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Autore: padme83    02/02/2017    12 recensioni
"Apre gli occhi, di colpo.
Il respiro è affannoso, il cuscino madido di sudore.
Le dita sono rigide, serrate intorno ai polsi sottili di una ragazza.
Il viso di lei è ad un soffio dal suo; lo sguardo terreo con cui lo scruta è carico d'ansia, e le iridi, trasparenti come schegge di vetro, splendono ardenti e vivide nella penombra, simili a lampi al di là del nero impenetrabile della notte.
È successo. Di nuovo.
Un incubo dal quale non è riuscito a svegliarsi.
Nonostante la terapia, le pillole, i mesi trascorsi.
Nonostante Jyn."
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Raccolta di short-stories War!AU (leggibili quindi come originali), autoconclusive ed indipendenti, dedicate a Jyn e Cassian.
Sulle note di "La morte (non esiste più)", dei Baustelle.
https://www.youtube.com/watch?v=o7rpn1I_tis
«Una storia non ha principio né fine, soltanto porte d'ingresso.» (C.R.Zafòn)
Sta a voi scegliere da quale porta entrare.
Genere: Angst, Guerra, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Cassian Andor, Jyn Erso
Note: AU | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
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- Non ho più timore, lascio correre, il dolore non c’è più -

 

 

 

 
"Certi inverni freddi, certi guai
mi fan paura, prego nel restare
ancora qui, mi illudo ancora.
Poi improvvisamente arrivi tu
sorridi e penso che
non ho più timore lascio correre
il dolore non c’è più,
e niente muore, baby."

 

 

 
 
New York, novembre 2012
 

Ci sono giorni in cui Cassian detesta il suo lavoro.
Il file aperto sullo schermo del computer è vuoto esattamente come la sua testa, e gli appunti, sparsi un po' ovunque nella stanza, deve per forza averli scritti sotto l'effetto di chissà quale sostanza psicotropa, altrimenti non si spiegherebbe perché gli stessi appaiano vergati in una lingua completamente ignota al genere umano. Nemmeno E.T. sarebbe in grado di decifrarli.
La tentazione di scaraventare giù dal balcone tutto quanto – block notes, portatile, registratori vocali, matite, stilografiche dai tappi rosicchiati – comincia a farsi davvero irresistibile; tuttavia, l'idea di doversi poi imbarcare in una lite infinita con il padrone di casa – quel vecchio barbogio acido dall'espressione perennemente indignata – lo frena dall'assecondare con prontezza la smania distruttiva che pare essersi impossessata di lui.
L’uomo osserva sconsolato il minuscolo frammento di cielo che si intravede dalla finestra; la neve ha cominciato da poco a cadere sopra i tetti della Grande Mela. Un lucente turbinio di gemme perlacee, che volteggiano leggiadre nell'atmosfera ovattata e silenziosa del crepuscolo.
Le sue braccia sono percorse da un diffuso reticolo di brividi fastidiosi: d'un tratto Cassian si accorge di avere freddo. Si domanda se non sia il caso di aumentare la temperatura del termostato, ma il pensiero della seccante fitta allo stomaco che gli ha provocato l'ultima bolletta del gas lo convince a desistere. Da qualche parte, nell'armadio, dovrebbe esserci un maglione di pile piuttosto pesante; indosserà quello, per il momento, e se ancora non dovesse bastare, con una bella tazza di tè bollente riuscirà di sicuro a scaldarsi per bene. Certo, forse un bicchiere di whisky sarebbe più adatto allo scopo, ma ha giurato di resistere al richiamo dell'alcol, almeno fino a quando non sarà guarito del tutto da quello che lui stesso ha imparato a riconoscere come “il suo problema”. In qualsiasi caso, dopo l'ultima epurazione, nell'appartamento non ne è rimasto neanche un fondo di bottiglia.
Ha sempre saputo che sarebbe stato difficile. Ma – si costringe ad ammettere – fino a che punto non è riuscito proprio a immaginarlo.
I capitoli che Cassian si appresta a scrivere – e che lo stanno spingendo inesorabilmente verso una vera e propria “crisi da foglio bianco” – sono fra i più importanti dell'intero romanzo, nonché i più dolorosi.
Ricordare fa male – troppo.
Tornare al passato, al periodo trascorso in Iraq – ma, soprattutto, riportare alla luce i tragici eventi che hanno sconvolto la sua permanenza a Mosul, e che hanno causato la scomparsa dei suoi amati compagni – sembra essere uno sforzo decisamente superiore alle sue forze.
- Devi scrivere, Cassian. - La voce di Jyn risuona limpida nella sua mente, simile al rintocco di una campana d'argento accarezzata dalla brezza pungente di un mattino d'inverno. Ne hanno discusso – per l'ennesima volta – proprio la sera precedente, rannicchiati fra il piumino e le lenzuola gelide del letto. - All'inizio non è facile, ma non devi scoraggiarti. Le parole sono come un balsamo, e con esse, pian piano, arriverà anche il sollievo che cerchi. Quando ho perso i miei genitori, l'unica cosa che mi ha salvata dalla pazzia è stato scrivere. Grazie al cielo, il mio liceo offriva un buon corso di scrittura e un laboratorio di giornalismo, altrimenti non so che fine avrei potuto fare. Decidere di diventare giornalista è stata forse l'unica scelta sensata che ho compiuto nella vita, e non me ne sono mai pentita. Inoltre... - a questo punto, le belle labbra della ragazza si sono piegate candidamente in un sorriso malizioso - ... inoltre, se non avessi intrapreso la carriera da cronista, noi non ci saremmo mai conosciuti. Te lo ricordi, no, il nostro primo incontro? -
Cassian se lo ricorda eccome.
 
 
 
Era coinvolto in una missione molto delicata, nei pressi di Sadr-City, un popoloso sobborgo alla periferia di Baghdad. All'epoca, era ancora un Capitano dei Rangers. L'operazione si svolgeva in pieno giorno, e il riverbero del sole sulla sabbia e sull'argilla dei muri rendeva ancora più insidioso ogni passo verso il grande edificio all'interno del quale, secondo le informazioni in suo possesso, alcuni guerriglieri dell'Esercito del Mahdi [1] avevano trovato rifugio. All'improvviso, esattamente al centro della linea di tiro, era comparsa una donna: malgrado il velo scuro che le copriva il capo, celando alla vista buona parte del volto, le sue origini occidentali erano drammaticamente evidenti.
Cosa diamine ci facesse lì, in quel preciso momento, Cassian ancora non è riuscito a scoprirlo; e Jyn, da parte sua, non ha mai sciolto il riserbo che si ostina a mantenere a proposito dell'intera faccenda.
Resta il fatto che, per salvarla dallo scontro imminente, Cassian era stato costretto a lasciare la sicurezza della sua postazione, diventando un bersaglio facile per i cecchini iracheni, i quali, abbarbicati sopra i tetti come avvoltoi affamati, aspettavano solo l'occasione propizia per dare inizio al massacro.
Per puro miracolo – Cassian non saprebbe definirlo in altro modo –, erano riusciti a ripararsi dietro le rovine diroccate di un palazzo. Un altro istante ancora, e si sarebbero ridotti ad un ammasso indistinto di ossa rotte, sangue e carne maciullata.
La sera stessa, a missione ultimata – senza, per fortuna, aver subito alcuna perdita (se anche solo uno dei suoi commilitoni fosse morto a causa dell'incoscienza di quella sciocca megalomane, probabilmente Cassian non avrebbe esitato un attimo a ucciderla con le sue mani) – le pareti della caserma avevano tremato sotto l'onda d'urto delle grida e degli insulti che il Capitano Andor e l'incauta sconosciuta – che si era poi scoperto essere una reporter accreditata di una importante rivista newyorkese – si stavano scambiando con rabbiosa ferocia davanti all'intero battaglione e al comandante del medesimo, il Generale Draven.
Alla fine, Cassian era tornato furibondo alla sua branda, con la ferma intenzione di dimenticarsi al più presto della giovane giornalista e di tutta quanta la sua dannatissima razza.
La sua preghiera era stata esaudita, dato che, dal quel momento in poi, non aveva avuto alcuna notizia di lei, almeno fino al suo ritorno in America, avvenuto quasi cinque anni più tardi. Una volta stabilitosi in via definitiva a New York, e dopo aver tagliato i ponti praticamente con il mondo intero, Cassian aveva cominciato, tra un bicchiere di vodka e uno di scotch, a trasferire su carta parte delle sue memorie di veterano di guerra. Se l'era sempre cavata abbastanza bene con le parole – quelle scritte, perlomeno –, e presto – prima di quanto lui stesso avrebbe mai potuto sperare, in effetti – una piccola casa editrice indipendente aveva accettato di pubblicare una sua breve raccolta di racconti. Considerata la scottante attualità dell'argomento trattato, il libro di Cassian aveva riscosso un discreto successo, guadagnandosi altre tre ristampe nel giro di pochi mesi. Non erano mancate interviste ai numerosi quotidiani della città; tra i tanti, anche il giornale della cronista “d'assalto” – così ormai Cassian l'apostrofava, quando gli capitava di pensare a lei – si era adoperato per ottenere un'esclusiva. Non l'aveva incontrata di persona – buon Dio, questa sì che sarebbe stata una coincidenza imbarazzante –, tuttavia, la ragazza aveva letto l'intervista rilasciata alla sua collega, e nell'autore emergente reduce dall'Iraq aveva riconosciuto (come gli avrebbe confessato in seguito, il suo nome dalle suggestioni esotiche le era rimasto particolarmente impresso) il soldato con il quale era quasi venuta alle mani nella base statunitense di Baghdad. Si era fatta dare il suo indirizzo e il suo numero di telefono dalla segreteria, e, seguendo un impulso che non era riuscita a sopprimere – parole sue –, lo aveva chiamato per chiedergli se fosse davvero così assurda l'idea di incontrarsi per un caffè. In fondo, Cassian le aveva salvato la vita, e lei ancora non aveva avuto modo di ringraziarlo.
Da principio, l'ex Capitano aveva pensato di rifiutare, terrorizzato com'era dalla prospettiva di rivederla; ciò nonostante, dopo aver lanciato uno sguardo impietoso all'esistenza che si stava ritrovando suo malgrado a condurre – misera, solitaria, lontana da qualsivoglia contatto umano che non fosse quello con il barista del locale dietro l'angolo – aveva gettato il cuore oltre l'ostacolo, accettando l'invito.
Da lì in avanti, la sua vita – la vita di entrambi – sarebbe cambiata per sempre.
 
 
 
Cassian ancora non si capacita di come due persone, distanti fra loro quanto lo sono lui e Jyn, siano riuscite a trovare l'uno nell'altra l'errore del quale non poter più fare a meno [2].
Di certo, nessuno dei due aveva messo in conto di innamorarsi così, come degli adolescenti alle prese con la prima cotta.
Una volta ha sentito dire – o forse lo ha letto da qualche parte? Non lo ricorda, e, comunque, non ha importanza – che l'amore è, innanzitutto, conoscenza e comprensione. Mai parole sono state più appropriate, almeno se riferite alla loro storia.
Ogni giorno, Cassian scopre nuovi aspetti della personalità della ragazza, un caleidoscopio di vibranti sfumature che lo stupiscono e, in egual misura, lo attraggono: la sua forza, ad esempio; il carattere complicato, dolce e feroce ad un tempo; il dolore dentro il suo silenzio; la tenerezza nascosta dietro i suoi modi un po' bruschi e, a volte, decisamente scostanti; la fragilità mascherata da una freddezza all'apparenza inviolabile. La sua cocciutaggine. Lo sguardo sempre traboccante di speranza, nonostante tutto. La sua straordinaria capacità d'amare. C'è così tanto di lei, in ogni suo gesto, in ogni piccola, discreta premura che gli riserva, in ogni battaglia che porta avanti con coraggio e indomita fierezza – tra i due, infatti, è Jyn l'autentica guerriera.
Se si guarda intorno, tutto sembra ricondurlo a lei. Gli ultimi mesi sono stati una roulette russa di emozioni: spesso ha avvertito parecchia confusione dentro sé – non era mai successo, prima, che si lasciasse trascinare tanto a fondo in una relazione – e non sono certo mancate occasioni nelle quali, sbattendo ripetutamente contro la corazza che Jyn ha eretto a protezione del cuore, Cassian ha provato il pressante bisogno di andarsene. Non che lui sia un soggetto facile con il quale avere a che fare: i demoni che si porta appresso non hanno mai smesso di tormentarlo. Jyn li ha solo, semplicemente, accettati, abbracciati.
Forse, se entrambi avessero soffocato quelle sensazioni nuove, contraddittorie, eppure tanto belle, le loro vite avrebbero proseguito su percorsi più tranquilli e ordinari, ma il senso di vuoto avrebbe perdurato, e loro ne sarebbero stati consapevoli.
Cassian non ha dubbi: se non avesse conosciuto la vera Jyn, lo avrebbe probabilmente rimpianto in eterno. E, d'altro canto, se non avesse dato a lei la medesima possibilità, non se lo sarebbe mai potuto perdonare.
Succede, a volte, di incontrare il proprio destino sulla strada intrapresa apposta per evitarlo.
 
 


L'ora di cena è passata da un pezzo.
Cassian vorrebbe che Jyn tornasse a casa al più presto, ma, accidenti, stasera la ragazza deve trattenersi in redazione fino a tardi, a causa di un'inevitabile riunione programmata ormai da diverso tempo.
Di scrivere ora non se ne parla, ha troppo sonno e, come se non bastasse, un potente mal di testa ha cominciato da qualche minuto a trapanargli con insistenza le tempie. Dopo tutto, riflette, nonostante il blocco degli ultimi giorni, la stesura del nuovo romanzo si trova a buon punto, il che gli permette di affrontare con una certa tranquillità i momenti “vuoti” nei quali ogni tanto gli capita di imbattersi.
Cassian decide di dichiarare chiusa la giornata lavorativa; si sdraia sul divano, avvolto dal plaid preferito di Jyn, e si lascia cullare dal piacevole tepore della lana lavorata a mano. Profumo di rose, lavanda e miele – il profumo di Jyn – gli inebria i sensi.
Se la donna fosse lì, accanto a lui, Cassian l'attirerebbe piano a sé, per poi poggiare con delicatezza il capo sul suo petto accogliente, cercando di armonizzare il ritmo del proprio respiro con quello regolare di lei. Ne accarezzerebbe la pelle serica, assaporandola attraverso le dita e la bocca. Percorrerebbe lentamente la curva elegante del suo collo, fino a rivestire di una morbida scia di piccoli baci la linea pulita del mento, il raffinato cesello degli zigomi, le labbra carnose, piene, sensuali e rosse come bacche d'agrifoglio.
Le mani di Jyn fra i suoi capelli. 
Le sue iridi cristalline, azzurre e splendenti come una promessa d'estate.
Il suo respiro. Il suo sapore.
Accanto a lei l'oscurità non fa paura.
Cassian si addormenta con l'immagine di Jyn che, luminosa, fa capolino tra le pieghe indifese dei suoi sogni innamorati; sa che, quando si sveglierà, sarà il sorriso raggiante di lei la prima cosa che i suoi occhi contempleranno.
E, come ogni volta, l'Universo si tingerà di stupita e immensa meraviglia.
 

 



{Words Count, 2060: RebelCaptain postIraqWar!AU}

 

 
 
[1] https://it.wikipedia.org/wiki/Guerra_d'Iraq
[2] parafrasando una frase carinissima che girava su fb in questi giorni, ma di cui ignoro l'autore. Se sapete chi è, rendetemi edotta al riguardo.

 

 

 
 
Nota:


Buonasera a tutt*! Chi non muore si rivede XD

Credevate che fossi sparita, eh? E invece no, eccomi qui ù.ù

Sul capitolo ho ben poco da dire, a parte che, come quasi tutto ciò che scrivo in questi giorni, non mi sembra affatto un granché. A voi l'ardua sentenza.

Ringrazio chi ha avuto la pazienza di leggere fino alla fine, chi ha già recensito e chi recensirà, chi ha aggiunto\aggiungerà la raccolta in una delle liste messe a disposizione da EFP, nonché tutti i lettori silenziosi che capitano per caso da queste parti :)

Mi trovate (quasi) sempre attiva sulla mia pagina fb, Lost Fantasy! (per raggiungermi in fretta, basta cliccare sull'icona con i due gioppini vicino all'immagine del profilo).

Ormai siamo al giro di boa, il prossimo sarà il penultimo aggiornamento (e se conoscete la canzone a cui si ispira questa raccolta, forse riuscirete anche ad indovinare il titolo del 5° capitolo... che sarà terribilmente difficile da scrivere, vi avverto T.T)

A presto!

Ok, però... #dipendesempredalPiccoloPadawan!

Bacini :*


padme
   
 
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