Hurt.
E’
come se fosse ieri quando
ho visto per la prima volta il tuo viso,
Quegli occhi vivaci incorniciati da
lingue di fuoco
scure.
Ed
è come vivere un
interminabile sogno.
Surreale.
Come
se tutto quello che ho
vissuto non fosse altro che il frutto di un illusione, un bellissimo e
sensualissimo incubo.
Avrei
dovuto ucciderti,
Per non lasciare nessun rimpianto
alle mie spalle.
Eri
il nemico,
Il male.
Avrei
dovuto catturarti,
odiarti.
E
poi….
Avrei
dovuto dimenticarti.
Estirpare
qualsiasi ricordo,
qualsiasi riferimento che non mi riportino al passato, ai tuoi occhi
sorridenti
e alle tue calde labbra premute sulle mie.
Ma
non potevo, non volevo, dimenticare
niente.
Ci
sono giorni in cui mi
sento morire dentro,
ma so che non lo ammetterò
mai.
A
volte ho solo voglia di
stare lì, sdraiato sul mio letto, e fissare un
oblò che non verrà mai più riaperto.
E’ stupido, ma non posso far
a meno di rimanere lì ad aspettarti,
perché sei solo tu
che mi manchi.
Ed
è in giorni come questo
che penso che è così difficile dirsi addio quando
si arriva a questo punto;
quando non c’è più niente da salvare,
non c’è più niente da dire, o da fare.
I
rimpianti Sono come lacrime che si
accumulano e cadono sulla pelle.
E non c’è
niente che non farei per poter vedere ancora
una volta il tuo viso e sentire la tua voce.
Non c’è niente che non farei per avere solo un
altra
possibilità.
A
volte vorrei solo chiamarti
irritato “moccioso”,
ma so che non sarai qui.
Se
avessi un altro
stupidissimo giorno, manderei al diavolo tutto e ti direi quanto mi sei
mancato, e di quanto avrei voluto dirti
che per me eri importante,
Ma ormai quel che ho in mano non
è nient’altro che
cenere, mentre in bocca avverto solo il sapore amaro di lacrime
trattenute.
E’
assurdo, ci si accorge di queste cose
solo quando ormai è troppo tardi.
E non c’è
nulla che tu possa fare, tranne
che lasciare I piccoli pezzi del tuo
mondo sciogliersi e cadere come gelida pioggia.
Non
scorderò mai l’ultima
volta che ti ho visto.
Non
scorderò mai il tuo sguardo
sul mio e il tuo respiro pesante.
Mi
bisbigliasti sommessamente
di andarmene e dimenticarmi di tutto, ma non ti ascoltai.
Rimasi
lì a farmi uccidere con te.
E
sono ancora qui, nella mia
stanza osservando il sangue sgorgare da una ferita
che non c’è, ma che ugualmente, ti
priva del
calore e della ragione.
Un
calore che non sentirò mai
più, come la tua voce ovattata nel buio della mia stanza.