Introduzione:
L’immagine di lei, di lei… dalla bacchetta del Signore Oscuro… lei.
Siamo al quarto anno di Harry ad
Hogwarts, la notte dopo la Terza Prova che ha visto spezzarsi la vita di Cedric
Diggory. Di ritorno dal suo primo colloquio con Voldemort dopo la riacquisizione
del corpo da parte di quest’ultimo, Severus viene a sapere esattamente cosa è accaduto durante lo scontro tra Harry e il suo
ritrovato Signore Oscuro.
"I run across through black and white."
Fuel – Metallica
“È tutto?”
Esausto oltre misura, Severus si
limitò a chinare il capo affermativamente, pregando che Albus non gli facesse
altre domande. Aveva davvero bisogno di riposo, quella giornata era stata
interminabile. Era nauseato.
Innanzitutto la preoccupazione per
quell’idiota di Potter e la sua Terza Prova, che si era rivelata un autentico
disastro, ben peggio di quanto Severus temesse. Nemmeno nel suo immenso
pessimismo e nella sua sconfinata diffidenza era riuscito a immaginare un esito
talmente tragico. Certo, temeva seriamente per l’incolumità di quel ragazzo
incompetente, posto di fronte a prove che andavano ben oltre le sue mediocri
capacità. Qualche osso rotto, come minimo.
Di certo non pensava di vederlo
materializzarsi sanguinante, sconvolto e stretto a un cadavere.
Severus chiuse gli occhi, dimentico
per un attimo della presenza di Albus. Quando aveva sentito la fitta al braccio
che portava il Marchio Nero gli era mancato il respiro. Erano trascorse
solamente poche ore da quel momento, ma già ricordava l’episodio come da una
infinita distanza, e ne vedeva i contorni sfocati. Solo l’espressione
terrorizzata sul viso di Potter era perfettamente nitida nella sua mente,
scolpita come se l’avesse avuto ancora davanti agli occhi.
“Allora vai pure a riposare, Severus.
Sarai esausto.”
Il professore di Pozioni si mise in
piedi a fatica, ancora senza posare lo sguardo sul Preside. Non aveva alcuna
voglia di cogliere la preoccupazione di Albus.
Severus… se sei pronto, se sei in grado…
Lo era. Perfettamente. Erano anni che
attendeva quel momento e sarebbe andato fino in fondo.
“Sei sicuro di non voler vedere
Madama Chips? Credo tu ne abbia bisogno.”
“No, prenderò una pozione.”
Non è certo qualche Cruciatus che mi impensierisce.
Il suo nuovo ruolo di spia gli dava
quasi un senso di liberazione. Aveva finalmente un compito da svolgere, oltre a
cercare di tenere lontano dai guai quell’arrogante Grifondoro, impresa
impossibile tra l’altro. In un certo senso persino il suo nuovo compito era
meno complesso.
Certo, il passaggio dal buio tetro
del cerchio di Mangiamorte, dalla voce serpentina del Signore Oscuro, alla
quiete dell’ufficio di Silente e ai toni pacati di quest’ultimo era brusco,
destabilizzante, ma Severus sapeva che si sarebbe ben presto abituato. Un altro
paio di incontri con il suo “Signore” e non avrebbe più nemmeno avvertito quel
disagio. Anzi, il confine che separava quei due mondi sarebbe stato sempre meno
netto ai suoi occhi.
Con il tempo sarà più semplice. Credo.
La mano di Piton era già poggiata
sulla maniglia della porta, quando il Serpeverde sentì quella di Albus sulla
propria spalla. Incapace di trattenere il proprio fastidio, si voltò in
direzione del mago più anziano, che gli fece un mezzo sorriso in segno di
scusa, consapevole di quanto Severus detestasse contatti di quel genere. Solo
l’idea di cercare di dargli conforto avrebbe terrorizzato gran parte dei maghi che
mai avessero fatto la sua conoscenza. Albus Silente, naturalmente, non era uno
di quei maghi.
“Volevo solo aggiungere, Severus, che
so quanto sia difficile per te e ti sono grato per quello che fai.”
Severus storse le labbra.
“Non lo faccio per te.”
“Oh, ne sono certo,” Silente spostò
lo sguardo in direzione della finestra, dalla quale di lì a poco sarebbero
sopraggiunte le prime luci dell’alba. I suoi occhi azzurri, che sempre parevano
capaci di vedere molto più in là di tutti gli altri, erano particolarmente
intensi e penetranti in quel momento, specie quando li riportò sul mago più
giovane.
“Il tuo aiuto sarà indispensabile per
sconfiggere Voldemort.”
Severus lo fissò intensamente,
traboccante disprezzo, reprimendo a stento la tensione nell’udir pronunciare il
nome del Signore Oscuro.
“Non certo quanto quello del prezioso
Ragazzo Sopravvissuto. Era proprio necessario che il piccolo arrogante
partecipasse al Torneo Tremaghi, vero Albus?”
Silente abbassò la mano che era
ancora poggiata sulla spalla di Piton e lo guardò con leggero rimprovero negli
occhi.
“Pare proprio che dovesse andare
così, Severus. Harry ha dovuto affrontare una terribile prova, questa notte. Ma
chissà che da tutta questa sofferenza non possa emergere qualcosa di buono.”
“Che cosa intendi dire, Albus?”
Il tono di Silente cambiò
improvvisamente, da intenso a noncurante, lasciando Severus perplesso.
“Oh, niente Severus. I vaneggiamenti
di un vecchio. Non badarci.”
Mosse qualche passo indietro,
lasciando spazio a Piton, prima di riprendere:
“Harry è stato sottoposto per due
volte alla maledizione Cruciatus,
questa notte.”
Se non avesse conosciuto bene Severus
Piton, Silente non avrebbe nemmeno notato il lampo d’orrore che per un istante
attraversò il suo sguardo. L’insegnante di Pozioni represse immediatamente
qualsiasi emozione quella rivelazione avesse suscitato in lui, prima di
replicare freddamente:
“Di certo la sua banda di ammiratori
lo avrà già ampiamente consolato,” poi, al ricordo improvviso di Black, di
quella mano che era stato costretto a stringere, “A cominciare dal suo padrino,” disse, pronunciando l’ultima
parola con tutto il disprezzo di cui era capace.
“Tu e Sirius siete adulti, è ora che
mettiate da parte gli antichi dissapori e…”
“Stiamo parlando di Black, Albus! Black, che fino a qualche
ora fa io credevo responsabile di… di…”
La voce gli morì in gola. Non doveva
pensare a quella notte e soprattutto non doveva, per nessun motivo, pronunciare
quel nome. Era già tanto che si ritrovasse davanti quegli occhi così di
frequente. Non avrebbe potuto sopportare nient’altro.
“Capisco che possa non essere
semplice. Ma di quel crimine a cui ti riferisci era innocente, Severus. Forse
avrei dovuto parlartene, prepararti…”
“Ma no, perché parlarmene, Albus?
Lasciami pure all’oscuro di questi dettagli! Sono io che invece devo riferirti
tutto per filo e per segno, non è così?”
Albus sospirò, e per un attimo
dimostrò gli anni che effettivamente aveva, che in genere rimanevano celati
dalle sue espressioni e da quegli occhi intensi.
“Vai a riposarti adesso, Severus.
Adesso vedi tutto nero. Domani magari… domani vedrai un po’ di luce.”
Oh, no, Albus. Anche se dovesse essere come dici tu, tornerebbe comunque
nero al cospetto del Signore Oscuro.
La condanna era firmata, ormai. La
spia avrebbe presto ripreso le consuete attività dei Mangiamorte.
Nonostante la spossatezza fosse ormai
insopportabile, Severus desiderava un ultimo chiarimento da parte di Silente prima
di ritirarsi per riposare un po’. Il loro breve dialogo davanti alla porta
glielo aveva riportato in mente.
“Un’ultima cosa. Come ha fatto Potter
a… sfuggirgli?”
Albus lo fissò in silenzio per
qualche istante, prima di raccontargli quello che era accaduto quando le
bacchette di Harry e Voldemort si erano scontrate. Com’era prevedibile, quando
raccontò degli spiriti che erano fuoriusciti dalla bacchetta di Voldemort,
Severus impallidì considerevolmente. Alla fine del racconto, incapace di
replicare e non fidandosi della propria voce, Piton lasciò la stanza senza
pronunciare una parola.
…
Ancora adesso non sapeva come avesse
fatto. Era consapevole di essere un ottimo Occlumante, ma fino all’ultimo aveva
temuto in cuor suo di non riuscire a superare una prova così grande. Trovarsi
di fronte all’assassino di lei, per la prima volta dopo la sua morte… anzi,
inginocchiato di fronte all’assassino di lei, a baciare l’orlo della sua veste,
a implorare pietà, e perdono. Ne era stato davvero capace e nemmeno lui sapeva
spiegare come. Ma dopo aver udito il racconto di Silente, dopo aver sentito che
l’immagine di lei era sgorgata da quella bacchetta che aveva posto fine ai suoi
giorni, le sue emozioni erano esplose. Certo non si trattava di un’emozione
visibile, a parte il suo pallore non vi era alcun segno all’esterno, nel suo
aspetto o nella sua postura, che testimoniasse ciò che avveniva nell’intimità
del suo animo provato dagli eventi di quella notte.
L’immagine di lei, di lei… dalla bacchetta del Signore Oscuro… lei.
Non si rese conto che, anziché
recarsi nei sotterranei per il meritato riposo, si stava dirigendo verso
l’infermeria. Non si chiese nemmeno se ci fosse stato qualcuno al capezzale del
ragazzo, o che cosa avesse risposto se avesse incrociato qualcuno e gli
avessero chiesto cosa ci facesse lì. Camminava velocemente, senza porsi
domande, salendo scale e svoltando angoli meccanicamente.
Harry, sotto l’effetto della pozione
Sonno senza Sogni, dormiva sereno. Era stato lasciato solo, la signora Weasley
aveva fatto ritorno alla Tana, il ragazzo avrebbe dormito tranquillamente tutta
la notte e della sua presenza non c’era più bisogno.
Severus gettò uno sguardo al
quattordicenne. Occhi chiusi. Così, guardandolo, non c’era nulla in lui che
evocasse il ricordo della madre. Eppure quel verde straordinario, Severus lo
sapeva, era proprio lì a pochi centimetri da lui, nascosto dalle palpebre del
ragazzo. E quindi, trovarselo davanti era comunque, come sempre, fonte di un
tormento indescrivibile.
Ma in quel momento Severus era lì per
un motivo ben preciso. Aveva inconsciamente preso la decisione di farlo nel
momento stesso in cui Albus gli aveva raccontato che cosa era accaduto.
Non c’era altra scelta, non poteva
evitare nemmeno se avesse voluto.
Aveva la possibilità di avere
un’immagine di lei, un’immagine del tutto nuova, da conservare per sempre
insieme a tutte le altre. Non ci avrebbe rinunciato per nessun motivo. Era
solamente grato che il ragazzo dormisse, perché probabilmente, incurante del trauma
che avrebbe provocato, si sarebbe comportato allo stesso modo anche se fosse
stato cosciente.
Severus estrasse la bacchetta.
“Legilimens!”
…
Paura, intensa paura, ma anche risolutezza. Determinazione, orgoglio.
Sentimenti intensi e nobili misti al terrore di un quattordicenne. Dolore,
impotenza, voglia di fuggire, disperazione. Poi le immagini delle vittime del
Signore Oscuro, Cedric Diggory e la sua richiesta. E poi commozione, quasi più
forte di tutto il resto. I loro volti e soprattutto il volto di lei. I suoi
capelli, la sua espressione, la sua voce… tutto era esattamente come Severus lo
ricordava. I suoi occhi, che però erano solo per lui. Per il suo bambino, quel
bambino della cui incolumità Severus aveva fatto lo scopo della sua esistenza.
Finì tutto troppo presto.
…
Severus emerse dai ricordi di Harry
tremando, avvertendo con disagio qualcosa di umido sulle guance. Ma non doveva
preoccuparsi, nessuno se ne sarebbe accorto, era lì da solo.
Non del tutto solo, in realtà, come
gli ricordò il gemito proveniente dal letto su cui giaceva il ragazzo di cui
aveva appena violato la mente. Nonostante la pozione che aveva bevuto,
l’attacco dell’insegnante aveva disturbato il sonno di Harry, non tanto da
svegliarlo fortunatamente, ma sicuramente quanto bastava per fargli rivivere
per pochi istanti quello che aveva provato al cimitero del padre del Signore
Oscuro.
Severus avrebbe voluto voltarsi e
andarsene immediatamente dall’infermeria, dopo aver avuto quello che voleva. Ma
non ci riuscì. Il ragazzo si rigirava nel sonno, tremando leggermente e gemendo
di tanto in tanto.
Ne era responsabile e nonostante si
trattasse del tanto disprezzato figlio di James Potter non poteva andarne
fiero. Non quella notte, Potter aveva davvero bisogno di riposo.
Non dopo aver visto come lei lo guardava. Come fosse quanto di più
prezioso esistesse al mondo.
Sapeva già che il proprio figlio
doveva essere preziosissimo per lei, ovviamente. Ma vederlo con i propri occhi
era diverso. Conoscendo la propria indole, Severus credeva avrebbe dovuto
provare qualcosa di simile alla gelosia, o all’invidia, di fronte a una scena
del genere. Stranamente non era così. Provava solo qualcosa di… caldo, di
confortevole.
Per la prima, e probabilmente unica,
volta dopo anni, Severus ebbe la chiara
percezione di quello che stava facendo, della missione che conduceva per lei.
Proteggerne il figlio, per onorarne la memoria, per lavare una colpa che non
poteva essere lavata. Ma non era qualcosa di così poco conto come lui era
abituato a pensare.
Forse era davvero importante per lei.
Forse, anche se Severus non avrebbe
nemmeno voluto illudersi per un attimo con un pensiero del genere, lei era
grata per ciò che stava facendo, per quella vita che proteggeva con tutte le
sue forze. Che avrebbe continuato a proteggere, anche più di prima, finché
avesse potuto.
Non sperava nel perdono, poiché lui
stesso non se l’era concesso.
Solo, adesso la vedeva. Un po’ di
luce. Mentre fuori albeggiava e un debole raggio si posava sul cuscino del
ragazzino.
Severus continuò a guardarlo, finché
il ragazzo smise di agitarsi nel sonno e riprese a dormire tranquillamente.
Quindi, sollevato, si volse per lasciare l’infermeria, lasciandosi alle spalle
quello che, almeno per il momento, non era Potter. Né il Ragazzo Sopravvissuto,
né un arrogante Grifondoro. Era solo suo figlio. Di Lily.
FINE
Nota dell’autrice: Il sottotitolo della storia, un verso della canzone “Fuel” dei Metallica,
è uno dei prompt che mi sono stati assegnati per la challenge Temporal-mente di
Criticoni. Credo sia piuttosto ovvio il riferimento alla condizione di spia di
Severus, che a causa di questo ruolo è costretto a passare continuamente dalla
parte della “luce” a quella dell’”oscurità”.
In realtà, ho scritto questa storia
già da diverso tempo, ma non riuscivo a convincermi a pubblicarla. Non so bene
nemmeno io perché. Forse non mi convince del tutto, forse si trattava
semplicemente di pigrizia. Rimane il fatto che non riuscivo a “lasciarla andare”.
Ah, una precisazione: non so se (e
non credo che) sia possibile effettuare la Legilimanzia su qualcuno privo di
conoscenza, spero non vi abbia dato troppo… “fastidio” questo particolare.
Inoltre, non è la prima volta che
Severus, nelle mie storie, non riesce nemmeno a pensare il nome di Lily finché
proprio non può farne a meno.
Mi farebbe molto piacere sapere cosa
ne pensate, quindi se vi va… sapete cosa fare, dico bene? ;)
Alla prossima!
Sonsimo