Film > Big Hero 6
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Autore: LittleBloodyGirl    30/01/2017    3 recensioni
"Hiro distolse per un attimo lo sguardo dalle nuvole davanti a lui per osservare il suo riflesso in quegli specchi. Guardò il suo viso, i suoi occhi che brillavano di eccitazione e felicità. E sorrise, lasciando che un dolce ricordo ritornasse a illuminare la sua mente che era rimasta all'oscuro troppo a lungo in quei giorni di tempesta interiore.
Aveva volato da piccolo sulle spalle di suo fratello. Era sempre riuscito a volare grazie a lui.
E ora era lì, sospeso nell'aria a giocare con le nuvole mentre osservava il ricordo di quei momenti nel riflesso di uno dei grattacieli più alti della città.
Ed era felice, come se Tadashi fosse sempre stato lì con lui. Come se Baymax fosse sempre stato lì con lui."
In occasione della serie tv che andrà in onda quest'anno, una versione scritta di uno dei film più belli che siano mai stati creati. Un'analisi oggettiva delle emozioni e dei momenti più importanti che Big Hero 6 ha regalato al suo pubblico. Naturalmente ricoprirò l'intera trama del film, quindi se non lo avete ancora visto fate attenzione agli spoiler!
Spero che vi piaccia.
Genere: Azione, Drammatico, Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Un po' tutti
Note: Missing Moments, Movieverse | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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L'acqua ristagnante sui vestiti di Hiro e degli altri cominciò a trasformarsi in brividi di freddo e le folate di vento, seppur leggere, non aiutavano. La notte di San Fransokyo era gelida a novembre e come se non bastasse sembrava che dovesse piovere da un momento all'altro. Camminarono per un'ora intera, attraversando le strade desolate fino ad arrivare a zone illuminate a giorno decorate da aiuole perfettamente potate, rare piante tropicali dai fiori colorati e ville dai grandi giardini. Ci volle un po' perchè tutti si accorgessero di trovarsi nei quartieri alti della città. Si guardarono intorno, sorpresi di essere improvvisamente lì. Fred era l'unico che sembrava estremamente convinto di dove andare. Le fradice Vans bianche calpestavano il marciapiede pulito con decisione, trasportando il resto del corpo all'interno di un cancello in ferro battuto alto più di due metri. I ragazzi osservarono confusi l'amico mentre questi si dirigeva verso il portone principale di una delle grandi ville dalle mura bianche e le finestre dai contorni dorati.
<< Fred, che stai facendo? >> Chiese Hiro, perplesso.
Fred lo guardò confuso, come se non capisse lo stupore del ragazzino. Poi, come se si fosse ricordato di una cosa improtante ma apparentemente scontata, il suo sguardo si illuminò.
<< Ah, benvenuti a mì càsa! E' francese e non è quella dell'anime! >>
<< Non è... Così... >> Asserì Honey Lemon, levando gli occhi al cielo.
<< Senti, brutto idiota, un pazzo mascherato ha appena cercato di ucciderci! Vedi di piantarla con... >>
Ma Gogo non riuscì a finire la sua lista di insulti che il portone principale si aprì, permettendo ad un elegante maggiordomo dai baffetti accuratamente tirati e lo smocking di uscire allo scoperto.
<< Bentornato, padrone Frederick. >>
<< Heathcliff, amico mio! Sono venuto in compagnia di alcuni amici! Batti il pugno! >>
L'uomo di nome Heathcliff aveva i capelli neri palesemente tinti ma perfettamente tirati all'indietro, non un pelo fuori posto nè una piaga sui suoi vestiti. Con un'espressione che variava dalla noia all'interesse verso qualcosa che non esisteva, sollevò il pugno per accogliere il saluto del giovane padrone. Continuò a tenerlo sollevato al passaggio di tutti, finchè Baymax non si fermò e battè il pugno come gli aveva insegnato a fare Hiro, con un sonoro "Bha-la-la-la-la".
Dentro, la villa risplendeva come oro. Ogni sala era immensa, ricoperta di parquet tirato a lucido, quadri di famiglia e lampadari di cristallo. Nel salone centrale, una scala dalla moquet rossa si estendeva fino al piano superiore, dividendosi poi a metà. Il soffitto era altissimo. In qualche angolo si intravedevano delle piccole statue di marmo o bronzo. Improvvisamente, agli amici fu chiaro come Fred potesse permettersi di fare beneficienza!
<< Freddy... Questa è casa tua? >> Mormorò Honey Lemon, incredula.
<< Credevo vivessi sotto un ponte. >> Asserì Gogo.
<< Bè questa è la casa dei miei genitori, ma sono in vacanza sull'isola di famiglia. Sarebbe figo andarci un giorno. >>
Passarono sotto ad un grande ritratto di famiglia, in cui posavano un piccolo Fred di circa otto anni in divisa nera, quella che doveva essere sua madre, un'altezzosa signora dai capelli rossi e ricci e il naso all'insù, e il padre, che aveva un'aria vagamente familiare. Il ragazzo li condusse attraverso un ampio corridoio e con un battito di mano aprì una porta meccanica alla fine di questo. Non ci volle molto per capire che la stanza in cui si trovavano era la stanza di Fred.
<< Non ci posso credere. >> Sputò Gogo, più inquietata che stupita.
Quella camera era un vero e proprio paradiso per nerd. Dovunque erano esposte action figures, cosplay, modellini, fumetti e film. Vecchi poster di supereroi riempivano le pareti e persino le coperte del letto avevano disegni di Godzilla. I più disturbanti erano sicuramente i quadri, molti dei quali ritraevano un Fred muscoloso che cavalcava vari mostri con in mano spade o asce.
<< Se non fossi stato inseguito da un uomo con una maschera kabuki, questa sarebbe la cosa più folle che ho visto oggi. >> Commentò Wasabi, stupito.
Hiro si diresse senza tanti complimenti verso la scrivania rotonda, seguito da Baymax. I vestiti erano ancora umidi così come i capelli, ma almeno aveva smesso di tremare.
Si sedette e strappò un foglio da un taccuino vicino, prendendo una penna a inchiostro dal portamatite.
Cominciò a scarabocchiare il simbolo della rondine che aveva visto prima sulla mappa nel magazzino e dopo sul grosso oggetto trasportato dall'uomo mascherato. Un lieve senso di fastidio e fallimento erano costantemente presenti dentro di lui. Alla fine non era riuscito a prendere quell'uomo. Se solo gli amici di Tadashi se ne fossero stati tranquilli, a quest'ora quel criminale sarebbe stato già nelle sue mani. Invece erano scappati come codardi, e avevano anche rischiato di morire tutti. Era sempre così che andava a finire. Ogni volta che qualcuno si immischiava nelle sue faccende non riusciva a concludere nulla.
<< La tua temperatura corporea è ancora bassa. >> Disse Baymax, dietro di lui.
Hiro mugugnò, incurante di quello che il robot aveva da dire. Continuò a disegnare la rondine senza alzare lo sguardo, quando sentì il corpo morbido dell'automa stendersi sulla sua schiena. Baymax attivò un sistema di riscaldamento interno e cominciò a emanare un piacevole tepore. Hiro alzò gli occhi al cielo all'ossessione del robot per la sua salute. Tuttavia, gli altri ne approfittarono subito per riscaldarsi e saltarono addosso a Baymax, abbracciandolo.
<< E' come abbracciare un bollente marshmallow! >> Disse Fred con un'espressione rilassata sul viso.
Seguirono i commenti estasiati degli altri tre, che accolsero volentieri il calore regalato da Baymax. Hiro finì il disegno della rondine e la mostrò ai ragazzi.
<< Questo simbolo vi dice niente? >>
<< Si, è un uccello! >> Puntuallizzò Fred.
<< No! L'uomo mascherato ha trasportato qualcosa con questo simbolo. >>
<< Catturare l'uomo mascherato migliorerebbe lo stato emotivo di Hiro. >> Chiarì Baymax.
<< Acciuffare quel tizio? Non sappiamo neanche chi sia! >> Esclamò Gogo.
<< Io ho una teoria. >>
Fred invitò tutti ad accomodarsi sul divano in pelle bèige e passò ad ognuno dei suoi amici un fumetto diverso. Le loro copertine macabre e i nomi impronunciabili fecero subito perdere la pazienza a Gogo, che sbattendo il giornalino sul divano, convinse Fred ad arrivare subito al punto.
<< Ragazzi, ma non capite? Il motivo per cui vi ho passato questi fumetti è perchè ognuno di questi ha come antagonista un personaggio che nella vita quotidiana è un imprenditore, un uomo d'affari o comunque una persona particolarmente ricca che può permettersi qualsiasi cosa senza alcuno scrupolo! E con chi ha parlato il nostro Hiro, alla fiera della scuola? >>
Rimasero tutti in silenzio in attesa che Fred rivelasse chi fosse esattamente la persona a cui aveva pensato. Il ragazzo prese il telecomando sulla mensola e lo puntò verso il grande schermo posizionato tra i due alti scaffali. Il primo canale mostrò il telegiornale con le ultime notizie, e in primo piano c'era un uomo che tutti loro conoscevano alla perfezione. L'uomo più ricco di San Fransokyo, colui che investiva annualmente i suoi soldi per esperimenti scientifici che spesso suscitavano scalpore a causa dei principi trascurati della materia.
Un uomo sempre elegante, a cui Hiro aveva rifiutato di vendere la sua opera il giorno della fiera.
<< Alister Krei. >>
<< Cosa? >>
<< Pensaci bene. Lui voleva i tuoi microbots e tu gli hai detto di no. Ma gli uomini come Krei non rispettano le regole. >>
Hiro non ci poteva credere. Krei era un uomo ricchissimo. Se anche qualche affare non fosse andato a buon fine, non poteva semplicemente dar fuoco ad una struttura e rubare quello a cui era interessato.
Possibile che fosse così capriccioso, così testardo? Cosi malvagio?
<< No, no. Non posso crederci, non è possibile. Krei è sempre sotto i riflettori. >> Spiegò, sperando di avere ragione.
<< Allora chi era quell'uomo? >> Chiese Honey Lemon.
<< Io... Io non lo so. >>
Non lo sapeva davvero. Non era più sicuro di niente, ormai. Chiunque avesse appiccato l'incendio alla mostra era sicuramente la stessa persona dietro la maschera kabuki, ma mai avrebbe pensato che potesse trattarsi di una persona con cui era stato a poco più di qualche metro di distanza, così cordiale eppure così spietato. Se lui era il nemico, gli era più vicino di quanto pensasse. La cosa più grave era che l'aveva sicuramente riconosciuto, e se avesse scoperto dove abitava, avrebbe potuto controllarlo finchè non avrebbe deciso di attaccare.
Dopotutto, pensò il ragazzino, era pur vero che nel momento in cui l'auto di Wasabi era finita in mare, con molta probabilità doveva aver pensato che fossero tutti morti. E questo, da una parte era un bene.
Ma il tarlo che Krei potesse davvero essere l'uomo che aveva rubato i suoi microbot, che aveva cercato di ucciderli, che aveva ucciso Tadashi, potesse essere lui Hiro non riusciva ancora ad accettarlo.
E comunque non avevano nemmeno delle prove.
<< Il suo gruppo sanguigno è AB negativo, i livelli del colesterolo sono... >>
<< Baymax! L'hai scansionato? >>
<< Sono programmato per valutare lo stato di salute di tutti. >>
Hiro ghignò, saltellando sul posto. Baymax si era rivelato incredibilmente utile in quella giornata. Con i dettagli che aveva in mano grazie al robot, adesso poteva scoprire più facilmente se il suo uomo fosse Krei. Doveva solo trovare il modo di individuarlo il prima possibile.
<< Si, ma per trovarlo dovresti scansionare l'intera città di San Fransokyo. E potrebbe volerci, non so, una vita. >> Puntuallizzò Gogo.
Effettivamente aveva ragione. San Fransokyo era una città da più di dieci milioni di abitanti. Sarebbe stato impossibile trovare la persona giusta prima di qualche mese, o peggio, qualche anno. Ma Hiro non sembrò per nulla demoralizzato da quell'affermazione. Si passò la mano sulla fronte, alzando i ciuffi ribelli. Doveva solo vedere le cose da un'altra prospettiva, come Tadashi gli aveva insegnato. E lo fece.
<< Ho trovato! Scannerizzerò l'intera città in un colpo solo, mi basta potenziare i sensori di Baymax. >>
Non si era mai sentito così euforico. Si sentiva sempre più vicino alla verità, e presto sarebbe stato in grado di vendicare suo fratello. Alzò lo sguardo, osservando il suo riflesso nel vetro. Le sue iridi dorate si scontrarono all'improvviso con quelle degli altri dietro di lui.
Improvvisamente, non era più solo in quella faccenda. Aveva involontariamente trascinato dentro anche Honey Lemon, Gogo, Wasabi e Fred. E nonostante avessero potuto ritirarsi subito, lasciare che fosse lui a decidere cosa farne di quel momento in completa solitudine, quella notte lo avevano protetto. Erano scappati, si, ma lo avevano fatto con l'intento di difenderlo.
Con l'intento di difendere il fratellino del loro collega, del loro amico. Si rese conto di quanto avesse rischiato a mettere piede fuori casa da solo, andando incontro ad un pericoloso criminale che non avrebbe esitato a toglierlo di mezzo per sempre nonostante fosse soltanto un bambino. Il loro nemico non era un semplice ladro. Era un assassino senza scrupoli, un uomo terribile e spietato. Un demone.
E se gli avvenimenti di quella sera fossero stati costretti a ripetersi, non potevano certo affrontarlo con addosso una felpa e un paio di scarpe da ginnastica.
<< A pensarci bene, forse avete tutti bisogno di un upgrade. >>
Gli sguardi di tutti si posarono su di lui, variando da sfumature di confusione a eccitazione pura.
<< Un upgrade, in che senso? >> Chiese Wasabi, con una scintilla di terrore negli occhi.
<< Chiunque affronti un lutto ha bisogno del supporto degli amici e delle persone care. >> Ripetè Baymax.
<< No, no, no! Non se ne parla! Non possiamo metterci contro quel tizio, siamo dei nerd! >>
<< Hìro, noi vogliamo aiutarti, ma siamo solo... Noi. >> Disse timidamente Honey Lemon.
<< No. >> Hiro li guardò. Uno per uno. Un sorriso dipinto sulle labbra sottili.  << Potete diventare molto di più. >>
Non sembravano affatto convinti. Belle parole, forse stavano pensando, ma non abbastanza da spingerli ad affrontare una situazione più grande di loro. Finchè Gogo, un velo di tristezza negli occhi glaciali, si azlò in piedi, poggiando una mano sulla spalla di Fred.
<< Tadashi Hamada era il nostro migliore amico. >> Sussurrò, più a se stessa che al gruppo. << Siamo con te. >>


(
•—•)
 

Era quasi mezzanotte quando Hiro rientrò a casa. Fece attenzione a chiudere delicatamente la porta per non svegliare zia Cass e rimase in attesa nell'oscurità e nel silenzio. Non un suono provenne dal piano di sopra. Fece cennò a Baymax di salire insieme a lui a passo felpato. Quella volta, per il robot non fu difficile. Arrivati al primo piano, il ragazzino sporse un pò la testa oltre le scale. La cucina era vuota e buia. Salirono entrambi in camera e Hiro ne approfittò per disattivare Baymax, non prima di essersi accertato che le sue batterie non si fossero danneggiate per l'acqua. Anche Baymax aveva diritto a un po' di riposo dopo quella giornata. Si infilò il pigiama e scese silenziosamente in cucina per prendere un bicchiere d'acqua.
Ma prima che potesse avvicinarsi al tavolo, un rumore dall'interno della sala lo fece trasalire. La luce si accese e zia Cass comparve davanti a lui. La vestaglia di flanella azzurra copriva delicatamente il corpo snello e sotto i suoi occhi verdi, Hiro riuscì a distinguere bene due occhiaie. Non sembrava affatto felice di vedere il nipote in piedi a quell'ora.
<< Zia Cass... Credevo dormissi... >>
<< Dove sei stato? >>
Hiro deglutì. Se era stata lì tutto quel tempo, era ovvio che l'avesse sentito. E forse aveva visto anche Baymax. Il suo tono autoritario gli fece subito capire che pretendeva una risposta. Ma non poteva certo dirle di essere stato attaccato da un uomo mascherato, di aver rischiato la vita correndo per le strade della città in auto. Come si sarebbe tirato fuori da quel pasticcio, ora?
<< Sono stato con degli amici... >>
<< No, no, no. Non fare il vago con me, per favore. Voglio sapere dove sei stato fino a quest'ora, Hiro. >>
Il silenzio da parte del nipote la fece solo adirare di più. Si avvicinò pericolosamente a lui, piazzandogli le mani sulle spalle. Hiro abbassò lo sguardo, temendo la reazione della donna.
<< Guardami. >> Sussurrò.
E Hiro la guardò. Oro contro smeraldo. Timore contro rabbia. O disperazione. O preoccupazione.
<< Pensi che non lo sappia? Pensi che io non sappia che tu, ogni notte, esci per andare a fare quei maledetti duelli? Pensi che io non ti senta quando chiudi la porta? Pensi che io non resti sveglia fino a notte fonda soltanto per accertarmi di sentire di nuovo quella porta aprirsi? Pensi che io non abbia paura che un giorno quella porta si chiuderà e non sentirò più il suo suono mentre si apre? >>
La sua voce cresceva di parola in parola, e più cresceva più si spezzava. E più i suoi occhi si infuocavano, più le lacrime li riempivano. Gocce di perla cominciarono a formarsi sulle ciglia, per poi cadere delicatamente giù, lungo le guance rosee come piccole cascate. Hiro non aveva mai visto sua zia in quel modo. Non credeva che potesse essere capace di conservare dentro di sè tante emozioni tutte in una volta. Sfumature di rabbia, preoccupazione e dolore si alternavano nel suo sguardo smeradino, e lui si sentì male.
Non aveva capito quanto la donna stesse soffrendo, non solo per Tadashi, ma anche per lui.
<< Avrei tanto voluto che non succedesse mai. Tadashi non meritava quella fine, noi non meritavamo questa sofferenza. E ogni notte ripenso a quella sera e mi chiedo come ho fatto ad essere stata così stupida, così incurante. Avrei dovuto dirvi di venire via con me, avreste potuto avere il vostro momento fraterno dopo! Ma non l'ho fatto, e Tadashi non c'è più. Siamo soli entrambi, Hiro, e dobbiamo farci forza a vicenda. >>
La sua forza non fu abbastanza per permetterle di resistere. Cass cedette alle lacrime, aggrappandosi alle spalle del nipote.
Hiro avvertì un nodo in gola. Avrebbe voluto abbracciare la zia, confortarla e dirle che non sarebbe tornato a fare i Bot-Duelli. Avrebbe voluto dirle tutta la verità. Ma non poteva farlo. Sarebbe andata sicuramente dalla polizia, o più probabilmente avrebbe pensato che stesse delirando. E Hiro non poteva permettersi di correre anche quel rischio.
Sapeva bene che Cass soffriva, e che non riusciva ancora a darsi pace per quello che era successo. Ma vedere la donna che aveva cresciuto lui e suo fratello, sempre forte ed energica, ora così debole e spossata lo fece sentire ancora più desolato.
<< Anni fa feci una promessa. >> Sussurrò la zia, asciugandosi le lacrime. << Avrei badato a due bambini come se fossero stati i miei stessi figli. Parte della mia promessa è stata infranta, dopo quella sera. >>
Hiro sgranò gli occhi, accogliendo senza proteste il palmo della zia sulla sua guancia, lasciando che lo accarezzasse.
<< Non posso perdere anche te, Hiro. Se ti succedesse qualcosa, non so cosa farei. >>
La donna lo strinse forte a sè e il piccolo ne approfittò per appoggiarsi sui suoi seni. Come un figlio con una madre. Perchè era questo che Cass era per lui. Una mamma, più di una zia. Le sue dita si strinsero intorno alla vestaglia candida di lei. Un altro abbraccio, prima di andare a dormire.
<< Sta tranquilla, zia Cass. >>
La donna lo lasciò andare, osservandolo mentre saliva le scale.
<< Non ti devi preoccupare per me. Gli amici di Tadashi mi stanno aiutando a capire. >>
<< A capire cosa? >>
Hiro si fermò sui gradini. Le sue dita si strinsero impercettibilmente sulla ringhiera.
<< Qual'è la cosa giusta da fare, per Tadashi. >>

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Non so bene cosa pensare di questo capitolo. Penso che sia uno di quelli meno riusciti finora, ma non riesco a capire cos'è che mi turba. Spero che almeno voi lettori lo apprezziate di più di quanto faccia io. A proposito, un biscotto per chi capisce il riferimento che fa Fred all'inizio!
Ringrazio sempre Emmydreamer_love 2004 e fenris per le recensioni, e i lettori che stanno seguendo silenziosamente questo piccolo delirio.

LittleBloodyGirl

 
  
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