Fanfic su artisti musicali > One Direction
Ricorda la storia  |      
Autore: edwill    01/02/2017    4 recensioni
Louis non aveva mai capito come ci riuscisse.
Non aveva mai capito come facesse Harry a sgusciare via dalle sue braccia,
a spostare il suo peso e lasciarlo solo tra le lenzuola fredde, senza che lui
se ne accorgesse.
E quella sera Louis l'aveva aspettato a lungo.
Genere: Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Sei sempre stato grande.
E sarai sempre il mio piccolo.

Il mio piccolo grande uomo.
Capace di incantare e ispirare.
Nato per splendere in questo mondo,
nato per far risplendere il mondo.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Louis non aveva mai capito come ci riuscisse.

Non aveva mai capito come facesse Harry a sgusciare via dalle sue braccia,
a spostare il suo peso e lasciarlo solo tra le lenzuola fredde, senza che
lui se ne accorgesse.

E quella sera Louis l'aveva aspettato a lungo.

Aveva cenato con un hamburger, giocato alla play, provato a insegnare a Clifford a mettersi giù,
a terra -ma quel cane cocciuto si sedeva, seguiva il biscotto e lo trangugiava senza afferrare il
concetto e quando entrambi avevano iniziato a sonnecchiare sul tappeto del salotto, aveva persino
provato a fare un tuffo in piscina, sperando di darsi una svegliata, ma aveva finito per addormentarsi
quasi seduto, lasciandosi andare con i piedi a penzoloni lungo il bordo del materasso, poco dopo essere
riuscito a infilarsi i boxer.

Non si era neanche accorto di essere stato trascinato sul cuscino e si era svegliato al
buio con Harry accanto, l'ultimo gesto pigro che si era concesso era stato prenderlo tra
le braccia e addormentarsi con la testa in una fessura tra la sua schiena e il cuscino.

E Louis non aveva mai capito come ci riuscisse.

A sentire il freddo della mancanza dopo che Harry era sgusciato via.
A un certo punto della notte, si svegliava senza motivo e senza aver
bisogno di aprire gli occhi, sapeva che Harry non era accanto a lui.

A volte era in cucina a bere, altre era già in doccia, a volte semplicemente
si sedeva fuori e fissava e luci della città dalle colline di Hollywood.

Louis aveva comprato quella casa a LA per loro,
prima ancora che loro tornassero a essere loro.

L'aveva riempita di molti tipi di amore, perché era sempre stato uno che aveva bisogno di dare continuità all'amore, perché a volte sentiva di non meritarlo, e allora doveva riempirne la sua vita, per sentirne
l'eco quando la casa si svuotava.

Lui non l'avrebbe mai pensata una cosa così,
era più una cosa alla Harry Styles in effetti.

Riempire la casa di persone che amava.
E infatti era stata un'idea di Harry.


Ed era strano per Louis che aveva sempre pensato che l'unico posto che
avrebbe mai avuto voglia di chiamare casa, era il posto in cui c'era Harry,
eppure quando lui era andato via, aveva capito davvero cosa volesse dire.

Aveva messo insieme tutto l'amore che aveva intorno per impregnare le pareti della casa che
aveva comprato per loro, per quando lui sarebbe tornato, perché Harry poi, tornava sempre.

Perché trovasse la casa calda, piena d’amore.

Una casa ad Hollywood, benedetta dalle luci della sua Los Angeles.

Quella notte però, Harry non era uscito, era rimasto in camera e si gustava le
luci appoggiato allo stipite della finestra con un bicchiere di latte in una mano.

Louis era scivolato giù dal letto senza preoccuparsi dei piedi scalzi e pesanti sul parquet, senza
segretezza, e Harry non si era girato, l'aveva aspettato fermo, seguiva ogni suo movimento come
le dita di un bambino che tengono il segno leggendo.

Così quando le mani sottili di Louis l'avevano avvolto da dietro, Harry aveva capito che il brivido
che aveva sentito non era sorpresa o freddo ma la dinamo che la sua pelle faceva con quella di Louis.

Da sempre.

Come le sue labbra che gli parlavano baciando qualsiasi lembo di pelle gli capitasse a tiro.

Quella volta era una scapola.

'Come è andato l'ascolto del nuovo pezzo?'

Harry fece un lungo sorso e posò la mano libera su quella di Louis.

'Strano.'

'In che senso, non ti è piaciuto, non era come lo volevi, hai dubbi su come hai registrato,
non c'è una data di lancio amore, puoi anche rifare tutto daccapo se così non ti piace.'

Harry non avrebbe mai smesso di sorprendersi per la quantità di parole che la bocca di
Louis riuscisse a tirar fuori tutta insieme, nella sua testa diventavano un trip assurdo,
aveva sempre trovato irritanti le persone con quel tipo di parlantina ma, ironia della
sorte, quando si trattava della voce di Louis trovava sempre tutto incredibilmente
affascinante.

Molte cose che trovava estremamente irritanti, quando riguardavano Louis,
diventavano improvvisamente affascinanti.

Il suono acuto della sua voce, quel suo ossessivo leccarsi le labbra, la capacità di scegliere sistematicamente la cosa meno salutare di un menù e l’inquietante mania di uscire scalzo per strada.

Persino quegli assurdi calzini arrotolati sopra i pantaloni.

Persino quelli avevano finito per sembrargli teneri.

E sì, quel suo forsennato modo di parlare, come se le parole
si rincorressero come balle di fieno in un campo in discesa.

E a volte doveva riavvolgere il nastro e ci pensava un
po', altre semplicemente gli parlava sopra, ripetendo
più volte la stessa frase breve, con cui voleva attirare
la sua attenzione.

Ma quella volta bastò dirla una volta sola.

'Mancavi tu.'

La frase che fermava la corsa delle balle di fieno.

Harry era molto bravo a trovare quella frase.

'Ti ho chiesto se volevi che venissi, mi hai risposto che volevi farmi ascoltare il pezzo finito.'

'Infatti è così, non volevo che venissi, è nel pezzo che mi sei mancato.
E' la mia voce senza la tua che è strana, mi sembra sempre che manchi
qualcosa, come se avesse molti colori in meno, un retrogusto diverso.'


Louis rise, ma solo un po’.

'Noi cantiamo in quattro Harry,
perch
é è solo la mia voce che ti
manca?'

'Perché è la tua voce che cerco
quando riascolto i vecchi album.

Perché è la tua che finisce la mia.
Solo la tua voce riempie la mia.’


'Devi solo farci l'abitudine.'

Harry accennò a girarsi, solo un movimento impercettibile,
quasi volesse accertarsi che Louis l’avesse detto davvero.

Poi ciondolò la testa insofferente.

'Sì, lo dicevo anche quando ero da solo e ti cercavo nel letto.'

Louis a quel punto non riuscì a trattenere uno sbuffo di risata.

La semplicità e la dolcezza con cui Harry dichiarava
di amarlo riusciva ancora a sorprenderlo, imbarazzarlo,
persino eccitarlo.

Era parecchio più alto di lui, le sue spalle erano larghe,
e Louis venerava gli spigoli delle sue mascelle, eppure.

Eppure Harry lo guardava ancora con la stessa dolcezza dei suoi sedici anni.

Eppure.

Tra quei sedici anni e quel momento erano trascorsi
mille errori, follie che il mondo vede in molte più vite.
Eppure erano ancora lì, nonostante gli errori e la follia.

E allora lo strinse, forte, si strinse ai suoi fianchi.

Non credo che sarei mai capace di abituarmi alla tua assenza.

Un letto in cui non ci sei per me, è solo un letto in cui non sei ancora.
La mia vita senza di te, è solo l’attesa di te, un uomo rotto che ha bisogno
del pezzo mancante per essere aggiustato, non ci si può abituare ad essere
ciò che non si è.’

‘Pensavo di essere io il coglione romantico e ottimista,
e invece vedo che l’allievo ha superato il maestro.’

E io pensavo di essere cinico e invece vedo che non sono l’unico allievo ad aver superato il maestro.’

‘Non è cinismo Louis.

I cinici lasciano che la vita gli scivoli addosso, ogni cosa, bene e male, finiscono per accettarlo e basta,
io il male e il bene me li sono tatuati addosso e di tutto quello che ci è capitato rifarei tutto daccapo,
perché quello che mi leggo addosso, è quello che mi è rimasto, l’amore nonostante la vita, non il contrario.’


Non c'era molto che Louis potesse dire.
Nulla sarebbe stato all'altezza di quella
conversazione ma gli piacevano le sfide.

Erano i momenti in cui Louis doveva placare tutto ciò che Harry gli scatenava dentro, e non era facile,
non importava quanto talento avesse con le parole, Harry zittiva la sua voce e riempiva i suoi silenzi di ispirazione nuova.

Era un fiume in piena di sentimenti Harry e a volte Louis faceva fatica a tenerli tutti.
Piccolo e smarrito, a volte aveva bisogno anche lui di una frase per riassumere tutto.

Un punto che contenesse l’inondazione.

E anche Louis era bravo poi a trovare quella frase.

La tirava fuori dal cilindro e la buttava lì, come una sassata dalla tre quarti, una di quelle che entrano in porta e tutti in campo si stanno chiedendo non come abbia fatto a segnare, ma anche solo a pensare a una cosa così.

'Sposami'

Harry rimase zitto, ancora concentrato sulle dita di Louis che non avevano mai smesso di giocare con
i suoi polpastrelli, coscientemente incurante di quell'altra mano che continuava ad accarezzargli il
fianco, della fronte appoggiata tra le sue scapole e il respiro denso che gli solleticava la schiena.

Solo dopo un ragionevole lasso di tempo, in bilico tra ironia e rassegnazione,
tirò fuori le poche parole che il sorriso sghembo non riuscirono a trattenere.

'Vuoi sempre avere l'ultima parola tu.'

'Perché dici così?'

'Perché siamo già sposati.
E perché l'altra volta
l'ho chiesto io a te.'

'Ah sì?'

'Ah,
sì.'

'Volevo controllare che non avessi cambiato idea.'

'No.'

'No non ti voglio sposare o no, non ho cambiato idea?'

'Lo sai.'

'No, non lo so.'

'No, non ho cambiato idea.'
Non è che a Harry e Louis
servissero poi troppe parole.

A volte parlavano per sentirsi normali.

Si erano incontrati innamorati, amati, giurati per sempre in due parole che non erano neanche vere parole,
a un’età in cui si sa poco più di niente, in un mondo e un sotto mondo che hanno come scopo separare vite.

Lo lasciavano scorrere il mondo, lo prendevano in giro, lo perculavano alla grandissima come si divertiva a dire Louis, Harry si divertiva un po’ meno a volte ma quello era sempre Louis e tutto diventava affascinante quando si trattava di lui.

Ehi Haz.’

‘Dimmi.’

‘Ti va un bagno in piscina
e facciamo l’amore mentre aspettando l’alba?
Si guardarono come se fosse assurdo che ci fosse un punto interrogativo
alla fine della frase, perché la loro era una storia che punti interrogativi
non ne aveva mai avuti.

E a Harry piaceva tanto quando Louis diceva facciamo l’amore perché quel piccolo bastardo non parlava mai così, lo faceva solo per lui, per eccitarlo, perché era così che a lui piaceva e gli piaceva che Louis fosse così dolce per lui.

Non con lui.

Per
lui.

E fecero davvero l’amore aspettando l’alba,
sentirono davvero la notte sbriciolarsi
insieme al piacere dei loro corpi.

L’aurora e l’orgasmo.

E non finisce l’amore quando si finisce di fare l’amore.

Si ricomincia daccapo, come la notte, come il giorno.

Si ricomincia a vivere ad amare si ricomincia daccapo.

La voce bagnata di Louis nell’orecchio di Harry

Buon compleanno amore mio.’









 




 


 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

   
 
Leggi le 4 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > One Direction / Vai alla pagina dell'autore: edwill