Eri bellissima.
Quel vestito accarezzava il tuo corpo snello, lasciava nuda la tua schiena; quella collana cingeva il tuo collo esile, i riccioli accarezzavano le tue spalle.... sdraiato sul letto, fisso il soffitto della mia camera come se ti avessi ancora davanti, come se ti potessi sfiorare.
Dio com’eri bella... ma eri bella per lui. A questo pensiero, le mie mani si serrano in una stretta convulsa e improvvisa, digrigno i denti come se volessi dilaniare l’aria che mi circonda.
Eri bella per lui. Non per me.

Lui questa sera ti avrà tra le sue braccia, ti cullerà, ti terrà stretta a sè, forse ti bacerà. Lui farà tutto ciò che io sogno e desidero da quando ti ho incontrata, da quando, bambini, i nostri destini si sono incrociati e il mio non ha più lasciato il tuo.
Scaglio un pugno alla parete, e vorrei colpire lui. Grido al cielo, e vorrei urlare contro di lui.
Sento la gelosia dentro che monta, un  dolore sordo che mi invade; vorrei averti adesso, tutta per me. Le lacrime pungono come spilli i miei occhi, il respiro si affanna. Vorrei piangere, e gridare, e scalciare, e prendere a pugni ciò che mi circonda.
Così grande è il mio amore, così vasta è la mia disperazione. Ma questo, solo io lo so.

Sento la tua carrozza che rientra, lo sportello che si apre; la mia gelosia mi guida fuori dalla camera. Vorrei essere sarcastico, trovare una frase che ti punga sul vivo, ridere a piena gola davanti a te per nascondere il pianto del mio cuore.
Arrivo nell’androne e non ci sei. “E’ sicuramente fuori a ricordare la serata con lui”, mormora la gelosia nel mio orecchio. 
Il profumo della notte mi colpisce quando esco in giardino, il vento mi avvolge con il sentore delle rose. Sento dei rumori che vengono dalla fontana, sono certo che tu sia lì;  mi avvicino, e intanto studio una frase ad effetto per ferirti con tutto il mio dolore.

E poi ti vedo.
Seduta sulla panchina, la tua schiena nuda esposta all’aria notturna, scossa da singhiozzi continui. Stai piangendo, per colpa sua.
Ti fisso, immobile nella mia imbecille gelosia; vedo il tuo esile corpo, fasciato in quel bellissimo vestito, tremare per il pianto.
Vorrei solo correre da te, abbracciarti e mormorarti che io sono qui per te, come sempre e per sempre. Vorrei con la mia bocca sentire il sapore della tua pelle, vorrei che le mie labbra asciugassero le lacrime che rigano il tuo volto. Vorrei scaldarti e lasciare che la tua testa riposi sul mio petto, dirti che sei bellissima qualunque vestito tu indossi, con i capelli raccolti o con i riccioli al vento, con la spada o con il ventaglio di piume.  A me non interessa, ti amerei comunque....

Mi vergogno di me e della mia gelosia. Mi sfilo la giacca, e chi se ne frega del vento notturno. Mi avvicino a te, così indifesa; vorrei stringerti, ma ricordo che non posso. Allora appoggio la mia giacca sulle tue spalle e tu ti volti sorpresa, forse un po’ imbarazzata nel vedermi.
Io ti sorrido, da  quell’ebete innamorato che sono, e riesco solo a dirti:
“Io non ti avrei mai fatta piangere”.