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Autore: chitta97    29/01/2017    6 recensioni
Raccolta di one-shot, rigorosamente Judy x Nick
Sprazzi di pensieri, situazioni, gesti che portano tutti ad una conclusione: forse l'amore rende tutti un po' meno acuti e un po' più ottusi.
Genere: Fluff, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Judy Hopps, Nick Wilde
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ma è Domenica

 

 

Sentiva un suono, come un eco lontano, fastidioso, decisamente fastidioso. Soprattutto perché era ancora notte, doveva essere ancora notte, e lui stava dormendo così bene nel suo lettuccio sotto strati di coperte.
“Svegliati pigrone! E’ ora di alzarsi!”
Ed ecco un altro suono acuto che però non riusciva proprio ad odiare. Anche se in quel momento ci andò molto vicino.
“Mh… Ma che ore sono?”
“Sono le 7.30 Volpe dormigliona che non sei altro!”
“Spero tu stia scherzando Carotina...”
“Non sono mica le 5 di mattina Nick, non essere così tragico.”
“Ma è Domenica!”
Judy Hopps per tutta risposta roteò i grandi occhi viola, mentre continuava a far battere la zampetta sul pavimento, un movimento che le veniva naturale quando aspettava qualcuno o qualcosa.
“Arrivo, dammi solo un attimo per riprendermi dallo shock.”
La coniglietta mugugnò un “esagerato” mentre si dirigeva verso la cucina.
Nick si prese un momento per mettersi seduto sul letto. Mentre ancora accarezzava l’idea di rintanarsi sotto quel piumone tanto caldo non poté fare a meno di chiedersi che diavolo gli fosse saltato in mente. Per quale assurdo motivo aveva proposto a Judy di prendere un appartamento insieme? Forse perché viveva in un tugurio, si autorispose. Ricordò ancora quando aveva visto per la prima volta quella cosa che Judy si ostinava a chiamare appartamento, ma che a malapena era una stanza accettabile.
 

“Pareti sudicie, letto scadente, vicini pazzi, davvero Carotina come fai a vivere qui?” Nick era scandalizzato. Certo non si aspettava un loft di lusso, ma neanche quel buco!
“Ci si fa l’abitudine. E poi non vedo molta alternativa, a Zootropolis i monolocali sono tutti troppo cari per una semplice poliziotta come me.”
“E allora vieni a vivere con me!”
Come cavolo gli era uscita una cosa simile? Insomma, non ci aveva neanche pensato, l’aveva detto e basta, come se quel pensiero fosse stato lì, in attesa di essere svelato non appena si fosse presentata l’occasione. Per fortuna Nicholas Wilde aveva il dono della dissimulazione.
“In due sarebbe più semplice trovare un appartamento che non costi troppo, non ti sembra?” Così aveva risposto alla confusione, più che legittima, che aveva attraversato il musetto della collega.
Lei sembrò pensarci sopra. Non sembrava una cattiva idea, anzi. Era vero che in due sarebbe stato più semplice trovare qualcosa di più accettabile, soprattutto visto l’abilità di Nick nel contrattare e le sue numerose conoscenze. Inoltre erano partner quindi avevano pressoché gli stessi orari lavorativi. Per quanto tentasse non riusciva a trovare qualcosa in contrario. E neanche voleva in realtà.
Il fatto era che ormai passava così tanto tempo insieme a quella volpe che non le era difficile pensare di viverci insieme. Incominciava già a carezzare l’idea delle serate in compagnia a vedere un film, sprofondati nel divano a mangiare schifezze, per non parlare della solitudine che ogni tanto la sopraffaceva e che con Nick così vicino sarebbe volata via in un lampo. E d’un tratto si trovò a constatare come Nick fosse diventato una parte così importante della sua vita, tanto da affacciarsi ad ogni suo pensiero senza mai apparire davvero un intruso.
Si riscosse sentendo lo sguardo dell’amico scrutarla alla ricerca di una risposta.
“Va bene.”
“Coniglietta acuta.” Disse di rimando lui con quel solito sorriso sornione sul volto.
E sapeva che Judy ci avrebbe visto anche quello che non mostrava. Perché anche per lui era diventato così assurdamente difficile immaginare la sua vita senza quella coniglietta.

 

Quel giorno era la loro prima Domenica in quell’appartamento, nel loro appartamento. Certo l’ultima cosa che Nick avrebbe pensato era di dover lasciare il suo amato letto ad un’ora così indecente. Perché mai Judy Hopps doveva essere così maledettamente mattiniera?
Certo in ben altri modi aveva pensato di trascorrere quel giorno festivo. Magari svegliandosi con calma, dando il buongiorno alla sua adorata Carotina e preparare insieme una colazione con i fiocchi e controfiocchi che avrebbe fatto anche da pranzo probabilmente.
A ripensarci era una scena un po’ troppo sdolcinata per due amici, anche per loro. Però l’idea della colazione non era affatto male.
Possibile che ci avesse pensato così intensamente da sentire un certo profumino che ricordava quello delle frittelle appena fatte?
Beh, non erano neanche le 8 di Domenica mattina, per Wilde poteva anche essere che fosse vittima di qualche sorta di delirio misto al dormiveglia.
Qualunque cosa fosse ora Nick aveva irrevocabilmente deciso che avrebbe mangiato frittelle. Magari con dei mirtilli sopra, di quelli che Judy aveva portato da casa. Certo non si aspettava, però, ti trovarle già in tavola, impilate l’una sull’altra e ancora fumanti.
“Ma cosa…?” Riuscì ad articolare con la bocca ancora impastata.
“Non ti piacciono le frittelle?” Domandò con un’ingenuità disarmante lei. Quegli occhioni viola si posarono su di lui e sembravano interrogarlo sulla sua reazione, ma lui seppe solo perdersi in quello sguardo. Era troppo da sostenere di Domenica mattina.
Il suo piccolo cervello di Volpe non poteva, non riusciva ad elaborare quella figurina infiocchettata in un grembiule rosa -e per giunta riportante due piccole carotine all’altezza del petto- con in mano ancora un piatto di frittelle presumibilmente appena cucinate.
Il suo cuore perse un battito prima che riuscisse a darsi un contegno e rispondere con una parvenza di logica a quell’innocente domanda.
“Certo che mi piacciono! Ma come… Come mai tutto questo?” Accompagnò la domanda con un largo gesto della mano ad indicare quella ricca colazione.
Judy fece spallucce mentre posava il piatto sul tavolo.
“Pensavo fosse un modo carino per sdebitarmi.”
Nick ci pensò su ma proprio non riuscì a ricordare. Per cosa doveva sdebitarsi con lui? Era strano che non si ricordasse una cosa del genere, di solito se le appuntava tutte mentalmente come arma di ricatto qualora ne avesse bisogno. D’altronde con quella coniglietta non si poteva mai sapere, ricordava fin troppo bene come lo aveva tenuto in pugno all’inizio della loro avventura insieme. E per fortuna.
“E per cosa dovresti sdebitarti Carotina?”
“Beh, per tutto questo.”
“Sai che questa colazione l’hai fatta te, vero?”
“Dai, sai che intendevo l’appartamento. Se non era per te sarei ancora in quel-”
“Buco? Tugurio?”
“Te lo concedo. Comunque il punto è che sarei ancora lì e quindi… grazie.” Sorrise, di uno di quei sorrisi dolci, caldi e sinceri che solo lei riusciva a fare.
“Carotina, non dovresti ringraziarmi per una cosa tanto banale, non ho dovuto fare poi molto per trovare questo appartamento.” Cercò di deviare Nick perché se i conigli erano emotivi, le volpi non sarebbero dovuto esserlo. E lui stava seriamente per...commuoversi? Neanche lui ci credeva ma era una sensazione che si avvicinava pericolosamente al suo cuore e che già aveva mosso i primi passi quel giorno, il giorno in cui era diventato ufficialmente l’agente Wilde. Non che lo avrebbe mai ammesso a qualcuno, ovviamente.
“Non è solo per l’appartamento.”
“Incredibile, hai così tanti debiti con me di cui io non sono neanche a conoscenza. Seriamente Carotina, la tua compagnia non mi fa un bel effetto.”
Lei si limitò ad ignorarlo. Sapeva com’era fatto, sapeva quanto rifuggisse i sentimentalismi solo per proteggersi, per non mostrare quel lato debole della cui esistenza ormai solo lei era a conoscenza. Prima o poi avrebbe contraccambiato quel privilegio di cui sentiva investita, magari facendogli comprendere come le emozioni non fossero sempre una fragilità, come il far cadere la maschera per svelare il proprio volto non dovesse essere considerato un punto debole.
“Vedi, quando sono arrivata qui a Zootropolis ho visto le mie aspettative sgretolarsi. Tutto era diverso, era ingiusto e io, una poliziotta, non potevo fare niente per cambiarlo, anzi, ero una vittima. Quando la sera ritornavo nel mio… insomma, in quella stanza, sentivo la solitudine e la nostalgia assalirmi come non mai. Poi ho conosciuto te, Zootropolis è cambiata e sta cambiando e ritornare in quel tugurio era sempre meno deprimente se pensavo che il giorno dopo sarei venuta al distretto, avrei fatto il lavoro che amo e insieme a te. Ma ora… Ora non ho bisogno di pensare al domani, non ho nostalgia di casa perché… Perché ora mi sento a casa. Qui, con te.”
Troppo, decisamente troppo per il suo povero cuore che aveva deciso di passare rapidamente dal Passo al Galoppo. Insomma, era Domenica mattina, si era appena svegliato e neanche aveva avuto il tempo di sintonizzare il cervello che si trovava investito da tutto quello. Non sapeva neanche lui come denominarlo; un ammasso di emozioni indistinte che solo quella coniglietta riusciva inspiegabilmente a suscitargli.
Così, non riuscendo a ragionare su una risposta che avesse una qualche logica si abbandonò all’istinto.
Spostò la sedia, sui cui si era già seduto, si alzò, si avvicinò, si chinò e… l’abbracciò. La sentì tremare dalla sorpresa per poi rilassarsi e abbandonarsi a quel calore che creavano i loro corpi così vicini.
“Grazie a te, Carotina.”
Per avermi dato una casa che non fosse solo un tetto sopra la testa. Per essere sempre con me a stupirmi una volta di più di come la vita possa essere… bella, semplicemente bella. Soprattutto se la posso condividere con la mia Carotina preferita.
Tutto questo non lo disse, non avrebbe mai potuto farlo, era troppo da far uscire da quella gabbia dove aveva relegato i sentimentalismi e le emozioni più compromettenti. Una gabbia che, ne era sempre più convinto, Judy sarebbe riuscita presto o tardi ad aprire. E questo lo spaventava perché allora tutto quello che lui e il suo cuore provavano sarebbe emerso. Lo spaventava non perché avesse paura di apparire vulnerabile agli occhi di quella coniglietta, ma perché non voleva che si allontanasse da lui per un qualsiasi motivo. Nick Wilde aveva paura di quello che provava per lei; era tutto troppo intenso e sconosciuto per non fargli paura. Eppure anche terribilmente piacevole ogni qualvolta quel calore lo invadeva; ad ogni suo sorriso, ad ogni gesto, ad ogni parola della sua Carotina.
Judy Hopps avvertì tutto quel calore e lo fece suo. È come tornare a casa, si trovò a pensare, per poi correggersi mentalmente. Non era come quando ritornava a Bunnyburrow e riabbracciava i suoi genitori, era una sensazione simile ma al contempo così totalmente diversa. Più intima forse, ma non avrebbe saputo spiegare bene neanche lei il perché. Sapeva solo che stava bene tra quelle braccia e con l’odore di Nick che le pervadeva le narici.
Si staccarono dopo un tempo che non riuscirono a quantificare e si sorrisero con complicità.
“Bene, sarà meglio mangiare quelle frittelle o si raffredderanno.” Fece Nick seppur in realtà non fosse poi molto più attratto dalle frittelle rispetto alla coniglietta. Non aveva potuto far a meno di notare quanto Judy fosse morbida. Beh, ma forse tornare alla colazione era una buona idea in effetti.
“Sì hai ragione, anche perché sennò non facciamo in tempo per gli allenamenti mattutini.”
“I che?? Carotina, è Domenica mattina -mi sembrava di averlo già ribadito ma forse sbaglio- e tu mi hai buttato giù dal letto prima delle 8, non puoi dirmi che pretendi che mi metta anche a fare un’attività sportiva più impegnativa di una passeggiata al parco!”
Lo sguardo di Judy fu un misto tra tenerezza e supplica e lui aveva già esaurito gran parte delle sue forze.
“Va bene… Ma non prenderci l’abitudine Carotina.”
Lei sorrise ed entrambi non poterono non pensare che immaginare una vita senza una volpe e una coniglietta ottusa che bisticciavano a suon di sarcasmo sarebbe stata molto molto triste. E vuota, assurdamente vuota. 




Note dell'autrice: E niente, eccomi di nuovo qui! Un capitolo forse un po' più corto dei precedenti -o forse è una mia impressione perché l'ho scritto in molto meno tempo, non saprei- ma spero che sia comunque di vostro gradimento. Ho scoperto che mettermi a scrivere ff mi aiuta con lo stress pre-esame quindi ci sto dando sotto xD A parte ciò, devo fare due puntualizzazioni per quanto riguarda la one-shot in questione:
1) Per il breve flashback ho usato un carattere diverso giusto per sottolineare in maniera un po' più netta il distacco temporale
2) Il discorso di Judy potrebbe sembrare non orchestrato magistralmente per quanto riguarda la sintassi. Il fatto è che ho preferito trasporre esattamente ciò che mi sono immaginata che Judy dicesse, contando come fosse una cosa improvvisata, spontanea e suscettibile di emozioni. Spero che la cosa non disturbi, nel caso mi scuso.
Al solito, se ci sono errori e/o sviste mi scuso in anticipo ma purtroppo non si ricontrolla mai abbastanza, senza contare che sto andando molto a braccio, tra una pausa di studio e l'altra. Bene, ringrazio tutti quelli che hanno recensito gli scorsi capitoli e chi recensirà -spero- questo. Grazie per il tempo che dedicate a questa raccolta e a presto! 
chitta97

  
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