The time has come...
[…]in un unexpected
way,
On this unexpected day,
It’s no more a mystery, it is finally clear to me,
You’re the home my heart searched for so long…
[…]There were times I ran to hide,
Afraid to show the other side...
[…]And I am filled
with the sweetest devotion,
As I look into your perfect face.
In un modo inaspettato,
in questo giorno
inaspettato,
non è più un
mistero, mi è finalmente chiaro
che tu sei la casa che il
mio cuore ha cercato a lungo...
C’è stato un
tempo in cui sono scappato,
spaventato di mostrare
l’altra parte di me...
E sono colmo della
più dolce devozione,
appena guardo nel tuo viso
perfetto...
L’aria fresca della
sera gli scompigliava i capelli.
Adorava l’aria. Gli
era sempre piaciuta.
Da lassù gli sembrava
quasi di far parte dell’aria, del cielo… sperava quasi che una
stella lo prendesse e lo portasse via, lontano dai suoi pensieri…
Avrebbe dovuto essere
felice: tre settimane prima aveva sconfitto Lord Voldemort, il mago oscuro che
aveva terrorizzato il mondo magico per anni con la sua lotta contro i babbani e
i Mezzosangue, con le sue torture e i suoi omicidi e con i suoi seguaci, i Mangiamorte;
erano finiti quasi tutti in prigione e quelli che ancora erano in
libertà vagavano alla ricerca di un rifugio, con gli Auror a dargli la
caccia… erano tutti in un vicolo cieco: presto sarebbero finiti ad
Azkaban.
Aveva passato tre settimane
intere al San Mungo per riprendersi dallo scontro: Voldemort era stato
spietato, non aveva esitato a infliggergli la Maledizione Cruciatus più
e più volte prima di volerlo uccidere… ma aveva fatto male i suoi
conti perché gli Auror erano intervenuti allontanando i Mangiamorte e
Harry e Voldemort erano rimasti soli: il Bambino Sopravvissuto aveva recuperato
la sua bacchetta nel trambusto e aveva talmente tanta rabbia in cuore che non
aveva esitato a usare le Maledizioni Senza Perdono contro di lui, non gli importava
di finire ad Azkaban per averle usate contro un essere umano…. Per lui
quello non era più un essere umano, ma una creatura ripugnante che
meritava solo di soffrire…
E così aveva fatto:
aveva ripetuto almeno una decina di volte l’incantesimo Crucio e quando
il Signore Oscuro cedette, lo uccise come lui aveva ucciso i suoi genitori: un
lampo di luce verde e di Tom Ridde non rimaneva altro che un corpo intatto,
senza vita…
***
[…]Never thought that I could love,
Living in shadows, faded existence,
It was never good enough.
Within the darkness, you were the light
That shines away…
[…]Someone has changed me, something saved me,
Now this is who I am;
Although I was blinded, my heart let me find that
Truth makes a better man.
I didn't notice that you were right in front of me…
Non avrei mai pensato di poter amare,
Ho vissuto nelle ombre, in un’esistenza priva di intensità,
Non andava mai bene abbastanza,
Nel buio, tu eri la luce che brillava lontano…
Qualcuno mi ha cambiato, qualcuno mi ha salvato,
Ora questo è quello che sono;
Benchè fossi accecato, il mio cuore mi ha permesso di capire che
La verità rende un uomo migliore.
Non avevo notato che tu eri proprio di fronte a me…
Solo.
Era solo, finalmente.
Tutti erano a cena nella Sala Grande e nessuno avrebbe
notato la sua assenza.
E poi era così lontano dal castello…
lì non l’avrebbe visto nessuno…
Gli piaceva la sera, il
cielo stellato, il vento fresco che gli accarezzava il viso… era il clima
che preferiva perché gli dava un senso di pace e la solitudine, in quel
momento, era ciò che voleva, ciò che gli permetteva
pensare…
Ma in fondo a che gli
serviva pensare? Aveva già pensato a tutto…
***
Ce l’aveva fatta, era
sopravvissuto, aveva liberato il mondo, magico e non, dal più terribile
dei maghi oscuri….
Allora perché non si
sentiva felice? Perché non era soddisfatto?
“Perché non ho
qui accanto a me la persona con cui vorrei condividere questa gioia, ecco
perché….”
Ron e Hermione, i suoi
migliori amici di sempre, erano raggianti e la loro compagnia insieme a quella
di tutti gli altri Grifondoro e della scuola, era magnifica,certo… ma non
era quello che voleva…
Non era loro che desiderava
ardentemente…
C’era una persona che
da due anni gli dava da pensare…non che non lo avesse mai fatto, ma
l’aveva fatto sempre in negativo… da due anni, invece, gli dava da
pensare in modo diverso... passionale…
***
Negli ultimi due anni
aveva pensato a molte cose e a lungo e non era riuscito a raggiungere il suo
scopo, quello che voleva…. Anzi, più che volere era
desiderare… desiderare ardentemente…
“Non ce l’ho
fatta, ho fallito… e non riesco a sopportarlo…”
Questi erano i pensieri che ora gli attraversavano la mente…
Aveva fallito sin
dall’inizio con lui, erano partiti con il piede sbagliato ed era stato
l’inizio di una accesa rivalità che sarebbe durata per cinque anni
da entrambe le parti…
Poi…
***
“Cavolo, ma come
è potuto succedere? Proprio lui? Ma che cos’ha, poi? Perché?”
Mille domande e mille dubbi
risuonavano nella sua mente e non riusciva a pensare a risposte che non fossero
diverse da quelle che si era già dato: Draco Malfoy era bello, su questo
non c’era alcun dubbio: i suoi occhi grigi e freddi ti ghiacciavano
dentro appena si posavano su di te, certo… ma il suo corpo sinuoso, il
suo viso e la sua voce ti ammaliavano e ti annebbiavano i sensi… Era
questo l’effetto che gli faceva il biondo Serpeverde da un paio di anni e
Harry non sapeva spiegare quando era successo.. quando era iniziato….
“Che importa scoprire
quando è iniziata questa passione? Ormai non conta più…
Tutti avevano bisogno di me perché ero l’unico che potesse
uccidere Voldemort e ora che è morto, non servo più a niente…
Vorrei avere vicino a me Draco…”
Lo voleva, lo desiderava da
tanto tempo…ma sapeva di non poterlo avere: lui e Draco erano nemici sin
dal loro primo incontro e questa rivalità è durata per cinque
anni, senza risparmiarsi colpi bassi e fatture varie…
“Malfoy è un
Serpeverde, il fatto che ora suo padre sia ad Azkaban e lui sia finalmente
libero di agire come vuole, non significa che non odi comunque babbani e
Mezzosangue…e soprattutto non significa che abbia smesso di odiare
me…”
***
“Chi
l’avrebbe mai detto che dopo cinque anni di odio sarebbe cambiato
tutto?”
Non sapeva con esattezza
cosa aveva cambiato la situazione…forse l’arresto del padre due
anni prima… forse la morte di sua madre nello stesso periodo… forse
la sconfitta di Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato giusto tre settimane prima…
o forse tutto questo messo insieme…
“Che importa
sapere perché? Quello che conta è che è successo…
sono morti… mio padre è ad Azkaban e ci resterà per
sempre…e a dire la verità non me ne importa niente…che
muoiano pure tutti quei fottuti Mangiamorte… sono solo degli stupidi cagnolini che
sono andati dietro a Voldemort senza pensare a quello che era veramente giusto
fare…. L’hanno seguito solo perché volevano pararsi il culo,
ma non gli è andata tanto bene…. Non che mi
dispiaccia…”
Qualcosa increspò
la superficie del lago… “Oh, è solo quella stupida piovra
gigante…”
Il lago in quel momento
era magnifico: la luce della luna si rifletteva sullo specchio d’acqua
limpido, appena smosso dal passaggio lento e docile della grande piovra di
Hogwarts… mai il lago del castello aveva catturato così tanto
l’attenzione del Serpeverde…
“Ma adesso…adesso è
diverso…”
Prima non era altro che
una parte del giardino come tante altre, come lo era il campo da Quidditch o la
Foresta Proibita…
“La Foresta
Proibita… ci ero andato in punizione al primo anno….insieme a
lui… una volta uscito promisi che non ci avrei messo più piede in
quella maledetta foresta… ma adesso…adesso vorrei
tornarci…con lui… so che non avrei paura se ci fosse anche
lui…”
***
Negli ultimi due anni Harry
aveva smesso di rivolgere insulti a Draco, di lanciargli incantesimi… e
con sua grande sorpresa, Draco aveva fatto altrettanto: niente più
battute sulla sua cicatrice, sulla sua paura per i dissennatori. Niente
più incantesimi, minacce o bigliettini minatori… niente di
niente…. Semplicemente gli era indifferente, ma non lo era diventato per
Tiger, Goyle e il resto della banda di Serpeverde: loro continuavano con le
prese in giro e qualche volta avevano tentato qualche incantesimo, bloccato poi
dall’arrivo di professori, Prefetti o Capiscuola; questo cambiamento di
Draco forse poteva significare qualcosa all’inizio, magari la passione di
Harry era corrisposta, ma scartò subito quell’idea, visto che il
cambiamento di Draco coincideva perfettamente con la morte di sua madre da
parte di un Auror dell’Ordine: tutti sapevano quanto fosse legato a sua
madre, e la sua scomparsa doveva averlo mandato in una crisi depressiva da cui
era passato anche Harry dopo la morte di Sirius: entrambi dopo le morti dei loro
cari avevano quasi smesso di parlare con tutti, spesso Harry se ne stava da
solo nella sua stanza, sdraiato sul letto a fissare il soffitto o in cima alla
Torre di Astronomia la sera a guardare il cielo stellato…
Ed era proprio lì
quella sera; stanco del trambusto nella Sala Grande, dove più che
doverosi festeggiamento erano in corso, aveva deciso di fingere di voler andar
a letto ed era sgattaiolato come ogni sera da due anni in cima alla più
alta torre di Hogwarts per ammirare il cielo e perdersi nei suoi pensieri.
Di solito stava lì
anche tutta la notte da solo, ma quella sera si era portato con sé la
sua civetta Edwige e una lettera…
***
Per qualche minuto si
lasciò cullare dai ricordi che aveva insieme a lui… non che
fossero piacevoli, anzi… La punizione nella Foresta Proibita è
solo uno dei tanti spiacevoli minuti passati insieme nei primi cinque anni di
scuola, a seguire c’erano le lezioni di Pozioni, quelle di Quidditch al
primo anno, le lezioni di Cura delle Creature Magiche, le varie occhiatacce per
i corridoi o nella Sala Grande, durante i pasti, la sfida al Club dei Duellanti
al secondo anno…
“Se solo potessi
tornare indietro… ricominciare tutto da capo… una volta la Granger
aveva una Giratempo… ma ora non ce l’ha più…ecco, per
una volta che poteva essermi utile, quella So-Tutto… ma sarei dovuto
tornare indietro di ben sette anni… sono passati sette anni dal nostro
primo incontro…se solo potessi ricominciare da lì… partire
da zero… incontrarlo di nuovo per la prima volta da Madama McClan
e…”
Scacciò dalla
testa quelle fantasie… non si poteva...non si poteva e basta, non poteva
tornare indietro, cambiare ciò che aveva fatto, ricominciare da capo con
lui, non poteva... anche se avrebbe voluto…
“Sono stato un
idiota… anzi, sono stato una bastardo, un fottuto bastardo... e mi merito
questo fallimento… non sono riuscito a cambiare le cose, non mi sono
avvicinato a lui… ma d’altronde, come avrei potuto? Sono stato uno
stronzo, l’ho odiato per cinque anni e lui ha fatto lo stesso….con
la differenza che lui mi odia tutt’ora…mentre io lo…”
Aveva paura a pensarlo… che idiota, non aveva paura di pensare quanto
avrebbe voluto cambiare le cose, e aveva paura di pensare a quanto lo
amava…
“Sono un
idiota…un idiota fino in fondo… adesso basta comportarsi da
bambino…”
Lentamente prese dalla tasca della divisa nera una busta e la mise su un sasso
piatto lì vicino… “Il sasso su cui Potter si siede sempre
quando viene a studiare vicino al lago con Weasley e la Granger…”
Pensare a Harry che studiava vicino al lago gli fece venire in mente tutti quei
pomeriggi passati ad osservarlo dalla finestra della biblioteca, mentre il
Grifone era intento a studiare Trasfigurazione o Pozioni o chissà
cos’altro, e questi bei ricordi gli strapparono un dolce sorriso, che
svanì subito non appena pensava che lì con lui c’erano i
suoi due migliori amici, la Donnola e la So-Tutto… quanto li aveva
invidiati… e odiati… loro potevano stare vicino a Harry quanto
volevano, parlargli quando volevano, mentre lui no…a lui non era concesso
un simile onore… lui, un Malfoy, non poteva nemmeno avvicinarsi a Potter
senza destare sospetto… e fu questo pensiero a riportarlo alla dolorosa
realtà e a fargli proseguire ciò che aveva iniziato…
***
Prese la lettera dalla tasca
interna della divisa nera e la legò alla zampa della candida civetta.
”Edwige, questa è l’ultima lettera che dovrai consegnare per
me, assicurati che arrivi alla persona giusta, ok?”
In risposta il volatile gli
diede un colpettino sulla mano e volò fuori dalla finestra, stagliandosi
contro il cielo scuro della sera.
Il bel grifone si
avvicinò di nuovo alla finestra per seguire con lo sguardo la sua Edwige
fino a vederla sparire dietro una delle torri dell’immenso castello.
Il vento soffiò
ancora sul suo viso,accarezzandolo e scompigliandogli i capelli; per un momento
chiuse gli occhi e immaginò che fosse Draco a passare la sua morbida
mano sulla sua testa e per qualche minuto si abbandonò a questo dolce
pensiero…
Dopo un paio di minuti
aprì gli occhi e ritornò alla realtà.
“Basta pensare, fra
poco gli arriverà la lettera… e non mi devono trovare
qui…”
Con decisione si
aggrappò al lato sinistro della finestra e si tirò su fino a
sedersi accovacciato sul davanzale, poi si aggrappò anche
sull’altro lato della finestra e si mise in piedi sulla fredda pietra:
era molto in alto, almeno 60 metri da terra…
Il vento gli
scompigliò ancora i capelli e gli diede una piccola spinta verso il
vuoto davanti a lui; Harry si afferrò ancora più saldamente ai
lati della finestra, cercando di non lasciarsi buttare giù dal vento.
“Non voglio essere
spinto dall’aria…voglio farlo io… voglio essere io a
lasciarmi andare… ORA!”
E subito dopo quel pensiero, lasciò che le mani si aprissero e si sporse
in avanti, lasciandosi cadere giù: l’aria che sentiva su di
sè aumentava di forza man mano che cadeva verso terra… non si era
mai sentito così libero: era quasi come volare sulla sua Firebolt…
Ma qui la partita si chiuse
con un duro colpo sordo sul terreno…
Il vento soffiava ancora,
una dolce brezza di inizio estate che si portò via l’ultimo
pensiero di Harry Potter: “Ti amo, Draco…”
***
Mise la lettera sopra il
sasso e la fermò con un un’altra pietra più piccola che era
lì vicino, in modo che il vento non potesse portarla via; poi si
voltò verso lo specchio d’acqua che era lì davanti a lui e
cominciò a camminagli incontro, deciso…
Piano piano si immerse
nell’acqua gelida, così fredda che il biondo cominciò a
tremare, ma non si fermò; l’acqua gli arrivava ormai alle
ginocchia e continuò ad andare avanti… la divisa era sempre
più pesante, ma non se la tolse… “Più è
pesante e più mi aiuterà…”, pensò Draco…
Ormai era bagnato fino
al torace e proseguì fino a che non si immerse e non si lasciò
trascinare a fondo…
Aveva ragione: la divisa
inzuppata d’acqua lo appesantì parecchio, perché era come
avere un sasso legato in vita, lo trascinava giù e l’ormai
diciassettenne Malfoy non aveva intenzione di lottare contro il suo peso per
risalire…no.. .perchè quella notte era giunto lì al lago
proprio per questo, per lasciarsi portar via dall’acqua, l’elemento
che aveva preferito da sempre e nel quale si era sempre trovato a disagio, in
quanto non sapeva nuotare… e questa sua lacuna in questo caso gli tornava
utile, finalmente…
”Il lago è molto profondo…ormai sarò almeno a cinque
metri… sto sprofondando e anche se volessi, non riuscirei a tornare
su…”
Non era mai riuscito a trattenere a lungo il respiro e l’aria si
esaurì rapidamente… ormai era quasi finita… era quasi
libero…
“Manca poco…
manca poco…”
Sprofondava sempre di
più… tutto era buoi intorno a lui, ma non voleva vedere il
buio…chiuse gli occhi e pensò a Harry…lo immaginò
nella Sala Grande a festeggiare la sua vittoria sull’Oscuro Signore
insieme a tutta la scuola…
E fu proprio Harry
l’ultima immagine che Draco Malfoy si immaginò… e fu a Harry
che andò il suo ultimo pensiero, che formulò nel suo ultimo
istante di vita…
“Ti
amo…”
***
Silente stava
tranquillamente nel suo letto, sdraiato, ma non dormiva: era sveglio ed era
preoccupato. Una brutta sensazione l’aveva accompagnato per tutta la sera
precedente e non era ancora scomparsa... sentiva che era successo qualcosa...
qualcosa di brutto...
Ma cosa poteva essere
successo?
Ricevette la risposta poco dopo: in quel momento, infatti, udì alcune
urla di studenti provenire dall’ala ovest della scuola.
Si vestì in fretta,
scese le scale a chiocciola del suo ufficio e corse più veloce che
poteva nel giardino, verso le urla e le voci concitate che ormai si udivano
benissimo.
“Oddio... è
terribile!”
“Non ci
credo...”
”Non è possibile!”
Alcuni studenti avevano
gli occhi lucidi, altri avevano sguardi attoniti dipinti sul volto, e tutti
guardavano nella stessa direzione.
Silente si fece largo tra
la folla di studenti, che identificò come alunni del terzo anno di
Grifondoro e Tassorosso, e si diresse verso il punto verso cui tutti
guardavano; quando fu vicino, uno sguardo triste e incredulo gli si dipinse sul
volto: ai piedi della torre di Astronomia c’era il corpo senza vita di
Harry Potter.
Rimase lì,
bloccato, non riusciva a muovere un muscolo per la sorpresa...
Lentamente si
avvicinò la professoressa McGranitt, che aveva sentito le urla e le voci
dalla Sala Grande: “Preside, ma che sta succedend...”
Non riuscì a terminare la frase perché in quel momento vide Harry
e subito gli occhi le si riempirono di lacrime.
“M-Minerva:
è... è meglio che allontaniamo gli studenti da qui... li faccia
tornare in Sala Grande, per favore...” disse Silente titubante, ancora
scosso...
“S-si, Albus...
ragazzi, è... è meglio che torniate tutti in Sala Grande, via da
qui per favore...” e la vicepreside cominciò a spingere la folla
di studenti verso l’ingresso, dove sparirono poco dopo.
Silente si girò di
nuovo verso Harry: era a faccia in su, gli occhiali erano rotti ed erano stati
sbalzati lontano dall’impatto; ciò che colpì di più
il vecchio preside nel guardarlo fu il sorriso che aveva sul volto il giovane
Grifondoro, quasi come se fosse stato felice di morire...
Lentamente lacrime
silenziose gli bagnarono gli occhi, scesero sulle guance e si asciugarono sulla
lunga barba bianca. Aveva protetto e seguito Harry sin da quando era bambino,
aveva temuto di perderlo tante volte nel corso degli anni; ora che era tutto
finito, si era sorpreso di averlo ancora lì vicino, sano e salvo a parte
qualche ammaccatura guarita al San Mungo... e invece... eccolo lì, ora,
disteso sulla terra umida...
Sentì dei passi
avvicinarsi, si asciugò le lacrime e al suo fianco apparve la
professoressa McGranitt con gli occhi visibilmente lucidi.
“Dobbiamo spostarlo,
Minerva... te la senti di aiutarmi a portarlo nei sotterranei?” –
“ S-si, Silente... ho incrociato Severus venendo qui, gli ho detto cosa
è successo e sta già preparando un’aula vuota per...
per...” - ”Per metterci Harry. Lo so che è
difficile...” - ”Difficile? Più che altro è
inspiegabile! Che cosa è successo?” chiese la professoressa con
una punta di disperazione nella sua voce.
”Non lo so... credimi, non lo so... magari è stato un
incidente...” rispose sconsolato il preside.
Detto questo, Silente
pronunciò l’incantesimo –Mobilicorpus- per sollevare il
corpo di Harry e, guidandolo con la bacchetta, lo condusse fino ai sotterranei,
dove il professor Piton li stava aspettando fuori da un’aula con
un’aria grave.
“Preside, ma... come
è successo? E’ caduto o...” – “Non lo so,
Severus... e forse non lo sapremo mai...” disse il preside.
Il preside mise il corpo
di Harry su un tavolo di legno massiccio, fece apparire una coperta nera e la
mise sopra il giovane moretto, gettando per l’ultima volta uno sguardo su
quel viso così stranamente rilassato.
I tre professori uscirono
dall’aula e la chiusero a chiave, per evitare che qualcuno vi entrasse, e
si diressero verso la Sala Grande, dove più della metà degli
studenti della scuola era ormai presente per cercare di capire che cosa era
successo.
Silente stava pensando di
aspettare anche gli altri studenti per dare la triste notizia, quando
improvvisamente il guardiacaccia Rubeus Hagrid irruppe nell’atrio facendo
sbattere il portone di quercia.
“Hagrid, calmati...
lo so che è dura, ma...” cominciò Silente, ma venne subito
interrotto dall’omone: “No, Preside, ascolti: io...io... non so
perché l’abbia fatto, magari è stato un incidente,
ma...” – “Non lo so, potrebbe essere...” –
“Ma allora lo sa già? Beh, credo che ci conviene spostarlo...
portarlo via dal lago prima che la piovra lo riagguanti...” disse Hagrid.
“La piovra? Il lago?
Ma di che cosa stai parlando Hagrid?” chiese la McGranitt.
“Ma come di cosa sto
parlando? Non avete detto che lo sapete?” – “Hagrid, dicci
con calma che cosa hai trovato al lago...” chiese calmo il Preside.
“Io... non so
come... perché... ma...”, farfugliò il Mezzogigante
lanciando occhiate preoccupate al professor Piton, che replicò:
“Hagrid, dicci che cosa è successo, subito!” –
“Io... è che... Malfoy... non so come... ma...”
Subito i tre insegnanti
intuirono che cosa era successo e si diressero velocemente verso il lago,
chiedendo ai professori Vitious e Sprite, che stavano scendendo in Sala Grande
in quel momento, di occuparsi degli studenti e di non farli uscire.
Quando arrivarono al lago,
lo spettacolo che gli si presentò davanti agli occhi non era molto
diverso da quello a cui avevano assistito poco prima: il corpo di Draco Malfoy
giaceva sulla riva, a pancia in su, le braccia aperte, inzuppato d’acqua,
chiaramente morto.
Appena lo vide da lontano,
Severus accelerò il passo e fu il primo a raggiungere il giovane
Serpeverde: cercò inutilmente di svegliarlo chiamandolo per nome, come
se fosse addormentato, ma era chiaro a tutti che non sta riposando...
Piton gli toccò il
viso, come se toccandolo dentro riuscisse a svegliarlo, e la testa del biondo
ricadde di lato senza vita, come a chiarire che ormai non c’era
più niente da fare.
“E’...
è terribile...” disse la McGranitt, e fu l’unica cosa
riuscì a dire prima che gli occhi le si riempissero di nuovo di lacrime.
Silente osservò il
suo studente con lo stesso sguardo con cui poco prima aveva osservato Potter,
chiedendosi la stessa domanda:
“Non... non potrebbe
essere stato un incidente, signor Preside?” chiese titubante Hagrid,
“Magari la piovra l’ha colto di sorpresa e...” –
“Non lo so, Hagrid... forse non lo sapremo mai...” rispose Silente,
con un tono colmo di tristezza.
Due studenti morti in una sola notte... e
non due studenti qualsiasi, ma Harry Potter e Draco malfoy, due di quelli che
avrebbero dovuto essere più felici: Harry aveva finalmente ucciso
l’assassino dei suoi genitori e Draco era finalmente libero di essere se
stesso, libero dalla sua famiglia che gli imponeva di seguire le loro orme.
Perché l’avevano fatto? Si trattava di semplici incidenti? Due in
una notte? O due suicidi? Ma perché avrebbero dovuto togliersi la vita?
Il vecchio preside non
riusciva a darsi nemmeno una risposta, quindi pronunciò di nuovo
l’incantesimo –Mobilicorpus- e trasportò anche il corpo di
Draco nella stessa aula dove giaceva quello di Harry. Lo adagiarono su un altro
tavolo di legno massiccio e lo coprirono con una coperta nera, dopodichè
uscirono in silenzio, troppo scossi per dire qualsiasi cosa.
Hagrid era rimasto fuori
dall’aula, non aveva avuto il coraggio di entrare, ma diede una
sbirciatina dentro e si accorse che c’era un altro corpo sotto
un’altra coperta.
“Silente, ma... chi
è l’altro??” chiese l’uomo, allarmato dalla scoperta
di un altro corpo.
I tre insegnanti si
guardarono: sapevano quanto Hagrid era legato a Harry e non fu facile per loro
dirgli che quello era il suo giovane amico, che poco prima l’avevano
rinvenuto ai piedi della torre di Astronomia e che non sapevano se fosse stato
un incidente o meno.
Il Mezzogigante
reagì d’impulso, mettendosi a piangere di cuore per Harry e
prendendo a pugni i muri dei sotterranei, urlando perchè era successa
una cosa simile e maledicendo chiunque fosse stato a buttarlo di sotto.
Con calma, lo accompagnarono
nella Sala Grande, dove tutta la scuola e tutti i professori attendevano di
sapere cosa era successo.
Silente si diresse verso
il tavolo degli insegnanti con passo lento; cosa avrebbe detto? Dove avrebbe
trovato il coraggio di dare una notizia simile?
Passando fra i quattro
grossi tavoli, scorse Ron e Hermione, i migliori amici di Harry, che lo
guardavano con un’aria afflitta: entrambi avevano gli occhi rossi,
avevano pianto; evidentemente la voce che Harry era morto si era sparsa dagli
studenti che l’avevano trovato.
Al tavolo di Serpeverde
alcuni erano rilassati, altri erano tristi e abbattuti; i primi erano
probabilmente i parenti di Mangiamorte che non avevano perdonato a Harry
ciò che aveva fatto, i secondi erano parenti di Mangiamorte che avevano
ringraziato Harry per aver aperto loro gli occhi; due gruppi con due diverse
reazioni, che dovevano ancora venire a conoscenza della seconda morte...
infatti tutti si erano accorti che oltre a Harry mancava qualcun altro...
dov’era Draco?
Il vecchio preside,
raggiunto il tavolo degli insegnanti, si volse verso la folla di studenti e
professori, si schiarì la voce e cominciò a parlare:
“Non... non ho parole... per descrivere che cosa è...successo...
alcuni di voi già lo sanno, Vi chiedo solo di rispettare la memoria di
Harry come meglio potete...”
A quel punto la sua voce
si spezzò e il silenzio che regnava nella Sala da quando il preside era
entrato si fece sentire ancora di più in mezzo ai singhiozzi che si
sentivano soprattutto nel tavolo dei Grifondoro.
“Non...non ho
finito, purtroppo... c’è un’altra brutta notizia...”,
cominciò a dire Silente, e
tutti gli sguardi si posarono di nuovo su di lui.
“Questa notte ci
sono state due morti... che vi prego di commemorare meglio che potete...
entrambi meritano il nostro affetto, e...”
In quel momento Silente
venne interrotto da Zabini, che si alzò urlando: “Non starà
parlando di Draco, vero??”, Blaise, infatti, aveva notato che oltre a
Harry, Draco era l’unico assente.
“Mi dispiace,
Blaise... ma Draco... è stato ritrovato in riva al lago... probabilmente
la piovra l’ha colto di sorpresa e...” – “No! Non
è possibile!”, lo interruppe di nuovo Blaise, la cui voce lasciava
trasparire la sua disperazione per la morte dell’amico.
“Mi
dispiace...”, disse il preside, che non sapeva cos’altro dire...
Il silenzio cadde di nuovo
in Sala Grande, rotto solo dai singhiozzi di tutti gli studenti. Tutti quanti
erano legati a Harry e Draco, chi a tutti e due, chi a uno solo dei due; tutti
soffrivano in quel momento, chi per uno, chi per l’altro.
Silente non sapeva cosa
dire per cercare di dare un po’ di conforto, e forse era meglio non dire
nulla...
Si avviò verso
l’ingresso della Sala Grande, prendendo da parte la McGranitt e Piton:
“Harry e Draco erano nelle vostre Case, potete occuparvi voi di prendere
i loro oggetti personali e di portarli da me? Li consegnerò ai
parenti...”
I due annuirono, troppo
scossi per dire qualcosa, e si avviarono ognuno verso la propria Casa.
Silente si avviò
verso il suo ufficio; salite le scale a chiocciola, andò verso la grande
finestra che stava dall’altra parte della stanza, di fronte alla porta
d’ingresso, e osservò il giardino di Hogwarts in tutto il suo
splendore mattutino: da lì si poteva vedere sia la riva del lago che la
torre di Astronomia, illuminate dal sole
che risplendeva anche in quella triste giornata, quasi a voler scaldare
il cuore del vecchio mago, ormai stanco e scosso da ciò che era
successo.
Non riusciva a spiegarsi
le cause di quelle morti: potevano essere state incidenti... o suicidi... Draco
avrebbe potuto essere veramente distratto e la piovra l’avrebbe colto di
sorpresa e Harry avrebbe potuto essere scivolato; dopotutto entrambi andavano spesso
in giro per Hogwarts la sera, Malfoy a passeggiare sulle rive dello specchio
d’acqua e Potter a osservare il cielo dalla torre di Astronomia...
Oppure non erano stati
incidenti? Qualcuno li aveva uccisi? Qualcuno aveva spinto Draco nel lago
lasciandolo in balia della piovra gigante? Qualcuno aveva buttato Harry dalla
torre in un momento di distrazione? Ma chi l’avrebbe fatto? Certo, di
nemici ne avevano fra gli studenti di Serpeverde: molti non avevano perdonato a
Draco il suo cambiamento di rotta e sempre gli stessi non avevano certo
perdonato a Harry di aver ucciso il capo dei loro parenti Mangiamorte e di
averli mandati ad Azkaban... Il fatto che fossero parenti di assassini,
giustifica la loro vendetta: alcuni di loro avrebbero avuto decisamente il
coraggio di ucciderli per punirli delle loro azioni...
In questo caso avrebbe
dovuto fare un’indagine: non avrebbe certo lasciato due omicidi impuniti,
e soprattutto non quelli di Harry e Draco, due persone così diverse, ma
che sentiva così vicine, soprattutto dopo il cambiamento di Draco...
Per diverse ore rimase
lì, a fissare il giardino e a perdersi fra i ricordi che aveva dei suoi
due studenti, fino a che non udì qualcuno bussare alla porta.
“Avanti”,
disse il mago, e alla soglia apparvero Minerva e Severus con due bauli
ciascuno.
“Queste sono le cose
di Harry e Draco, due bauli sono i loro abiti e gli altri due i loro libri e
cose di scuola...” disse Piton; il preside notò che aveva gli
occhi rossi; aveva pianto anche lui per il suo studente...
“Qui
c’è anche la loro posta”, disse la McGranitt appoggiando due
pacchi di lettere sulla scrivania rotonda del Preside.
“Grazie. Potete
andare dai vostri studenti, immagino che vorranno parlarvi... dovete dar loro
man forte...”
I due professori uscirono,
lasciando il vecchio mago da solo.
Anche se la solitudine
durò poco, perchè subito dopo qualcuno bussò ancora alla
porta: era Hagrid. Era parecchio rosso in viso, aveva pianto parecchio durante
il discorso di Silente nella Sala Grande, lo aveva visto da lontano...
“Ehm...mi scusi,
Preside...non sapevo se dovevo darla a lei o al professor Piton, ma... dato che
hanno dato a lei le cose di... di Harry... e Draco... ecco... la do a lei,
così sto tranquillo...” – “Di cosa si tratta, Hagrid?”
– “Ecco... su una pietra vicino al lago ho trovato questa
lettera... è indirizzata a Harry... io...non...non l’ho aperta...
non me la sento di...” – “Va bene, Hagrid, grazie... Minerva
mi ha portato anche la corrispondenza di Harry e Draco, la metterò
insieme alle altre lettere...” – “Bene... ehm.. io vado...
Ron e Hermione... volevano vedermi e...” – “Capisco,
Hagrid... vai pure, più tardi verrò anche io, voglio parlare con
loro e anche con gli amici di Draco...”
Il Mezzogigante
uscì, lasciando il preside di nuovo da solo.
Per qualche minuto
osservò la porta del suo ufficio con sguardo assente, mentre vagava nei
suoi pensieri, quando si accorse di avere ancora in mano la lettera che Hagrid
gli aveva consegnato: era indirizzata a Harry e appena lesse quel nome, una
grande tristezza lo assalì, si sentì improvvisamente solo, come
se avesse appena realizzato di aver perso due persone importanti.
Fu una cosa che
notò nella lettera che stringeva fra le mani a riportarlo alla
realtà.
“La scrittura... la
scrittura dell’indirizzo è quella di Draco... perché
avrebbe dovuto scrivere una lettera a Harry? Si odiavano a morte...anche se
negli ultimi due anni le cose erano un po’ cambiate... non si insultavano
più... ma anche così, perché avrebbe dovuto scrivergli? E
perché lasciare la lettera su quel sasso, vicino al lago? Non poteva
consegnargliela?”
Una miriade di pensieri e
di domande giravano vorticosamente nella mente del vecchio mago e non riusciva
a dare risposta a nessuno di quei quesiti.
Per un attimo gli cadde
l’occhio sui due pacchi di lettere appoggiati sulla sua scrivania,
soprattutto sulla prima lettera di quelle indirizzate a Draco:
l’indirizzo portava la scrittura di Harry.
“La prima del
mucchio è l’ultima che Draco ha ricevuto... Harry ha scritto a Draco
una lettera... entrambi si sono scritti una lettera...”
Un brivido corse lungo la
schiena di Silente: due morti in una notte, e le due vittime si sono scritte
prima di morire... una coincidenza?
C’era solo un modo per scoprirlo...
Silente prese la lettera
indirizzata a Draco, la aprì e cominciò a leggere...
***
Draco Lucifer Malfoy
Casa di Serpeverde
Hogwarts
Non so come iniziare questa
lettera… l’indecisione è sempre stata parte di me, anche per
le cose più piccole, come scrivere una lettera... o almeno
iniziarla…
Non so da dove
cominciare… ci siamo odiati a lungo, precisamente per cinque anni, poi
qualcosa è cambiato… non so dirti cosa, non so dire che cosa
è successo di preciso, forse sono state tante cose insieme a farmi
cambiare idea, a farmi capire cosa c’era veramente…
Già ti vedo a ridere
mentre leggi questa lettera, ti immagino già mentre la mostri a Tiger,
Goyle, Blaise e a tutti i tuoi amici Serpeverde, ridendo di me e delle mie
emozioni, ma non potevo andarmene senza prima averti fatto capire quanto…
Cavolo, ancora non riesco a
dirlo, scriverlo o anche solo pensarlo…non mi sembra vero che proprio a
me sia successa una cosa simile…
Adesso ti immagino
pensieroso…scommetto che non stai capendo nulla di quello che voglio
dirti, vero?
Allora, cercherò di
cominciare dall’inizio, anche se non è facile trovare con
esattezza un inizio di tutto…
Beh, il nostro primo
incontro può definirsi un inizio: da Madama McClan…tu mi stavi
così antipatico, con la tua aria di superiorità!
E dopo, a Hogwarts, mi sono
reso contro che avevo ragione: eri tremendamente superbo e altero, un vero
strafottente Serpeverde che segue le orme della sua famiglia!
Ci siamo odiati, ci siamo
sfidati, ci siamo provocati, siamo stati l’uno contro l’altro a
Quidditch e persino nelle lezioni… e così è stato per
cinque anni…
Poi Sirius è morto,
tua madre è morta e qualcosa è cambiato… non eravamo
più gli stessi… sempre da soli, sempre più silenziosi a
pensare al passato, con sempre meno voglia di sfidarci…. Ci guardavamo a
malapena, nessuno dei due rivolgeva più insulti all’altro,
semplicemente ci ignoravamo ogni volta che ci incrociavamo…finché
non ho cominciato a osservarti e a cercare di capire il dolore che stavi
provando per Narcissa, e ti ho capito, perché il dolore che hai provato
e che stai provando è lo stesso che sto provando anche io per Sirus.
Non sai quante volte ho
pensato di venire a chiederti come stavi, di cercare di parlarti, perché
so che quello che volevi era qualcuno che ti capisse, qualcuno con cui parlare,
con cui sfogarti, e credevo di essere la persona giusta… ma come facevo
ad avvicinarti? Proprio tu, il mio nemico di sempre?
Così continuavo a
rimandare, a progettare modi per parlarti, piani sempre più stupidi e
inverosimili... e intanto continuavo a cercare di capirti, a pensarti sempre
più spesso...
Con Cho andava sempre
peggio, a dire la verità non me ne importava più tanto, non
pensavo più a lei, pensavo a un’altra persona.. l’ultima
persona a cui, fino a due anni fa, non avrei mai pensato...
Ora cominci a capire? Ora capisci perché ho avuto paura
di parlarti? Più il tempo passava e più mi rendevo conto dei miei
sentimenti, quelli che sono sicuro tu ora stai prendendo in giro...
Ti conosco troppo bene: sei
il tipico ragazzo simbolo della scuola, uno che le ragazze le trova schioccando
le dita, sicuro di sé e affascinante... che di sicuro non si
lascerà sfuggire l’occasione di sbattere questa lettera in faccia
a tutti per farsi quattro risate alle mie spalle... ma ormai non me ne importa
più: volevo solo farti sapere che cosa mi hai fatto provare in questi
due anni, due anni dolorosi per la perdita di Sirius, ma due anni di riscoperta
di me stesso e dei miei sentimenti, che finora mi erano rimasti oscuri...
Peccato che ti
toglierò parte de divertimento: io non sarò lì a farmi
prendere in giro, a farmi urlare “frocio di merda” da te davanti a
tutta la scuola.... io non ci sarò...
Perché nonostante
tutto quello che hai fatto, ho scoperto che i miei sentimenti verso di te sono
così grandi che non riuscirò mai a togliermeli dalla testa e non
riuscirò mai a mettermi pace se non ti avrò solo per me...
So che non accadrà
mai, quindi perché devo stare qui a soffrire ancora?
Ho terminato il compito per
cui ero costantemente sorvegliato e tenuto sotto controllo. Ho ucciso
Voldemort, gli Auror stanno arrestando gli ultimi Mangiamorte rimasti in
libertà, per me non c’è più niente da fare, solo
ascoltare il dolore che la morte di Sirius mi fa ancora sentire e il dolore
provocato dall’impossibilità di averti...
Non mi importa quello che
pensi, quanto mi odierai, quanto mi prenderai in giro...io non sarò
lì a prendermi tutti gli insulti dei Serpeverde, non leggerò i
titoli sul Settimanale Delle Streghe del tipo “Harry potter, il Bambino
Sopravvissuto, si dichiara omosessuale” o scemenze del genere... forse
non ci hai mai pensato, ma è frustrante essere costantemente sotto i
riflettori solo perché i tuoi genitori sono stati uccisi e tu no, solo
perché tu sei sopravvissuto e loro no... e soprattutto è
frustrante vedere la propria vita privata essere sbattuta in prima pagina su
giornali da pettegolezzi di serie B...
Io non sono qui per farmi
prendere in giro, per farmi commiserare, non sono qui per darti lo spunto per
insultarmi... sono qui a scriverti perché voglio che tu sappia quanto ti
ho segretamente amato per questi ultimi due anni...
Harry
***
Quando il preside
finì di leggere la lettera, non sapeva che cosa pensare... temeva quello
che c’era scritto nella seconda lettera, quella indirizzata a Harry...
“Fa che non ci sia
scritto quello che penso...”
La aprì e
cominciò a leggere... purtroppo c’era scritto quello che temeva...
***
Harry James Potter
Casa di Grifondoro
Hogwarts
Ciao Harry...
E’ strano
chiamarti così, ma non voglio più chiamarti Potter, preferisco
dire il tuo nome.. anche se ultimamente non ti ho chiamato molto... nemmeno per
prenderti in giro.... da due anni, ormai... lo avrai notato... e vorrai sapere
il perché...
Non me lo so spiegare
nemmeno io... so solo che la morte di mia madre mi ha sconvolto: ero molto
legato a lei, non era come mio padre: lei era diversa, meno stronza, in poche
parole...
Cazzo, è
veramente strano scrivere a te, proprio a te, quello che sto provando.... ma
sai perché lo faccio? Perché credo che fra tutti tu, il mio nemico,
sei il solo in grado di capirmi... so che eri molto legato a quel Sirius
Black... non ho bene capito chi era per te, non so se fosse un assassino o
meno, ma so che gli volevi bene quanto io ne volevo a mia madre...
So che è cambiato
tutto da quando non ci sono loro due... erano importanti e ora ci sentiamo un
po’ persi senza di loro...ci davano forza...
Esatto, Harry: mia madre
mi dava la forza di sopportare quel fottuto stronzo di mio padre... io lo odio,
l’ho sempre odiato... ma me ne sono reso conto solo due anni fa... e
sempre due anni fa mi sono reso conto che non ti odiavo, anzi...
Ho sempre creduto a
tutte le stronzate che diceva il “caro” Lucius: i Purosangue sono
importanti, il Signore Oscuro è l’unico che può rimettere a
posto le cose... non so come ho fatto a credergli per tutto questo tempo...
certo, credo sempre che i babbani siano degli idioti, a volte, per essere
così ciechi nei confronti della magia, ma non ne posso più di
tutta questa storia della distinzione fra Purosangue e Mezzosangue...
Cosa vuoi che me ne
importi del sangue di una persona? Perché sono stato ad ascoltare mio
padre, quel gran bastardo, e non te, che pour essendo così irritante con
la tua onestà, hai sempre avuto ragione?
Te lo sto dicendo chiaro
e tondo: avevi ragione. Hai sempre avuto ragione. E io ho sempre avuto torto.
Anzi, no... ho sempre sbagliato a seguire chi era nel torto, cioè mio
padre e quella sua stupida compagnia di Mangiamorte...
Ma tanto ora finiranno
tutti ad Azkaban, anzi, molti di loro lo sono già, come mio padre... e
sinceramente, non me ne frega niente... spero che marcisca lì dentro e
che soffra come io ho sofferto per mia madre...
In fondo a lui non
è mai importato nulla della mamma... l’ha sposata solo
perché era costretto a unirsi a una Purosangue, come voleva la
tradizione, e se la vuoi rispettare, la scelta di persone da sposare si riduce
drasticamente... lui non l’ha mai amata... io le ho voluto bene.. lui non
ha sofferto.. io si...
Ora so come ti sei
sentito per tutti questi anni e mi sento uno stronzo se penso a quanto ti ho
fatto soffrire io...
Per questo sono qui, per
questo ti sto dicendo tutto... ti chiedo scusa, Harry...
Scusa per tutto quello
che ho detto e fatto... scusa per essere stato così bastardo.. e scusa
per aver capito come sei veramente solo dopo cinque anni...
Non sai quante volte ho
pensato di venire da te e dirti come stavano le cose, come la pensavo ora, che
ero cambiato, in un certo senso... ma so che non mi avresti mai creduto...
sinceramente non so nemmeno se crederai a questa lettera...
Spero di si,
perché non ho ancora finito...
Io voglio andarmene per
sempre e non posso farlo senza prima averti detto il perché.
Il motivo per cui lascio
tutto sei tu. Non ci sono tanti giri di parole per dirlo: sei solo tu il motivo
per cui faccio questo.
Da due anni ti osservo,
ti studio, cerco di conoscerti senza avvicinarmi, e ho scoperto molto su di te,
abbastanza per capire che non mi accetteresti mai,forse perchè non
crederesti che sono cambiato, o forse perché sono un Malfoy, o
più semplicemente perché dopo cinque anni è più
facile continuare ad odiarmi piuttosto che cominciare ad amarmi...
So che non potrà
mai funzionare tra noi, so che mi odierai per sempre; ho sofferto per questo pensiero,
ma ora l’ho accettato.
Hai ucciso Tu-Sai-Chi,
hai amici, hai una carriera di Auror davanti a te... io non rientro nella tua
vita, non riuscirò mai ad entrarci; ci sono voluti due anni, ma ora ho
accettato questa tua scelta scontata e anche se non voglio di certo punirti per
questo, sappi che io non riesco ad accettarlo tanto da continuare a vivere...
Sono pazzo? No, ho
semplicemente riflettuto: mia madre era l’unica persona al mondo che
riusciva a farmi stare bene, a essere veramente me stesso; il Draco che tutti
hanno conosciuto a Hogwarts non sono veramente io; quello è il Draco che
era costretto a somigliare a Lucius; il vero Draco non l’ha mai
conosciuto nessuno all’infuori di mia madre, e forse non lo conosco bene
nemmeno io...
Volevo che tu conoscessi
il vero Draco Malfoy, ma so che è impossibile, so che non riuscirei mai
a far parte della tua vita, so che non potrai mai essere mio, stare con me come
desidero da due anni... e anche se ho accettato il fatto che tu ti costruisca
una vita lontano da me, insieme ad altre persone, non posso accettare il fatto
di continuare a vivere in questa situazione...
Per questo me ne vado,
ma non senza averti prima detto quanto ti amo...
Draco
***
Terminata la lettura,
lasciò scivolare entrambe le lettere sulla scrivania, accanto alle
altre, e si abbandonò su una poltrona lì vicino...
“Si sono
suicidati... tutti e due... credevano di non poter stare insieme...”
Silente non riusciva a credere a quello che aveva appena letto.
“Se solo si fossero
parlati...se avessero avuto il coraggio di dirsi una parola, niente di tutto
questo sarebbe successo...”
Lacrime silenziose
comiciarono a bagnare il volto del vecchio mago...
Lentamente si alzò, uscì dal suo ufficio e si diresse verso la
sala comune di Grifondoro, colma di studenti afflitti per la perdita di Harry;
disse a Ron, Hermione e alla McGranitt di andare nel suo ufficio e di
aspettarlo lì; poi andò nella sala comune di Serpeverde, dove gli
studenti piangevano la morte di Draco, e chiese la stessa cosa a Blaise, Tiger,
Goyle e a Piton.
Una volta giunto nel suo
ufficio, fece sedere i due gruppi, prese le due lettere, e cominciò a
parlare: “Voi siete i migliori amici di Harry e Draco e i direttori delle
loro Case... credo che abbiate il diritto di sapere per primi che cosa è
successo esattamente...”