Anime & Manga > Fairy Tail
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Autore: Musubi    31/01/2017    5 recensioni
_Sono passati vent'anni.
La gilda di Fairy Tail è scomparsa.
Nessuno sa cosa le sia successo, dove siano i suoi membri, perché sono spariti tutti... ma c'è una ragazza, Ayaka, che decide di riformare Fairy Tail con lo scopo di ritrovarne i componenti e, tra loro, anche suo padre.
Comincia quindi la nuova storia di Fairy Tail, tra misteri e risate, combattimenti senza fine e storie di famiglia ma Ayaka ritroverà finalmente quello che stava cercando?_
Storia ad OC, ISCRIZIONI CHIUSE... per ora.
Genere: Azione, Comico, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Sorpresa, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Vi avverto che molto probabilmente non capirete niente... ma è prerogativa del capitolo non capire all’inizio, spero solo che riesca a sorprendervi come si deve!
Ah, e come avrete potuto notare... il problema del carattere è tornato... poi uno dice che non mi devo innervosire... uffaaaaaaaaaa!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!

 

LA FIGLIA DELLE FATE

 

 

Capitolo 05

Un piano minuzioso

 


< Dimmi un po’ > disse Alexis con lo sguardo rivolto al soffitto < Prima hai detto che Ayaka ti detto di venire qui... in che senso? >
Kasai aprì gli occhi blu < Ho solo sentito la sua voce nella testa >
La mora aggrottò le sopracciglia, confusa. Erano passati a malapena cinque minuti dalla fine dello scontro e il Devil Slayer aveva ripreso a respirare normalmente e Alexis stava seduta lì come un cane da guardi, dandogli ancora le spalle.
Kasai, d’altro canto, rimase steso a terra giusto un altro poco, poi si rialzò con quasi nessun affaticamento < Continuiamo a cercare Ayaka e diamo una lezione al tizio che ha progettato tutto questo, così poi potremmo tornarcene a Magnolia >
Lei annuì e lo seguì, d’accordo sul fatto che oramai era diventata una questione primaria... prendere a calci quel miserabile una volta per tutte, così da poter tornare a vivere tranquilli.
Eppure c’era una cosa che la “tormentava”: perché Kasai era convinto di aver sentito Ayaka? Provò a dare a questa domanda una spiegazione logica ma più ci provava più aveva l’impressione di stare sbagliando qualcosa.

 

Aveva avuto tutto il tempo di agire come le era stato detto di fare e l’azione diversiva era scattata, nessuno avrebbe mai capito che tutto era stato progettato da un solo individuo e si appuntò di fargli i complimenti, più tardi, per quel piano tanto geniale – quanto folle.
La macchina difronte a lei era pronta e si sentiva elettrizzata solo al pensiero di dover utilizzare quella magia dopo tanto tempo... in realtà non era molto sicura di riuscirci ma non aveva altra scelta, l’avrebbe aiutata la sua fulminante “amica” e sapere di non essere sola in quella situazione la confortò notevolmente.
Si portò i lunghi capelli oltre la spalla e si voltò a guardare la finestra da cui riusciva a vedere il sole tramontare... era passato un giorno, l’ennesimo giorno e tra peripezie varie ancora non era riuscita nel suo reale intento.
< È tutto pronto? > chiese una voce alle sue spalle, una voce di bambina e girandosi poté vedere Marylin sghignazzare con uno specchio tra le mani e una chiave quasi arrugginita che fuoriusciva dalla piccola borsetta che portava sulla spalla < Io ho rinchiuso quel tizio che ho incontrato in corridoio in questo specchio > e lo indicò mentre lo appoggiava con la lastra riflettente verso il muro < Ora tocca a lui >
< Già >
< Non potranno farla franca: grazie a questo piano ci sbarazzeremo di loro una volta per tutte! > esclamò la ragazzina tutta sorrisi, per poi ricordarsi della chiave e tutto d’un botto il sorriso entusiasta sparì < Ah, questa è la chiave che mette in funzione la macchina... ti darò io il via >
< E con cosa mi darai il via? >
Marylin si aprì in un sorriso allegro per poi indicare lo specchietto che aveva dato alla sua complice  precedentemente e che portava nella tasca della gonna < Quando lo specchio brillerà di rosso, allora accendi! >
Lei annuì e fece per parlare ancora ma il suono della porta cigolante la fermò e fece il suo ingresso la persona ideatrice del piano, che con un sorriso vittorioso si avvicinò alle due compagne < Pronte per il piano? >
< Davvero un buon lavoro, devo farti i miei complimenti! > esclamò la ragazza, entusiasta quanto l’azzurra all’idea di finirla con i giochi e cominciare a fare sul serio.
Marylin poggiò il peso da un piede all’altro, guardando il suo idolo con sguardo sognante < È proprio vero: non avranno scampo >
< Dobbiamo trovare quei due, però... la loro magia ci sarà utile >
< Saranno morti? Uno dei nostri nemici è particolarmente forte > mugugnò Marylin fissando i suoi occhi di fuoco.
Questo scosse la testa con un sorriso < Conoscendoli, più sono forti i nemici e più si danno da fare per abbatterli > affermò con sicurezza ma un senso di pesantezza e preoccupazione nel cuore < Adesso vado > ansioso di vedere con quale espressione di disperazione l’avrebbe guardato.
Marylin, semplicemente, annuì.

 

Aveva pensato, malauguratamente, che non l’avrebbe certo incontrato così presto... e soprattutto con quel sorriso arrogante stampato sulla faccia, cosa che le fece venire il voltastomaco. Alexis strinse i denti per evitare di scoppiare ma era praticamente impossibile non ribollire di rabbia con l’assassino dei propri genitori davanti agli occhi e con un ferito affianco – nonostante Kasai sembrava tutto fuorché ferito se non si contava la ferita sulla spalla che, anche se medicata (un eufemismo perché stringere la parte lesionata con il gilet stracciato di Kasai non era una degna medicazione) da poco sembrava già non perdere più sangue.
L’uomo di fronte a loro, apparso quasi all’improvviso nel grande salone che i due stavano percorrendo nel tentativo di ritrovare l’amica scomparsa, la guardò con occhi bramosi e viscidi, tanto che Alexis dopo un po’ non ce la fece più < Dopo dieci anni hai il coraggio di farti rivedere in faccia... bastardo! >
Lui fece un cenno con la testa < Alexis Black, hai ragione, sono passati tantissimi anni e vedo che il tempo è stato più che clemente con te. Ne sono felice >
< Disgraziato > sibilò lei di risposta.
Kasai, che aveva soltanto capito che quel signore vestito elegante e tutto di bianco se non la camicia di un rosso sangue era qualcuno che stava sulle scatole ad Alexis, si limitò per una volta a guardare oltre l’avversario e ciò che vide lo fece imbestialire ancora di più.
In aria, come appesa al soffitto con miriadi di fili sottili, c’era una ragazza bionda senza conoscenza con manette anti-magia ai polsi e alle caviglie e la testa pendente in avanti: Ayaka.
Anche Alexis la notò, dietro il miserabile, e non si preoccupò di urlare come una furia < Lasciala andare, Bunbury! Lei non ha niente a che fare con questa storia! >
< Comecome? > fece l’uomo facendo segno di aguzzare meglio le orecchie < Non ho sentito, cosa vorresti? >
< Se non la smetti immediatamen- >
< E non usare quel tono con me > affermò rigido, facendo svanire il sorriso e guardandola con uno sguardo micidiale < o preferisci che uccida il tuo caro fratellone? > bastarono quelle poche e semplici parole che la ragazza quasi cadde a terra ma fortunatamente una briciola di speranza le permise di non mostrarsi debole davanti a quel disgraziato.
Briciola che venne masticata senza alcuna pietà da quello stesso uomo < Non so come ma siete rimasti solo voi due ma tranquilli, presto potrete raggiungere i vostri carissimi amici >
Kasai e Alexis erano più che decisi a fronteggiare anche questo ostacolo, i pugni stetti e un’espressione che definire incazzata era un eufemismo; ma prima che loro potessero anche solo muovere un muscolo i numerosi fili che lo circondavano si mossero impazziti verso di loro costringendoli ad arretrare e a schivarli.
< In tutti questi anni ho studiato attentamente le vostre mosse, Black > disse con un ghigno e sistemando all’indietro i capelli marroni e ricci con mo’ di Signore < E so tutti i vostri punti deboli >
Detto ciò mosse le dita con risolutezza e Alexis quasi riuscì a vedere il corpo svenuto di Ayaka fargli da scudo – ma ciò non avvenne, facendo sgranare gli occhi persino al nemico che si voltò agitato verso la figura della ragazza.
Borbottò qualcosa e mosse nuovamente le dita ma nulla sembrò cambiare la situazione finché non anche lui non capì cosa stava succedendo: < MARYLIN!! Brutta traditrice! Dove sei?!! > gridò furente, lasciando sbigottiti sia Kasai che la mora, intanto che miriadi di fili – anche troppi – fuoriuscivano letteralmente dai palmi dell’uomo oltrepassando i muri, il soffitto e il pavimento mentre una vena gonfia faceva presupporre un violento scoppio d’ira.
Quasi contemporaneamente al tremendo rumore che echeggiò per il salone a causa di un crollo improvviso dovuto a un corpo che veniva strattonato dal piano superiore attraverso quei fili, questi ultimi andarono a infrangere un immenso specchio che Alexis sospettò si trovasse tra Bunbury e Ayaka... rimase sbalordita quando vide che oltre lo specchio non c’era nessuno: Ayaka doveva essere salva da qualche altra parte!
La sua attenzione però venne richiamata da un lamento e proprio dove la polvere era più fitta riuscì a vedere il corpo di una bambina stesa a terra, con il viso premuto contro il pavimento e graffi e ferite dappertutto: attraversare il solaio non aveva giovato alla sua salute, evidentemente.
< Marylin!! Cos’è questa storia? Perché uno specchio? Dov’è la ragazza?!!!!! > urlò ancora l’uomo mentre altri fili legarono le braccia, le gambe e il busto dell’azzurra che mugugnò qualcosa, incapace di muoversi dal dolore tremendo che le procurava atroci fitte ovunque.
Non ci volle molto che i capelli e gli occhi di Alexis divennero completamente bianchi e un vento forte iniziò a vorticare intorno a lei quando Bunbury, preso dall’ira, tirò con forza il corpo di Marylin attraverso i fili mettendosela davanti < Avanti, Black, prova a colpirmi adesso >
I capelli turchesi di Marylin erano tutti disordinati e una profonda ferita faceva sì che le si macchiassero alcune ciocche di rosso < A-Aiuto > miagolò, stringendo gli occhi dal dolore... non aveva mai provato nulla del genere se non quando...
< Sei rimasto sleale come dieci anni fa, bastardo!! > gridò a sua volta Alexis, che tremava solo al pensiero di dover usare i suoi poteri col rischio che potesse colpirla.
L’idea che quella bambina li avesse aiutati non l’abbandonava: aveva ingannato Bunbury con i suoi specchi facendogli credere di avere Ayaka  in ostaggio quando invece non era così, eppure... dov’è Alèk?!

 

< Okay, ho capito >
Lui sorrise causando un’ondata di cuoricini e venendo prontamente stritolato da un abbraccio che definire stritolatore era poco < Datemi sette minuti e verrò a salvarvi >
< Aspetteremo con impazienza!!! > trillò la più piccola facendoli ridere.
Ayaka annuì e alzò il pollice in alto < Contiamo su di te >

 

< Muori feccia!! >
Evidentemente Bunbury non aveva capito che creare un buco nel soffitto avrebbe solo fatto comodo ai suoi nemici perché Alèk fece la usa entrata (quasi trionfale, dai) proprio da lì sferrando un calcio sulla testa del maledetto, prendendo Marylin tra le braccia e correndo verso sua sorella e Kasai con uno scatto davvero niente male.
Una volta davanti ai due i suoi occhi rossi si riempirono di sollievo < Sorellina! >
< Alèk? Dove sei stato finora? >
Il ragazzo sghignazzò lanciando un’occhiata alla bambina che sembrava svenuta.
Il panico lo assalì < No! Per Dio! > iniziò a strillare scuotendo Marylin come un ossesso < Svegliati! Svegliati! Svegliati! Non puoi dormire adesso!! >
< Che diamine ti prende, ora? > fece Kasai, parecchio confuso.
Bunbury, che intanto aveva accusato il calcio peggio di quanto si aspettasse, si rialzò premendosi una mano sulla testa, gli occhi iniettati di sangue < Me la pagherete...! >
Il rosso fece per lanciargli qualcosa addosso ma Alèk lo fermò mollandogli la bambina all’improvviso < Svegliatela mentre io lo tengo occupato > indicando l’uomo qualche metro più in là < Vi spiego tutto dopo >
Alexis sperò davvero che prima o poi l’avrebbe fatto perché davvero non ci stava capendo più nulla!
Alèk era deciso a fargliela pagare, quel bastardo che aveva ucciso i suoi genitori e che aveva messo in pericolo la vita della sua adorata sorellina l’avrebbe pagata di certo e avrebbe implorato pietà in ginocchio!
Partì all’attacco, purtroppo però i suoi pugni venivano deviati dai fili che Bunbury muoveva agilmente davanti a sé con la speranza che questi non si rompessero sotto la forza sovrumana del ragazzo.
< Non ti perdonerò mai per aver fatto tanto male alla nostra famiglia > sibilò il moro con gli occhi iniettati di sangue, così come succedeva sempre quando si trovava di fronte qualcuno di quel genere < La pagherai per tutto >
Bunbury sollevò una massa di fili così da creare un muro tra i due e intanto ne muoveva altri sotto al pavimento con lo scopo di fare uno di quei ragazzi poco distanti da loro, un ostaggio.
Sghignazzò quando percepì di esserci < Arrendetevi, voi non potete nulla contro di me stupidi mocciosi! > e altri fili taglienti come lame fuoriuscirono dal pavimento andando ad attorcigliarsi attorno alle gambe, alle braccia e al collo di Alexis che gridò qualcosa prima di venire trascinata lontano da Kasai e Marylin, ancora mezza svenuta e con gli occhi semi aperti.
< Prova a colpirmi Black, ma sappi che in ogni caso mi farò scudo con la tua sorellina! >
Alèk tremò di rabbia.
< A-Alèk fal-lo > mugugnò Alexis mentre i fili le stringevano il collo < Al-èk! >
Suo fratello si sentì malissimo al solo pensiero di farle del male anche solo per sbaglio.
Intanto Kasai guardava la scena tenendo ben salda la ragazzina che stava riprendendo conoscenza lentamente fino a sgranare gli occhi e a sussultare ricordandosi di dover fare qualcosa di estremamente importante.
Il rosso cercò anche di chiedere cosa fosse successo e quale fosse il piano di Alèk ma questa lo zittì con un gesto risoluto della mano, facendolo leggermente imbestialire.
Marylin agguantò un piccolo specchio dalla borsetta che portava a tracolla e in un secondo lo infranse a terra con tutta la forza che aveva < Speriamo in bene > sussurrò lievemente che persino Kasai non era sicuro di averla sentita bene.
Deve riuscire a farcela” pensò la bambina con le mani giunte in preghiera “Ti prego Ayaka...!

 

Ayaka annuiva in continuazione, quasi crebbe che in realtà non lo stesse ascoltando mentre Marylin non faceva altro che fissarlo con aria sognante e completamente immobile.
< Ricapitolando: Marylin romperà la specchio e a quel punto tu, Ayaka, attiverai la macchina genera-fulmini... ci siamo capiti? > chiese ancora una volta.
La bionda mostrò un sorriso sicuro < Ci penso io qui! Sarò pronta a fare la mia mossa >
< Bene > disse Alèk sospirando < Si va in scena >

 

Alexis avrebbe tanto voluto che Alèk prendesse la rincorsa e tirasse un pugno a Bunbury anche a costo di doversi rompere la faccia. Certo, si sarebbe fatta parecchio male ma era comunque una soddisfazione.
Non ci volle molto perché tutto il castello cominciò a tremare percosso da chissà cosa che la ragazza non riusciva a identificare mentre suo fratello era di fronte a lei, in piedi e teso come una corda di violino. Suo fratello non l’avrebbe mai fatto.
Così come lei che aveva paura di agire ogni volta che il nemico occasionale aveva un ostaggio tra le grinfie, eppure... eppure proprio non si aspettava quel che successe dopo.
Passi per Alèk che le voleva bene, passi per Kasai che in un certo qual modo aveva capito che del tutto fuori di testa non era (forse) e magari anche Marylin... dopotutto era una bambina. Ayaka era arrivata talmente velocemente che non aveva capito nemmeno si trattasse di lei, soprattutto quando un fulmine la colpì in pieno disintegrando anche i fili che la tenevano ferma vicino a quel maledetto, finché poi – alla fine della scarica elettrica – non cadde rovinosamente in avanti... e avrebbe anche sbattuto la faccia se non fosse stato propri per Alèk.
Per qualche attimo svenne e quando riaprì gli occhi vide soltanto il cielo notturno stagliarsi sopra di lei in una miriade di stelle luminose. All’improvviso le venne in mente che Ayaka l’aveva appena fulminata...!
< Ma cosa ti passa per la testa??!! > il grido di Alexis risuonò quasi per tutta l’isola echeggiando tra le rovine del castello andato distrutto < Ayaka, dove caspiterina sei adesso??!! >
La bionda fece capolino da dietro un enorme masso con un sorriso a trentadue denti che la fece innervosire ancora di più < Ehi, ciao! Ti sei svegliata... hai dormito per circa due o tre ore >
< Ma da quand’è che controlli il fulmine, eh?! > gridò ancora rialzandosi un po’ a fatica, poi si guardò attorno notando uno stranissimo silenzio < Dove sono quei due? >
< Kasai e tuo fratello sono andati a prendere la barca, invece Marylin dorme proprio vicino a te > disse indicando proprio la bambina accucciata ai piedi di Alexis che non l’aveva nemmeno vista.
La mora sospirò passandosi una mano tra i capelli disfatti e tutti elettrizzati < Mi spieghi cos’è successo esattamente? >
Ayaka rise < Certo! >
Fu così che la bionda maga le spiegò per filo e per segno cos’era successo partendo dal “rapimento” – che in realtà non era, perché era stata proprio lei a voler andare a Caracolle dopo aver colloquiato amabilmente con Marylin all’interno di quello specchio – e arrivando alla fine che avevano fatto Bunbury e il castello proprio dietro di loro.
Alèk si era rivelato fondamentale: il piano da lui elaborato prevedeva appunto l’attivazione della macchina genera-fulmini che Bunbury aveva in uno dei suoi arsenali e far crollare tutto l’edificio. Ovviamente tutto questo non sarebbe potuto accadere se non grazie all’aiuto di Marylin (che aveva preso per i fondelli Bunbury stesso con i suoi specchi illusori) e Ayaka che aveva aspettato pazientemente per attivare quella caspita di macchina che, vecchia di almeno un centinaio d’anni – quasi reperto storico – le aveva consumato più energie di quanto aveva previsto.
Anche se la cattura di Marylin non era prevista – ecco spiegato perché quando era svenuta, Alèk era completamente impazzito – alla fine il piano era riuscito abbastanza bene e avevano tutti ottenuto quello che volevano, tranne...
< Marylin voleva salvare sua sorella >
Alexis alzò un sopracciglio, ormai erano entrambe sedute su dei massi una difronte all’altra < E adesso dove si trova? >
< Nello specchio che Bunbury teneva chiuso nella sua cassaforte a prova di magia, Alèk aveva il compito di prenderlo e portarlo in un posto sicuro fuori dal castello per questo non è arrivato prima da voi > spiegò la bionda.
L’altra annuì < Va bene. Però quel fulmine mi ha fatto male, eh! >
< Scusa, scusa! > Ayaka prese a ridere sinceramente divertita.
< Ehm... ragazze...? > Alèk sbucò quasi all’improvviso con un sorriso tirato in volto, seguito dal Devil Slayer con una bendatura di fortuna alla spalla < Abbiamo un problema >
Kasai sospirò < In realtà più di uno > e lanciò un’occhiataccia al moro che si grattò la nuca imbarazzato.
Entrambe le ragazze scattarono sull’attenti < Cos’è successo? > chiesero infatti, all’unisono.
< La barca non c’è... e nemmeno lo specchio dov’è contenuta la sorella di Marylin >
La bambina si rialzò lentamente dalla posizione supina e si strofinò gli occhi ancora pieni di sonno e si voltò a guardare il ragazzo. Ci furono istanti di silenzio in cui tutti si aspettavano una qualsiasi reazione d’ira ma la bambina si limitò ad abbassare la testa e a mugugnare qualcosa.
< Un attimo! > l’esclamazione di Ayaka fece sobbalzare un po’ tutti che scattarono verso di lei < Prima, dalla stanza in cui mi trovavo, ho visto un ragazzo andarsene in barca... se ben ricordo era quello con i capelli bianchi >
Allora ci fu un grido generale < CHECCOSA?! >
< Nagashi! > i fratelli Black si voltarono verso Kasai che si colpì il palmo della mano con l’altra chiusa a pugno < Sì, sì, dev’essere proprio lui >
< Chi? >
< Nagashi. Il mago contro cui ho combattuto prima >
Marylin strabuzzò gli occhi e scattò in piedi come una molla, indicando il rosso con il dito tremante < T-Tu sei riuscito a s-sopravvivere?! >
< Certo > rispose lui, con calma.
La bambina si sistemò i capelli in uno chignon fatto veramente male per poi riprendere l’espressione sconvolta di poco prima < Ma dici sul serio?! >
Kasai alzò un sopracciglio, vagamente irritato da tanta poca fiducia ma non fece in tempo a dire nulla che Alexis prese la parola < A questo punto dobbiamo raggiungere il porto di Caracolle e sperare di trovare una barca... il problema è: avete dei soldi con voi? >
Ayaka prese un bel respiro per poi svuotare i polmoni, sicura al cento per cento di avere scordato il portafoglio alla locanda prima di essere portata a forza nella villa dei due fratelli.
< Io ho 30.000 jewels > quattro teste si voltarono scettiche verso il Devil Slayer che aveva sollevato una mano < Sul serio! >
Ayaka sorrise < Perfetto! Allora che aspettiamo? Possiamo tornare a Magnolia e da lì cercare di ritrovare tua sorella, che dici? > fece mettendo una mano sulla testa della piccola Marylin che la guardò con gli occhi sgranati e lucidi.
< Mi aiuterete? >
< Certo! >
< Dopotutto è anche un po’ colpa mia che ho lasciato lo specchio sulla barca... > disse Alèk abbassandosi alla sua stessa altezza < Ti aiuteremo senz’altro >
Marylin non poteva credere alle sue orecchie e fece la cosa che più di ogni altra cosa l’avrebbe resa felice in quel momento: si lanciò letteralmente al collo di Alèk stringendoglielo con tutta la forza che aveva e gridando come un’ossessa di quanto fosse bello, gentile, forte, eccetera, eccetera...
Alexis strabuzzò gli occhi completamente shoccata dalla scena di suo fratello che a breve sarebbe stato molestato da una bambina mentre Kasai scoppiava a ridere battendo i piedi a terra.
Ayaka si coprì la bocca con entrambe le mani guardando l’altra ragazza con gli occhi che le lacrimavano dalle risate < Non sarai gelosa, neh? >
Quella incrociò le braccia al petto e si voltò dall’altra parte iniziando a camminare < Andiamo al porto, vorrei arrivare a Magnolia entro l’alba di domani >
< Mi aspetterai, vero, Alèk? Aspetta qualche anno e ci potremo sposare!! >
Questa non è per niente normale...” Alexis sbuffò.

 

Magnolia era una città allegra e vivace (forse per via di una festa), questa era stata la prima impressione una volta giunta lì. Era in giro per le strade affollate già da un paio d’ora ormai e si era fermata in qualche negozio a chiedere informazioni e comprare qualche dolcetto da mangiare come spuntino.
Come suo solito, Alice indossava uno di quei vestiti a balze nere e bianche decorato con diversi pizzi e nastri, un tipico vestito gotico dalle maniche lunghe e il cui colore scuro si contrapponeva a quello chiarissimo della sua pelle e dei suoi biondi capelli lunghi. Camminava lenta, cercando di assaporare ogni attimo di quella tranquilla passeggiata sul bordo del fiume che attraversava la città e dove ogni tanto qualche gondoliere la pregava di stare attenta.
Raggiunse il parco e aiutò una signora a trasportare dei pacchi sebbene non fosse propriamente fortissima come quei ragazzi che aveva incontrato alla locanda giusto ventiquattro ore prima... a ripensarci le veniva da sorridere nonostante lì per lì la situazione era abbastanza imbarazzante: era stata vista con solo un asciugamano addosso da un ragazzo e la cosa la faceva diventare sempre più rossa.
Posandosi una mano sul cuore con lo scopo di riprendere a respirare normalmente, alzò lo sguardò verso il cielo e sorrise nel constatare che da allora e per i prossimi giorni non ci saranno temporali in quella zona.
Certe volte era una vera e propria fortuna avere un contatto diretto con la natura, almeno così avrebbe evitato figuracce e acquazzoni spiacevoli. A un cero punto però, mentre attraversava la piazza di fronte alla Cattedrale un paio di voci la fecero balzare e cercò tra la folla chi è che avesse gridato a quel modo.
Tutto successe in pochi attimi ma fortunatamente Alice venne spinta fuori dalla portata di quella statua d’oro che la popolazione di Magnolia stava ergendo proprio in quel luogo e che cadde rovinosamente a terra provocando un fracasso assurdo.
La bionda tremò per qualche secondo seduta a terra e con la statua a pochi centimetri dai piedi < C-Che è successo? >
< Stai bene, ragazzina? >
< Ti sei fatta male? >
< Ci dispiace, abbiamo perso la presa sulle corde! >
Erano tutti attorno a lei, chi per controllare se fosse ferita e chi, invece, per scusarsi per quell’incidente < N-No... Tutto bene, s-sto bene > sussurrò timidamente rimettendosi in piedi e spolverando il vestito < G-Grazie per l’interessamento >
< Vedi di stare più attenta a cosa ti sta intorno > affermò all’improvviso una voce, una voce che apparteneva a un ragazzino che a prima vista doveva avere chiaramente meno della sua età < Altrimenti poi è normale che le cose ti cadano addosso >
Alice arrossì com’era solita fare ogni volta che uno sconosciuto le rivolgeva la parola, incassando la testa nelle spalle e contorcendosi le dita < S-Sì, s-scusami >
Il ragazzo in questione stava per andarsene ma una seconda voce, questa volta più dura e autorevole, fece fermare il battito cardiaco alla folla < Ehi, tu, nanerottolo > Alice era convinta di aver visto i nervi del ragazzo scoppiare < Ti rendi conto che potevi farti male anche tu? Sei stato un incosciente >
In quel momento la bionda aveva davanti a sé una giovane donna dagli occhi verdissimi e le braccia allacciate sull’evidente rigonfiamento della pancia – doveva essere incinta! – in un certo senso metteva quasi paura.
Alice, in qualche modo, si sentiva in dovere di dire qualcosa ora che aveva capito che a trarla in salvo era stato quel ragazzino ma non riusciva a mettere insieme le parole adatte... e tutto quello che uscì fu solo un “ehm” borbottato.
Fu a quel punto che quello che a tutti parve un ragazzino dagli insoliti capelli tanto biondi da sembrare bianchi si voltò incazzato nero < Chiamami di nuovo “nanerottolo” e giuro che ti ammazzo, vecchia befana! >
< Befana a me? Senti, nanerottolo, non costringermi a usare le mani, mi sono spiegata?! E poi come dovrei chiamare un ragazzino dalla sindrome della crocerossina? > gridò infuriata, per poi voltarsi verso Alice con un sorriso gentile < Ovviamente sono più che felice che non ti sia fatta niente, cara > a cui la bionda rispose con un semplice “Non fa niente”.
Intanto che le persone che si erano riunite venivano fatte andare via dalla donna, il ragazzino stringeva i pugni talmente forte che sembrava si stesse artigliando le mani.
< Io non sono un ragazzino! Ho diciotto anni, per la miseria!!! > gridò lui per poi andarsene e lasciarle lì in mezzo alla piazza.
La donna, che aveva dei lunghi e bellissimi capelli rosso fuoco, sospirò tornando a rivolgersi ad Alice < Però ha ragione, sta’ un po’ più attenta... > le sorrise < Da quel che vedo non sei di queste parti, dico bene? >
La bionda scosse la testa < N-No, sono in viaggio > disse intimidita, per poi lasciar cadere l’attenzione alla statua che precedentemente aveva attentato alla sua vita e in preda alla curiosità non si accorse di non stare più balbettando < Non ho potuto fare a meno di notare che Magnolia sia in festa oggi... cosa si celebra? >
L’altra sorrise scoprendo una fila di denti bianchissimi < Beh, innanzitutto la città di Magnolia è stata appena liberata da una gilda oscura > spiegò con entusiasmo < E poi... si sta avvicinando il giorno della grande parata! >
< Quale parata? >
< Perché non andiamo a prendere un caffè così ti racconto i dettagli?, se resti fino a domani puoi vederla dal vivo > esclamò la rossa su di giri, come se si fosse scordata di essere nervosa fino a quel momento.
Alice annuì, era curiosa e poi... doveva farsi dire chi era l’uomo della statua dorata perché in qualche modo le sembrava familiare – forse l’aveva visto su una qualche rivista...!

 

 

 

 

ANGOLINO DI AYAKA:

Avevate capito che quei tre che tramavano nell’ombra erano in realtà Ayaka, Alèk e Marylin passata dalla nostra parte?! – spero di no, altrimenti addio sorpresa...!
Spero anche che sia chiaro il piano usato e che abbia un po’ di senso... certe volte ho dei seri dubbi e mi fisso su cose che magari (vi prego, ditemi di no!) sono inutili.

E alla fine tutto è bene quel che finisce bene... più o meno, ma andiamo con ordine:
- Nagashi se n’è andato con la “nostra” barca portando con sé, magari inconsapevolmente, lo specchio in cui è rinchiusa la misteriosa sorella di Marylin!
- A proposito di Marylin!, la nostra ragazzina ha una bella cotta per Alèk!... ihihih, ho in mente tante belle cose per lui...! – spero solo di non esagerare!
- Ma okay, tornando a noi: alla fine ho inserito meglio Alice Rabbit (OC di Shirona), nella storia, la ragazza di cui scommetto nessuno ricorda niente che è apparsa alla locanda quando Kasai e Alexis stavano incendiandola (la locanda, ovviamente). È lei.
- E così come mi ero ripromesso ecco a voi l’entrata in scena di nuovi OC, non tutti ancora ma un po’ alla volta appariranno: Asuka e il nano di diciotto anni (entrambi OC di Aki_and_Ami)!! Evviva!! ^.^ Sono così felice che anche voi stiate iniziando a conoscerli!

Indovino, indovinello... chi raffigura la statua??? Eheh, se provate a indovinare (e indovinate) cercherò di scrivere qualcosa di divertente o di tremendamente drammatico!

Fatemi sapere se è di vostro gradimento e credo dobbiate aspettare pochi capitoli perché la gilda di Fairy Tail torni a esistere...!

Ciao, un bacio
Ayaka


P.S... non ve lo chiedo perché dopo un po’ penso ci arrivate da soli, ma spero sappiate di che parata si tratti!
 

   
 
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