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Autore: terrastoria    01/06/2009    11 recensioni
«Vuoi salire, Naruto_kun?»
Mi tirò per un lembo della maglia della tuta, dovetti guardarla stupefatto perché ella abbassò lo sguardo ai piedi, prima di rialzarlo come solo lei sapeva fare, carico di orgoglio e determinazione.
Ripeté la domanda, in modo quasi insistente.
«Vuoi salire da me?»
Non riuscii a pensare a nulla non fosse la risposta; eppure tanto scosso da quella richiesta non riuscii a pronunciare suono.
[…]
Annuii grato e sfoderai un sorriso, forse il più sincero.
[NaruSaku]
{Auguri, Lè !}<3
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Naruto Uzumaki, Sakura Haruno
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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One shot semplice.

Parla di un rapporto, di un gioco di speranze e sorrisi di due esseri che hanno bisogno di respirare, una volta tanto.

Un rapporto tra un Naruto orgoglioso e imbarazzato e una Sakura che ha fatto le sue considerazioni.

Ma ,attenzione, non manca mai la parola “Forse”.

 

 

 

 

 

 

 

A Kaho_chan,

la zia che tutti vorrebbero avere,

oltre che la Scrittrice che tutti vorrebbero poter divenire, un giorno u.u’:

- per la sua bravura nel destreggiare qualsiasi materia

Alla .

compagna socievole e affettuosa dei miei momenti “efpiani” e virtuali.

- Che si benedetto il giorno in cui decisi di contattarti e tu, quasi per magia, rispondesti aprendomi a un po’ del tuo mondo a braccia aperte!-

 

Lè, grazie ai tuoi abbracci virtuali,

al tuo appoggio e al tuo affetto,

grazie d’aver accettato d’essere amica di una piccola timidona xD

 

Auguroni ^^

 

Ale

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Sakura salutò Sasuke con un cenno di mano, un sorriso triste le dipingeva le labbra sottili.

Non seppe nemmeno lei come riuscì ad essere così forte dinnanzi a quello che palesemente si dimostrava essere un addio, eppure riuscì a farcela, a trattenere le lacrime con gli occhi socchiusi quel tanto che bastava affinchè lui non la vedesse piangere.

Non voleva che l’ultima sua immagine di Sasuke fosse una Sakura piangente, infantile e noiosa.

- Dejavù – pensò in ultimo, mentre il sorriso non le illuminava più il volto stanco e finalmente si lasciava a cadere a terra, priva di forza e sensi.

Un ennesimo addio.

Ma il cuore era meno pesante.

Per quanto assurda fosse la decisione di Sasuke di lasciare Konoha a pochi mesi dal suo ritorno, tale decisione era lecita e legittima.

E lei, stavolta, non potè proprio farci niente, forte di quel “Forse. Forse ripasserò da qui. Forse ci rivedremo”.

 

 

 

 

La sera del mio compleanno

 

[Naruto- Sakura]

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ottobre. Ore 21:00

 

 

Sakura sorrise.

Sakura mi sorrise, chinando un po’ quella sua testa rosa.

Quanto avrei pagato, nel recente passato, per ricevere un sorriso così? Tanto, troppo.

E afferrò una mano, Sakura.

La mia mano, eccessivamente sudata in quel momento di pura sorpresa.

Boccheggiai e la guardai sospettoso prima di acconsentire che lei mi condusse in giro per Konoha, di sera.

Pensai che quel bicchiere di sakè che avesse bevuto fosse stato davvero troppo per il suo fisico minuto, ma pensai anche che tale ipotesi non poteva essere esatta: Sakura era tutt’altro che debole o minuta.

Mi sentii improvvisamente euforico.

«Dove mi porti di bello?»

Sakura si girò a fissarmi ispirata e grave, e non disse nulla, limitandosi a socchiudere i suoi occhioni verdi in segno di mistero.

«Accipicchia, fai la misteriosa, ne?»

Risi, di gusto, e senza sapere nemmeno il perché.

La brezza fresca mi riempiva l’animo di sentimenti bellissimi, facendomi sentire libero; e io, quando ero libero, ridevo.

Inoltre, Konoha, quella sera, era splendidamente solitaria e potevo ridere quanto volevo, e ridere per le mie risate ch’echeggiavano per le vie.

Qualche anima solitaria avrà pensato fossi pazzo. Ma se lo ero già…!

Riconobbi, quella strada: era la via dove abitavo; mi chiesi per quale assurda ragione me ne fossi accorto solo in quel momento, e risi ancora. Della mia stupidità.

«Siamo arrivati?»

Sakura per risposta si fermò, e mi lasciò andare la mano, con mio sommo dispiacere.

«Direi proprio di sì»

Dovetti fissarla alquanto stordito perché mi rivolse un’occhiata indulgente.

Non capivo più nulla, e, a dir la verità, non avevo poi nemmeno molta voglia di capire.

Mi andava di lasciarmi cullare dal tempo, anche se così inesorabilmente veloce.

«Mmh…vuoi venire su?»proposi, perché mi sembrava l’unica cosa ammissibile e, in realtà, era l’unica cosa che m’era passata per la testa.

La volevo a casa mia, una volta tanto.

Sakura mi tirò un pugnetto sulla spalla, impetuosa come piaceva a me.

«Non togliermi le parole di bocca, accidenti!»urlò, spingendomi poi oltre la porta.

Ero tanto preso da lei e da quei momenti che non mi accorsi nemmeno che qualcuno aveva già aperto la porta.

Eppure, le chiavi, mi sembrava di possederle solo io.

 

 

 

Buio.

E il respiro affannoso di Sakura alle mie spalle.

«…»

Non aveva parole, no, neanche una ancora: tremavo ed ero scosso dagli stessi pensieri che, il buio e Sakura portavano con sé - su di me –

Che sta succedendo?

Facendo ingenuamente uno più uno mi ritrovai la conclusione a portata di mano: una serata tutta per noi; e, oltre a sentirmi dannatamente esaltato, mi venne una grande voglia di piangere.

Sarei mai stato capace di accettare un tale regalo?

«Naruto_kun…»

Ed ecco quel sussurro, dolcissimo, che mi fece provare un indescrivibile brivido lungo la schiena e mi diede, per un attimo, la concretezza della mia conclusione.

«Sakura_chan…»

Stavo per girarmi e abbracciarla; già sentivo la sensazione del suo corpo su di me e l’emozione che avrei provato.

Ma non feci in tempo.

Click.

D’un tratto ci fu come un’esplosione di suoni, luci e colori che mi costrinse a chiudere gli occhi non abituati.

E quando li riaprii capii mi diedi dello stupido per l’ennesima volta nel giro di una sola serata.

Perchè l’effettivo regalo si presentò a me.

Una festa.

Dove c’erano tutti.

Ma proprio tutti.

 

 

 

28 Marzo. Ore 21:00.

 

Sakura rideva.

Sakura rideva con me.

I suoi occhi brillavano di lacrime non tristi, mentre le labbra erano piegate all’insù e il suo femmineo corpo era scosso da irrefrenabili tremiti.

Non sapevo neanche cosa avevo detto/fatto per aver suscitato una tale risata, ma poco importava: stavamo ridendo.

«Non cambierai mai!»

Sakura mi diede un buffetto sul braccio, io feci il finto addolorato.

«Oh, uffa…»

La sentii prendere un profondo respiro e calmarsi a poco a poco; la vidi sistemarsi la solita divisa da shinobi e i capelli rosa, fattisi con l’agitazione così maledettamente selvaggi.

La vidi scrutare pensosa l’orizzonte che s’avvicinava sempre più al buio profondo e poi farsi composta e seria, tutto a un tratto.

Percepii nettamente il cambio d’atmosfera che arrivò dopo all’illogica beatitudine e mi feci anch’io stranamente grave.

Sembrava che stesse per succedere qualcosa di importante; non sapere cosa mi mandava in un’agitazione assurda e perciò ero lì che attendevo, lottando per non occupare il silenzio con centomila inutili domande.

Ero cresciuto - non solo fisicamente - anche mentalmente, non si poteva di certo dire l’incontrario, però l’ansia mi attanagliava ancora.

Provavo sempre una certa ansia dinnanzi alle situazioni incerte. Ero bravo, però, perché non la davo a vedere. Eppure certe volte, come in quel caso, non mi sentivo prontissimo a scoprire ciò che stava per succedere.

E quando Sakura puntò i suoi verdi occhi nei miei, mi sentii quasi morire.

Quegli occhi erano portatori di una dolcezza che mai le avevo visto indossare: era una dolcezza alla Sakura, caratterizzata da una vena melanconica che mi attanagliò il cuore, come se non l’avesse già fatto solo con la sua stessa presenza.

Non ero pronto.

«Vuoi salire, Naruto_kun

Mi tirò per un lembo della maglia della tuta, dovetti guardarla stupefatto perché ella abbassò lo sguardo ai piedi, prima di rialzarlo come solo lei sapeva fare, carico di orgoglio e determinazione.

Ripeté la domanda, in modo quasi insistente.

«Vuoi salire da me?»

Non riuscii a pensare a nulla non fosse la risposta; eppure tanto scosso da quella richiesta non riuscii a pronunciare suono.

Incoscientemente era ciò che avevo desiderato.

Che lei mi invitasse sù.

Annuii grato e sfoderai un sorriso, forse il più sincero.

«Bene »

Le presi io la mano, stavolta, e mi feci condurre dentro.

«Sakura_chan?»

Si fermò, appena al di là dell’entrata, e io con lei.

«Sì?»

Si girò ad osservarmi, profonda.

«Io…vedi…oh, insomma, grazie»balbettai, stupidamente imbarazzato, e toccò a me abbassare lo sguardo, mentre portavo nervosamente la mano destra a torturarmi i capelli.

«No, grazie a te»

Era il giorno del suo compleanno, l’avevamo passato con Ino e gli altri a fare un pic-nic appena fuori Konoha vista la giornata splendida. Poi era venuta sera e io e lei ce ne eravamo andati al chiosco del ramen – ovviamente avevo offerto io – e la giornata era filata liscia e tranquilla fino a quel momento.

“Perché ringraziarmi?” pensai, ma non lo chiesi perché, subito dopo, arrivai da solo a trovare la risposta, gonfio d’orgoglio e a guance rosse.

 

Ero riuscito nel mio duplice intento.

Da una parte ero riuscito a rincuorarla per tutti gli anni passati a inseguire una cieca ostinazione ed un cocciuto fantasma.

Dall’altra – con somma sorpresa – ero riuscito a fare breccia nel suo cuore.

 

 

Forse.

 

«Volevo passarla con te, questa serata, Naruto_kun»

 

 

 

 

Luglio. Ore 21:00

 

La mia Sakura era bella.

«Andiamo?»la invitai, aspettando che lei intrecciasse le nostre mani.

«Dici che aspetterà?»mi chiese, socchiudendo i suoi occhioni.

«Per una volta può anche aspettare lui, cosa dici?»

Prese iniziativa e ci condusse lungo la via che portava dove sapevamo noi.

Al luogo dell’appuntamento col fantasma.

Sakura infine sorrise.

E, credetemi, era ancora più bella quando mi sorrideva, con un cipiglio tutto affettuoso e divertito.

Perché Sakura era mia.

Sì, solo mia.

 

 

Forse.

 

 

“Dei “Forse”, non te ne libererai mai, eh Naruto?”

 

Scoppiai a ridere da solo.

E lei con me, forse perché aveva intuito il mio pensiero, essendo noi ormai così legati.

 

No, non me ne sarei mai liberato, almeno fino a che non avessimo terminato i nostri giorni.

Dei forse, s’intende.

 

Perché, di Sakura, non avrei mai voluto liberarmene.

E, ora lo posso dire, mai me ne liberai.

 

 

***

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

***

Semplice NaruSaku, brindando in onore della Lè u.u’

***

 

 

 

 

 

 

 

   
 
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