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Autore: LA dreamer    01/06/2009    1 recensioni
Chris ha tutto nella vita, un uomo da amare e che la ama, un migliore amico pazzo e senza limiti e tre amici che l'hanno salvata da un'adolescenza tormentata e priva di sogni. Chris ama la sua vita.
Entrai nella camera fredda dell'ospedale e vidi il ragazzo che mi aveva salvato la vita molti anni prima. I capelli neri erano sparsi per il cuscino e per il suo volto. Mi avvicinai tremante prendendogli una mano per sentire ancora il calore che solo lui riusciva a trasmettermi. Gli spostai una ciocca di capelli dal viso e guardai quegli occhi chiusi, pregando un Dio sconosciuto di farli aprire e permettermi di sentirmi, ancora una volta, sicura e protetta.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Gerard Way, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Chiedo scusa per il ritardo, ma purtroppo gli ultimi giorni di scuola sono stressanti e la preparazione alla maturirà pure. ecco qui un nuovo chap!

Il suono della sveglia mi fece sussultare nel caldo delle coperte. Sentì Frank di fianco a me mugugnare qualcosa di incompresibile, cosa che mi fece sorridere ancora di più e basta.
Svegliarmi con lui a fianco e le sue cavolate mattutine mi facevano iniziare bene la giornata.
Spensi la sveglia con un gesto secco e mi voltai verso la fonte della mia felicità. Frank dormiva con la guancia completamente spiaccicata sul cuscino, mentre ciuffi di capelli gli ricadevano dolcemente sul viso incorniciando quello splendore che Dio gli aveva donato.
Il braccio sinistro cingeva la mia vita come una presa ferrea che non ammetteva svincoli, ma io per prima non sarei mai scappata da quelle braccia che da anni mi facevano vivere anche con un semplice tocco casuale.
Gli baciai dolcemente il naso e lo vidi sorridere con gli occhi ancora chiusi. Nel momento in cui li aprì il mio cuore perse un battito, ancora non ero abituata a quel verde così smagliante e vivo, ancora mi dovevo abituare a rispecchiarmi in una verità enorme.
-Gomes che ore sono?.-chiese con la voce impastata dal sonno.
-Le nove del mattino Iero.-risposi stiracchiandomi sotto le coperte.
-E perchè la sveglia suona a quest'ora di Lunedì Mattina?
-Perchè devo andare alla Skeleton a dare una mano.
-Ma io no.-brontolò richiudendo gli occhi e portando un braccio sopra gli occhi per impedire alla luce di rovinargli un sonno non del tutto profondo.
-Tu continua a dormire io devo andare.-gli diedi un bacio sulla bocca assaporando quel sapore di notte e di freschezza mattutina. Mi diedi una spinta giusta e mi alzai dal letto rimanendo cinque minuti a fissare il pavimento per riprendere le facoltà mentali giuste per poter camminare.
Feci tutto ciò che dovevo fare, mi feci un doccia rigenerante, mi truccai e mi vestì come un normalissimo giorno di lavoro. Ero la direttrice, se così si può chiamare, della Skeleton Crew che io e Frank avevamo diciamo inventato e aperto insieme per dare modo ai ragazzi di usare una moda adatta alla loro personalità e ai gruppi emergenti di farsi conoscere. Ero fiera di quel lavoro, fiera delle persone con cui lavoravo ogni giorno, fiera di avere così tanti amici con cui condividere le mie passioni più grandi.
Entrai in camera per salutare Frank, ma si era già riaddormentato, lo guardai un momento prima di abbassarmi e dargli un bacio sulla fronte. Gli augurai mentalmente una buona giornata e, come sempre, gli lasciai un biglietto sul cuscino con una delle nostre frasi preferite di qualche canzone o di qualche opera che leggevamo insieme la sera prima di dormire, divertendoci a fare le parti scritte, improvvisando attimi infiniti, immaginandoci una Verona lontana piena d'amore come Romeo e Giulietta, o un Inghilterra del fine '700. Ci divertivamo con poco, ma quei momenti non li avrei fatti cessare mai e poi mai.
Nel pieno di Maggio mi ritrovai immersa nel traffico mattutino del New Jersey dove vivevo con Frank, Gerard e gli altri.
La Skeleton Crew si trovava poco dopo il confine di stato e di questo passo avrei ritardato solo di poco per mia grande fortuna.
Quando arrivai trovai Hailey e Josh, due ragazzi della Crew, fuori dal capannone intenti a fumare una sigaretta. Non appena mi videro il loro sorriso si aprì come uno squarcio nel cielo grigio di un temporale autunnale.
-Buongiorno ragazzi.-urlai mentre scendevo dalla macchina con la borsa in spalla.
-Wow Chris solo quindici minuti di ritardo complimenti.-mi prese in giro Josh beccandosi una pacca sulla testa bicolore.
-Zitto che io vengo da lontano mica come te che a momenti ci abiti qui dentro.-restituì la battuta indicando il capannone con un cenno di testa.
-Lascialo perdere.-si intromise Hailey abbracciandomi.-tutto bene a casa?
-Si tutto ok, Frank dorme ancora quindi non c'è pericolo che mi incendi niente.-risi insieme a loro. Li presi a braccetto e insieme entrammo nel mio paradiso a cui dedicavo amore e tantissima attenzione.-il carico quando arriva?
-Dovrebbe essere qui a momenti, ci sono delle cose stupende Chris.-mi rispose Josh con occhi sognanti. Quei due ragazzini ormai cresciuti erano stati i primi ad entrare nella Crew, ormai erano di famiglia quanto me e Frank.
-Avevamo richiesto magliette e accessori in più per noi come promoter?
-Ovvio che si tesoro.-rise ancora una volta Hailey sapendo quando tenessi che i miei ragazzi avessero qualcosa per loro dopo tutto il gran lavoro che facevano.
Arrivammo al tavolo delle merci e, buttando la borsa alla rinfusa sotto un mobile, mi versai del caffè sedendomi per firmare mille carte. Tutti quanti i ragazzi della Crew si sedettero vicino o di fronte a me pronti per la riunione mattutina.
-Dunque oggi nuovo carico ragazzi, ho chiesto al fornitore di scrivere su ogni scatolone la destinazione, ce ne saranno un pò per i negozi, altri per i concerti e poi per la nostra promozione ovvero qualcosina per tutti voi.-un boato generale si elevò intorno al tavolo. Scossi la testa divertita e continuai a parlare portando l'ordine generale.-Quindi appena arriva il camion io firmo tutto ciò che c'è da firmare e voi dividete gli scatoloni, alla fine, e solo alla fine, prendiamo ciò che ci spetta ok?
-Ok capo.-rispose Alex per tutti quanti masticando la gomma in modo frenetico. Tutto pur di non fumare, diceva sempre.
-Chris è arrivato il camion.-urlò il magazziniere dal portellone principale dello stabile. Alzai il pollice in segno positivo e mi alzai aspettando le carte.
-Ecco qui capo.-presi in mano tutte le fatture salutando il fornitore davanti a me. Iniziai a firmarle una dopo l'altra, quello era decisamente il momento più brutto del mio lavoro, ma bisognava fare anche questo quindi mi ci buttai a capofitto.
Stavo firmando l'inverosimile quando sentì le note di Helena rieccheggiare per tutto lo stabile.
-Scusa Will vedo chi è e poi continuo.
-Nessun problema Boss.-sorrisi ancora e recuperai il cellulare dalla borsa. Vidi il nome di Frank lampeggiare e risposi allegra come sempre.
-Eih Iero ti mancavo così tanto.
-Chris.-mi bloccai all'istante nel sentire la sua voce con quella sfumatura troppo evidente di tristezza, amarezza e delusione. Cosa stava succedendo al mio angelo più bello?
-Frank che succede?
-Chris, Gerard è in ospedale, ha tentato ancora il suicidio.-mi lasciai cadere sulla sedia e mi sentì impallidire di colpo. Josh di fianco a me mi prese per il braccio e mi aiutò a sedermi.-Chris ci sei?
-D-dov'è?
-A New York vicino alla Crew, sono qui con Mikey vuoi che ti venga a prendere?
-Nono Frank vengo da sola, arrivo.
-Ok ti amo.
-Anche io Frank.-buttai il cellulare nella borsa e mi alzai di scatto non facendo caso al giramento di testa che mi stava invadendo. Tremavo e non capivo più ciò che stavo facendo. Gerard?perchè?perchè l'hai fatto di nuovo?perchè non sei scappato nel cuore della notte e sei venuto da me?ti avrei salvato o meglio avrei cercato di salvarti da un destino che non ti appartiene, ma che stai inseguendo per il dolore che la gente ti ha provocato. Ma Gerard ce l'eravamo promessi sin dai primi tempi, che mai niente e nessuno ci avrebbe abbattuti e invece tu lo stai facendo, dov'è finito il mio amico sicuro di se che dava quella sicurezza anche a me?
Gerard perchè ti stai rovinando una vita che ti sta offrendo tanto o forse troppo?
-Chris?eih ci sei?.-la voce di Josh mi riportò alla realtà, lo guardai in faccia con non so quale espressione tanto che lo vidi sbarrare gli occhi spaventato.-che è successo?
-Devo andare via scusate Gerard è stato male,Will scusa fai firmare Josh tanto ormai ci conosci io devo scappare.
-Tranquilla boss nessun problema.
-Te la senti di guidare Chris?.-mi chiese Josh porgendomi la borsa. Annuì distratta e forse poco convincente.
-Non dire niente agli altri, di che sono dovuta andare in banca per una cosa della Crew ok?
-Tranquilla e fammi sapere.-annuì ancora e scappai, nel vero senso della parole, fuori dallo stabile. Lanciai la borsa in macchina e con una sgommata partì alla volta dell'ospedale. Gerard ti prego aspettami, ti prego non lasciarmi.
Iniziai a piangere nel momento in cui parcheggiai la macchina davanti all'ospedale. L'ultima volta che ero stata in questo posto avevo visto mio padre morire, e nonostate ce l'avessi con lui per avermi lasciata, era pur sempre mio padre. Avevo pianto sul suo letto bianco e intatto, avevo pianto sul suo corpo ormai morto e infine anche sulla sua fredda bara in un pomeriggio di Dicembre sotto una coltre di neve fredda.
-Salve cerco la stanza di Gerard Way.
-Lei è?
-Chris Gomes.-risposi sapendo che per certe cose dovevo dire il mio nome o mi avrebbero preso per una giornalista in cerca di scoop. L'infermiera controllò una lista piena di nomi e trovando il mio nome mi sorrise indicandomi il piano giusto.
Nel momento esatto in cui entrai nel reparto sentì il mio sangue gelare e le mie gambe tremare come foglie.
Mikey era seduto sulle sedie rosse con le gambe rannicchiate al petto, mentre Frank rimaneva appoggiato al muro con le mani in tasca e la testa bassa. Quando la porta si richiuse in modo brusco, il mio angelo alzò la testa intrappolandomi con uno sguardo ferito. Gli corsi incontro stringendolo troppo forte, così forte da farmi male da sola, ma non importava avevo bisogno di sentirlo mio e vicino.
-Shh amore non piangere è fuori pericolo.-rilasciai la tensione e la paura e dopo averlo baciato più volte mi avventai su Mikey. Mi guardò un secondo con quegli occhi color nocciola prima di stringermi forte conscio della stessa paura, conscio di un amarezza condivisa anche solo con uno sguardo.
-Se vuoi entrare puoi, forse sentendoti si sveglia.-mi sussurrò Mikey con voce rotta dai singhiozzi.
-Tu sei già entrato?
-Si tesoro, anche Frank, ora tocca a te, te la senti?
-Si.-risposi decisa anche se poco convinta,non sapevo cosa aspettarmi dietro quella porta. Mi alzai dalla sedia, o per meglio dire, dalle gambe di Mikey e asciugandomi le lacrime mi avvicinai lenta alla porta.
Sentivo lo sguardo di Frank puntato su di me. Sapevo che voleva entrare con me per starmi vicino, per non farmi crollare, per evitare che stessi male, ma quella era una sfida con me stessa e dovevo vincerla, dovevo vincere la paura di un corpo giovane steso in un letto solitario pronto ad inghiottirlo non appena la distrazione dell'essere umano fosse stata colta in fallo.
Quando aprì la porta mi tornarono in mentre le immagini di tre anni prima, la stanza era simile per non dire uguale, un letto contro la parete, tubi dell'ossigeno e quel fastidioso Bip della macchina che segnava i battiti cardiaci della persona.
Ma stavolta su quel letto non c'era la figura imponente di un padre pentito, stavolta su quel letto c'era la figura esile, ai miei occhi, e fragile del mio migliore amico.
Entrai nella camera fredda dell'ospedale e vidi il ragazzo che mi aveva salvato la vita molti anni prima. I capelli neri erano sparsi per il cuscino e per il suo volto. Mi avvicinai tremante prendendogli una mano per sentire ancora il calore che solo lui riusciva a trasmettermi. Gli spostai una ciocca di capelli dal viso e guardai quegli occhi chiusi, pregando un Dio sconosciuto di farli aprire e permettermi di sentirmi, ancora una volta, sicura e protetta.
Rimasi li un tempo indefinito in silezio, guardandolo, guardando la sua bellezza che anche pallida risplendeva di luce propria e in quel momento mi tornarono in mente tutti i momenti passati insieme. Il nostro incontro, le nostre notti fatte di musica, sigarette e fumetti, le nostre passeggiate fatte di sogni e avventure che andavano oltre alla realtà circostante, ma soprattutto la costanza di esserci sempre, la consapevolezza di non essere mai soli.
Ma in quel momento mi sentivo sola Gee, perchè tu dormivi perso chissà dove, senza di me, senza la tua piccola vagabonda che ti aveva stravolto la vita, tu ora dormivi in un letto non tuo, con un ossigeno non naturale che stava aiutando a respirare e io mi sentivo impotente, incapace di aiutarti.
Avrei voluto strapparti da quel posto e scappare con te tra le mie braccia, perchè sapevo che solo lontano da qui, chiuso nel nostro mondo, saresti tornato a sorridere.
Ti avrei aiutato a uscire da quel vizio della droga e dell'alchol, ti avrei aiutato anche a costo di prenderti a ceffoni dalla mattina alla sera perchè tu non meriti tutto questo Gerard, la tua bella persona non merita una fine così schifosa e miserabile.
In tutto questo iniziai a piangere a parlargli, e per la prima volta in vita mia,dopo anni di delusione personale e di affronti con persone che non mi volevano per ciò che stavo diventando, iniziai a pregare Dio che lo riportasse da me, che lo lasciasse a me come il tesoro più grande di tutto il mondo.
Pregai Dio di poterlo sentire ancora cantare canzoni piene di significato, canzoni che mi avevano cresciuto.

Ed ecco qui, tristino vero?dai dai che il nostro adorato singer si riprende e torna a dire le sue solite cazzate.

Grazie a chi ha recensito e anche a chi ha solo letto!

W/ Love

LA dreamer
  
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