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Autore: Querdenker    01/02/2017    5 recensioni
{ TobiramaxOC | accenni HashiMito }
Estratto dal testo:
"Eri circondata da shinobi e kunoichi dai capelli rossi così esuberanti che ti avrebbero potuto schiacciare.
«I membri del clan Uzumaki, – mi sussurrò quella volta Hashirama – sono famosi per la loro vitalità e lo straordinario chakra. Anche loro discendono dall’Eremita delle Sei Vie.»"
Genere: Fluff, Malinconico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo Personaggio, Tobi, Tobirama Senju
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Prima dell'inizio
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Premessa: per creare questa fan fiction mi sono ispirata a questa fan art che vedete qui sotto. 
Lo stesso nome della protaginista NON è del tutto farina del mio sacco.
Questa ragazza veniva chiamata in diversi modi, ma io ho scelto il nome di Himeko tra i tanti.
Ringrazio inoltre Ino Yamanaka per avermi dato l'idea dei fiori, lol.



 
L’amore è un bellissimo fiore
 
 


Quando la delegazione di Uzu venne per far conoscere Mito a mio fratello non avevo minimamente idea di quello a cui sarei andato incontro.
Eri bassa, tremendamente bassa, i tuoi capelli rossi lunghissimi e i tuoi grandi occhi indagavano silenziosamente ovunque.
Ti giravi tra le mani un fiore di limone, preso chissà dove. Facesti una faccia stupita quando vedesti l’imponente scultura del volto di mio fratello. L’hai sempre fatta quell’espressione, anche quando hanno scolpito il mio di viso, dopo anni.
Eri circondata da shinobi e kunoichi dai capelli rossi così esuberanti che ti avrebbero potuto schiacciare.
«I membri del clan Uzumaki, – mi sussurrò quella volta Hashirama – sono famosi per la loro vitalità e lo straordinario chakra. Anche loro discendono dall’Eremita delle Sei Vie.»
Il che apparentemente spiegava il perché ero circondato da marmocchi chiassosi, ragazze con una forza sovrumana (per quanto possibile in un mondo di ninja) e uomini con una luce negli occhi che significava solo una cosa: pazzia.
Anche tu quella pazzia ce l’avevi, solo che non la davi a vedere. E avevi anche una grande forza, Himeko.
 
***
 
Il giorno in cui Hashirama e Mito si sposarono, i tuoi parenti casinisti si misero a ballare strane danze acrobatiche nella grande distesa all’aperto dove stavamo festeggiando, gettando nel panico Konoha.
I tavoli erano imbanditi di ogni sorta di cibo proveniente da Uzu in segno di alleanza, e pieni di vasi contenenti papaveri.
Tu te ne stavi in un angolino, a battere le mani a ritmo di musica tutta sorridente, fin quando non venisti convinta da alcuni tuoi compagni a danzare con loro. Ce ne volle un po’ prima di convincerti, ma quando acconsentisti tutti si allontanarono per farti spazio.
Quella volta pensai che dovevi essere davvero un portento, se eri in grado di portare ordine tra gli Uzumaki.
Ti muovevi leggiadra, con capriole, spaccate, salti perfetti, degni di un ninja d’élite; i tuoi capelli raccolti in una treccia che si disfaceva a causa dei movimenti, ma eri sensazionale.
Giuro, per la volta in vita mia non avevo nulla da criticare.
Mio fratello mi osservava indagatore, cosciente del fatto che qualcosa aveva finalmente scosso il suo burbero fratello.
Ricordo che sussurrò qualcosa a Mito e lei si mise a ridere, mentre scuoteva la testa in segno di diniego. Povera donna, costretta a sopportare quel matto per tutta la vita insieme a me!
 
***
 
«Allora, hai parlato con quella ragazza di Uzu?» mi chiese il giorno dopo l’Hokage con un’aria beffarda, la ricordo ancora.
«Non sono affari che ti riguardano, Hashirama»
«Si chiama Himeko, ha solo un anno in meno di te ed è la cugina di Mito di decimo grado, o qualcosa del genere, neanche lei se lo ricorda» continuò imperterrito lui.
«Cosa me ne dovrei fare di tutte queste informazioni, mica siamo in missione!» sbottai esasperato.
Mio fratello rise: «Sei davvero sicuro che conquistare una donna non sia una missione?»
Se ne andò con un’espressione sorniona in volto lasciandomi a bocca aperta, come aveva sempre fatto d’altronde.
 
***
 
Passeggiavo tranquillamente per Konoha quando ti notai nei pressi della foresta Nara, intenta ad arrampicarti in un albero di pesco solo per prendere dei fiori. Non potei fare a meno di raggiungerti.
«Vi ho visto, al matrimonio di mio fratello. Siete bravissima a ballare»
Io e le frasi ad effetto non eravamo mai stati una grande accoppiata, e anche quella volta non venni smentito. Tu ridesti: «Mi domandavo quando sarebbe venuto a rivolgermi la parola, Tobirama-sama. Le mie compagne non fanno altro che ripetermi che siete rimasto estasiato dalla mia esibizione»
Schietta.
Scendesti dall’albero con un balzo e riuscii a osservarti da vicino per la prima volta. Decisamente bassa, con dei grandi occhi grigi che trasmettevano una gentilezza – ma anche altro, lo capii dopo – fuori dal comune.
«So che siete uno shinobi con grandi abilità. Potreste dunque mostrarmi la vostra Arte dell’Acqua?» chiedesti con voce fine ma decisa.
Innocentemente sfacciata.
Nessuno prima di allora aveva messo in dubbio le mie abilità e non potevo certo darti la soddisfazione di potermi deridere un giorno. Ergo, con tutta l’arroganza di cui ero capace ti mostrai un Muro Acquatico comparso dal nulla.
Tu applaudisti con fare meravigliosamente sincero e io mi sentii particolarmente soddisfatto: «Ad Uzu davvero pochi possono utilizzare l’Arte dell’Acqua Tobirama-sama, - dicesti - non l’avevo mai visto fare!»
Sviai il discorso: «E voi quale Arte sapete usare?»
Tu facesti spallucce: «Vento e Fulmine. Il primo è caratteristico del mio clan»
«Quindi voi vi indentificate nel Fulmine signorina Uzumaki?» ti chiesi inopportunamente
Annuisti: «Breve ma intenso. E comunque, il mio nome è Himeko.»
Decisa.
 
***
 
«Sono la più piccola, ho due fratelli più grandi. E tu Tobirama-kun, hai solo Hashirama-sama come fratello?»
Annuii in maniera rude, non volevo raccontarti di Itama e Kawarama, Himeko-chan.
Forse perché tu, con quei giacinti tra i capelli, eri così allegra che non mi andava proprio di parlarne con te e farti intristire per compassione.
Ma avevi già capito come leggermi dentro.
«Se non ne vuoi parlare va bene, Tobirama, io non mi offendo»
Ti fissai e ripetei, più a me stesso che a te: «I ninja non devono provare emozioni, poiché esse li ostacolano»
Scuotesti la testa: «È una regola assurda e senza senso! Le emozioni ci rendono ciò che siamo. Prima di essere kunoichi e shinobi siamo esseri umani, è una cosa che troppo spesso si dimentica.»
Per la prima volta sentisti la mia risata e lessi sul tuo viso la paura di essere apparsa ridicola. Ti ricomponesti subito: «Che c’è da ridere? È vero!»
Mi tranquillizzai e scossi la testa, con fare rassegnato. Per vendetta tu mi tirasti inaspettatamente un pugno, ma non troppo forte. Ridesti tanto quel giorno, e non mi andò proprio di rovinarti la giornata sul più bello.
 
***
 
«Sai Tobirama – ormai avevi definitivamente smesso di usare l’onorifico con me – mi sento fortunata ad averti conosciuto, anche se sei un po’ burbero.»
Eravamo seduti in prato non lontano dall’Accademia appena fondata, tu che sorridevi contro il vento che ti scompigliava i capelli, per una volta lasciati sciolti.
Rimasi sconcertato quando dicesti quella frase, mai nessuno aveva osato tanto. Tu invece avevi proferito tutto con naturalezza, neanche pensando alle conseguenze, o un mio possibile rifiuto.
All’improvviso notasti qualcosa lontano qualche metro, delle azalee. Corresti subito a coglierne qualcuna.
«Anche io Himeko, anche io» sussurrai impercettibilmente.
 
***
 
Eravamo in missione per conto dell’Hokage, quando fummo avvistati da tre nukenin della Terra.
Fu quella la prima volta in cui pensai che sarei morto.
E invece, anziché prendere me – fratello del leader di Konoha – m’imprigionarono con un Sigillo ed afferrarono te, così minuta che ti avrebbero potuto spezzare con una sola mossa. Non avevo idea di quanto mi sbagliavo.
«Tobirama – sussurravi tranquillamente – Tobirama, trova il modo di scappare»
«Non se ne parla, Himeko! Non ti abbandono qui»
Ricordo che tenevano stretti i tuoi lunghi capelli rossi, ormai raccolti in un groviglio che un tempo era una treccia fatta con cura.
«Tobirama, scappa» ripetesti, stavolta con più forza, mentre i tre luridi schifosi ti deridevano.
Non osavo neanche immaginare cosa ti avrebbero potuto fare quei tre, al tuo meraviglioso e minuto corpo, il mio cervello si rifiutava di formare un pensiero coerente.
E poi accadde che con un kunai che avevi abilmente nascosto ti tagliasti i capelli per sfuggire al nemico.
I tuoi bellissimi capelli.
Guerriera.
Ti vedevo, tra le achillee, combattere come una furia, rivestita di rabbia, passione e forza. I tuoi pugni che sapevano di giustizia e per la prima volta, mi resi conto di essermi a poco a poco innamorato di te.
Riuscisti a sciogliere il Sigillo in maniera magistrale, dopo aver messo in fuga i tre nukenin.
«Siamo specializzati in questo genere di Tecniche» dicesti con una vocina flebile.
Ero ancora scioccato, e non realizzai bene cosa feci dopo.
Suppongo che mi fiondai su di te, perché mi ritrovai a baciare le tue labbra carnose.
Tu ti irrigidisti a quel contatto, e per un orribile istante pensai di aver sbagliato ad essere, per una volta, così avventato. Poi ti rilassasti, iniziando a prendere possesso di ciò che ti spettava.
Quando ti staccasti io ero ancora troppo intontito per capire che dicesti qualcosa come “era ora”.
 
***
 
La prima volta che facemmo l’amore fu sul mio letto sfatto, con il tuo profumo di rose tra i capelli ormai non più tanto lunghi.
Ero terrorizzato al pensiero di farti del male mentre assaggiavo quel tuo corpo meraviglioso e lo baciavo.
Tu gemetti quando iniziai ad assaporare la tua pelle alla base del collo. Voracemente, invertisti le posizioni e iniziasti a baciare ogni lembo nel mio corpo. Anche adesso, dopo anni, non posso fare a meno di stupirmi di quell’inaspettata reazione.
«Tobirama, non mi rompo mica, deciditi.»
Non potei fare a meno di ridere per il tuo modo di supplicarmi. Per un secondo riuscisti a smorzare la tensione.
Ero terrorizzato all’idea di essere l’artefice della tua sofferenza.
Alla fine riuscii a convincermi fissando i tuoi grandi occhi grigi che bramavano quel contatto e con una spinta entrai in te.
Seppi che all’inizio provasti dolore perché conficcasti le tue unghie sulla mia spalla destra e mi mordesti la base del collo. A poco a poco però ti rilassasti e potei soffocare i tuoi meravigliosi sospiri di piacere con dei baci.
Ah, se ci avesse visto Hashirama…
 
***
 
«Tobirama, sai cosa significa il girasole, vero?»
«Vita» risposi semplicemente quella calda giornata di maggio, mentre ti porgevo di quei maledettissimi fiori.
Accidenti a me, a Mito e Hashirama che mi avevano sempre convinto a fare cose imbarazzanti!
Tu annuisti e fosti sul punto di dire qualcosa, ma io fui più veloce: «Tu sei la mia vita»
Non avrei mai più detto una cosa del genere, ma tu dovevi sapere, altrimenti il peso che avevo nel petto sarebbe stato impossibile da sopportare.
Mi guardasti con espressione stupita, poi facesti un salto e ti aggrappasti a me come una scimmia, ridendo in modo sguaiato.
«Himeko-chan, non prendermi in giro» borbottai attonito.
«Ti amo, burbero del mio cuore» sussurrasti al mio orecchio.
Non potei fare a meno di stringerti con forza.
 
***
 
Una ninfea tra i capelli, il tuo passo svelto e un gran sorriso sul volto: «Aspetto due bambini Tobirama, due!»
La mia risata – quella che solo tu sai suscitare – rieccheggiò per la stanza e i tuoi occhi s’illuminarono ancora di più.
«Ma saranno due maschi o due femmine? O un maschio e una femmina?»
«E io cosa ne so, brontolone!» ridesti, dandomi un buffetto sulla spalla.
Presi una ciocca dei tuoi capelli, che ormai tagliavi regolarmente, e lentamente ti baciai. Dolcemente, perché dovevo ancora metabolizzare la notizia, poi in modo sempre più passionale, perché io divento decisamente impulsivo quando sono certo di una cosa.
In quel momento ero certo che avrei protetto e amato a tutti costi te e le nostre due nuove vite.
 
***
 
«Otō-san – mi chiamò la nostra bambina, capelli rossi come te e sguardo severo ereditato da me – mi prende in giro perché sono troppo sincera!»
Indicò il gemello, un mini-Hashirama dai capelli rossi, che sorrideva furbetto.
Io non ci sapevo proprio fare con i bambini: non uno, ben due me ne erano capitati! Il primo era un uragano di vitalità, l’altra un temporale estivo, raro ma devastatore. Non che la nostra bambina fosse malvagia, ma le poche volte in cui si arrabbiava era terribile.
All’improvviso nostro figlio scomparve e lei assunse un’espressione stupita, terribilmente assomigliante a te. Poi lui tornò, con in mano una gardenia, e le fece cenno di avvicinarsi.
«Non essere arrabbiata con me imouto, stavo scherzando. Mi piaci se dici sempre la verità»
Lei sorridendo accettò il fiore e mi balenò in mente un pensiero non tanto assurdo: noi in fondo, eravamo uguali ai nostri figli.
 
***
 
Non piangere amore mio, per favore.
«Himeko-sama, Tobirama-sensei è stato ucciso da dei ninja di Kumo. Mi ha nominato suo successore.»
Ti vedevo, mentre ti sorreggevi al tavolo per non sprofondare nel dolore, Hiruzen che non aveva idea di cosa dirti per consolarti. Alla fine rimase un po’ con te, in silenzio, e tu gliene fosti grata, perché a te Sarutobi piaceva, dicevi sempre che sarebbe stato un ottimo Hokage.
Rompesti tutto, anche il vaso di crisantemi che ti aveva regalato Mito, che curavi con tanta dedizione, che amavi quasi più di me e dei nostri figli.
Poi ti sei ricomposta, e sei andata ad informare i ragazzi, in riposo da una missione che li aveva prosciugati. Non ti esternarono le loro emozioni, cosa di cui tu ti rammaricasti e in silenzio riandarono a dormire.
Troppo grandi per versare lacrime in pubblico, troppo piccoli per trattenerle a lungo.
All’apparenza freddi, distaccati, ma dentro distrutti. Ti arrabbiasti con me per aver inculcato loro quell’assurdo insegnamento, unica possibile ipotesi della mia morte non avvenuta.
Poi andasti ridotta in macerie da Mito, l’unica che in fondo potesse capire il tuo dolore e riuscisse a lenirlo per qualche istante.
E lì piangesti. E mi sono odiato per questo, per averti causato quel dolore.
 
Non piangere amore mio, per favore.




Note dell'autrice:
Sono senza speranze, quando mi si accende la lampadina attacco a scrivere e non la finisco più!
Mi auguro almeno che qualcuno apprezzi il mio operato, lol. Non credo ci sia nulla da dire, se non che Tobirama è un tenerone in fondo e Hashirama una fangirl insieme a Mito.
Spero di avervi fatto apprezzare questo personaggio, che eccetto per l'aspetto fisico e il nome, è di mia inventiva.
Per chi fosse interessato ai significati dei fiori citati ecco qui una lista.
Limone: discrezione
Papaveri: sorpresa
Fiori di pesco: innocenza, ma anche amore immortale
Giacinto: gioco, allegria
Azalea: fortuna, ma anche gioia
Achillea: guerra
Rosa: amore passionale
Girasole: vita, ma anche energia
Ninfea: nuova vita, rinascita
Gardenia: sincerità
Crisantemo: dolore

Recensioni e critiche costruttive sono SEMPRE ben accette!
Alla prossima, 
Mezzosangue230
  
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