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Autore: Dolly Haze 2    01/06/2009    2 recensioni
Un omaggio a Cloud, e al suo modo di fare deliziosamente idiota.
Genere: Commedia, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro Personaggio, Cloud Strife
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ho scritto, anzi, sto scrivendo questa fanfiction non per la gioia di inserire un nuovo personaggio, bensì per omaggiare uno dei personaggi ai quali sono più affezionata: Cloud. Questa storia vuole essere un tributo a lui, in qualche modo. Se potesse leggerla, gliela dedicherei. Vi prego solo di non storcere il naso davanti all'avviso 'Nuovo personaggio'; non è quello che pensate, e che probabilmente molti di voi attendono di gridare. Quello che dovevo dire, l'ho detto.


Cloud, Final Fantasy VII e cazzi vari © Square


Buona (eventuale) lettura.



A Tale: Sara


Capitolo I- Chocobo Head





Si chiese cosa stesse facendo. Dove stesse andando, e perché quella ragazzina fosse con lui. Si chiese cos'avrebbe fatto, cosa le avrebbe detto, dove l0avrebbe portata, come avrebbe risolto la situazione.

Naturalmente, non trovò uno straccio di risposta.

Era seduto da un sacco di tempo, su quella roccia. Talmente tanto che aveva perso il conto. E quella lo fissava. Non continuamente, a dir la verità. Ogni tanto voltava la testa, si guardava le unghie, si dava un'occhiata intorno, si attorcigliava i capelli... E, di tanto in tanto, anche lui le lanciava un rapido sguardo. E si ritraeva subito dopo, constatando, con una lontana fitta allo stomaco, che in ogni cosa che lei faceva, la rivedeva. Lei. Avrebbe preferito non ricordarsene. Avrebbe preferito rimanesse un argomento di cui parlare in piena notte, con gli amici ubriachi. Ma, chi di dovere, doveva aver un piano diverso, per lui...


Meno di un'ora prima, era un uomo felice. O meglio, era tranquillo. Felice, in fondo, chi fra loro poteva dire di esserlo stato? Diciamo che viveva la sua vita.

Si aggirava dalle parti di Fort Condor, reduce da una visita a Junon. A quanto pareva, la città stava una meraviglia anche senza Shin-Ra... Comunque fosse, il chocobo con cui era arrivato aveva deciso di prendersi una vacanza, e l'aveva piantato in asso. Così, quando era uscito dalla città, al posto di Boko (Marlene aveva tanto insistito per potergli dare un nome), aveva trovato un groviglio di erba masticata e la diretta conseguenza del pranzo, ammucchiata lì vicino.


Così, suo malgrado, aveva dovuto farsela a piedi (aveva voluto evitare di chiedere un mezzo a Junon, tanto per non dover rispondere alle naturali domande con 'Il mio chocobo se l'è filata').

E lei l'aveva letteralmente travolto, come un fiume in piena. Un fiume notevolmente incazzato...


-Sai come si fa un cappio?-, gli aveva chiesto, come se gli avesse domandato che ore fossero.


Lui, lì per lì, non aveva saputo risponderle, se non altro per la particolarità della richiesta. Poi, al suo secco 'Allora?', constatò che faceva sul serio, e rispose che non lo sapeva fare.

Qui, le gli aveva borbottato qualcosa, e gli aveva voltato le spalle, pronta ad andarsene.

Al che, per qualche motivazione che ancora attualmente gli sfuggiva, l'aveva fermata, chiedendole il motivo di tale interesse.


-Voglio suicidarmi-, gli aveva tranquillamente risposto lei.


Ne sarebbe seguita una discussione su quanto si stesse sbagliando, sul fatto che non avrebbe dovuto farlo, che la vita è un dono prezioso, e tutte quelle cose che le persone normali dicono in circostanze come quella (ammesso che quelle cose accadessero, alle persone normali). Ci sarebbe stato tale dibattito, se solo lui fosse stato una persona vagamente normale. Ma le cose non stavano così: lui non era probabilmente mai stato una persona normale, e lei sembrava decisamente convinta di quello che dichiarava di accingersi a fare. E, con queste premesse, lui se ne sarebbe andato tranquillamente, voltandole le spalle e continuando a vivere la sua vita.


Ma 'non esattamente normale' non significa 'completamente sprovvisto di anima'; in più, lei aveva quell'aspetto. Non aveva programmato che le cose andassero in quel modo...


Così, dopo averla trascinata di peso per buona parte della boscaglia lì intorno, aveva dovuto fermarsi e mollarla, perché le sue urla e i suoi insulti gli avevano riempito le orecchie a sufficienza.


E quindi, ecco lui sulla roccia e lei sul terriccio, lui intento a cercare di ignorare le sue rimostranze, lei troppo impegnata a fargliele presenti per pensare ad altro.


-Come ti chiami?-, fu la cosa più intelligente che riuscì a dirle, dopo lunghi minuti di silenzio.


-E tu?-,ribatté lei, scrutandolo in volto, sempre visibilmente contrariata.


-Cloud-, rispose, senza riuscire a controbattere. Era già abbastanza complicata, la faccenda...


Lei sbuffò, voltandosi rabbiosamente, fissando un punto qualunque in mezzo alle montagne.


-Sara-, disse, infine, come se gli stesse facendo un gran favore a dirglielo.


A dir la verità, sperava che quella fase sarebbe durata più a lungo. In qualche modo, avrebbe preferito che lei facesse la ritrosa, così da dargli modo di insistere, e di perdere così molto più tempo. Invece, gli toccava continuare a pensare...


-Senti-, fece lui, la testa appoggiata sulla mano, come se stesse cercando la soluzione del mistero dell'esistenza, -non so cosa farne, di te-


-Allora perché diavolo mi hai sballottata fin qui?-, sbuffò ancora lei.


Lui non rispose. Non sarebbe riuscito a farlo.


-Fantastico-, commentò, alzandosi, -visto che non c'è un motivo, me ne vado. Tanti auguri-


La guardò, con un sopracciglio alzato. Dove sarebbe finita, se l'avesse lasciata andare? Voleva ammazzarsi sul serio?


-Mi ricordi un'amica-, ammise lui, infine.


Lei sembrò accettare la risposta come motivazione. Almeno per il momento.


-Perché, anche lei voleva suicidarsi?-, domandò Sara, incrociando le braccia al petto.


-No, ma anche lei ogni tanto straparlava-, rispose Cloud, tornando ad ammirare i fili d'erba.


-Ah sì? E su cosa?-


-Sugli alieni-


Lo sguardo di lei si fece scettico.


-Senti, non prendermi in giro. Non sono una bambina-


-A me sembra che tu lo sia, invece-, replicò lui, alzandosi a sua volta, -altrimenti non diresti cose tanto stupide-


Stavolta, fu lei a non rispondere. Chinò la testa, appassionandosi anch'essa ai fili d'erba.


-È che odio la mia vita-, ribatté, facendosi meno aggressiva, -non è perché il mio ragazzo mi ha mollato e cazzate simili-

-Per che cos'è, allora?-


Sara sospirò.


-Mia madre è morta. E mio padre beve. Cioè, ha cominciato a bere da quand'è morta mia madre. È un circolo vizioso, no?-


Lui annuì, per dare l'impressione di comprenderla, ma senza essere banale. In realtà, erano tutte balle: non aveva idea di cosa volesse dire. Ma pensò che fosse meglio tacere e lasciare che lei parlasse, se voleva.


-Non intendo restare e prendermi cura di quel cazzuto alcolista, né di spaccarmi la schiena per mantenerlo, e sentirmi oltretutto i suoi insulti. Quini preferisco appendermi a un albero-


-Non ci sono alberi abbastanza robusti, qui-, osservò Cloud, -il ramo si spezzerà e tu cadrai. Ti farai male e basta-


Sara non ribatté. Fece per aprir bocca, ma la richiuse subito dopo. Non trovò da dire nulla che non fosse tremendamente idiota.


-Si sta facendo buio-, proseguì lui, muovendosi per controllare i dintorni, -e io devo tornare a Midgar a piedi. Dovremo accamparci-


Lei lo guardò di nuovo con sguardo scettico.


-Sei venuto a piedi da Midgar?-


Sperava non gliel'avrebbe chiesto...


-Sono venuto con un chocobo-, rispose, alzando gli occhi al cielo.


-E dov'é, ora?-


-Cosa?-


-Il chocobo-


Trasse un profondo respiro.


-Se n'è andato-, fece, a denti stretti.


-E perché?-


Quella ragazzina cominciava a risultare petulante. Era lì lì per rimpiangere il blaterare di Yuffie e le lagne di Marlene.


-Non lo so, il perché-, disse, iniziando a spazientirsi, -evidentemente, mi trovava antipatico-


Lei lo squadrò, con un'occhiata che aveva molto di sufficienza e di compassione.


-Penso che avesse ragione-, commentò, per poi guardare altrove, -ma è strano: immaginavo che un chocobo trovasse affinità con i tuoi capelli-


Sara, invece, aveva i capelli quasi rossi... eppure, anche in quelli la ricordava.


Cloud sospirò. Di nuovo.


-Allora?-, le chiese, -cosa pensi di fare?-


Lei parve non sentirlo. Apparentemente, preferiva dedicarsi ai capelli spettinati, che a preoccuparsi di quanto le stava dicendo quel perfetto sconosciuto...


-Penso che dormirò con te-, rispose. Almeno, sembrava avere le idee chiare...

-Ma domani mi suiciderò-, aggiunse, degnandolo di un ultima occhiata.


-Come vuoi-, fece lui, cercando il posto più adatto per passare la notte. Individuò una rientranza tra le montagne, probabilmente una cavernucola. Fece cenno a Sara di seguirlo.


-Dove mi farai dormire?-, gli chiese lei, camminandogli di fianco.


-Lì-


Le indicò la caverna, poco distante da loro. Dalla sua espressione, Cloud dedusse che a Sara l'idea non era piaciuta.


-Se vuoi stare comoda, c'è un tizio che abita in una caverna, a Nord di qui-, la informò, -dorme su un mucchio di stracci, su una pietra umida. Potrebbe ospitarti-


-È disgustoso-, gli fece notare lei, per poi scuotere la testa. Forse aveva immaginato di doversi rassegnare, e accettare seriamente di dover dormire in una caverna umida.


-Eccoci-, annunciò Cloud, mettendo la testa nella rientranza. Sembrava a posto. Ed era anche miracolosamente grande per tutti e due. Senza attendere i commenti secchi di Sara, si affrettò a sistemare qualche pezzo di legno, in modo da accendere un fuoco prima che facesse buio del tutto.


-Dove ti aspetti che io mi addormenti?-, domandò lei, a voce bassa e dall'espressione di chi si prepara ad aggredire.


-Non saprei. Scegliti un punto della caverna e sdraiati-, disse lui, mentre mandava mentalmente in posti non molto carini la legna, che non voleva saperne di stare nella posizione designata.


-Ma è scomodo. Devo davvero dormire su pietre e terriccio?-, ribatté, speranzosa.


-O qui o in bocca a un mostro. Vedi tu-, la liquidò lui, malendendo tutto e accendendo i rami con una Fire materia.


Sara sbuffò. Sonoramente. Dopodiché, si lasciò cadere nel cantuccio che le sembrava meno scomodo-bagnato-freddo degli altri.


Dopo qualche minuto di silenzio, tempo durante il quale Cloud aveva sistemato un paio di rami accesi anche sulla soglia della caverna, per tenere lontane le belve, e infine si era finalmente seduto nell'angolo quasi opposto a Sara, la suddetta fanciulla gli fece notare la mancanza di cibarie.


-Non mangiamo?-


-Non c'è nulla da mangiare-, le fece notare Cloud, appoggiando la schiena alla parete rocciosa.


-Ma io ho fame-, ribatté lei, scurendosi in volto.


-Finirai per essere mangiata, se esci ora a cercare del cibo-


-Sempre meglio che morire di fame. E conseguirei il mio scopo-


-Scordatelo-, fece lui, scuotendo la testa, -hai detto che ti saresti suicidata domani, non che avresti cercato di farti uccidere stasera-


Lei tacque. Iniziava ad essere stanca, per discutere, e Cloud non gliel'avrebbe data vinta.


-Bene-, fece lei, secca, -allora buonanotte-


Dal modo in cui lo disse, sembrò più una minaccia che un augurio


-Buonanotte-, rispose lui, cercando di ignorare i borbottii che si lasciava sfuggire Sara di tanto in tanto.

Chiuse gli occhi, facendo il possibile per bloccare il flusso dei suoi pensieri. Ne aveva avuti abbastanza, per quel giorno. Meglio cercare di dormirci su. Ci avrebbe pensato l'indomani, a cosa farne di Sara... e anche al perché le assomigliasse così tanto...


Dopo circa mezz'ora, l'unica cosa che si udiva, era il crepitìo delle fiamme e i versi assordanti degli animali notturni.


-...animali di merda!-


Fu l'ultima cosa che disse Sara prima di addormentarsi.


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Sì, il nome del chocobo, Boko, è un omaggio al Boko di FFV. E a Bartz. Perché il mio neurone è anche il suo neurone.

  
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