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Autore: McPaola    02/02/2017    0 recensioni
Tutti a Sydney conoscevano la Cage, la più grande associazione di criminalità organizzata di tutta la città, se non dell'intero Paese. Era comandata da un uomo di cui si sapeva poco e niente, soprannominato Lupo. Negli anni era riuscito a costruirsi un impero intoccabile circondandosi dei più spietati uomini che ubbidivano ad ogni suo comando, che si trattasse di trafficare droga o di uccidere. Per quanto la polizia cercasse di fermarli, i componenti della Cage non avevano mai lasciato alcuna traccia. Per questo ogni qual volta si sentiva parlare di un crimine di cui nessuno era riuscito a venire a capo, si pensava a quella che era la minaccia più pericolosa di Sydney. E Luke... ne faceva parte.
Genere: Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Ashton Irwin, Calum Hood, Luke Hemmings, Michael Clifford
Note: AU, Lime, OOC | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
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Prologo





"You're lovin' on the psychopath sitting next to you
You're lovin' on the murderer sitting next to you
You'll think, "How'd I get here, sitting next to you?""

(Heathens, Twenty One Pilots)




 

Sydney, 30 giugno 2016

 

Era uscita di casa da più di due ore ormai, ma non aveva la minima intenzione di tornare. Se anche lo avesse fatto, avrebbe sicuramente peggiorato la situazione, tanta era la rabbia che le riempiva l'animo. Per questo decise di girare su Quarry Street, scavalcare il cancello arrugginito ed entrare nel vecchio parco abbandonato di Trumper.

C'era stata diverse volte quando era poco più che una bambina, sempre accompagnata da suo fratello quando si ritrovavano da soli in casa. Rimanevano le ore a giocare a nascondino fra i folti cespugli che ormai avevano perso quel bel verde che ricordava.

Ma quel giorno giocare a nascondino era l'ultimo pensiero di Eleanor. Era decisamente troppo agitata per ripensare a tutti i ricordi che la legavano a quel posto. Continuava imperterrita a camminare e a scalciare con le sue Converse consumate ogni singolo sassolino che le intralciava il cammino. Quando, però, si rese conto che si stava inoltrando troppo nel boschetto che circondava il parco, decise di fermarsi su una panchina che poco prima aveva sorpassato per evitare di allontanarsi ulteriormente dalla fioca luce che l'ultimo lampione a fatica emanava. Tornò quindi sui suoi passi e si sedette, decisamente sgraziatamente per una ragazza della sua età, sulla panchina che si manteneva su solo per miracolo. Incrociò le gambe e vi appoggiò sopra i gomiti in modo tale da mantenersi la testa con le mani.

E proprio lì, in quella posizione alquanto scomoda, lontana da occhi indiscreti, in una grigia sera di giugno, Eleanor si lasciò andare ad un pianto liberatorio ripensando agli avvenimenti di quel pomeriggio.
 

 

 

 

Sydney, 30 giugno 2016 poche ore prima

 

 

 

 

Era assurdo il fatto che si fosse trasferita in quell'appartamento da due mesi e che ancora non avesse sistemato i vestiti dentro l'armadio. Soprattutto perché Luke era stato così premuroso da lasciarle più di metà dello spazio. Ma a Eleanor era sempre mancata la voglia di farlo, e lui non aveva mai insistito, nonostante tutti quegli scatoloni stipati nel corridoio lo infastidissero, data la sua mania per l'ordine.

Tuttavia, quel giorno, dopo aver sprecato più di mezz'ora per cercare una borsa, Eleanor decise che ne aveva avuto abbastanza. Si era davvero stufata di doversi piegare in posizioni assurde per cercare qualcosa che, ovviamente, si trovava sul fondo, perché tutto ciò sicuramente non aiutava la sua schiena malandata che ultimamente la teneva sveglia anche la notte per quanto dolorante fosse. Perciò, in preda ad un grande spirito di iniziativa, Eleanor si rimboccò le maniche e cominciò a darsi da fare.

Le ci vollero diverse ore per spostare ogni cosa nella sua parte di armadio, ma, alla fine, si ritrovò con uno scatolone ancora pieno e nessun cassetto vuoto. Parte di lei era fortemente tentata di lasciarlo lì e pensarci in futuro, ma la sua schiena era di tutt'altro avviso. Così si ritrovò a ricavare un altro po' di spazio dalla parte di Luke. Spinse tutte le sue magliette da una parte, ma quando stava per cominciare a sistemare i suoi maglioncini, il campanello di casa la fece sussultare.

Forse era Luke che si era dimenticato le chiavi, ma quando guardò l'orologio che portava al polso si accorse che era decisamente in anticipo rispetto al solito, ma Eleanor non diede troppo peso a questo dettaglio e si affrettò verso la porta d'ingresso. Non appena l'aprì, però, non trovò nessuno in piedi davanti a lei. Rimase un attimo interdetta chiedendosi se non si fosse solo immaginata il campanello, ma non appena abbassò lo sguardo qualcosa attirò la sua attenzione. Uno scatolone completamente nero era appoggiato sullo zerbino, una sola scritta bianca si distingueva: Luke Hemmings. Non aveva idea di cosa fosse o di cosa ci facesse lì, forse Luke aveva ordinato qualcosa online e non glielo aveva detto. Restava comunque sospetto il fatto che chiunque lo avesse consegnato fosse sparito prima che qualcuno firmasse per la consegna.

Rimase a fissare il contenitore per qualche minuto, combattuta sul da farsi, ma, alla fine, decise di portarlo dentro.

Lo raccolse e andò in camera sua dove si sedette a terra sul morbido tappeto che si trovava ai piedi del letto e si portò fra le gambe lo scatolone nero. Di certo avrebbe dovuto aspettare che fosse Luke ad aprirlo, ma una sbirciatina non avrebbe fatto del male a nessuno, in fin dei conti non c'erano lucchetti o aggeggi che lo tenessero chiuso, quindi non avrebbe dovuto contenere niente di così segreto.

Fece un bel respiro e lo aprì, sperando che si trattasse solo di qualche acquisto online. Al suo interno, però, non vi erano né scarpe, né vestiti, ma una cartellina gialla ed un cofanetto di cuoio. Tirò fuori la cartellina e, dopo aver notato le iniziali del suo fidanzato sulla copertina, cominciò a sfogliarla. Era una raccolta di schede e su ognuna di esse era scritto un nome con una foto allegata. Andando avanti sempre di più si rese conto che ogni singola foto aveva una piccola x accanto. Tutto ciò non aveva alcun senso. Non poteva averne. Cosa poteva mai avere a che fare Luke con quella specie di lista? Magari era un errore, un malinteso. Le iniziali del ragazzo su di essa, però, non lasciavano molto spazio all'immaginazione. Ma per quale assurda ragione Luke avrebbe dovuto tenere una raccolta di nomi e fare un segno vicino al volto degli uomini raffigurati? Non era un sicario, era uno studente universitario. Ma quando prese in mano il cofanetto e vi trovò dentro una pistola con su incisa la parola "Cage", Eleanor sbiancò.

Tutti a Sydney conoscevano la Cage, la più grande associazione di criminalità organizzata della città, se non dell'intero Paese. Era comandata da un uomo di cui si sapeva poco e niente, soprannominato Lupo. Negli anni era riuscito a costruirsi un impero intoccabile circondandosi di uomini senza scrupoli che ubbidivano ad ogni suo comando, che si trattasse di trafficare droga o di uccidere. Per quanto la polizia cercasse di fermarli, i componenti della Cage non avevano mai lasciato alcuna traccia. Per questo ogni qual volta si sentiva parlare di un crimine di cui nessuno era riuscito a venire a capo, si pensava a quella che era la minaccia più pericolosa di Sydney. E Luke... ne faceva parte.

D'istinto Eleanor buttò la pistola per terra e si portò le mani alla bocca. Non ci poteva credere, non ci voleva credere. Cercò di trovare una spiegazione logica a tutto ciò, ma la conclusione era sempre la stessa, il ragazzo di cui si era innamorata non era che un assassino. Ripensò a tutte le volte che le sue mani l'avevano toccata. Quelle mani che erano state la causa della morte di tutti quegli uomini e di chissà quante altre persone.

Eleanor non seppe mai con precisione quanto tempo rimase ferma lì seduta, cercando di convincersi che era tutto un equivoco, ma quando la porta di casa venne chiusa bruscamente, facendola risvegliare dalla sua trance, dovevano essere passati diversi minuti, se non ore. Sentiva la voce di Luke chiamarla dall'ingresso e questo non fece che accrescere la sua ansia. Tuttavia non rispose a quella voce che si faceva sempre più vicina.

"El, ci sei? C'è qualcosa che non..." Luke si bloccò di colpo sulla soglia della porta non appena vide la sua ragazza seduta per terra di fronte a quella pistola che sperava di non dover mai più rivedere. Non sapeva come l'avesse trovata, ma le si avvicinò con cautela, sperando di percepire una qualsiasi sua reazione. Eleanor era completamente immobile, nessuna emozione traspariva dai suoi grandi occhi verdognoli, solo delle lunghe strisce umide che le rigavano il volto. Si sedette accanto a lei e con tutto il coraggio di cui disponeva allungò una mano verso la sua. "Eleanor, dove l'hai..."

"Non toccarmi!" gridò alzandosi in piedi e allontanandosi da lui il più possibile. Se prima Luke era in cerca di un qualche tipo di emozione, ora l'aveva trovata. Era terrorizzata. La paura le si poteva leggere in faccia e questo fu il colpo più duro di tutti per Luke. Avevano già discusso in passato, ma mai lo aveva guardato in quel modo, ma aveva gridato così. Lui, che aveva il compito di proteggerla da ogni male, era diventato la cosa che più temeva. E non osò fiatare, si alzò in piedi ma non disse una parola, perché sapeva di meritarsi tutto quello. "Sei un assassino! Sei uno di loro!"

"Ti prego Eleanor, fammi spiegare, non è come sembra" a nulla servì il tentativo di mantenere la calma di Luke, poiché Eleanor non volle sentire ragioni. Si limitò a scuotere la testa fra le lacrime allontanandosi sempre di più da quello che aveva ritenuto l'amore della sua vita.

"Ti prego, Luke. Dimmi che non sei stato tu ad uccidere quelle persone" disse dopo quelli che sembravano secoli. La voce le tremava e altre lacrime minacciavano di scendere copiose lungo le sue guance già umide.

"Io... non posso" e mentre parlava Luke abbassò la testa, sentendo la vergogna che lo sguardo deluso di Eleanor gli affliggeva. "Ma se solo mi lasciassi spiegare capiresti che..." si affrettò ad aggiungere sperando nuovamente di far ragionare la sua ragazza, ma tutto ciò fu inutile poiché Eleanor lo interruppe.

"Mio fratello aveva ragione, sei solo un mostro" un'unica frase pronunciata a voce talmente bassa che risultava quasi impossibile da percepire. Ma Luke la sentì anche troppo forte. Quelle parole dette con un velo di disprezzo gli arrivarono come un proiettile in pieno petto. Lo lasciarono immobile e incapace di fare qualsiasi cosa. Si appoggiò barcollante al muro e si lasciò cadere a terra mentre guardava quella che ormai era diventata la sua unica ragione di vita uscire dalla stanza.

Aveva ragione.
Era un mostro.


 

 

 

Sydney, 30 giugno 2016

 

 

 

I singhiozzi scuotevano il corpo minuto di Eleanor mentre piangeva copiosamente fra le mani. Si sentiva tradita e imbrogliata. Come aveva potuto tenerle nascosta una cosa del genere per tutto quel tempo? Ma soprattutto come aveva fatto a non accorgersi che il suo ragazzo era un criminale incallito?

Tutti avevano provato a metterla in guardia su di lui, suo fratello per primo. Ma lei aveva voluto fare di testa sua e non aveva dato retta a nessuno. Lo aveva sempre difeso e adesso si ritrovava da sola a piangere perché era stata troppo cieca per capirlo. Se solo avesse ascoltato suo fratello. Continuava a ripeterselo mentre si dondolava sulla panchina portandosi le ginocchia al petto.

Ed era talmente immersa nei suoi tristi pensieri che non si accorse nemmeno che un ragazzo le si era avvicinato incuriosito da tante lacrime.

"Ehi, va tutto bene?" Eleanor alzò di scatto la testa al senitre la voce squillante del ragazzo. "Scusa, non volevo spaventarti" si affrettò ad aggiungere dopo essersi reso conto di averla colta di sorpresa. Eleanor si concesse solo un momento per studiarlo da capo a piedi. Era alto, molto più di lei, e aveva i capelli ricci che gli ricadevano disordinatamente sulla fronte. Non riusciva tuttavia a capire di che colore fossero a causa della fioca luce che lo illuminava. Sembravano castani, così come gli occhi, ma non ne era del tutto sicura. L'unica cosa di cui era certa era che non aveva voglia di cominciare una conversazione con uno sconosciuto che avrebbe potuto solo provare pena o compassione per lei.

"Lasciami in pace" disse bruscamente per poi far tornare il suo volto fra le gambe. Voleva solo restare da sola a piangere, ma il ragazzo non era dello stesso parere visto che si andò a sedere giusto accanto a lei.

"Permetti almeno che ti dia questo" lo sentì trafficare con la zip della sua giacca di pelle e poi avvicinarsi ulteriormente. Alzò leggermente il capo, scoprendo solo un occhio per vedere di cosa si trattasse. Rimase leggermente sorpresa nel vedere un fazzolettino di carta pendere dalle sue dita. Perché mai un perfetto estraneo avrebbe dovuto essere così gentile nei suoi confronti? La cosa le pareva sospetta, ma nonostante tutto si decise ad accettarlo allungando la mano per prenderlo.

"Grazie" sussurò appena guardandolo negli occhi. Adesso che si trovava direttamente sotto la luce del lampione, Eleanor fu in grado di guardarlo meglio in volto. Aveva gli occhi di un colore indefinito, un misto fra il marrone e il verde. La mettevano molto in soggezzione, era come se ci fosse qualcosa di sbagliato in quello sguardo.

"Prego" le sorrise cordiale, ma poi la sua espressione cambiò. Sgranò gli occhi come se avesse appena fatto una scoperta sensazionale. "Ma io ti ho già vista! Sì, sullo sfondo del cellulare di un mio amico. Sei la ragazza di Luke!" Eleanor non sapeva se si trattasse del nome di Luke o del modo forzato in cui quella frase era stata pronunciata a farle rivoltare lo stomaco, ma era sicura che quel ragazzo la inquietasse ogni istante di più. Perciò si limitò ad annuire sperando che se ne andasse il prima possibile. "Emily?" chiese alzando un sopracciglio.

"Eleanor" lo corresse a bassa voce mentre continuava ad asciugarsi le scie di lacrime che ormai avevano smesso di scendere.

"Giusto, perdonami. Io sono Ashton" tese la mano verso di lei. La notò con la coda dell'occhio, ma evitò di stringerla sperando che recepisse il messaggio. Ashton la tirò indietro leggermente imbarazzato per poi continuare il discorso. "Stavi piangendo a causa del tuo ragazzo, vero?" Neanche Eleanor si spiegò il motivo che la portò ad annuire. Non voleva continuare quella conversazione, soprattutto con quel ragazzo inquietante, ma allo stesso tempo sentiva il bisogno di sfogarsi con qualcuno. "Lo immaginavo, non è la prima volta che Lukey spezza il cuore di una ragazza. Ma, sai, non è solo colpa sua, è la sua storia che le fa scappare. Scommetto che anche tu dopo averla sentita abbia deciso di andartene" Eleanor si sentiva la testa girare a causa di tutte quelle informazioni appena assimilate. Luke non aveva mai menzionato altre ragazze, le aveva sempre assicurato che lei era la sua prima vera relazione. Ma col senno di poi, quella non sarebbe stata l'unica volta in cui le aveva mentito.

"Che storia?" chiese in preda alla curiosità voltandosi completamente verso Ashton. Non pensava si riferisse al fatto che Luke appartenesse alla Cage, ci doveva essere qualcos'altro che aveva portato tutte le altre ragazze ad abbandonarlo. E in fin dei conti lei se ne era andata prima di dargli la possibilità di spiegarsi. Il ragazzo accanto a lei aveva un'aria decisamente sorpresa.

"Non te l'ha raccontata?" domandò piegando leggermente la testa. Eleanor fece cenno di no per poi tornare a focalizzare l'attenzione verso le sue scarpe. Si sentiva così stupida e ingenua mentre i suoi occhi diventavano sempre più lucidi. "Forse è meglio così, io la so e posso assicurarti che non è una gran bella storia" se prima Eleanor non voleva più sentire il nome di Luke, ora voleva decisamente sapere di cosa Ashton stava parlando. Il ragazzo parve notare il cambio di atteggiamento di Eleanor, che ora era molto più interessata alla conversazione. "Ma potrei sempre raccontartela io, sempre se vuoi, ovviamente" disse mostrando un sorriso soddisfatto. Si alzò in piedi e si mise di fronte alla ragazza, portandosi la mano sinistra in tasca e tendendole la destra per la seconda volta quella sera. "Devi solo fidarti di me" Eleanor riflettè a lungo sul da farsi. Quel ragazzo non la convinceva affatto, le sembrava davvero strano e inquitante il fatto che fosse spuntato fuori con le risposte ai suoi dubbi subito dopo che aveva litigato con Luke, ma allo stesso tempo smaniava per sapere la verità. Forse avrebbe semplicemente dovuto andarsene e dimenticarsi della loro conversazione, ma per un qualche assurdo motivo le parole di Ashton l'avevano ipnotizzata e si ritrovò, quindi, ad accettare la sua proposta annuendo. Allungò il braccio titubante senza mai interrompere il loro contatto visivo. Cacciò via quella vocina dentro la sua testa che le diceva di non farlo e, per la prima volta quella sera, si decise a stringergli la mano.

Non appena le sue dita toccarono quelle fredde di Ashton si sentì strattonare e si alzò velocemente finendo addosso al ragazzo, che prontamente la girò su se stessa, facendo combaciare la sua schiena contro il suo largo torace. Accadde tutto così velocemente che Eleanor non ebbe neanche il tempo di reagire, sentì solo una salda presa attorno alla vita e qualcosa di morbido coprirle la bocca. Le sue forze comincivano lentamente ad abbandonarla rendendole difficile mantenere gli occhi aperti. Stava perdendo i sensi e si sentiva sempre più pesante fra le braccia del ragazzo.

"Pessima scelta, dolcezza" fu l'ultima cosa che udì prima di ritrovarsi immersa nel buio. 








Hola everyone!
Sono anni che non pubblico su EFP, ma finalemnte sono tornata!

In realtà questa storia la sto pubblicando principalmente su Wattpad (Vi lascio qui il link) quindi sarò maggiormente attiva su quel sito. 
Non ho altro da aggiungere se non che spero di vedere qualche segno di vita da parte vostra c:

Per qualsiasi cosa potete contattarmi su Twitter --> tizia_sempronia

5 (:

 

   
 
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