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Autore: Nejem    11/04/2005    5 recensioni
A volte mettere da parte l'orgoglio e cercare di parlare può evitare di ricorrere a gesti estremi come soluzione dei problemi... La mia prima one-shot Harry/draco, siate clementi, please! ^^
Genere: Drammatico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Draco/Harry
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Shot - Harry/Draco

The time has come...

 

[…]in un unexpected way,

On this unexpected day,
It’s no more a mystery, it is finally clear to me,
You’re the home my heart searched for so long…
[…]There were times I ran to hide,
Afraid to show the other side...

[…]And I am filled with the sweetest devotion,
As I look into your perfect face.

 

In un modo inaspettato,

in questo giorno inaspettato,

non è più un mistero, mi è finalmente chiaro

che tu sei la casa che il mio cuore ha cercato a lungo...

C’è stato un tempo in cui sono scappato,

spaventato di mostrare l’altra parte di me...

E sono colmo della più dolce devozione,

appena guardo nel tuo viso perfetto...

L’aria fresca della sera gli scompigliava i capelli.

Adorava l’aria. Gli era sempre piaciuta.

Da lassù gli sembrava quasi di far parte dell’aria, del cielo… sperava quasi che una stella lo prendesse e lo portasse via, lontano dai suoi pensieri…

Avrebbe dovuto essere felice: tre settimane prima aveva sconfitto Lord Voldemort, il mago oscuro che aveva terrorizzato il mondo magico per anni con la sua lotta contro i babbani e i Mezzosangue, con le sue torture e i suoi omicidi e con i suoi seguaci, i Mangiamorte; erano finiti quasi tutti in prigione e quelli che ancora erano in libertà vagavano alla ricerca di un rifugio, con gli Auror a dargli la caccia… erano tutti in un vicolo cieco: presto sarebbero finiti ad Azkaban.

Aveva passato tre settimane intere al San Mungo per riprendersi dallo scontro: Voldemort era stato spietato, non aveva esitato a infliggergli la Maledizione Cruciatus più e più volte prima di volerlo uccidere… ma aveva fatto male i suoi conti perché gli Auror erano intervenuti allontanando i Mangiamorte e Harry e Voldemort erano rimasti soli: il Bambino Sopravvissuto aveva recuperato la sua bacchetta nel trambusto e aveva talmente tanta rabbia in cuore che non aveva esitato a usare le Maledizioni Senza Perdono contro di lui, non gli importava di finire ad Azkaban per averle usate contro un essere umano…. Per lui quello non era più un essere umano, ma una creatura ripugnante che meritava solo di soffrire…

E così aveva fatto: aveva ripetuto almeno una decina di volte l’incantesimo Crucio e quando il Signore Oscuro cedette, lo uccise come lui aveva ucciso i suoi genitori: un lampo di luce verde e di Tom Ridde non rimaneva altro che un corpo intatto, senza vita…

***

[…]Never thought that I could love,
Living in shadows, faded existence, 
It was never good enough. 
Within the darkness, you were the light 
That shines away…
[…]Someone has changed me, something saved me, 
Now this is who I am; 
Although I was blinded, my heart let me find that 
Truth makes a better man. 
I didn't notice that you were right in front of me…

Non avrei mai pensato di poter amare,

Ho vissuto nelle ombre, in un’esistenza priva di intensità,

Non andava mai bene abbastanza,

Nel buio, tu eri la luce che brillava lontano…

Qualcuno mi ha cambiato, qualcuno mi ha salvato,

Ora questo è quello che sono;

Benchè fossi accecato, il mio cuore mi ha permesso di capire che

La verità rende un uomo migliore.

Non avevo notato che tu eri proprio di fronte a me…

 

Solo.

Era solo, finalmente.

Tutti erano a cena nella Sala Grande e nessuno avrebbe notato la sua assenza.

E poi era così lontano dal castello… lì non l’avrebbe visto nessuno…

Gli piaceva la sera, il cielo stellato, il vento fresco che gli accarezzava il viso… era il clima che preferiva perché gli dava un senso di pace e la solitudine, in quel momento, era ciò che voleva, ciò che gli permetteva pensare…

Ma in fondo a che gli serviva pensare? Aveva già pensato a tutto…

***

Ce l’aveva fatta, era sopravvissuto, aveva liberato il mondo, magico e non, dal più terribile dei maghi oscuri….

Allora perché non si sentiva felice? Perché non era soddisfatto?

“Perché non ho qui accanto a me la persona con cui vorrei condividere questa gioia, ecco perché….”

Ron e Hermione, i suoi migliori amici di sempre, erano raggianti e la loro compagnia insieme a quella di tutti gli altri Grifondoro e della scuola, era magnifica,certo… ma non era quello che voleva…

Non era loro che desiderava ardentemente…

C’era una persona che da due anni gli dava da pensare…non che non lo avesse mai fatto, ma l’aveva fatto sempre in negativo… da due anni, invece, gli dava da pensare in modo diverso... passionale…

***

Negli ultimi due anni aveva pensato a molte cose e a lungo e non era riuscito a raggiungere il suo scopo, quello che voleva…. Anzi, più che volere era desiderare… desiderare ardentemente…

“Non ce l’ho fatta, ho fallito… e non riesco a sopportarlo…”
Questi erano i pensieri che ora gli attraversavano la mente…

Aveva fallito sin dall’inizio con lui, erano partiti con il piede sbagliato ed era stato l’inizio di una accesa rivalità che sarebbe durata per cinque anni da entrambe le parti…

Poi…

***

“Cavolo, ma come è potuto succedere? Proprio lui? Ma che cos’ha, poi? Perché?”

Mille domande e mille dubbi risuonavano nella sua mente e non riusciva a pensare a risposte che non fossero diverse da quelle che si era già dato: Draco Malfoy era bello, su questo non c’era alcun dubbio: i suoi occhi grigi e freddi ti ghiacciavano dentro appena si posavano su di te, certo… ma il suo corpo sinuoso, il suo viso e la sua voce ti ammaliavano e ti annebbiavano i sensi… Era questo l’effetto che gli faceva il biondo Serpeverde da un paio di anni e Harry non sapeva spiegare quando era successo.. quando era iniziato….

“Che importa scoprire quando è iniziata questa passione? Ormai non conta più… Tutti avevano bisogno di me perché ero l’unico che potesse uccidere Voldemort e ora che è morto, non servo più a niente… Vorrei avere vicino a me Draco…”

Lo voleva, lo desiderava da tanto tempo…ma sapeva di non poterlo avere: lui e Draco erano nemici sin dal loro primo incontro e questa rivalità è durata per cinque anni, senza risparmiarsi colpi bassi e fatture varie…

“Malfoy è un Serpeverde, il fatto che ora suo padre sia ad Azkaban e lui sia finalmente libero di agire come vuole, non significa che non odi comunque babbani e Mezzosangue…e soprattutto non significa che abbia smesso di odiare me…”

***

“Chi l’avrebbe mai detto che dopo cinque anni di odio sarebbe cambiato tutto?”

Non sapeva con esattezza cosa aveva cambiato la situazione…forse l’arresto del padre due anni prima… forse la morte di sua madre nello stesso periodo… forse la sconfitta di Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato giusto tre settimane prima… o forse tutto questo messo insieme…

“Che importa sapere perché? Quello che conta è che è successo… sono morti… mio padre è ad Azkaban e ci resterà per sempre…e a dire la verità non me ne importa niente…che muoiano pure tutti quei fottuti Mangiamorte…  sono solo degli stupidi cagnolini che sono andati dietro a Voldemort senza pensare a quello che era veramente giusto fare…. L’hanno seguito solo perché volevano pararsi il culo, ma non gli è andata tanto bene…. Non che mi dispiaccia…”

Qualcosa increspò la superficie del lago… “Oh, è solo quella stupida piovra gigante…”

Il lago in quel momento era magnifico: la luce della luna si rifletteva sullo specchio d’acqua limpido, appena smosso dal passaggio lento e docile della grande piovra di Hogwarts… mai il lago del castello aveva catturato così tanto l’attenzione del Serpeverde…

 “Ma adesso…adesso è diverso…”

Prima non era altro che una parte del giardino come tante altre, come lo era il campo da Quidditch o la Foresta Proibita…

“La Foresta Proibita… ci ero andato in punizione al primo anno….insieme a lui… una volta uscito promisi che non ci avrei messo più piede in quella maledetta foresta… ma adesso…adesso vorrei tornarci…con lui… so che non avrei paura se ci fosse anche lui…”

***

Negli ultimi due anni Harry aveva smesso di rivolgere insulti a Draco, di lanciargli incantesimi… e con sua grande sorpresa, Draco aveva fatto altrettanto: niente più battute sulla sua cicatrice, sulla sua paura per i dissennatori. Niente più incantesimi, minacce o bigliettini minatori… niente di niente…. Semplicemente gli era indifferente, ma non lo era diventato per Tiger, Goyle e il resto della banda di Serpeverde: loro continuavano con le prese in giro e qualche volta avevano tentato qualche incantesimo, bloccato poi dall’arrivo di professori, Prefetti o Capiscuola; questo cambiamento di Draco forse poteva significare qualcosa all’inizio, magari la passione di Harry era corrisposta, ma scartò subito quell’idea, visto che il cambiamento di Draco coincideva perfettamente con la morte di sua madre da parte di un Auror dell’Ordine: tutti sapevano quanto fosse legato a sua madre, e la sua scomparsa doveva averlo mandato in una crisi depressiva da cui era passato anche Harry dopo la morte di Sirius: entrambi dopo le morti dei loro cari avevano quasi smesso di parlare con tutti, spesso Harry se ne stava da solo nella sua stanza, sdraiato sul letto a fissare il soffitto o in cima alla Torre di Astronomia la sera a guardare il cielo stellato…

Ed era proprio lì quella sera; stanco del trambusto nella Sala Grande, dove più che doverosi festeggiamento erano in corso, aveva deciso di fingere di voler andar a letto ed era sgattaiolato come ogni sera da due anni in cima alla più alta torre di Hogwarts per ammirare il cielo e perdersi nei suoi pensieri.

Di solito stava lì anche tutta la notte da solo, ma quella sera si era portato con sé la sua civetta Edwige e una lettera…

***

Per qualche minuto si lasciò cullare dai ricordi che aveva insieme a lui… non che fossero piacevoli, anzi… La punizione nella Foresta Proibita è solo uno dei tanti spiacevoli minuti passati insieme nei primi cinque anni di scuola, a seguire c’erano le lezioni di Pozioni, quelle di Quidditch al primo anno, le lezioni di Cura delle Creature Magiche, le varie occhiatacce per i corridoi o nella Sala Grande, durante i pasti, la sfida al Club dei Duellanti al secondo anno…

“Se solo potessi tornare indietro… ricominciare tutto da capo… una volta la Granger aveva una Giratempo… ma ora non ce l’ha più…ecco, per una volta che poteva essermi utile, quella So-Tutto… ma sarei dovuto tornare indietro di ben sette anni… sono passati sette anni dal nostro primo incontro…se solo potessi ricominciare da lì… partire da zero… incontrarlo di nuovo per la prima volta da Madama McClan e…”

Scacciò dalla testa quelle fantasie… non si poteva...non si poteva e basta, non poteva tornare indietro, cambiare ciò che aveva fatto, ricominciare da capo con lui, non poteva... anche se avrebbe voluto… 

“Sono stato un idiota… anzi, sono stato una bastardo, un fottuto bastardo... e mi merito questo fallimento… non sono riuscito a cambiare le cose, non mi sono avvicinato a lui… ma d’altronde, come avrei potuto? Sono stato uno stronzo, l’ho odiato per cinque anni e lui ha fatto lo stesso….con la differenza che lui mi odia tutt’ora…mentre io lo…”
Aveva paura a pensarlo… che idiota, non aveva paura di pensare quanto avrebbe voluto cambiare le cose, e aveva paura di pensare a quanto lo amava…

“Sono un idiota…un idiota fino in fondo… adesso basta comportarsi da bambino…”
Lentamente prese dalla tasca della divisa nera una busta e la mise su un sasso piatto lì vicino… “Il sasso su cui Potter si siede sempre quando viene a studiare vicino al lago con Weasley e la Granger…” Pensare a Harry che studiava vicino al lago gli fece venire in mente tutti quei pomeriggi passati ad osservarlo dalla finestra della biblioteca, mentre il Grifone era intento a studiare Trasfigurazione o Pozioni o chissà cos’altro, e questi bei ricordi gli strapparono un dolce sorriso, che svanì subito non appena pensava che lì con lui c’erano i suoi due migliori amici, la Donnola e la So-Tutto… quanto li aveva invidiati… e odiati… loro potevano stare vicino a Harry quanto volevano, parlargli quando volevano, mentre lui no…a lui non era concesso un simile onore… lui, un Malfoy, non poteva nemmeno avvicinarsi a Potter senza destare sospetto… e fu questo pensiero a riportarlo alla dolorosa realtà e a fargli proseguire ciò che aveva iniziato…

***

Prese la lettera dalla tasca interna della divisa nera e la legò alla zampa della candida civetta.
”Edwige, questa è l’ultima lettera che dovrai consegnare per me, assicurati che arrivi alla persona giusta, ok?”

In risposta il volatile gli diede un colpettino sulla mano e volò fuori dalla finestra, stagliandosi contro il cielo scuro della sera.

Il bel grifone si avvicinò di nuovo alla finestra per seguire con lo sguardo la sua Edwige fino a vederla sparire dietro una delle torri dell’immenso castello.

Il vento soffiò ancora sul suo viso,accarezzandolo e scompigliandogli i capelli; per un momento chiuse gli occhi e immaginò che fosse Draco a passare la sua morbida mano sulla sua testa e per qualche minuto si abbandonò a questo dolce pensiero…

Dopo un paio di minuti aprì gli occhi e ritornò alla realtà.

“Basta pensare, fra poco gli arriverà la lettera… e non mi devono trovare qui…”

Con decisione si aggrappò al lato sinistro della finestra e si tirò su fino a sedersi accovacciato sul davanzale, poi si aggrappò anche sull’altro lato della finestra e si mise in piedi sulla fredda pietra: era molto in alto, almeno 60 metri da terra…

Il vento gli scompigliò ancora i capelli e gli diede una piccola spinta verso il vuoto davanti a lui; Harry si afferrò ancora più saldamente ai lati della finestra, cercando di non lasciarsi buttare giù dal vento.

“Non voglio essere spinto dall’aria…voglio farlo io… voglio essere io a lasciarmi andare… ORA!”
E subito dopo quel pensiero, lasciò che le mani si aprissero e si sporse in avanti, lasciandosi cadere giù: l’aria che sentiva su di sè aumentava di forza man mano che cadeva verso terra… non si era mai sentito così libero: era quasi come volare sulla sua Firebolt…

Ma qui la partita si chiuse con un duro colpo sordo sul terreno…

Il vento soffiava ancora, una dolce brezza di inizio estate che si portò via l’ultimo pensiero di Harry Potter: “Ti amo, Draco…”

***

Mise la lettera sopra il sasso e la fermò con un un’altra pietra più piccola che era lì vicino, in modo che il vento non potesse portarla via; poi si voltò verso lo specchio d’acqua che era lì davanti a lui e cominciò a camminagli incontro, deciso…

Piano piano si immerse nell’acqua gelida, così fredda che il biondo cominciò a tremare, ma non si fermò; l’acqua gli arrivava ormai alle ginocchia e continuò ad andare avanti… la divisa era sempre più pesante, ma non se la tolse… “Più è pesante e più mi aiuterà…”, pensò Draco…

Ormai era bagnato fino al torace e proseguì fino a che non si immerse e non si lasciò trascinare a fondo…

Aveva ragione: la divisa inzuppata d’acqua lo appesantì parecchio, perché era come avere un sasso legato in vita, lo trascinava giù e l’ormai diciassettenne Malfoy non aveva intenzione di lottare contro il suo peso per risalire…no.. .perchè quella notte era giunto lì al lago proprio per questo, per lasciarsi portar via dall’acqua, l’elemento che aveva preferito da sempre e nel quale si era sempre trovato a disagio, in quanto non sapeva nuotare… e questa sua lacuna in questo caso gli tornava utile, finalmente…
”Il lago è molto profondo…ormai sarò almeno a cinque metri… sto sprofondando e anche se volessi, non riuscirei a tornare su…”
Non era mai riuscito a trattenere a lungo il respiro e l’aria si esaurì rapidamente… ormai era quasi finita… era quasi libero…

“Manca poco… manca poco…”

Sprofondava sempre di più… tutto era buoi intorno a lui, ma non voleva vedere il buio…chiuse gli occhi e pensò a Harry…lo immaginò nella Sala Grande a festeggiare la sua vittoria sull’Oscuro Signore insieme a tutta la scuola…

E fu proprio Harry l’ultima immagine che Draco Malfoy si immaginò… e fu a Harry che andò il suo ultimo pensiero, che formulò nel suo ultimo istante di vita…

“Ti amo…”

***

Silente stava tranquillamente nel suo letto, sdraiato, ma non dormiva: era sveglio ed era preoccupato. Una brutta sensazione l’aveva accompagnato per tutta la sera precedente e non era ancora scomparsa... sentiva che era successo qualcosa... qualcosa di brutto...

Ma cosa poteva essere successo?
Ricevette la risposta poco dopo: in quel momento, infatti, udì alcune urla di studenti provenire dall’ala ovest della scuola.

Si vestì in fretta, scese le scale a chiocciola del suo ufficio e corse più veloce che poteva nel giardino, verso le urla e le voci concitate che ormai si udivano benissimo.

“Oddio... è terribile!”

“Non ci credo...”
”Non è possibile!”

Alcuni studenti avevano gli occhi lucidi, altri avevano sguardi attoniti dipinti sul volto, e tutti guardavano nella stessa direzione.

Silente si fece largo tra la folla di studenti, che identificò come alunni del terzo anno di Grifondoro e Tassorosso, e si diresse verso il punto verso cui tutti guardavano; quando fu vicino, uno sguardo triste e incredulo gli si dipinse sul volto: ai piedi della torre di Astronomia c’era il corpo senza vita di Harry Potter.

Rimase lì, bloccato, non riusciva a muovere un muscolo per la sorpresa...

Lentamente si avvicinò la professoressa McGranitt, che aveva sentito le urla e le voci dalla Sala Grande: “Preside, ma che sta succedend...”
Non riuscì a terminare la frase perché in quel momento vide Harry e subito gli occhi le si riempirono di lacrime.

“M-Minerva: è... è meglio che allontaniamo gli studenti da qui... li faccia tornare in Sala Grande, per favore...” disse Silente titubante, ancora scosso...

“S-si, Albus... ragazzi, è... è meglio che torniate tutti in Sala Grande, via da qui per favore...” e la vicepreside cominciò a spingere la folla di studenti verso l’ingresso, dove sparirono poco dopo.

Silente si girò di nuovo verso Harry: era a faccia in su, gli occhiali erano rotti ed erano stati sbalzati lontano dall’impatto; ciò che colpì di più il vecchio preside nel guardarlo fu il sorriso che aveva sul volto il giovane Grifondoro, quasi come se fosse stato felice di morire...

Lentamente lacrime silenziose gli bagnarono gli occhi, scesero sulle guance e si asciugarono sulla lunga barba bianca. Aveva protetto e seguito Harry sin da quando era bambino, aveva temuto di perderlo tante volte nel corso degli anni; ora che era tutto finito, si era sorpreso di averlo ancora lì vicino, sano e salvo a parte qualche ammaccatura guarita al San Mungo... e invece... eccolo lì, ora, disteso sulla terra umida... 

Sentì dei passi avvicinarsi, si asciugò le lacrime e al suo fianco apparve la professoressa McGranitt con gli occhi visibilmente lucidi.

“Dobbiamo spostarlo, Minerva... te la senti di aiutarmi a portarlo nei sotterranei?” – “ S-si, Silente... ho incrociato Severus venendo qui, gli ho detto cosa è successo e sta già preparando un’aula vuota per... per...” - ”Per metterci Harry. Lo so che è difficile...” - ”Difficile? Più che altro è inspiegabile! Che cosa è successo?” chiese la professoressa con una punta di disperazione nella sua voce.
”Non lo so... credimi, non lo so... magari è stato un incidente...” rispose sconsolato il preside.

Detto questo, Silente pronunciò l’incantesimo –Mobilicorpus- per sollevare il corpo di Harry e, guidandolo con la bacchetta, lo condusse fino ai sotterranei, dove il professor Piton li stava aspettando fuori da un’aula con un’aria grave.

“Preside, ma... come è successo? E’ caduto o...” – “Non lo so, Severus... e forse non lo sapremo mai...” disse il preside.

Il preside mise il corpo di Harry su un tavolo di legno massiccio, fece apparire una coperta nera e la mise sopra il giovane moretto, gettando per l’ultima volta uno sguardo su quel viso così stranamente rilassato.

I tre professori uscirono dall’aula e la chiusero a chiave, per evitare che qualcuno vi entrasse, e si diressero verso la Sala Grande, dove più della metà degli studenti della scuola era ormai presente per cercare di capire che cosa era successo.

Silente stava pensando di aspettare anche gli altri studenti per dare la triste notizia, quando improvvisamente il guardiacaccia Rubeus Hagrid irruppe nell’atrio facendo sbattere il portone di quercia.

“Hagrid, calmati... lo so che è dura, ma...” cominciò Silente, ma venne subito interrotto dall’omone: “No, Preside, ascolti: io...io... non so perché l’abbia fatto, magari è stato un incidente, ma...” – “Non lo so, potrebbe essere...” – “Ma allora lo sa già? Beh, credo che ci conviene spostarlo... portarlo via dal lago prima che la piovra lo riagguanti...” disse Hagrid.

“La piovra? Il lago? Ma di che cosa stai parlando Hagrid?” chiese la McGranitt.

“Ma come di cosa sto parlando? Non avete detto che lo sapete?” – “Hagrid, dicci con calma che cosa hai trovato al lago...” chiese calmo il Preside.

“Io... non so come... perché... ma...”, farfugliò il Mezzogigante lanciando occhiate preoccupate al professor Piton, che replicò: “Hagrid, dicci che cosa è successo, subito!” – “Io... è che... Malfoy... non so come... ma...”

Subito i tre insegnanti intuirono che cosa era successo e si diressero velocemente verso il lago, chiedendo ai professori Vitious e Sprite, che stavano scendendo in Sala Grande in quel momento, di occuparsi degli studenti e di non farli uscire.

Quando arrivarono al lago, lo spettacolo che gli si presentò davanti agli occhi non era molto diverso da quello a cui avevano assistito poco prima: il corpo di Draco Malfoy giaceva sulla riva, a pancia in su, le braccia aperte, inzuppato d’acqua, chiaramente morto.

Appena lo vide da lontano, Severus accelerò il passo e fu il primo a raggiungere il giovane Serpeverde: cercò inutilmente di svegliarlo chiamandolo per nome, come se fosse addormentato, ma era chiaro a tutti che non sta riposando...

Piton gli toccò il viso, come se toccandolo dentro riuscisse a svegliarlo, e la testa del biondo ricadde di lato senza vita, come a chiarire che ormai non c’era più niente da fare.

“E’... è terribile...” disse la McGranitt, e fu l’unica cosa riuscì a dire prima che gli occhi le si riempissero di nuovo di lacrime.

Silente osservò il suo studente con lo stesso sguardo con cui poco prima aveva osservato Potter, chiedendosi la stessa domanda:

“Non... non potrebbe essere stato un incidente, signor Preside?” chiese titubante Hagrid, “Magari la piovra l’ha colto di sorpresa e...” – “Non lo so, Hagrid... forse non lo sapremo mai...” rispose Silente, con un tono colmo di tristezza.

 Due studenti morti in una sola notte... e non due studenti qualsiasi, ma Harry Potter e Draco malfoy, due di quelli che avrebbero dovuto essere più felici: Harry aveva finalmente ucciso l’assassino dei suoi genitori e Draco era finalmente libero di essere se stesso, libero dalla sua famiglia che gli imponeva di seguire le loro orme. Perché l’avevano fatto? Si trattava di semplici incidenti? Due in una notte? O due suicidi? Ma perché avrebbero dovuto togliersi la vita?

Il vecchio preside non riusciva a darsi nemmeno una risposta, quindi pronunciò di nuovo l’incantesimo –Mobilicorpus- e trasportò anche il corpo di Draco nella stessa aula dove giaceva quello di Harry. Lo adagiarono su un altro tavolo di legno massiccio e lo coprirono con una coperta nera, dopodichè uscirono in silenzio, troppo scossi per dire qualsiasi cosa.

Hagrid era rimasto fuori dall’aula, non aveva avuto il coraggio di entrare, ma diede una sbirciatina dentro e si accorse che c’era un altro corpo sotto un’altra coperta.

“Silente, ma... chi è l’altro??” chiese l’uomo, allarmato dalla scoperta di un altro corpo.

I tre insegnanti si guardarono: sapevano quanto Hagrid era legato a Harry e non fu facile per loro dirgli che quello era il suo giovane amico, che poco prima l’avevano rinvenuto ai piedi della torre di Astronomia e che non sapevano se fosse stato un incidente o meno.

Il Mezzogigante reagì d’impulso, mettendosi a piangere di cuore per Harry e prendendo a pugni i muri dei sotterranei, urlando perchè era successa una cosa simile e maledicendo chiunque fosse stato a buttarlo di sotto.

Con calma, lo accompagnarono nella Sala Grande, dove tutta la scuola e tutti i professori attendevano di sapere cosa era successo.

Silente si diresse verso il tavolo degli insegnanti con passo lento; cosa avrebbe detto? Dove avrebbe trovato il coraggio di dare una notizia simile?

Passando fra i quattro grossi tavoli, scorse Ron e Hermione, i migliori amici di Harry, che lo guardavano con un’aria afflitta: entrambi avevano gli occhi rossi, avevano pianto; evidentemente la voce che Harry era morto si era sparsa dagli studenti che l’avevano trovato.

Al tavolo di Serpeverde alcuni erano rilassati, altri erano tristi e abbattuti; i primi erano probabilmente i parenti di Mangiamorte che non avevano perdonato a Harry ciò che aveva fatto, i secondi erano parenti di Mangiamorte che avevano ringraziato Harry per aver aperto loro gli occhi; due gruppi con due diverse reazioni, che dovevano ancora venire a conoscenza della seconda morte... infatti tutti si erano accorti che oltre a Harry mancava qualcun altro... dov’era Draco?

Il vecchio preside, raggiunto il tavolo degli insegnanti, si volse verso la folla di studenti e professori, si schiarì la voce e cominciò a parlare: “Non... non ho parole... per descrivere che cosa è...successo... alcuni di voi già lo sanno, Vi chiedo solo di rispettare la memoria di Harry come meglio potete...”

A quel punto la sua voce si spezzò e il silenzio che regnava nella Sala da quando il preside era entrato si fece sentire ancora di più in mezzo ai singhiozzi che si sentivano soprattutto nel tavolo dei Grifondoro.

“Non...non ho finito, purtroppo... c’è un’altra brutta notizia...”, cominciò a dire  Silente, e tutti gli sguardi si posarono di nuovo su di lui.

“Questa notte ci sono state due morti... che vi prego di commemorare meglio che potete... entrambi meritano il nostro affetto, e...”

In quel momento Silente venne interrotto da Zabini, che si alzò urlando: “Non starà parlando di Draco, vero??”, Blaise, infatti, aveva notato che oltre a Harry, Draco era l’unico assente.

“Mi dispiace, Blaise... ma Draco... è stato ritrovato in riva al lago... probabilmente la piovra l’ha colto di sorpresa e...” – “No! Non è possibile!”, lo interruppe di nuovo Blaise, la cui voce lasciava trasparire la sua disperazione per la morte dell’amico.

“Mi dispiace...”, disse il preside, che non sapeva cos’altro dire...

Il silenzio cadde di nuovo in Sala Grande, rotto solo dai singhiozzi di tutti gli studenti. Tutti quanti erano legati a Harry e Draco, chi a tutti e due, chi a uno solo dei due; tutti soffrivano in quel momento, chi per uno, chi per l’altro.

Silente non sapeva cosa dire per cercare di dare un po’ di conforto, e forse era meglio non dire nulla...

Si avviò verso l’ingresso della Sala Grande, prendendo da parte la McGranitt e Piton: “Harry e Draco erano nelle vostre Case, potete occuparvi voi di prendere i loro oggetti personali e di portarli da me? Li consegnerò ai parenti...”

I due annuirono, troppo scossi per dire qualcosa, e si avviarono ognuno verso la propria Casa.

Silente si avviò verso il suo ufficio; salite le scale a chiocciola, andò verso la grande finestra che stava dall’altra parte della stanza, di fronte alla porta d’ingresso, e osservò il giardino di Hogwarts in tutto il suo splendore mattutino: da lì si poteva vedere sia la riva del lago che la torre di Astronomia, illuminate dal sole  che risplendeva anche in quella triste giornata, quasi a voler scaldare il cuore del vecchio mago, ormai stanco e scosso da ciò che era successo.

Non riusciva a spiegarsi le cause di quelle morti: potevano essere state incidenti... o suicidi... Draco avrebbe potuto essere veramente distratto e la piovra l’avrebbe colto di sorpresa e Harry avrebbe potuto essere scivolato; dopotutto entrambi andavano spesso in giro per Hogwarts la sera, Malfoy a passeggiare sulle rive dello specchio d’acqua e Potter a osservare il cielo dalla torre di Astronomia...

Oppure non erano stati incidenti? Qualcuno li aveva uccisi? Qualcuno aveva spinto Draco nel lago lasciandolo in balia della piovra gigante? Qualcuno aveva buttato Harry dalla torre in un momento di distrazione? Ma chi l’avrebbe fatto? Certo, di nemici ne avevano fra gli studenti di Serpeverde: molti non avevano perdonato a Draco il suo cambiamento di rotta e sempre gli stessi non avevano certo perdonato a Harry di aver ucciso il capo dei loro parenti Mangiamorte e di averli mandati ad Azkaban... Il fatto che fossero parenti di assassini, giustifica la loro vendetta: alcuni di loro avrebbero avuto decisamente il coraggio di ucciderli per punirli delle loro azioni...

In questo caso avrebbe dovuto fare un’indagine: non avrebbe certo lasciato due omicidi impuniti, e soprattutto non quelli di Harry e Draco, due persone così diverse, ma che sentiva così vicine, soprattutto dopo il cambiamento di Draco...

Per diverse ore rimase lì, a fissare il giardino e a perdersi fra i ricordi che aveva dei suoi due studenti, fino a che non udì qualcuno bussare alla porta.

“Avanti”, disse il mago, e alla soglia apparvero Minerva e Severus con due bauli ciascuno.

“Queste sono le cose di Harry e Draco, due bauli sono i loro abiti e gli altri due i loro libri e cose di scuola...” disse Piton; il preside notò che aveva gli occhi rossi; aveva pianto anche lui per il suo studente...

“Qui c’è anche la loro posta”, disse la McGranitt appoggiando due pacchi di lettere sulla scrivania rotonda del Preside.

“Grazie. Potete andare dai vostri studenti, immagino che vorranno parlarvi... dovete dar loro man forte...”

I due professori uscirono, lasciando il vecchio mago da solo.

Anche se la solitudine durò poco, perchè subito dopo qualcuno bussò ancora alla porta: era Hagrid. Era parecchio rosso in viso, aveva pianto parecchio durante il discorso di Silente nella Sala Grande, lo aveva visto da lontano...

“Ehm...mi scusi, Preside...non sapevo se dovevo darla a lei o al professor Piton, ma... dato che hanno dato a lei le cose di... di Harry... e Draco... ecco... la do a lei, così sto tranquillo...” – “Di cosa si tratta, Hagrid?” – “Ecco... su una pietra vicino al lago ho trovato questa lettera... è indirizzata a Harry... io...non...non l’ho aperta... non me la sento di...” – “Va bene, Hagrid, grazie... Minerva mi ha portato anche la corrispondenza di Harry e Draco, la metterò insieme alle altre lettere...” – “Bene... ehm.. io vado... Ron e Hermione... volevano vedermi e...” – “Capisco, Hagrid... vai pure, più tardi verrò anche io, voglio parlare con loro e anche con gli amici di Draco...”

Il Mezzogigante uscì, lasciando il preside di nuovo da solo.

Per qualche minuto osservò la porta del suo ufficio con sguardo assente, mentre vagava nei suoi pensieri, quando si accorse di avere ancora in mano la lettera che Hagrid gli aveva consegnato: era indirizzata a Harry e appena lesse quel nome, una grande tristezza lo assalì, si sentì improvvisamente solo, come se avesse appena realizzato di aver perso due persone importanti.

Fu una cosa che notò nella lettera che stringeva fra le mani a riportarlo alla realtà.

“La scrittura... la scrittura dell’indirizzo è quella di Draco... perché avrebbe dovuto scrivere una lettera a Harry? Si odiavano a morte...anche se negli ultimi due anni le cose erano un po’ cambiate... non si insultavano più... ma anche così, perché avrebbe dovuto scrivergli? E perché lasciare la lettera su quel sasso, vicino al lago? Non poteva consegnargliela?”

Una miriade di pensieri e di domande giravano vorticosamente nella mente del vecchio mago e non riusciva a dare risposta a nessuno di quei quesiti.

Per un attimo gli cadde l’occhio sui due pacchi di lettere appoggiati sulla sua scrivania, soprattutto sulla prima lettera di quelle indirizzate a Draco: l’indirizzo portava la scrittura di Harry.

“La prima del mucchio è l’ultima che Draco ha ricevuto... Harry ha scritto a Draco una lettera... entrambi si sono scritti una lettera...”

Un brivido corse lungo la schiena di Silente: due morti in una notte, e le due vittime si sono scritte prima di morire... una coincidenza?
C’era solo un modo per scoprirlo...

Silente prese la lettera indirizzata a Draco, la aprì e cominciò a leggere...

***

Draco Lucifer Malfoy

Casa di Serpeverde

Hogwarts

 

Non so come iniziare questa lettera… l’indecisione è sempre stata parte di me, anche per le cose più piccole, come scrivere una lettera... o almeno iniziarla…

Non so da dove cominciare… ci siamo odiati a lungo, precisamente per cinque anni, poi qualcosa è cambiato… non so dirti cosa, non so dire che cosa è successo di preciso, forse sono state tante cose insieme a farmi cambiare idea, a farmi capire cosa c’era veramente…

Già ti vedo a ridere mentre leggi questa lettera, ti immagino già mentre la mostri a Tiger, Goyle, Blaise e a tutti i tuoi amici Serpeverde, ridendo di me e delle mie emozioni, ma non potevo andarmene senza prima averti fatto capire quanto…

Cavolo, ancora non riesco a dirlo, scriverlo o anche solo pensarlo…non mi sembra vero che proprio a me sia successa una cosa simile…

Adesso ti immagino pensieroso…scommetto che non stai capendo nulla di quello che voglio dirti, vero?

Allora, cercherò di cominciare dall’inizio, anche se non è facile trovare con esattezza un inizio di tutto…

Beh, il nostro primo incontro può definirsi un inizio: da Madama McClan…tu mi stavi così antipatico, con la tua aria di superiorità!

E dopo, a Hogwarts, mi sono reso contro che avevo ragione: eri tremendamente superbo e altero, un vero strafottente Serpeverde che segue le orme della sua famiglia!

Ci siamo odiati, ci siamo sfidati, ci siamo provocati, siamo stati l’uno contro l’altro a Quidditch e persino nelle lezioni… e così è stato per cinque anni…

Poi Sirius è morto, tua madre è morta e qualcosa è cambiato… non eravamo più gli stessi… sempre da soli, sempre più silenziosi a pensare al passato, con sempre meno voglia di sfidarci…. Ci guardavamo a malapena, nessuno dei due rivolgeva più insulti all’altro, semplicemente ci ignoravamo ogni volta che ci incrociavamo…finché non ho cominciato a osservarti e a cercare di capire il dolore che stavi provando per Narcissa, e ti ho capito, perché il dolore che hai provato e che stai provando è lo stesso che sto provando anche io per Sirus.

Non sai quante volte ho pensato di venire a chiederti come stavi, di cercare di parlarti, perché so che quello che volevi era qualcuno che ti capisse, qualcuno con cui parlare, con cui sfogarti, e credevo di essere la persona giusta… ma come facevo ad avvicinarti? Proprio tu, il mio nemico di sempre?

Così continuavo a rimandare, a progettare modi per parlarti, piani sempre più stupidi e inverosimili... e intanto continuavo a cercare di capirti, a pensarti sempre più spesso...

Con Cho andava sempre peggio, a dire la verità non me ne importava più tanto, non pensavo più a lei, pensavo a un’altra persona.. l’ultima persona a cui, fino a due anni fa, non avrei mai pensato...

Ora cominci a capire?  Ora capisci perché ho avuto paura di parlarti? Più il tempo passava e più mi rendevo conto dei miei sentimenti, quelli che sono sicuro tu ora stai prendendo in giro...

Ti conosco troppo bene: sei il tipico ragazzo simbolo della scuola, uno che le ragazze le trova schioccando le dita, sicuro di sé e affascinante... che di sicuro non si lascerà sfuggire l’occasione di sbattere questa lettera in faccia a tutti per farsi quattro risate alle mie spalle... ma ormai non me ne importa più: volevo solo farti sapere che cosa mi hai fatto provare in questi due anni, due anni dolorosi per la perdita di Sirius, ma due anni di riscoperta di me stesso e dei miei sentimenti, che finora mi erano rimasti oscuri...

Peccato che ti toglierò parte de divertimento: io non sarò lì a farmi prendere in giro, a farmi urlare “frocio di merda” da te davanti a tutta la scuola.... io non ci sarò...

Perché nonostante tutto quello che hai fatto, ho scoperto che i miei sentimenti verso di te sono così grandi che non riuscirò mai a togliermeli dalla testa e non riuscirò mai a mettermi pace se non ti avrò solo per me...

So che non accadrà mai, quindi perché devo stare qui a soffrire ancora?

Ho terminato il compito per cui ero costantemente sorvegliato e tenuto sotto controllo. Ho ucciso Voldemort, gli Auror stanno arrestando gli ultimi Mangiamorte rimasti in libertà, per me non c’è più niente da fare, solo ascoltare il dolore che la morte di Sirius mi fa ancora sentire e il dolore provocato dall’impossibilità di averti...

Non mi importa quello che pensi, quanto mi odierai, quanto mi prenderai in giro...io non sarò lì a prendermi tutti gli insulti dei Serpeverde, non leggerò i titoli sul Settimanale Delle Streghe del tipo “Harry potter, il Bambino Sopravvissuto, si dichiara omosessuale” o scemenze del genere... forse non ci hai mai pensato, ma è frustrante essere costantemente sotto i riflettori solo perché i tuoi genitori sono stati uccisi e tu no, solo perché tu sei sopravvissuto e loro no... e soprattutto è frustrante vedere la propria vita privata essere sbattuta in prima pagina su giornali da pettegolezzi di serie B...

Io non sono qui per farmi prendere in giro, per farmi commiserare, non sono qui per darti lo spunto per insultarmi... sono qui a scriverti perché voglio che tu sappia quanto ti ho segretamente amato per questi ultimi due anni...

Harry

 

***

 

Quando il preside finì di leggere la lettera, non sapeva che cosa pensare... temeva quello che c’era scritto nella seconda lettera, quella indirizzata a Harry...

“Fa che non ci sia scritto quello che penso...”

La aprì e cominciò a leggere... purtroppo c’era scritto quello che temeva...

 

***

Harry  James Potter

Casa di Grifondoro

Hogwarts

 

Ciao Harry...

E’ strano chiamarti così, ma non voglio più chiamarti Potter, preferisco dire il tuo nome.. anche se ultimamente non ti ho chiamato molto... nemmeno per prenderti in giro.... da due anni, ormai... lo avrai notato... e vorrai sapere il perché...

Non me lo so spiegare nemmeno io... so solo che la morte di mia madre mi ha sconvolto: ero molto legato a lei, non era come mio padre: lei era diversa, meno stronza, in poche parole...

Cazzo, è veramente strano scrivere a te, proprio a te, quello che sto provando.... ma sai perché lo faccio? Perché credo che fra tutti tu, il mio nemico, sei il solo in grado di capirmi... so che eri molto legato a quel Sirius Black... non ho bene capito chi era per te, non so se fosse un assassino o meno, ma so che gli volevi bene quanto io ne volevo a mia madre...

So che è cambiato tutto da quando non ci sono loro due... erano importanti e ora ci sentiamo un po’ persi senza di loro...ci davano forza...

Esatto, Harry: mia madre mi dava la forza di sopportare quel fottuto stronzo di mio padre... io lo odio, l’ho sempre odiato... ma me ne sono reso conto solo due anni fa... e sempre due anni fa mi sono reso conto che non ti odiavo, anzi...

Ho sempre creduto a tutte le stronzate che diceva il “caro” Lucius: i Purosangue sono importanti, il Signore Oscuro è l’unico che può rimettere a posto le cose... non so come ho fatto a credergli per tutto questo tempo... certo, credo sempre che i babbani siano degli idioti, a volte, per essere così ciechi nei confronti della magia, ma non ne posso più di tutta questa storia della distinzione fra Purosangue e Mezzosangue...

Cosa vuoi che me ne importi del sangue di una persona? Perché sono stato ad ascoltare mio padre, quel gran bastardo, e non te, che pour essendo così irritante con la tua onestà, hai sempre avuto ragione?

Te lo sto dicendo chiaro e tondo: avevi ragione. Hai sempre avuto ragione. E io ho sempre avuto torto. Anzi, no... ho sempre sbagliato a seguire chi era nel torto, cioè mio padre e quella sua stupida compagnia di Mangiamorte...

Ma tanto ora finiranno tutti ad Azkaban, anzi, molti di loro lo sono già, come mio padre... e sinceramente, non me ne frega niente... spero che marcisca lì dentro e che soffra come io ho sofferto per mia madre...

In fondo a lui non è mai importato nulla della mamma... l’ha sposata solo perché era costretto a unirsi a una Purosangue, come voleva la tradizione, e se la vuoi rispettare, la scelta di persone da sposare si riduce drasticamente... lui non l’ha mai amata... io le ho voluto bene.. lui non ha sofferto.. io si...

Ora so come ti sei sentito per tutti questi anni e mi sento uno stronzo se penso a quanto ti ho fatto soffrire io...

Per questo sono qui, per questo ti sto dicendo tutto... ti chiedo scusa, Harry...

Scusa per tutto quello che ho detto e fatto... scusa per essere stato così bastardo.. e scusa per aver capito come sei veramente solo dopo cinque anni...

Non sai quante volte ho pensato di venire da te e dirti come stavano le cose, come la pensavo ora, che ero cambiato, in un certo senso... ma so che non mi avresti mai creduto... sinceramente non so nemmeno se crederai a questa lettera...

Spero di si, perché non ho ancora finito...

Io voglio andarmene per sempre e non posso farlo senza prima averti detto il perché.

Il motivo per cui lascio tutto sei tu. Non ci sono tanti giri di parole per dirlo: sei solo tu il motivo per cui faccio questo.

Da due anni ti osservo, ti studio, cerco di conoscerti senza avvicinarmi, e ho scoperto molto su di te, abbastanza per capire che non mi accetteresti mai,forse perchè non crederesti che sono cambiato, o forse perché sono un Malfoy, o più semplicemente perché dopo cinque anni è più facile continuare ad odiarmi piuttosto che cominciare ad amarmi...

So che non potrà mai funzionare tra noi, so che mi odierai per sempre; ho sofferto per questo pensiero, ma ora l’ho accettato.

Hai ucciso Tu-Sai-Chi, hai amici, hai una carriera di Auror davanti a te... io non rientro nella tua vita, non riuscirò mai ad entrarci; ci sono voluti due anni, ma ora ho accettato questa tua scelta scontata e anche se non voglio di certo punirti per questo, sappi che io non riesco ad accettarlo tanto da continuare a vivere...

Sono pazzo? No, ho semplicemente riflettuto: mia madre era l’unica persona al mondo che riusciva a farmi stare bene, a essere veramente me stesso; il Draco che tutti hanno conosciuto a Hogwarts non sono veramente io; quello è il Draco che era costretto a somigliare a Lucius; il vero Draco non l’ha mai conosciuto nessuno all’infuori di mia madre, e forse non lo conosco bene nemmeno io...

Volevo che tu conoscessi il vero Draco Malfoy, ma so che è impossibile, so che non riuscirei mai a far parte della tua vita, so che non potrai mai essere mio, stare con me come desidero da due anni... e anche se ho accettato il fatto che tu ti costruisca una vita lontano da me, insieme ad altre persone, non posso accettare il fatto di continuare a vivere in questa situazione...

Per questo me ne vado, ma non senza averti prima detto quanto ti amo...

Draco

 

***

 

Terminata la lettura, lasciò scivolare entrambe le lettere sulla scrivania, accanto alle altre, e si abbandonò su una poltrona lì vicino...

“Si sono suicidati... tutti e due... credevano di non poter stare insieme...”
Silente non riusciva a credere a quello che aveva appena letto.

“Se solo si fossero parlati...se avessero avuto il coraggio di dirsi una parola, niente di tutto questo sarebbe successo...”

Lacrime silenziose comiciarono a bagnare il volto del vecchio mago...
Lentamente si alzò, uscì dal suo ufficio e si diresse verso la sala comune di Grifondoro, colma di studenti afflitti per la perdita di Harry; disse a Ron, Hermione e alla McGranitt di andare nel suo ufficio e di aspettarlo lì; poi andò nella sala comune di Serpeverde, dove gli studenti piangevano la morte di Draco, e chiese la stessa cosa a Blaise, Tiger, Goyle e a Piton.

Una volta giunto nel suo ufficio, fece sedere i due gruppi, prese le due lettere, e cominciò a parlare: “Voi siete i migliori amici di Harry e Draco e i direttori delle loro Case... credo che abbiate il diritto di sapere per primi che cosa è successo esattamente...”

 

 

  
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