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Autore: aire93    02/02/2017    4 recensioni
La ricetta perfetta per passare in armonia le festività? Un pizzico di Stiles Stilinski maestro d’asilo con una insana passione per Harry Potter; una spolverata di Sophie Hale, bimba di quattro anni allieva di Stiles e altrettanto amante della saga grazie ad uno zio misterioso, e tante, tante avventure natalizie.
Bonus, una barista imbranata, una famiglia numerosa e un tacchino impagliato.
Sterek slowburn con tanto, tanto, tanto fluff.
E buon natale!! =)
Genere: Commedia, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Derek Hale, Nuovo personaggio, Stiles Stilinski, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Ok, è passato un mese da Natale, e non mi sembra il momento di postare questa fic, MA, va completata, e io sono la solita ritardataria, quindi eccovela il 2 febbraio! In quest' ultimo capitolo ci godremo Derek Babbo Natale e una recita ispirata ad Harry Potter =)
Se vi è piaciuta, lasciatemi un commento! Sono arrivata a ben 52 pagine con questa fic che credevo ne potesse prevedere massimo 25…
Alla prossima e Stay Tuned! Non dimenticatevi di dirmi se vi è piaciuta la fic! =)

20 Dicembre

La stanza venne inondata, in maniera anche un po’ irruente, dal suono di una carola apparentemente natalizia, mascherata da brano indie rock.
Stiles non se lo fece ripetere due volte, cogliendo l’invito musicale; era impossibile non schioccare le dita al ritmo delle campanelle, non quando si intersecavano alla perfezione col suono del basso.
E chi se ne importava se stava offrendo uno spettacolo ridicolo a quelle cinque persone che lo fissavano, intenti ad ultimare le spese natalizie senza distrazioni o ragazzi che si muovevano in maniera patetica tra le corsie.
Era più forte di lui. Quando i suoi pensieri si spargevano alla rinfusa nella sua testa, così tanti e così ingarbugliati da avere paura che prima o poi la sua massa grigia potesse esplodere, Stiles ballava per provare a calmarsi.
Persino quando si trovava in pubblico.

Era nel centro commerciale più esclusivo dell’intera Beacon County, alla disperata ricerca di un regalo per Derek che l’ Hale potesse in qualche modo apprezzare, nonostante il suo essere restio a mostrare i suoi veri sentimenti.
Ogni volta che Derek faceva capolino nella sua mente – cioè più o meno ogni mezz’ora – Stiles estraeva il cellulare per rileggere i messaggi che si erano scambiati negli ultimi due giorni, ovvero il più palese concentrato di dolcezza e forse pateticità che si potesse immaginare.

Avevano iniziato dopo l’appuntamento al Wolfin’, e avevano proseguito fino alle due della mattina del giorno dopo, entrambi più simili a due adolescenti che non agli uomini adulti che millantavano di essere.
Il sorriso si fece spazio sul viso di Stiles, che da un paio di giorni aveva un’espressione fissa sul volto e generalmente persa nel vuoto, per colpa delle sensazioni di calore che avvertiva nel petto, riconducibili solo alla presenza, sempre più costante, di Derek nella sua vita…
Era assurdo pensare a come solo un mese prima, fosse quasi stato allergico all’amore.

Un pugno sul braccio lo riscosse da quella nuvola sulla quale la sua mente viaggiava incontrollata, senza possibilità di frenare.

«Hey Stilinski vuoi tornare sulla terra per l’amor del cielo?»

Stiles sbattè le palpebre un paio di volte, voltandosi verso chi l’aveva appena colpito: avere Malia Tate come amica aveva chiaramente i suoi pregi e difetti. Tra i primi c’erano le pazzie e le innumerevoli risate, che ogni tanto servivano a rallegrarlo, e tra i difetti era impossibile non notare l’irruenza che ormai era un tratto caratteristico della Tate.

La stessa Malia, che gli schiaffò sotto il naso senza preavviso, l’oggetto più orrido che Stiles avesse mai avuto la sfortuna di vedere:«Ti piace la palla di vetro con Aragog all’interno? C’è la neve e ci sono le ragnatele che si muovono se le agiti! C’è anche la versione col Basilisco con gli occhi accecanti e il piccione rosso del Preside che se premi un pulsante muore tra le fiamme! Solo che dopo che l’hai ucciso non può più tornare, naturalmente…Stiles perché mi guardi così? Credevo potesse interessarti come regalo!»

L’espressione sul volto di Stiles era la stessa di uno che aveva appena inghiottito un mix letale di aglio e limone, e ad osservarlo meglio, era persino impallidito.

«Primo, Fanny non è un piccione, ma una fenice e credimi Malia, c’è differenza. Secondo, toglimi quello schifo da sotto gli occhi! Non posso comprargli quella roba! E poi come ti salta in mente che io possa solo toccarla!»

Grazie al cielo Cora e Isaac si avvicinarono a loro nel momento migliore, bloccando sul nascere una probabile isteria di Stiles.

«Beh Malia, complimenti! Siamo in un negozio che vende modellini di presepi in movimento, oggettistica rara, profumi e candele e sei riuscita a trovare l’unico elemento horror che avessero in commercio…vieni con me Stiles, forse posso aiutarti io»

Stiles annuì alle parole di Cora, con l’intenzione di evitare il più possibile di fissare il mostro che Malia aveva tra le mani, e che aveva deciso di comprare.

Stiles, Cora e Isaac si guardarono intorno con la massima attenzione: doveva pur esserci qualcosa che a Derek potesse interessare, no?

«Voglio regalargli qualcosa legato ad Harry Potter, ovviamente. E’ stato il primo motivo di legame tra noi» confidò Stiles agli amici. Era palese che il suo primo dono natalizio per Derek fosse qualcosa legato ad una delle saghe più importanti degli ultimi anni, la stessa che li aveva uniti, solo che doveva trovare davvero qualcosa di particolare o caratteristico: certamente non il simbolo dei doni della morte, che ormai era possibile trovare dovunque.

«Uhm, ho una strana sensazione di dejavù. Derek ha detto lo stesso ieri» borbottò Isaac verso il nulla, allontanandosi. Era un tipo particolare Isaac Lahey. fissato con le sciarpe tanto da indossarne ben tre in quel momento.

Stiles venne catturato all’istante dalle parole dell’amico e non potè far altro che fissarlo con curiosità:«Cosa intendi?»
Al suo sguardo non sfuggì minimamente l’espressione vincente di Cora.

«Oh sì, storia lunga ma breve: prima Derek ha girovagato per casa come un ossesso, ha trascinato me e Isaac in giro per negozi, colto da un raptus di follia e poi…beh non mi sembra che abbia acquistato qualcosa. O almeno, l’ho visto salire in camera sua con la stessa espressione che potresti vedere ad un funerale. Era molto frustrato, e temo che non ti abbia comprato niente»

Stiles udì una strana sfumatura sadica nel tono di voce dell’amica, che non faceva presagire nulla di buono. Era come se Cora si divertisse a vedere Derek soffrire e affaccendarsi nelle situazioni senza riuscire a cavarsela, il che lo portò a legarsi ancora di più all’Hale, mosso da una sorta di compassione.

Stiles tornò nel reparto precedente, ignorando sia Cora e Isaac che ad un certo momento avevano preso dal nulla a sbaciucchiarsi e a regalarsi effusioni, sia Malia e il suo sacchetto di plastica, probabilmente contenente Aragog, per dedicarsi all’esplorazione solitaria degli scaffali.
Doveva esserci qualcosa che poteva interessare a Derek, per forza…
E poi la vide.

Splendente, di argento con un piccolo rubino brillante incastonato nell’elsa, grande quanto un pugnale.
La spada di Grifondoro in formato ridotto stava davanti a Stiles, ferma e impettita, sembrando quasi che gli urlasse “comprami”.

«Cora?» urlò Stiles, preso dall’entusiasmo, gli occhi che si riflettevano nel vetro della teca che la conteneva.
Stiles abbassò lo sguardo: costava centocinquanta dollari.
Chi se ne fregava del prezzo, l’avrebbe comprata anche se fosse costata cinquecento. In fondo era la fottutissima spada di Grifondoro, no? Anche un Serpeverde come lui poteva rendersi conto di quanto fosse interessante possederne la riproduzione in miniatura.

Cora e Isaac si affrettarono verso di lui con fare spaventato: Stiles non si era reso minimamente conto del tono che aveva usato per chiamarla.

«Stai bene? E’ successo qualcosa?» disse Cora, fissando Stiles incuriosita.

«Hai mai visto qualcosa del genere in camera di tuo fratello?» rispose Stiles, puntando il dito e lo sguardo contro la teca, le iridi che scintillavano in un certo senso.

«No, mai. Vuoi regalargli un pugnale per il compleanno? Stiles è ridicolo, non siamo mica nel Far West o cose del genere…»

Stiles roteò lo sguardo: era possibile che Cora fosse così ignorante in materia di Harry Potter?«E’ la spada di Grifondoro quella, cara mia. E per Derek sarà un regalo incredibile…»

Malia sopraggiunse proprio in quell’istante, sempre con la busta che conteneva il potenziale Aragog tra le mani, dalla quale Stiles premurò di spostarsi.

«Io gli avrei regalato un semplice dopobarba. Immagina l’odore che potrebbe avere la prossima volta che ci piazzi le tue deliziose labbra sopra. E’ un win - win per te, no?»

Stiles si voltò all’istante verso Malia, completamente sconvolto: «Non ti ho mai sentita fare un discorso che avesse una minima parvenza di accenno alla materia sessuale! Chi sei tu e che ne hai fatto di Malia?»

Malia sbuffò. «Primo, vengo dal reparto igiene e per questo ho avuto la brillante idea, e secondo, solo perché non ho impulsi sessuali non vuol dire che non posso immaginare gli altri ad averceli. Non sono così stupida eh?» terminò, con il miglior sorriso sadico del suo repertorio.

«Ok…ehm, quindi io comprerei la spada e il dopobarba, perché l’idea di Malia non è per nulla male, per una volta» si intromise Cora, tentando di spezzare in qualche modo l’atmosfera imbarazzata che si era venuta a creare.

La cosa che più stupì Stiles, una volta uscito dal negozio con due sacchetti tra le mani, era il fatto di aver dato ragione a Malia forse per la prima volta nella sua vita, ed essere sicuro di aver compiuto la scelta giusta

-

22 dicembre

Tutti gli Hale erano presenti all’asilo, così tanti che probabilmente l’intera sala non sarebbe riuscita a contenerli.
In fondo dovevano starci anche le decorazioni, l’impalcatura per la recita e tutta la scenografia, e soprattutto i parenti degli altri bimbi.
Lydia Martin stava al centro della sala, seduta su una delle decine di sedie di plastica, fiera e impettita come una regina sul trono. Accanto a lei Jackson stava sistemando la propria telecamera sul treppiedi, ignorando gli sbuffi di chi gli stava di fianco e soprattutto dietro.
Stiles sbirciò dalla porta che collegava la stanza della nanna a quella dove si sarebbe svolta la recita a tematica Harry Potter, con un crescente senso di agitazione.
Il ragazzo notò Lydia e la salutò velocemente, lanciò un cenno rapido a Jackson e poi vide gli Hale con Isaac che stavano agitando freneticamente la mano, tranne lo stesso Lahey che preferiva tenere le braccia incrociate, con le dita che giocavano con uno dei bordi di una delle sue tre o quattro sciarpe.
Vicino a loro stavano Melissa McCall e suo padre, entrambi intenti ad attirare la sua attenzione per salutarlo.
Stiles ricambiò il cenno, con un’alzata di pollici.
Malia era appena dietro, vicino ad una Erica che sembrava alquanto sofferente e un Boyd che era sicuro di una rottura delle acque a breve. Accanto a loro, piuttosto a sorpresa, Stiles vide Kira, che per salutarlo, lanciò una manata in faccia a Malia, e per scusarsi con lei, si spostò di un passo indietro, il giusto per pestare un piede a Theo, il figlio del macellaio che la fissò con uno sguardo che fece persino impallidire Stiles.

Una manina tozza lo riscosse dai propri pensieri e Stiles chiuse la porta per dedicarsi finalmente ai bambini.
La recita era ormai alle porte e quello che era stato fatto doveva bastare. Era dalla prima settimana di dicembre che la provavano, e Stiles sperò che i bambini la ricordassero a menadito.
Sophie era accanto a lui col mantello, gli occhialini e una sciarpa di Grifondoro che Derek le aveva comprato per l’occasione, guardando Stiles come se si stesse dimenticando qualcosa di fondamentale.

Stiles sorrise leggermente, inginocchiandosi per parlare con la bimba a quattrocchi:«Guarda come sei bella Sophie! La perfetta Harry Potter, non potevamo chiedere di meglio!»

Sophie alzò lo sguardo come spesso Stiles aveva visto fare a Laura, il che voleva dire che non era per nulla convinta delle parole dell’altro.

«Scusa Stiles, non ti sembra che manchi qualcosa?»

Un leggero colpo di tosse fece alzare lo sguardo del giovane Stilinski: Derek, che si era offerto di aiutarlo da quella mattina con le preparazioni e i vestiti per i bimbi, battè un dito contro un angolo della propria fronte.

«Non capisco cosa vuoi dire? Non manca nulla…»

«La cicatrice!» sbottarono Derek e Sophie all’unisono, facendo cadere Stiles definitivamente per terra.
Come poteva dimenticare il tratto caratteristico di Harry, il protagonista della saga che più amava?

«Dimmelo, sono un idiota. Anzi non di fronte ai bambini, anche se sarebbero d’accordo con te…» borbottò Stiles a Derek, mentre prendeva una matita rosso scuro che gli aveva prestato Laura per truccare la figlia. Derek gli si avvicinò con uno sguardo piuttosto languido, avvicinandosi all’orecchio dell’altro.

«Avrò tutto il tempo per dirtelo più tardi, non preoccuparti…» sussurrò con voce bassa e quasi roca, e Stiles dovette quasi spintonarlo via per calmarsi. Come gli veniva in mente di sedurlo così davanti a venti bambini? Era pazzo per caso?

Stiles cercò di non pensare a Derek o alle sue parole, seppur ce l’avesse sempre di fianco, intento a controllare che tutti i bambini fossero vestiti perfettamente e fosse tutto a posto.
La cura che Derek ci metteva nel far funzionare la recita, lo sguardo che Derek riservava a tutti i bimbi preoccupati, e le parole che usava per consolarli, brevi ma efficaci, resero tutto il sistema di organi interni di Stiles una vera e propria poltiglia.
E fu quando lanciò un semi sorriso a Nuru, scompigliandole i capelli già folti, così da assomigliare di più a Hermione, che Stiles si convinse di essersi completamente innamorato di lui.

Decise di ricambiare il favore di prima, avvicinandosi a lui mentre posava un po’ di cerone sul volto di Jacob, e sussurrandogli nell’orecchio, con voce decisamente meno sexy e più sincera «Tutta questa cura che mostri con i bimbi è meravigliosa, Derek. Sai cosa vuol dire questo? Che sarai perfetto con i nostri, di bambini…»

Stiles si allontanò quanto bastava per notare la reazione di Derek: aveva le pupille completamente dilatate e le gote letteralmente in fiamme.

«Ha fatto effetto. Bene, proprio quello che volevo» ribattè Stiles, sorridendo.

Derek rimase immobile sul posto, finchè non si ricordò che di lì a una trentina di minuti sarebbe dovuto entrare in scena vestito da Babbo Natale.

«Credo sia meglio che io vada. Voglio vestirmi ora così poi posso vedere la recita in…uhm, pace.»

Derek schizzò via, beccandosi gli applausi di metà sala, che credeva che la recita stesse per iniziare.

Stiles ridacchiò, prima di radunare i bambini tutti accanto a lui.
«Siete pronti ad entrare in scena? Non vergognatevi dei vostri genitori presenti, tranquilli bimbi, sono venuti per farvi un grosso applauso. Sarete meravigliosi, lo so. Buona fortuna. Che non è qualcosa che si dice generalmente prima di andare in scena, ma ehi, siete bimbi quindi avrete la possibilità di abusare l’uso dell’altra parola, che in realtà è una parolaccia, più avanti nella vostra vita. Uh, sto straparlando. Ehm, ok è’ ora di andare! Forza!»
Stiles fissò tutti i bimbi negli occhi, uno per volta, cercando di rassicurarli il più possibile, e nel mentre cercare di calmare anche se stesso.

-

Stiles aveva sempre avuto un timore sottile nell’essere davanti a tutti. Preferiva sempre lavorare dietro le quinte, non avere le luci della ribalta puntate addosso.
Sapeva che lui non doveva fare nulla se non leggere su un foglio per suggerire ai bambini, eppure stava comunque tremando.

Stiles prese un grosso respiro, entrando nella sala occupata dai genitori e notando per prima Laura Hale, che gli alzò il pollice in segno di incoraggiamento.
Il resto del pubblico si confondeva, e Stiles preferì fissarsi su un unico punto – sempre Laura – così come spesso sua madre gli aveva suggerito.
Ora che ci faceva caso, dietro Laura, suo padre e Melissa gli sorrisero di nuovo. Lui con ancora addosso la divisa di sceriffo.

Fu quello il vero tonico per Stiles, che si sentì pronto per partire con la recita.

«Salve a tutti genitori e benvenuti alla recita di Natale di quest’anno, che ho deciso sarà molto particolare. Infatti sarà ambientata nel mondo di Harry Potter, una saga che io ho sempre amato. Spero che capiate che qualche errore da parte dei nostri bimbi ci possa stare, hanno imparato molte cose e non sono esattamente professionisti. Grazie per l’attenzione e buon divertimento!»

Stiles si schiarì la gola, ponendosi di lato alla scenografia, che era rappresentata da una panchina lunga di legno, sullo sfondo della famosa Sala Grande nel periodo natalizio.
La neve stava sospesa in aria, e appena dietro alle altre tavolate si potevano notare dodici alberi di Natale giganteschi e decorati in maniera sublime.

Ci furono solo pochi secondi di silenzio, e poi Sophie, Nuru e Steven – un bambino dai capelli rossicci, perfetto per interpretare Ron Weasley, entrarono in scena senza guardarsi in giro, ma con evidente imbarazzo, sedendosi sulla panca e aspettando il via di Stiles.

La voce di Stilinski iniziò a narrare.

Era a malapena metà dicembre nella scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts, eppure gli studenti, ancora sommersi di compiti, già sognavano le vacanze, nelle quali si sarebbero potuti divertire nell’attesa dei regali e della comparsa di Babbo Natale.
Ma un’oscura minaccia si sta per palesare, e il Natale può essere in pericolo!

Nuru si sporse per aprire il libro, fissando le pagine con un apparente interesse, proprio come avrebbe fatto Hermione, mentre Steven- Ron estrasse dalla tasca un mini set di scacchi.

«Hey Harr-Harry! Ti va di giocare con me a scacchi?» domandò con voce tremante, mentre anche gli altri bambini si avvicinavano appena Steven- Ron aveva pronunciato la parola scacchi.

«Sì gioca, Harry! Mi divetto tanto a vedetti peddere…no, viccere!» disse con entusiasmo zelante Ross, un bimbo un po’ in carne che interpretava Neville.

Il pubblico ridacchiò, e Stiles con loro.

«Hemmone non gioca, non è capace!» ridacchiò Sammy, un bimbetto allampanato e biondino che interpretava niente meno che Draco Malfoy.

«Cetto che so giocare! Ma non mi piacciono questo tipo di cacchi!» sbottò Nuru con fare irritato, e il pubblico apprezzò così tanto da scatenare un applauso spontaneo.

Lara e Bonnie, che a loro volta rappresentavano Calì e Lavanda, iniziarono ad intonare un “gioca, gioca, gioca”, seguiti da Zac – Ernie MacMillan e Soraya – Padma Patil.

«Volete smettere di urlare? Mi fa male la cicatrice!» urlò Sophie - Harry ad un certo punto, alzandosi e avvicinandosi al pubblico con uno sguardo perfettamente sofferente.

«Questo vuol dire solo una cosa… Voldemort è nei paraggi e siamo tutti in pericolo!»

Stiles si avvicinò al microfono posto davanti al palchetto – seppur inutile dato che i bambini non erano presi da quel timore che rendeva la loro voce sottile.

E proprio in quel momento, come se Harry l’avesse in un certo senso evocato, Voldemort apparve, in tutta la sua “cattiva cattiveria”!

Jacob fece la sua entrata in scena, a passo lento e con un’espressione furba e maligna sul volto. Persino Stiles era rimasto inquietato da quanto fosse evidente la cattiveria – seppur finta - del bimbo.

«Bene bene… e quindi il periodo dell’anno dove la gioia divampa è arrivato, vero? Che noia tutti questi bimbi che ridono e giocano. Che orrore. Non è divertente, per me»
Jacob sibilò l’ultima parola, tanto che l’intera sala scoppiò in un applauso fragoroso, Lydia fischiò entusiasta e Jackson urlò «Sì! Questo è il mio ragazzo!»
Stiles rimase a bocca aperta: nelle prove sembrava sempre svogliato e non interessato ad imparare la parte, eppure ora, nel momento della verità, era stato il migliore di tutti.

«Ho deciso! Getterò un incantesimo che cancellerà dalle vostre menti la parola Natale! Non ricorderete più niente e sarete sommersi dalla tristezza! Oblivion Natale!»

Jacob - Voldemort agitò la bacchetta con gusto, e gli altri bimbi simularono una perfetta espressione spaventata.
Laura Hale sobbalzò dalle file posteriori, completamente rapita dalla recita, che seppur orchestrata da bambini, stava rivelandosi davvero ben fatta.
Stiles si spostò, salendo sul palco e cambiando la scenografia, mentre i bimbi rimanevano immobili, in una specie di “mannequin challenge” natalizia.

Appena Stiles si spostò, Sophie si mosse per prima, prendendo la parola, con gli altri bimbi che come lei si sbloccarono.
«Voldemort! Perché sei qui? E’ tutto triste ora, la sala è più buia, più scura…»

«E’ come il mondo che troverete la fuori! Un mondo di sofferenza e di tristezza, nel quale io trovo soddisfazione! Ah ahah! Siete finiti bimbi di Hogwarts!»

E proprio quando Voldemort sembrava avere la situazione in pugno, ecco che da un angolo apparve una luce speciale…
Babbo Natale era arrivato fino a Hogwarts!

Da un angolo della scenografia infatti, qualcuno con una tuta larga e rossa, e la barba lunga, bianca e riccioluta apparve a passi lunghi e risoluti.

«Ho ho ho! Eccomi qui, Babbo Natale è pronto a portarvi i regali!»

Sophie e gli altri bambini si voltarono, gli occhi spalancati per la sorpresa ed emozionati per la presenza di Babbo Natale.

Tutti si diressero verso di lui, ignorando Stiles che intimava loro di tornare al posto, dato che la recita non era ancora finita, il tutto mentre i genitori si sbellicavano dalle risate.

Nuru fu la prima, a sorpresa, a riprendere il proprio personaggio, mostrando un volto stupito e fissando Babbo Natale con spavento.

«Chi tei?»

Babbo Natale – Derek capì che i bimbi avevano ripreso a “recitare”, e per questo approfittò subito del momento: «Non sai chi sono? Sono Babbo Natale e sono qui per portare i regali a tutti voi bimbi!»

«Non è vero! Lui è un mostro!» urlò Voldemort – Jacob, indicando Babbo Natale con leggera strafottenza.

«Non sono un mostro! Sono tutto ciò che i bambini aspettano a Natale! Non fatevi imbrogliare da Voldemort!» esclamò Derek, con molta più intensità di quanta se ne potesse aspettare da lui.

«Cos’è il Natale, non capisco…» borbottò Steven – Ron, simulando uno sguardo stupito.

«E’ il momento nel quale vi riunite con la vostra famiglia, aprite i regali, giocate, guardate la neve che scende dal cielo, le luci che illuminano le strade e il profumo di zenzero dappertutto; è quel momento in cui il mondo diventa un posto migliore per tutti, grandi e piccini! Non lasciate che la negatività, il dubbio e la malignità vi porti via la capacità di divertirvi e di sognare!» disse Derek, avanzando di un passo e piazzandosi esattamente al centro del palco, strappando un lungo applauso agli spettatori, e uno sguardo sconvolto da parte di Stiles, che non ricordava di aver mai scritto nulla di simile nel suo copione.

Quel discorso, improvvisato ma sorprendentemente intenso, sembrò riscuotere i bambini, che corsero verso babbo Natale con gioia e finalmente lasciando che un sorriso si posasse sul loro volto.

«E’ finità per te Voldemort, è arrivato il momento di diventare semplicemente Tom Riddle, il bambino buono che saresti dovuto essere!»

E mentre babbo natale agitava la mano, Jacob – Voldemort si nascondeva di lato, girando le spalle e tirando fuori dalla tasca una salvietta imbevuta, così da togliere in un solo gesto il trucco di Voldemort.

E fu così che la genuinità che il Natale porta ogni anno con sè, ammorbidì persino il cuore duro del mago più cattivo di tutti

Il bimbo simulò un sorriso, avvicinandosi a Babbo Natale per abbracciarlo, terminando così la recita.

I genitori si alzarono in piedi, applaudendo con vigore. Molti di loro urlarono persino “bravissimi”, e Jackson non smise di gridare «Jacob man of the match! Jacob MVP! Mio figlio ha un futuro assicurato come attore!»

Stiles sapeva che non poteva ideare un’opera da portare a Broadway, eppure era comunque soddisfatto di come avevano recitato i bambini.
Il giovane maestro salì sul palchetto, esattamente accanto a Babbo Natale, sciogliendosi quando incontrò le iridi del ragazzo che amava.

«Bravo Derek, ottimo lavoro…» sussurrò lui, posandogli una mano sulla spalla, mentre il pubblico non smetteva di applaudire.

-

24 dicembre

Stiles aveva sempre amato i cori gospel: sentire quelle voci unite in un’armonia perfetta, gli faceva venire la pelle d’oca come poche cose nella vita.
Non si vergognava a dire che amava chiudere gli occhi e ascoltare quella melodia, muovendo semplicemente la testa e dimenticando di dove si trovasse, ovvero nella chiesa di Beacon Hills per il concerto notturno che spesso il pastore principale della comunità organizzava.

Stiles non era per niente praticante e tendeva a vivere una vita con più idee filosofiche che religiose, però la musica di Natale, anche quella palesemente più cristiana che popolare, lo faceva stare bene, e il suo essere al limite dell’ateo veniva messo da parte, solo per la musica.
Aveva ancora gli occhi chiusi, dondolandosi avanti e indietro, trasportato dalle note e intento a sussurrare le parole tra sé e sé, quando qualcuno gli battè leggermente la mano sulla spalla.
Stiles aprì gli occhi di scatto, e il suo stomaco divenne bollente all’istante.
Derek lo stava fissando con un sorriso appena accennato, gli occhi verdi che brillavano e il solito combo di sciarpa, cuffia e guanti di Grifondoro.

«Ehi! Che bello vederti Derek!» gli bisbigliò Stiles, avvicinandosi solo un poco verso di lui.

Stiles abbassò la mano, andando a cercare e afferrare quella di Derek, mentre alla musica venivano sostituiti gli applausi.

«E’ l’ultima canzone, poi dobbiamo andare. Stiles perché non inviti Derek a casa nostra e gli offri quella splendida cioccolata zenzero e arancia che sai fare così bene?» borbottò Melissa accanto a loro, con un sorrisetto furbo e con un tono neutrale.

Tutti e quattro i presenti in quel banco, sapevano che se Derek avesse varcato la porta di casa Stilinski, non sarebbe uscito tanto presto.

«Non c’è bisogno, Derek è stanco, è la vigilia di Natale, no? Vuoi passarla con la tua famiglia, lo capisco…» Stiles interruppe la proposta di Melissa con un volto paonazzo e una voce che di risoluto aveva ben poco. Dio solo sapeva quanto volesse portare Derek a casa eh..ehm, censurarsi perché in quel momento doveva mantenere pensieri casti.

«Esattamente. Ecco perché accetto l’invito. Una cioccolata mi farebbe davvero piacere ora…» rispose Derek con nonchalance, e Stiles si fermò sul posto, la mano dell’altro che gli stringeva più forte la sua. Questo era stato davvero inaspettato.

«Oh, io credevo che tu fossi stanchissimo e non volessi. Insomma, che non ti interessasse passare almeno una parte della vigilia con me»

«Stai facendo tutto tu Stiles. Io non ho mai detto nulla del genere. Anzi, passare la notte di Natale con te era definitivamente nei miei piani»

Stiles si voltò all’istante verso suo padre, come se necessitasse una sorta di approvazione da lui, quando in realtà non ce n’era bisogno.

«Filate a casa.» ordinò lui, e Stiles e Derek non se lo fecero ripetere di nuovo.

-

L’unica cosa che Stiles si permise di fare era scontrare le loro spalle, camminare vicinissimo a Derek e a volte rischiare di farlo cadere, dato che era il solito impacciato.
Fu Derek a prendere l’iniziativa, quando ormai erano a pochi metri da casa: afferrò con determinazione la mano di Stiles, così come era accaduto in chiesa, intrecciando le dita a fatica a causa dei guanti di entrambi, sorprendendo Stiles più di quanto non volesse ammettere.

«Puoi farlo sai? Prendermi la mano. Non è vietato, anzi» borbottò Derek, fissando un punto per terra con così tanta intensità che Stiles temette che l’intero marciapiede potesse prendere fuoco.
Stiles si separò dall’altro solo per aprire la porta, una volta arrivati a casa Stilinski, bloccandosi all’uscio.
Accendendo le luci, la prima cosa visibile dall’atrio, oltre alle lucine intermittenti dell’albero, era una decorazione di vischio appesa sopra l’arco che conduceva in cucina.

«Ooops…ehm, non…lascia perdere quello, non ci interessa, ok? Appendi pure i vestiti dove vuoi, cioè, c’è l’appendi abiti. Non c’è bisogno di appenderli davvero dove vuoi..ok, la smetto.»

Derek ridacchiò sotto i baffi, afferrando la mano di Stiles di nuovo, per farlo letteralmente scontrare contro l’albero di natale, sopra il quale cascava un’altra decorazione col vischio.

«Ehi, tutto bene? Non ti piacciono le decorazioni?» sussurrò Stiles, lo sguardo che vagava impazzito dagli occhi alle labbra, poi ancora, dalle labbra agli occhi di Derek, che invece non smettevano di fissare le sue, di labbra.

Stiles poteva sentire il calore leggero delle lucine, poteva notare i contrasti che creavano sul volto di Derek, regalandogli mille sfumature diverse nello stesso istante, e non potè fare altro che leccarsi le labbra. Era così attratto da lui da star male, e avercelo così contro, lo scombussolava fisicamente. Per non parlare del fatto che fosse letteralmente contro l’albero, il che come posizione minava al suo equilibrio precario.

Derek si chinò leggermente contro di lui, sussurrandogli contro l’orecchio «Buon Natale Stiles», prima di lasciare un bacio pungente contro la sua guancia, e Stiles non capì più niente, come se mille fuochi d’artificio gli esplodessero davanti agli occhi.
Le labbra di Derek percorsero lentamente tutta la linea perfetta di nei che Stiles spesso disprezzava, e Stilinski non potè fare a meno di lasciarlo fare, alzando il collo come in attesa di essere marchiato, completamente in balia delle sensazioni che Derek gli regalava.
I loro corpi si strusciavano l’uno contro l’altro, senza vergogna o fretta, sapendo che tanto tutto quello che stava accadendo era voluto da entrambi.
Tutto quell’agire era ciò che sia Stiles che Derek aspettavano di fare sin dal loro primo incontro, e la consapevolezza di ciò fece sospirare leggermente di piacere Stiles.

Fu quella la goccia che fece traboccare il vaso: Stiles si voltò, decidendo con una forza che fino a quel momento non aveva mostrato, di spostare le labbra e sfiorare con le proprie, quelle di Derek.
Ma nonostante fuori di casa i bambini e gli adolescenti stessero vagando per le strade a gruppi, cantando carole di Natale, e la campana della chiesa suonò per i canonici dodici rintocchi, Stiles e Derek erano entrati in un mondo tutto loro.
Stiles afferrò il volto di Derek, mentre continuava a catturare le labbra di Hale con le proprie, e il cuore gli sbatteva nel petto, un po’ per l’eccitazione, un po’ per il nervosismo.
Fu un bacio lento e passionale, con le lingue che presero a sfregarsi l’una contro l’altra, senza che ai ragazzi sembrasse troppo esagerato.
Tutto quel contatto, invece, li stava mandando in autocombustione: Stiles si chiese, solo per un attimo, perché la lingua di Derek gli aveva annebbiato letteralmente la vista, quanto potesse diventare caldo il corpo di una persona, da uno a “Torcia Umana”.
Solo Fanny la fenice era il suo animale spirituale in quel momento, perché Stiles sapeva di essere vicinissimo a bruciare letteralmente, come l’animale mitologico.
Ora anche Derek accarezzava Stiles, le dita che gli toccavano dolcemente un angolo della bocca, rosso per l’eccitazione e caldo, contro le dita fredde di Derek, e l’altra mano che accarezzava la nuca di Stilinski come un archeologo che contempla un preziosismo fossile.

Avevano staccato le loro bocche ansimanti, senza però separare il contatto delle loro fronti, solo quando la richiesta d’ossigeno era inevitabile.
Poi Stiles ebbe una realizzazione e alzò lo sguardo, con un sorriso leggero e fiero che gli si stava insinuando tra le labbra: «Buon compleanno Derek.»

Derek non potè che annuire, mentre avvolgeva le braccia contro il corpo di Stiles, per trascinarselo contro, senza rischiare così che l’albero potesse cadere.
«Grazie Stiles…»

I due ragazzi rimasero abbracciati per un lunghissimo istante, poi si presero per mano, sedendosi sul divano morbido della sala; i cuscini ingombranti non erano un problema, dato che erano stati malamente scaraventati contro il pavimento.
Stiles si stese contro la seduta, le gambe incrociate con quelle di Derek e le teste di entrambi posate sul bracciolo, consci che se si fossero addormentati così, la mattina dopo avrebbero dovuto affrontare un pessimo mal di collo.
Ma ad entrambi non importava, se questo voleva dire stare insieme.
Stiles lo catalogò all’istante, come il Natale più bello della sua vita.

-

(31 dicembre)

La piazza di Beacon Hills era gremita di gente che teneva in mano scintille, pronte da accendere nel momento in cui la mezzanotte sarebbe finalmente rintoccata.

Stiles era accanto a Derek, abbarbicato a lui come un Koala sull’albero dell’eucalipto, intento ad annusare il profumo del ragazzo, lo stesso dopobarba che lui gli aveva regalato per Natale.

L’altro regalo, la spada di Grifondoro, riposava tranquilla nella teca che Derek ripuliva con minuziosità e precisione tutte le mattine, ancora prima di far colazione.
Quando Derek aveva aperto il regalo, la stessa mattina di Natale nella quale sia lui che Stiles non avevano avuto la minima voglia di spostarsi dal divano, a causa del collo completamente bloccato e dolorante – non aveva smesso di baciare qualsiasi parte del volto di Stiles riuscisse a raggiungere - scoppiettante di felicità come un bambino.

«Non vedo l’ora che sia il dieci!» borbottò Stiles contro l’orecchio di Derek, nella piazza che veniva riscaldata dal calore della gente intenta a ballare su una musica tipicamente natalizia.

Stiles strinse la presa sul corpo di Derek, o meglio sul suo giubbotto, cantando a squarciagola con le persone tra la folla, tra le quali spiccavano gli Hale, Sophie e la sua civetta bianca di peluche - regalo di Stiles - suo padre e Melissa, Kira, Malia, Erica con Sanaa tra le braccia e Boyd con Nuru aggrappata sulla sua testa, ma anche Lydia, Jackson e Jacob e tutti i bimbi dell’asilo, vogliosi di aspettare l’arrivo del nuovo anno.

«Non vedo l’ora che sia il dieci!» ripetè Stiles, saltellando sul posto, quasi ad imitare tutti quei bambini ai quali voleva bene.

Derek rispose con un mezzo sorriso.
Il dieci gennaio, Stiles e Derek sarebbero volati in Inghilterra per assistere ad una delle prime proiezioni teatrali di “Harry Potter e la pietra filosofale”, che da hit cinematografica, era stata trasposta a teatro. Derek aveva trovato gli ultimi biglietti per miracolo, e li aveva regalati a Stiles per Natale.
Altro che “non aveva trovato nulla”, come Cora aveva detto.
Stiles si protese verso Derek, baciandolo con dolcezza, proprio mentre iniziava il countdown. Era la parte più eccitate del capodanno, anche se onestamente questa, con lui e Derek che si baciavano, era anche meglio.

«Cinque!»

«Quattro!»

«Tre!»

«Due!»

«Uno!»

L’urlo di«Buon anno!» riuscì a sovrastare anche il primo fuoco d’artificio, un fiore rosso che apparve e scomparve nello stesso istante.

«Ci siamo baciati per un anno intero Derek, ti rendi conto!» ridacchiò Stiles, separandosi da Derek dopo una ventina di secondi, con Derek certo che sarebbe arrivata la battuta idiota.

«Si, me ne rendo conto.» Derek scosse la testa e Stiles allargò di più il sorriso, afferrandogli le mani per ballare al ritmo di una famosissima canzone dei primi anni 2000.

Sarebbe stata sicuramente una lunga nottata, ma Derek e Stiles erano sicuri che non si sarebbero mai stancati.
In fondo, erano insieme.
La musica, i botti, lo champagne, le scintille e gli auguri di buon anno si sovrapposero creando un piacevole caos: Derek e Stiles si sorrisero, consci che quello che stava arrivando, poteva essere un anno pieno di sorprese, felicità e magia, la stessa che li aveva fatti incontrare.

   
 
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