desiderò fermarlo, ma non poteva farlo: era l’unico modo per salvare la Regina, anche se questo significava mettere in pericolo l’amico. Cassandra, invece, gli strinse una mano attorno al polso, la voce come un sussurro quando lo chiamò. Damian le scostò con gentilezza la mano, ma non le rispose, riprendendo a concentrarsi. Era il momento di usare il suo talento. Lui poteva fare qualcosa di estremamente raro fra i checkers, qualcosa che odiava profondamente. Poteva manipolare la morte. Era qualcosa che aveva fatto pochissime volte e, ogni volta che vi era costretto, sperava fosse l’ultima. Spiegare a parole l’orrore del suo potere gli era difficile. Per Damian l’idea che un essere umano potesse valicare dei confini che avrebbero dovuto essere accessibili solo al divino era moralmente inaccettabile, e causava in lui un profondo turbamento. E poi c’era quella sensazione che provava ogni qual volta portava qualcuno indietro, la chiara consapevolezza di star commettendo qualcosa di imperdonabile, di essersi macchiato di un peccato indelebile, e temeva sinceramente che, ogni qualvolta infilava le mani in quel buio particolarmente denso, freddo, viscido come carne viva, stesse perdendo qualcosa di sé che non avrebbe più avuto indietro. Inspirando profondamente, chiamò il nome della Regina e, con le mani tese nel buio, rimase in attesa, pregando silenziosamente. Fu scosso da un piccolo tremore quando qualcosa lo afferrò da quello che per lui era “L’altra parte”, anche se non era certo di cosa ci fosse in quel luogo. Quella cosa che lo aveva afferrato non era umana, non più, ma lo sarebbe ridiventata presto, anche se non sapeva spiegarsi come o perché. Si sforzò di non abbandonare la presa, mentre sentiva le mani di Cassandra e Adam che gli stringevano forte le braccia aiutandolo a rimanere ancorato qui. Quando tutto finì Damian aprì gli occhi, proprio come la Regina.
 
  
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