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Autore: Danmel_Faust_Machieri    01/02/2017    1 recensioni
Sword Art Online e i Souls Game: questa serie vuole provare a coniugare queste due componenti.
Io e il mio coinquilino abbiamo seguito Sword Art Online affascinati dall'idea su cui è stato costruito: l'essere intrappolati in un gioco. Purtroppo siamo rimasti delusi dalle potenzialità inespresse di questo anime. Essendo anche due Souls Player recentemente ci è venuta un'idea: un mondo simile a quello di SAO con un universo narrativo come un Souls. Ci è sembrato qualcosa di interessante: abbiamo creato i personaggi, studiato le meccaniche di gioco e la lore. Naturalmente ci saranno citazionismi più o meno espliciti e ci auguriamo che possa essere un'idea di vostro gradimento.
Naturalmente ci teniamo alla vostra opinione quindi non fate i timidi e fate sentire la vostra voce :)
Siamo Danmel_Faust_Machieri e Djanni e vi auguriamo buona lettura!
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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N.D.A. Purtroppo in questi giorni ho avuto problemi di salute e non ho potuto rivedere al meglio questo capitolo, mi auguro che possiate perdonarmi. Buona lettura.

Salazar camminava avanti e indietro per la grande stanza circolare ripensando a tutto ciò che gli aveva appena raccontato Camilla mentre Tempesta teneva la testa poggiata al palmo della mano. Erano passati due giorni dalla morte di Linton e Camilla e Riccardo si erano recati la mattina presto alla sede della Gilda del Sangue di Drago per raccontargli l'accaduto. In quei due giorni la gilda Vitriol era stata tartassata dai messaggi di tutti, dagli allarmi riguardo la morte del Generale alle domande riguardo la boss-fight, ma loro avevano deciso di prendere tempo e di non rispondere subito ad alcuno; solo il 26 luglio la gilda decise di andare a parlare con qualcuno, con Salazar e Tempesta, e di raccontare quella maledetta boss-fight. 
"Così, dopo che Linton ci ebbe detto tutto questo, lei chiese a Orpheus di ucciderla e lui, a malincuore, l'ha fatto" concluse Camilla con una voce piatta dietro cui si celava il dolore di cui erano intrise quelle parole.
Salazar continuava a marciare avanti e indietro per la stanza pensando in mezzo alle sue strette al cuore; improvvisamente si fermò, si voltò verso Camilla ed iniziò ad urlare "E voi siete venuti a dire tutte queste cose a noi?! Non vi è passato nemmeno per l'anticamera del cervello che noi potremmo essere alcuni di quei programmatori che hanno appoggiato il progetto di questo gioco?! Non avete pensato che noi potremmo essere i vostri nuovi nemici?!"
Tempesta si avvicinò al mago e gli pose una mano sulla spalla "Salazar…" sussurrò cercando gli occhi di lui.
Il mago tirò un profondo sospiro e, dopo essersi massaggiato le palpebre con le dita, sbuffò "Scusatemi… Non volevo attaccarvi è solo che… Scusatemi e grazie della fiducia che ci date… Ora però dobbiamo stare attenti a condividere queste informazioni con gli altri"
Poi fu Tempesta a prendere la parola e domandò "Poi, dopo la boss-fight, cosa è successo?"
"Mineritt" disse Riccardo rivolgendosi alla compagna seduta accanto a lui "Vuoi che parli io?" domandò lui preoccupato che l'amica non reggesse più le sue parole.
"No, no" rispose Camilla poggiando una mano su un ginocchio del ragazzo poi fissò i suoi occhi in quelli di Tempesta e iniziò a dire "Dopo che chiudemmo i due messaggi, quello riferito alla vittoria sul boss e quello riferito alla perdita di Linton, nessuno di noi ebbe la forza di dire o di fare niente. Orpheus era ancora in piedi e fissava le armi di Linton che giacevano in terra. Io lo stavo guardando e, ad un tratto, lui apre il menu e decide di indossare la maschera che poco prima portava in volto il generale, poi prende in mano la spada che poco prima stava combattenti e la conficca per terra, ordina gli strumenti di Linton a terra e solleva con la magia un qualcosa per aria e subito dopo sviene"
"Orpheus è svenuto?" domandò Salazar stupito.
"Sì" riprese la ragazza "È caduto a terra svenuto e allora noi ci siamo messi in azione per scortarlo in una zona sicura e per farlo riprendere"
"E come sta adesso?" chiese Tempesta preoccupato.
Camilla esitò qualche secondo a rispondere, chinò il capo e spiegò "Dormì tutto quel giorno mentre ieri provammo ad entrare più volte in camera sua… ma la trovammo sempre chiusa a chiave… Ad un certo punto, preoccupati, abbiamo forzato la porta e l'abbiamo visto seduto sul letto, con indosso la maschera da medico della peste, che fissava se stesso in uno grande specchio… Provammo a chiamarlo, a destarlo da quel sonno ad occhi aperti ma nulla… Anche oggi è così, fermo, impassibile… Solo ogni tanto apre il menu e mangia una mela o beve un bicchiere d'acqua… Nulla di più…" e la voce gli si strozzò in gola.
"Ma c'è un altro problema" intervenne Riccardo stringendo la mano della maga, poi si rivolse ai due colonnelli "La maschera che indossa ora Orpheus non è quella che si aspettava di trovare Linton… Lo strumento si chiama "Maschera del Folle" e la sua descrizione è la seguente" il ragazzo aprì il menu e tirò fuori un foglietto con sopra riportata la descrizione dell'oggetto e la lesse ad alta voce:
" "Maschera del Folle"
Indossando questa maschera è possibile vedere le energie degli Antichi. 
Lamel utilizzò questa la Maschera dell'Intuizione per ritrovare il regno in cui era imprigionato il suo maestro ma, qui, venne sorpreso ed ucciso da Cadmo e Amon. Temendo la diffusione della notizia, Cadmo e Amon, insabbiarono l'accaduto e, non avendo la forza per distruggere la Maschera, la maledirono trasformandola così nella Maschera del Folle.
Indossando questa maschera si subisce, fin quando la si ha indosso, un malus in follia"
Ora come ora Orpheus sta continuando a subire un malus in follia… Per di più ha indosso uno strumento chiamato Collana dell'Occhio che riduce la resistenza a questo manus..."
Salazar ripensò alla follia che aveva subito all'interno del Castello di Etnalta, alle cose che visse, alle illusioni che si impadronivano dei suoi occhi e della sua mente e pensò a quello che poteva passare Orpheus "Ma… Non avete fatto nulla per togliergliela?"
"Ci abbiamo provato… Ma essendo uno strumento equipaggiato direttamente a lui non possiamo fare nulla…" spiegò Riccardo serrando in un pugno la mano destra.
Tempesta aveva ascoltato tutto con la massima attenzione e stava elaborando il da farsi "Ascoltate… Ora come ora dobbiamo trovare un modo per mascherare l'uccisione di Linton da parte di Orpheus… Potremmo dire che voi l'avete ritrovata in quel dungeon e che si è unita a voi nella boss-fight decedendo durante questa… Oppure…" ma il ragazzo non riuscì a fare la seconda proposta che qualcuno spalancò con forza la porta. Zarathustra comparve nella stanza e si mise a guardare i quattro interlocutori con fare arrogante "Quindi vorreste nascondere a tutti che Orpheus è diventato un player killer? E che tra l'altro è stato lui ad uccidere Linton? Non credo proprio cari miei!" e scoppiò in una fragorosa risata "Voi volete farvi complici di un reato? Non credo proprio…"
Tempesta lo fissò adirato mentre Salazar si fece avanti "Le cose non sono andate come pensi!" urlò in faccia al barbaro.
"Ah sì?" disse lui "E allora spiegatemi un po'!"
Il mago stava per rispondere ma, un'occhiata di Camilla lo paralizzò. La ragazza iniziò a parlare "A dire il vero… È andata come hai detto tu, Orpheus ha ucciso Linton…"
"Ohohoh… E i colonnelli del generale volevano mascherare la sua morte? Molto, molto male… Facciamo che sarò direttamente io ad occuparmi della faccenda e non dirò che stavate per tradire non solo la vostra gilda ma tutti i giocatori sopravvissuti fino ad ora" disse con voce infida Zarathustra.
Salazar e Tempesta si scambiarono uno sguardo distrutto e annuirono tra loro.
"Molto bene!" esultò il barbaro "Avrete mie notizie domani" e si voltò per uscire dalla stanza ma poi si fermò di colpo "Grazie per la sincerità tesoro" aggiunse alludendo a Camilla e poi chiuse la porta dietro di sé.
Riccardo si alzò di scatto, presse la sedia con le mani e la scaraventò contro la porta appena chiusa accompagnandola con un urlo di rabbia cocente. 

"Ma siete pazzi?!" Esclamò Lorenzo dopo che Camilla gli ebbe spiegato quello che era successo alla sede della gilda del Sangue di Drago "Perché avete sputtanato così Nicolò?!"
"Era l'unico modo" disse la maga col capo chino "Dopo che abbiamo parlato con Salazar abbiamo capito che non possiamo dire al primo che passa quello che è successo… E sicuramente Zarathustra non è più una persona che merita la nostra fiducia"
"Ma non potevate almeno spiegare a quel montato perché Nicolò ha dovuto uccidere Linton?" insistette il monaco.
"Perché gli avremmo dovuto parlare della Maschera e, siccome questa è l'unico oggetto che può portarci agli Arconti, deve essere anche l'oggetto delle ricerche degli informatici che hanno appoggiato il progetto LSO; spargere la voce che quella Maschera è nelle nostre mani è l'equivalente di una dichiarazione di morte" osservò Riccardo visibilmente preoccupato per la situazione in cui si erano cacciati.
"Non hanno tutti i torti" osservo Kubasa alzandosi dalla poltrona "Tra l'altro i sei informatici decrebbero sapere che la maschera era il premio di quella boss-fight se sono stati loro a modificare le stringhe di codice relative…"
"Vuoi dire che potrebbero essere già sulle nostre tracce…" Osservò Alessandro dopo essersi incupito.
"Già…" bisbigliò l'NPC-Giocatore.
"Ma non abbiamo la certezza di questo" irruppe Lorenzo "D'altronde anche loro rischierebbero di esporsi troppo se iniziassero a darci la caccia…"
"È una situazione troppo incasinata…" sbuffò il barbaro stringendosi le tempie con le mani "Dobbiamo trovare un modo per scamparla…"
Erano ormai le 23:57 e i ragazzi continuavano ad elaborare piani per affrontare quei nuovi problemi che avevano iniziato a braccarli. Alessandro più volte si ritrovò a battere i pugni sul tavolo a causa di insorgere ripetute falle nei vari piani; Lorenzo invece tirava fuori libri da ogni libreria alla ricerca di qualcosa che nemmeno lui capiva, alla ricerca forse di un'idea, di un'illuminazione; Camilla taceva, aveva già parlato troppo e le uniche due persone che avrebbero potuta aiutarla in quella situazione erano andate via, una per sempre, mentre l'altra chissà per quanto tempo, entrambe sottratte a lei da una stupida maschera; Riccardo guardava la maga e riusciva a sentire quello che le passava per la testa, comprendeva i suoi pensieri e la sua muta richiesta d'aiuto, ma lui non era né Linton né Nicolò.
Ad un tratto in quell'atmosfera in cui aleggiavano cupe preoccupazioni i componenti della gilda Vitriol ricevettero tutti un messaggio da parte di Zarathustra che, con ogni probabilità, era stato inviato a tutti i componenti della prima linea; il messaggio così recitava: "Sono venuto a sapere solo ieri, Luglio 26, che il nostro amato generale Linton è stato ucciso da un membro della prima linea che si è macchiato col sangue di questo efferato delitto: il traditore Orpheus. Dopo aver a lungo discusso di questo argomento abbiamo deciso che da questo momento, 27 Luglio ore 00:48, è emesso l'ordine di arresto di Orpheus. Essendo un Player Killer che ha deciso di tradirci abbiamo il dovere di vendicare il generale catturando il traditore in questo modo renderemo onore a Linton!"
Dopo aver letto il messaggio Lorenzo ripose un libro e rise amaramente dicendo "Il 24 Luglio è stata deposta la nostra Maria Stuarda e oggi, durante i primi istanti del 27 Luglio, è stato emesso l'ordine di cattura del nostro Robespierre… Che ironia stronza"
Camilla si alzò subito in piedi e, veloce, andò verso la camera di Nicolò e, dopo aver spalancato la porta, lo vide ancora assorto nella contemplazione del grande specchio che aveva davanti, immobile, nella stessa posizione in cui l'aveva visto il giorno prima… Probabilmente aveva bloccato tutti i suoi contatti in modo che nessuno lo potesse disturbare. Lo osservò per qualche secondo ancora… Chissà quali quadri stava disegnando la follia che gli copriva gli occhi…
La maga richiuse la porta e tornò dai suoi compagni dicendo "Possiamo fare solo una cosa ora"

"Allora… Hamlaf!" disse Zarathustra stravaccato sulla sedia "Sentiamo un po'… Sai dov'è Orpheus?"
Lorenzo era l'ultimo componente della gilda Vitriol ad essere interrogato da Zarathustra per ottenere informazioni riguardo il bardo. La stanza degli interrogatori si trovava nelle carceri del primo piano, in essa c'era soltanto un tavolo marrone, due sedie scassate e una finestra con le inferriate.
"Allora?" tornò a chiedere il barbaro vedendo che il monaco esitava a rispondere.
"Non ne ho idea" rispose con tono di sufficienza.
"Eppure lui è il leader della vostra gilda… Perché non hai idea di dove sia?" incalzò Zarathustra.
"Beh… È molto semplice… Dopo aver ucciso Linton, Orpheus è venuto alla sede della nostra gilda senza dire niente a nessuno riguardo l'assassinio; poi, quando abbiamo scoperto l'accaduto, lui è fuggito"
"In che senso fuggito?"
"Hai presente quando uno senza dire niente decide di sparire? Quello vuol dire scappare" disse con tono sferzante Lorenzo.
"E quando sarebbe fuggito?" continuò a domandare Zarathustra scocciato dal continuo canzonare di Hamlaf.
"La notte stessa in cui tu hai inviato il messaggio sul gruppo della prima linea… Forse sua signoria il sommo inquisitore si era dimenticato che anche il ricercato è in quel gruppo" ridacchiò il monaco.
Zarathustra voltò il volto sdegnato e allo stesso tempo vergognandosi per quell'errore così dozzinale poi, dopo aver ritrovato la pace in sé stesso, tornò a dire sorridente "Capisco… Ma, confrontando quello che hai detto te con l'interrogatorio di Symon emergono delle discordanze"
"Ah sì?" domandò Lorenzo fingendosi stupito.
"Eh già…"
"E potrei sapere queste discordanze cosa riguardano?" domandò il monaco.
"Beh… Ad esempio…" il barbaro iniziò a sfogliare un plico di fogli avanti e indietro "Per esempio le cose discordano intorno al quando Orpheus è fuggito… Ma comunque sono io a fare le domande…"
"Ah certo! Prego prego! Mi domandi pure tutto ciò che vuole sapere…" rispose Lorenzo dopo aver capito d'aver tanato il barbaro. I due continuarono a scambiarsi battute serrate e, ad ogni domanda di Zarathustra, sebbene precisissima, corrispondeva un'altrettanto precisa risposta di Lorenzo. Sembrava una partita a scacchi dove il barbaro credeva di aver la partita in mano obbligando il monaco a fare le mosse che voleva lui senza capire che stava cadendo in una trappola nascosta.
"Bah… Per il momento può andare bene così… Sei libero d'andare ma tu e i tuoi compagni dovrete rimanere a disposizione" disse Zarathustra sfiancato e accompagnando le sue parole col gesto "sciò, sciò" della mano destra.
Il monaco fece un breve inchino e si congedò chiamando il barbaro "Sommo inquisitore".
Utilizzando un Cranio del Ritorno Lorenzo si ritrovò all'interno della grande biblioteca/mausoleo. Gli altri componenti della gilda Vitriol, insieme a Kubasa, lo stavano aspettando.
"Allora?" iniziò subito a chiedere Camilla "Com'è andata?"
"Ha cercato di intortare anche me dicendo che Riccardo aveva detto delle cose diverse rispetto alla mia versione dei fatti" rispose il ragazzo abbandonandosi su una poltrona.
"Grazie a Dio abbiamo studiato la storiella nei minimi dettagli" sospirò Alessandro mentre puliva la sua ascia.
"E abbiamo anche capito che lo stronzone ci avrebbe teso delle piccole trappole" rise Riccardo "Ora non saprà nemmeno come muoversi"
"Già ma non dobbiamo abbassare la guardia" osservò Camilla "Dobbiamo rimanere più presenti alla sede della gilda e venire qui ogni tanto facendo attenzione che nessuno ci segua… Verremo qui a giorni alterni, per vedere come sta Nicolò sul quale veglierà il nostro caro Kubasa"
Michele in quel momento rispose con un gentile cenno del capo.
"Non dobbiamo far capire in alcun modo a Zarathustra che Nicolò si trova qui… Quindi occhi aperti d'ora in poi" disse la ragazza e allora i tre ragazzi utilizzarono dei Crani del Ritorno e riapparirono nella sede della gilda mentre Camilla rimase a parlare con Kubasa.
"Non ti devi preoccupare" disse l'NPC/giocatore sorridente "Ci penserò io a lui"
"So di potermi fidare di te" sorrise lei mentre apriva la porta della camera del bardo e lo contemplava, sempre immobile davanti al grande specchio.

Nicolò fissava i buchi neri della maschera attraverso i quali intravedeva i suoi occhi verdi che erano diventati sempre più scuri, come se un morbo oscuro avesse iniziato a contaminarli. Lo sguardo poi ricadde verso il basso e interruppe il suo corso soffermandosi alle mani, poggiate sulle ginocchia, poi si focalizzò sull'Artiglio di Mneninn, sui pennini e sull'inchiostro che fremeva al loro interno; poi spostò leggermente gli occhi, vide il materasso che si deformava sotto il suo peso formando delle colline gialle, gialle come le sue coperte ma gialle anche come le colline avvolte dal grano che ondeggia al vento, come il grano che incorniciava le giornate estive trascorse al casolare dei suoi nonni. Allora si ritrovò lì, in mezzo al grano, vestito con un paio di pantaloncini grigi e una maglietta bianca dell'hard rock cafè di Firenze; sentiva il vento della campagna placare con la sua carezza l'incessante battere del sole; il suo olfatto era stuzzicato dai profumi della toscana, dai profumi di un mondo che aveva salutato per troppo tempo. All'improvviso iniziò a sentire un canto, una voce che distrattamente intonava parole che, lentamente, riuscì a riconoscere: 
" Il problema non è che tu ci sia o non ci sia, il problema è la mia vita, quando non sarà più la mia, confusa in un abbraccio senza fine…" 
Gli sembrava di riconoscere quella voce. Iniziò a vagare con gli occhi fin quando non vide un alto albero verde; scrutò tra le sue fronde e vide una sagoma di ragazza. Corse a più non posso, corse perché sapeva chi avrebbe trovato tra quelle fronde, corse perché riconobbe quella voce. Quando giunse sotto quelle fronde si unì a quel canto col un sorriso antico stampato in volto "Lasciami questo sogno disperato d'esser uomo! Lasciami quest'orgoglio smisurato d'esser solo un uomo!" il canto da quelle battute in poi si fece unico "Ti aspetto qui, Signore, quando ti va, alla stazione di Zima". Poi le due voci tacquero mentre un muoversi tra i rami dell'albero si avvicinava sempre di più a Nicolò. Il ragazzo guardò verso l'alto e dalle foglie sbucò una ragazza che, saltando giù dall'albero, lo abbracciò ribaltandolo a terra. Steso a terra Nicolò aprì gli occhi e li specchiò negli occhi verdi di lei, in quel verde che molto prima era stato sottratto al mondo; i suoi occhi si riempirono di lacrime mentre sulle labbra il suo vero sorriso tornò a farsi vedere. Tra i singhiozzi il ragazzo riuscì solo a dire "Ciao… Teresa".
Lei lo guardò sorridente mentre i suoi capelli rossi gli accarezzavano il volto e si bagnavano delle sue lacrime "Ciao Nicolò" rispose lei dolcemente. Teresa allora abbassò il volto avvicinandolo a quello di lui, si baciarono come sanno baciarsi solo i  veri innamorati; si baciarono e intorno a loro calava già la notte, cambiavano le stagioni, si alternavano gli imperi, sorgevano e tramontavano epoche; si baciarono finché una farfalla non ebbe sbattuto le ali, finché non sentirono che il battito dei loro cuori si era fatto uno.
Quando Nicolò riaprì gli occhi si ritrovò sul lungarno mano nella mano con Teresa. Lui indossava un paio di jeans corti e una camicia blu scura lei invece una gonna verde che le arrivava fino alle ginocchia, un paio di sandali e un maglietta senza maniche dello stesso colore della gonna. Nicolò si guardò intorno come se non avesse mai distaccato gli occhi dalla meraviglia di Firenze; fermò i suoi occhi qualche secondo sui giochi di luce che creavano le illuminazioni di Ponte Vecchio nel loro mescolarsi con le onde dell'Arno.
"Grazie, per essere venuta qui" sorrise il ragazzo guardando l'amata.
"Perché mi ringrazi?" rispose lei "Sto passeggiando per Firenze col te, sono io che dovrei ringraziarti" e sorrise a sua volta.
Teresa era fatta così, spiazzava sempre Nicolò lasciandolo senza parole e facendogli tornare  in mente sempre le parole di Vecchioni "Cos'avrò fatto mai di tanto strano, perché tu capitassi proprio a me? O sono di un gran bello io (Cosa che il ragazzo non credeva), o si era un po' distratto Dio quel giorno… (Ipotesi più plausibile fra tutte)".
Nicolò teneva stretta la mano destra di Teresa con la sinistra ma, mentre passeggiavano, lo sguardo andò a posarsi sulla sua mano destra dove vide equipaggiato l'Artiglio di Mneninn; gli occhi gli si riempirono di nuove lacrime e si voltò a guardare lei singhiozzando "Scusami…"
"Nico…" disse lei prendendogli la mano destra ora nuda.
"Scusami io sono scappato da te… ti ho lasciata sola qua fuori…" continuò a dire lui tra le lacrime.
"Nicolò" sorrise lei mentre asciugava le lacrime di lui con le sue dita "Non sei scappata da me, lo so; devi smettere di pensare sempre male di te stesso. Sei entrato in quel gioco mortale perché volevi salvare i tuoi amici, perché sapevi che loro avevano bisogno di te. Hai fatto la cosa giusta, smettila di ripeterti che non è così"
Nico si perse nuovamente nel sorriso di lei ed ogni suo dubbio svanì insieme al suo pianto. Il ragazzo tirò su col naso e aggiunse "Certo che non è cambiato proprio nulla eh?"
"Non eri te quello che diceva che l'uomo non cambia mai?" chiese ironica lei ridendo.
"È vero" ridacchiò lui abbracciando l'amata e baciandola in un turbinio di stelle "Ti fermi a dormire da me 'sta notte?" domandò lui non appena le labbra dei due si separarono.
"Certo che sì!" rispose lei posando nuovamente le sue labbra a quelle di lui. 
Dopo qualche istante i due si ritrovarono abbracciati sotto le coperte della camera di Nicolò, si ritrovarono nei loro sorrisi e nei loro respiri.
La notte trascorse e la mattina arrivò, splendida nei suoi colori. Nicolò ancora teneva gli occhi chiusi mentre Teresa si alzava dal letto e ri-indossava la sua maglia verde "Nico… Ti vuoi svegliare?" iniziò a dire e il fidanzato si rigirò nel letto brontolando. Lei prese un cuscino e iniziò a menarlo "Dai! Tra un po' inizia la messa a Santa Croce! Non vorrai mica perdertela!"
Nicolò cercò di difendersi con le braccia dalle ripetute cuscinate di lei finché non sentì il sapore delle sue labbra allora aprì gli occhi e si ritrovò a fissare la pallida Maschera del Folle; rivide dietro a sé la camera che aveva preso nella biblioteca-mausoleo, rivide i suoi abiti che aveva indossato durante le ultime boss-fight… Poi vide qualcosa gocciolare dalla maschera e riconobbe, in quelle gocce trasparenti, le sue lacrime.
   
 
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