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Autore: KillerGirl    31/05/2009    3 recensioni
Come ogni notte mi giravo e rigiravo nel mio letto, saranno state le tre di notte circa...
Genere: Horror, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Kankuro, Sabaku no Gaara , Temari
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Come ogni notte mi giravo e rigiravo nel mio letto, mi coprivo e mi scoprivo a ripetizione, saranno state le tre di notte circa, mi alzai lentamente cercando di non svegliare Kankuro e Temari che dormivano beatamente nei loro letti.
Mi affacciai alla finestra cercando una distrazione da quel tormento continuo che era la mia insonnia. Scostai le tende del’ unica finestra del piano di sopra non la aprii per paura che con il rumore uno dei miei fratelli si svegliasse.
Osservai fuori, il paesaggio non era gran che, la solita strada polverosa, la solita vecchia palazzina e i soliti fogli appiccicosi sul muro di fronte. Quella notte la strada sembrava abbandonata, nessun bambino allegro correva lungo essa alzando il solito polverone come ogni pomeriggio, e nemmeno un rumore si udiva dai boschi circostanti.
Decisi di uscire la casa era troppo silenziosa e tetra per i miei gusti, presi dall’ armadio un paio di jeans e li infilai sopra i boxer che usavo per dormire, aprii la porta osservando bene di non svegliare Kankuro o Temari quindi uscii in corridoio. Percorsi il corridoio con le mani radenti le due pareti non volevo urtarle nella mia camminata silenziosa nel buio di casa, scesi le scale velocemente non facendo caso agli scalini più alti perché ormai sapevo la loro esatta posizione, arrivai in salotto, le pareti non mi potevano più sostenere in quello spazio ampio, camminai a piccoli passi sperando di non trovarmi qualcosa tra i piedi. Nonostante questo sbattei la gamba contro il tavolino in ferro battuto, gemetti appena e proseguii silenzioso per il salotto. Presi le chiavi da sopra lo scaffale aprii la porta, girai la maniglia fino al “clak” quindi uscii infilandomi le chiavi in tasca e chiudendo la porta alle mie spalle.
Camminai lungo il marciapiede per qualche minuto forse per un’ ora, lento con l’ andatura di una persona che non sa cosa fare di se stesso. Mi fermai davanti a un imponente roseto, le rose erano belle e grandi tutte rosse come il sangue, ne colsi una ne assaporai il profumo profondamente, quindi ripresi a camminare lungo il marciapiede dalla parte opposta a casa mia. Strappavo i petali dalla rosa e me li buttavo alle spalle come a segnare il percorso.
Lentamente camminavo lungo la strada di sabbia dimenticandomi del fatto che dovrei essere nel mio letto a riposare. Avanzai ancora di qualche chilometro lungo quella strada, cominciai a sentire il mio corpo raffreddarsi lentamente alla brezza mattutina, alla rosa che stringevo tra le dita mancava esattamente la parte sinistra, era come un mela divisa in due. Feci altri tre passi quando sentii un rumore alla mie spalle un rumore di boscaglia, come un ramo che si spezza sotto una camminata, inchiodai il passo e mi voltai di scatto, sgranai gli occhi lentamente sconvolto, il naso mi pizzicava come se stessi per piangere, dei petali di rosa che avevo gettato fino ad allora non ne era rimasta alcuna traccia, in preda al terrore feci cadere la rosa dalla mano destra che era penzolante sul fianco, una folata di vento freddo mi tagliò gli angoli della faccia e tutto il mio corpo nudo fin sopra la vita.
Ripresi a camminare più velocemente come se sapessi che qualcuno mi stava inseguendo, mi girai molte volte per controllare se ci fosse realmente qualcuno, dopo la settima volta che mi girai a controllare mi fermai davanti a un prato dove la strada si faceva più stretta e usciva dal villaggio. Mi voltai a guardare nel buio pesto della notte, vidi un corvo, poi un altro e un altro ancora e quando i miei occhi si abituarono all' oscurità di quell’ angolo di prato vidi un enorme stormo di corvi neri con i loro becchi arancioni intenti a pizzicare chissà cosa sul prato. Curioso colsi da terra un sasso di media grandezza e lo tirai in mezzo allo stormo di corvi che volarono via silenziosi lasciando volare le piume in tutto il prato.
Misi un piede nel prato poi un altro e cominciai a camminare verso il punto più buoi del prato, mi fermai e mi accorsi che il lampione che avrebbe dovuto illuminare quel pezzetto di parco era fuori uso. Feci ancora qualche passo quando non riuscii a scorgere un tonalità di rosso acceso, quindi vidi un color in carnato chiaro e sgranai gli occhi, senza pensarci due volte corsi verso quella figura nel buio, appena me la ritrovai davanti caddi in ginocchio, le lacrime mi scorrevano da sole sulle guance. Temari era stesa nel prato con ancora indosso il suo pigiama rosso, sembrava dormire, ma i buchi sul collo e il sangue fino alla spalla erano la prova che mia sorella fosse morta, le accarezzai il viso, poi con le mani strappai una zolla di prato e la rilasciai a pochi centimetri da terra, chi aveva potuto fare un cosa del genere, mia sorella era stata completamente dissanguata, il pallore della sua pelle e la sua freddezza ne erano la prova. Mi rialzai scattante e corsi verso casa, ci arrivai entro due minuti, notai la porta aperta ed entrai in casa, le luci erano spente in tutte le stanze, cercai di accedere il lampadario del salotto inutilmente.
Salii al piano di sopra con le lacrime che ancora mi scorrevano sulle guance, Kankuro non era ne suo letto, urlai il suo nome a gran voce, il mio urlo roco riecheggiò per tutta la casa, ma non fede ritorno nessuna risposta. Presi da sopra la cassettiera il mio cellulare, tremante di rabbia lo cercai di accendere, tutto inutile, la batteria doveva essere scarica, quindi dal cassetto del mobile di fronte a me presi in carica batteria lo attaccai alla presa e dopo diversi tentativi anche al cellulare, dimenticai però che in casa non c’era corrente. Gettai il cellulare a terra e alzando gli occhi mi resi conto che la finastra era spalancata, di nuovo un folata di vento freddo mi squarciò il viso e il petto.
Scesi al piano di sotto per tentare di chiamare mio fratello con il telefono di casa, con sorpresa trovai il camino acceso, osservando il fuoco vidi il telefono che lentamente si scioglieva sotto il calore, battei un pugno sul tavolo diverse volte poi uscii di casa in corsa.
Arrivai dove avevo trovato io corpo di Temari, corsi verso di lei ma ne trovai solo la sagoma disegnata con petali di rosa rossa, sentii un rumore proveniente da dietro l’ albero di fronte a me, alzai gli occhi e vidi Kankuro appoggiato al tronco, non ceci in tempo a sussurrare il suo nome che cadde a faccia il giù sui petali di rosa. Lo girai e rabbrividii vedendo tutti i segni che aveva sul viso e sul collo, forse lui aveva opposto resistenza all’ assassino e ne era finito peggio di Temari. Abbassai lo sguardo verso il prato stringendo i fili d’ erba con le dita, la mia attenzione venne attirata dal corpo di di mia sorella che cadde dall’ alto dell’ albero su quello di mio fratello, li guardai arrabbiato, non potevano essersi fatti uccidere così. La solitudine mi pervase la mente.
D’ un tratto una goccia di sangue mi cadde sul dorso della mano destra, alzai gli occhi verso il punto esatto dell’ albero dove avevo visto cadere Teamari. Accovacciato su un ramo Naruto Uzumaki del villaggio della foglia mi fissava.
I suoi occhi rossi iniettati di sangue, le sue unghie affilate facevano in modo trattenesse al ramo, la sua bocca era socchiusa e mostrava i canini affilati. Le labbra e il mento erano completamente imbrattati di sangue, sul suo viso si aprì un sorriso mentre mi fissava, poi disse poche parole
«Hai paura del buio?»
L’ ultima cosa che vidi fu il suo corpo che si lanciava selvaggio verso il mio. Gridai.
  
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