Ulysses Solomon Archer, nacque dal
matrimonio tra Sydney e
Kathleen Archer, una coppia di camionisti.
Genitori amorevoli quanto efficienti
lavoratori, Ulysses
visse una infanzia felice insieme al fratello Jefferson Hercules
Archer, più
grande di 2 anni.
I due fratelli passavano molto tempo
insieme e di solito
rimanevano seduti sulla strada a guardare i camion passare davanti alla
loro
casa.
Ulysses ammirava il lavoro dei
genitori e desiderava far
parte del loro mondo un giorno.
Ma al destino come sappiamo, non
manca il senso dell’ironia.
I genitori di Ulysses morirono in un
terribile incidente e
così i fratelli Archer vennero adottati da due amici della
coppia, Ed e Anne
Wheelie.
Con la crescita, Ed e Anne notaro
qualcosa di diverso in
Ulysses, la sua straordinaria intelligenza.
Arrivato
alla
maggiore età fu il momento di rivelargli il desiderio dei
suoi veri genitori.
“Non se parla
Ed!” gridò Us.
“Non rispondere in quella
maniera giovanotto, al momento sei
ancora sotto il mio tetto, perciò devi ancora seguire le mie
regole!” Rispose
Ed.
“Non voglio andare
all’università Ed, oramai i miei studi
gli ho compiuti, perché non posso fare ciò che mi
pare? Jeff è già a lavoro da
due anni.”
“Io ho iniziato a lavorare
come camionista non solo per la
tradizione di famiglia, ho intenzione di pagarti gli studi
Ulysses.” Rispose
Jeff.
“Cosa?”
“Ulysses è vero
fare il camionista è un lavoro bello e
rispettabile, ma è sprecato per uno come te.”
Disse Ed.
“Ha
ragione
fratellino, tu sei molto più sveglio di me e anche se so che
vuoi onorare mamma
e papà, potrai onorarli anche con questa nuova strada che ti
stiamo offrendo”
“Io…non lo
so”
“Fallo Ulysses, se non per
te, almeno per amore dei nostri
genitori” disse Jeff
Il giovane alla fine
accettò.
Nell’ambiente universitario
il ragazzo non smentì le voci
sulla sua intelligenza, cosa che gli permise di saltare facilmente da
un esame
all’altro senza fatica.
Il tempo che non impiegava a studiare
lo passava con gli
allenamenti di Football, tutto ciò fece diventare Ulysses
molto popolare.
Pur contando le sue
capacità, Ulysses decise di seguire tutti
gli anni della sua facoltà, ma solo per soddisfare i suoi
familiari.
Con il passare del tempo si
interessò alla storia del
Giappone, da lì conobbe il Bushido, il codice di condotta
dei samurai e ricordandosi
di “Samurai Jack”, il suo cartone animato
preferito, Ulysses decise, quasi per
scherzo, di istruirsi nel Kenjutsu, l’arte della spada.
Imparò
i vari kata e i
movimenti memorizzandoli dai libri che prendeva.
Dopo tre anni di studi, Ulysses
Solomon Archer si laureò in
ingegneria meccatronica.
Ma nonostante i mille talenti, nel
cuore del ragazzo
bruciava ancora la voglia di poter diventare un guidatore come i suoi
genitori.
Ulysses era pronto a tornare a casa,
mentre aspettava che
Jeff venisse a prenderlo, venne avvicinato da una donna, indossava un
Trench
beige e degli occhiali da sole.
“Scusami, sto parlando con
Ulysses Solomon Archer?”
“Dipende, chi lo sta
chiedendo?”
La donna si tolse gli occhiali e si
rivelò “Piacere di
conoscerti, Maria Hill, direttrice dello S.H.I.E.L.D”
Ulysses rimase sbalordito.
“C’è
un posto dove possiamo parlare tranquillamente?” chiese
la donna.
Si diressero verso la caffetteria
dell’università, dove si misero
a sedere.
Mentre aspettavano il
caffè, Maria mise sul tavolo un
fascicolo.
“Da come può
vedere da queste carte, abbiamo un profilo
piuttosto dettagliato della sua persona, signor Archer.”
“Mi stavate tenendo
d’occhio?”
“Rilassati Ulysses, non sei
nei guai.”
“Meno male”
rispose consolato il ragazzo
“In realtà, sono
qui perché ho intenzione di farti una
proposta.”
“Cioè?”
“Vorrei che entrassi
all’accademia dello S.H.I.E.L.D.” disse
Maria sorridendogli
Dopo un momento di silenzio, Ulysses
gli sorrise e chiese:
“Sta scherzando,
vero?”
“Assolutamente
no.”
“Anzi, secondo il mio
parere presenti tutte le qualità che
cerchiamo in una recluta.”
“Del tipo?”
“Alto Q.I, ottimo atleta,
aspirante samurai e ora anche
ingegnere.”
Ulysses si sbalordì di
quante cose sapessero su di lui.
“Ok, molto bene, ma sono
costretto a rifiutare signorina
Hill”
“Perché?”
“Ho già un posto
di lavoro fissato.”
“Giusto, tu vuoi fare il
camionista, quello è ciò che vuoi
per te stesso, ma quello che mi chiedo è: che cosa potresti
fare per il tuo
paese?”
Ulysses vide il camion di Jeff dal
vetro della caffetteria.
Così si alzò,
ringrazio Maria dell’offerta e si diresse
verso l’uscita.
Ulysses si girò e le disse
“Trasportare carichi importanti
da una parte all’altra del mio paese per mandarlo
avanti.”
Il ragazzo raggiunse Jeff e dopo
essere salito a bordo del
Truck partirono.
Il viaggio verso casa fu molto lungo
e si fece notte, mentre
guidavano Ulysses discusse con Jeff sul suo futuro.
“Jeff oramai ho completato
i miei studi, ho fatto ciò che
volevate, perché non posso aiutarti?”
“Perché hai una
laurea in ingegneria, potresti fare grandi
cose e invece la tua massima aspirazione è guidare un
Truck?”
“Non sono più un
ragazzino”
“A sentirti direi il
contrario.”
“Ascolta Ulysses,
c’è una enorme differenza fra quello che
vorresti fare e quello che puoi fare, con la tua intelligenza potresti
farti
assumere da qualche genio, come Tony Stark oppure andare a lavorare in
aziende
come le Parker Industries.”
“Jeff, io
non…”
Prima che Ulysses potesse finire
quella frase un altro truck
venne addosso ai due fratelli e li spinse dentro un precipizio.
Tra le macerie del Truck e le fiamme
venne fuori Ulysses,
ferito ma ancora vivo.
Aveva la vista annebbiata e la testa
sanguinante.
Riuscì a malapena a
strisciare fuori dalle macerie e con le
poche forze che gli rimanevano, sì mise a cercare suo
fratello.
“Jeff…Jeff dove
sei?!”
La vista di Ulysses fu ancora
più compromessa quando iniziò
a lacrimare per la disperazione.
Ad un tratto notò qualcuno
tra le macerie, due uomini
vestiti di verde stavano portando via il corpo di Jeff.
“Ehi…chi
siete…lasciat…lasciate stare Jeff!”
Ulysses oramai non poteva fare
niente, era gravemente ferito
e riusciva a malapena a muoversi e a parlare, fu molto facile per i due
uomini
vestiti di verde andarsene con il corpo di Jeff.
Ulysses si accasciò a
terra, e con gli occhi socchiusi e la
mano rivolta verso i rapitori ripeté disperato il nome di
suo fratello.
“Jeff…Jeff..Je…”
Alla fine, chiuse gli occhi e si
accascio sulla fredda
terra.
Sarebbe dovuta essere la fine per il
giovane Ulysses, se non
fosse che lì vicino arrivò un angelo custode.
Dopo un po’ di tempo,
Ulysses riaprì gli occhi e si guardò
intorno.
“Ma…Dove
sono?”
“Ti trovi in un centro
medico.” rispose una voce lì vicina.
Ulysses si girò verso la
voce e vide Maria Hill accanto a
lui.
“Hai fatto un bel volo
Ulysses, sei fortunato che ti stessi
inseguendo.”
Ulysses cercò di alzarsi
dal letto, ma il dolore era troppo
forte.
“Cerca di non fare
movimenti bruschi, sei sopravvissuto a
una bella caduta.”
“Cosa…cosa mi
è capitato?”
“Un truck è
andato a sbattere contro di voi, vi ha buttato
fuori strada, siamo riusciti a salvare te ma…”
Ulysses balzò su,
ignorando il dolore.
“Jeff, dove è
finito Jeff?!”
“Non siamo riusciti a
trovare il suo corpo, mi dispiace.”
“Non siete
riusciti… ma se ho visto due uomini portarlo via.”
Hill alzò lo sguardo
incuriosita.
“Come sarebbe a dire due
uomini?”
“Ho visto due uomini
portare via il corpo di Jeff.”
“Forse te lo sarai
immaginato, hai subito un forte trauma cranic…”
“Non me lo sono
immaginato!”
“Cerca di contenerti,
capisco, sei spaventato, confuso e
arrabbiato e hai tutte le ragioni, ma adesso io sono l’unica
che può aiutarti,
perciò datti una cazzo di calmata, capito?!”
“Ho capito” disse
Ulysses
“Bene, adesso, dimmi come
erano fatti questi uomini.”
“Non ho visto molto, ma
erano vestiti completamente di
verde.”
“Ok…nient’altro,
uno di loro avrà pure avuto qualcosa di
particolare”
Ulysses si mise a pensare,
combattendo con i dolori alla
testa, poi raggiunse l’illuminazione.
“Ho visto la fibbia della
cintura.”
“Come era fatta?”
“Era rotonda e aveva uno
strano teschio con dei tentacoli al
centro.”
Quelle parole fecero spalancare gli
occhi a Maria, oramai
era certa, c’era lo zampino dell’Hydra dietro a
tutto questo.
“Sei stato bravo, riposa
adesso, ho una cosa da fare.”
Maria sfrecciò verso
l’uscita, ma venne fermata dalle parole
di Ulysses.
“Maria, lei sa di
già chi è stato, voglio saperlo, sono
affari miei.”
“Ulysses, sei ferito, hai
bisogno di riposo, lo stress non
può farti altro che male, oltre tutto questi oramai sono
affari dello
S.H.I.E.L.D.”
“Allora
inserisci
anche me nello S.H.I.E.L.D.”
Maria si sorprese.
“Fino a qualche ora fa
volevi reclutarmi, bene, accetto la
tua offerta.”
“Mi rimetterò e
quando tornerò in forma voglio essere
addestrato come agente sul campo!”
Maria lo guardò e sorrise,
vedeva il fuoco negli occhi di
quel giovane uomo.
“È incredibile
come assomigli a tuo padre.”
Ulysses non capì cosa
intendesse.
“Aspetta…come
sarebbe a dire?”
“Mi
dispiace di non
avertelo detto prima Ulysses, ma c’è una cosa
molto importante che devi
sapere.”
“Negli anni 90, per provare
un nuovo metodo di controspionaggio
sul suolo americano, fu istituito un programma segreto di sorveglianza,
mascherando
i nostri agenti come camionisti, era conosciuto come il progetto UST
“
“I tuoi genitori finirono
in quel programma e ci rimasero
fino alla fine del progetto, vale a dire fino alla loro
morte.”
“Tu…vuoi davvero
farmi credere che i miei genitori era degli
agenti dello S.H.I.E.L.D.?!”
“E anche maledettamente
bravi.”
“I miei genitori erano dei
camionisti, ho passato tutta la
mia vita a sperare di diventare come loro e mi vieni a dire che mi
hanno sempre
mentito?”
“Per un fine positivo, il
problema fu che una talpa dell’Hydra
riuscì ad avere i nomi di molti nostri agenti e
ciò comporto…l’eliminazione dei
tuoi genitori.”
“Allora…non
devo
incolparli solo del rapimento di Jeff, ma anche della morte dei miei
genitori.”
I pugni di Ulysses si strinsero.
“Cosa farai
adesso?”
“Quello che è
giusto, Direttrice Hill.”
Maria sorrise e disse:
“Bene, voglio fare un patto
con te Ulysses.”
“Io ti fornirò
tutto l’aiuto che vorrai, ma in cambio voglio
che tu agisca come agente sotto copertura, visiterai varie strutture
che
pensiamo appartengano all’Hydra e nel tuo viaggio eliminerai
le loro cellule per
la strada che ti diremo di seguire, ci stai?”
“Si,
ci sto.”
Maria fu felice di sentirlo.
Durante il periodo di guarigione
Ulysses venne a conoscenza
delle sue condizioni, una parte del suo cranio era stata frantumata e
per
salvarlo gli avevano impiantato una protesi.
Anche se non poteva muoversi dal
letto, le sue facoltà
mentali non erano diminuite per niente, durante la convalescenza
progettò dei
miglioramenti per la protesi e grazie alla tecnologia dello
S.H.I.E.L.D. e si
sottopose a una seconda operazione.
Le modifiche apportate gli diedero il
potere di connettersi
a qualunque sistema informatico ed elettronico e dopo essersi rimesso,
venne
messo subito sotto addestramento, ottenendo ottimi risultati in poco
tempo.
Passò un altro mese e
tutto era pronto per la missione, Maria
Hill lo chiamò a rapporto facendolo collocare a Boston, in
un garage enorme e
invisibile agli occhi di molti.
Ulysses si trovò davanti a
un enorme Truck rosso e blu.
“Ma cosa
è?”
“Bello vero? Questo mio
caro sarà il tuo veicolo, ti
presento lo US 1.”
“Fantastico.”
“Vieni, ti mostro i vari
optional.”
“Radar incorporato, qualche
arma con proiettili perforanti,
razzi, fumogeni, olio anti-inseguimento, vetro anti-proiettili e sotto
il
cofano, un doppio iniettore per il motore, andrai da 0 a 100 in 10
secondi se
lo vorrai.”
“Wow”
“Già,
wow.”
“Ora che conosci la bestia,
ripassiamo la tua missione.”
“La tua strada
seguirà questo percorso, abbiamo individuato
la buona parte delle loro attività tra la Route 20 e la
ormai dismessa Route
66, la tua missione nelle prossime settimane sarà la
seguente: scovare e
neutralizzare le cellule Hydra, ovviamente se troverai indizi sul dove
si trova
tuo fratello, hai carta bianca, per il resto, ripulisci un posto,
riparti e
continui.”
“Ci sono domande?”
Ulysses rimase in silenzio.
“Molto bene, allora ti
presento il tuo collega.”
“Collega? Pensavo che avrei
lavorato da solo.”
“Si certo, come no, ho
detto che sei un promettente agente,
non ho mai detto che sei invulnerabile, qualcuno dovrà pur
guardarti le spalle.”
Ulysses e Maria si diressero in uno
dei laboratori e su una
tastiera stava dormendo un ragazzino dai tratti asiatici, non
avrà avuto più di
13 anni.
Maria si avvicinò
silenziosamente al suo orecchio e gridò:
“Sveglia zuccone!”
Il ragazzino saltò in aria
e cacciò un urlo di paura, poi si
calmò.
“O…Buongiorno,
direttrice Hill è tutto pronto per la
missione?”
“Questo dovrei chiedertelo
io, dato che sarai il responsabile
dell’attrezzatura.”
“Giusto.”
“Ulysses, ho il piacere di
presentarti il giovane Hiro
Takachiho, sarà il tuo partner e anche il responsabile di
tutto il tuo
equipaggiamento.”
Ulysses lo squadrò.
“Sembra
un bambino
delle medie.”
“Ehi, guarda che vado a una
scuola per geni.”
“Per me rimani comunque un
bambino.”
Maria interruppe la loro infantile
discussione.
“Hiro è un
ragazzo brillante Ulysses, fa parte del gruppo di
eroi giapponesi “Big Hero 6” e ti potrà
essere molto utile, adesso Hiro
potresti mostrare a Ulysses l’attrezzatura, per
favore?”
“Ma lui mi
ha…”
Hiro fu gelato all’instante
dallo sguardo di Maria.
“Subito, gli mostro tutto
subito.”
Ulysses seguì il ragazzino
e gli mostrò i vari gadget.
“Primo, la tua uniforme,
composta da giacca rossa, blue
jeans e stivali, più la tua fascia ovviamente, sembrano
normali, ma la realtà è
che sono composti da molecole instabili e cliccando un apposito tasto
del
coletto, i vestiti diventano un uniformi da battaglia S.H.I.E.L.D.,
leggera ma
abbastanza resistente da permetterti di sopravvivere anche a grossi
calibri.”
“E la fascia a che
serve?”
“Ti potrà
fornire uno schermo virtuale per supportare la
mira ed è progettata come scudo psichico,
nasconderà la tua vera identità e poi
ti sta benissimo.”
“Devo ammetterlo ragazzino,
niente male.”
“Grazie, ma non
è finita qui.”
Hiro andò verso un altro
tavolo e tirò fuori un altro
gadeget.
“Ecco, ho sentito che ti
sei auto donato dei poteri
tecnopatici, così ho pensato di costruiti un mini
segnalatore e inserirlo nel
tuo Truck, se ti concentri potrai comandarlo con la mente,
provalo.”
Ulysses si concentrò sul
Truck e con la forza del pensiero
riuscì ad azionarlo e a farlo muovere, visivamente
soddisfatto disse:
“Ottimo
lavoro…Hiro.”
“Adesso ciò che
dobbiamo fare è entrare in azione,
preparatevi.” Disse Maria.
Ulysses si diresse verso il Truck
insieme a Hiro.
“Aspetta Hiro, dove stai
andando?”
“Nel trasporta
carichi.”
“Cosa?”
Hiro aprì la serranda e
Ulysses vide che dentro si trovava
molta attrezzatura Hi-Tech.
“Tranquillo, il sistema di
pilotaggio e il vano porta
attrezzatura sono segretamente collegati, all’occorrenza se
ti sentirai stanco
potrai inserire il pilota automatico e girarti per riposare.”
“In questo caso, benvenuto
a bordo Hiro.”
“Grandioso, ehi Baymax
andiamo!”
Ulysses si girò non
capendo a chi si stava rivolgendo il
ragazzo.
“Aspetta, chi è
Baymax?”
Così si trovò
davanti una montagna di circuiti e acciaio.
“Ma che cosa?”
“A giusto, lui Baymax, la
mia guardia del corpo robot, ho
deciso di portarlo con noi, nel caso ti servisse supporto pesante sul
campo.”
“Sai che ti dico, tanto con
buona probabilità la mia vita
non potrà diventare più stramba di
così, salite a bordo e basta.” Rispose Ulysses
rassegnato.
Ulysses stava per realizzare in parte
il sogno di tutta una
vita, non avrebbe guidato un Truck per la semplice voglia di
libertà, ma lo
avrebbe fatto per portare giustizia e sicurezza.
Le serrande del garage si aprirono e
illuminato dalle prime
luci dell’alba, Ulysses accese i motori, passò per
le strade di Boston e si
imbarcò per la Route 20.
Poco dopo arrivò un
messaggio di Maria.
“Ulysses,
c’è un problema, ero così presa a
organizzare
tutto questo che mi sono dimenticata di dare un nome per la vostra
unità. Avete
suggerimenti?”
“Si…ehm…visto
che questo è lo US 1 e il vecchio programma
era UST, forse…potresti chiamarmi US, semplice e
conciso.”
“Molto bene,
unità US, buon lavoro, vi contatterò per la
prima missione a breve.”
Maria concluse la chiamata.
“US? Ma che nome da
imbecille.”
“Come hai detto
Hiro?” chiese US arrabbiandosi.
“Niente, niente.”
E così cominciò
il suo viaggio.