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Autore: Lanyze    02/02/2017    3 recensioni
Non sempre si è liberi di scegliere. Naruto e Sasuke non ne hanno avuto la possibilità, eppure, in qualche modo, hanno comunque ottenuto la loro vittoria contro il mondo.
[Accenni BoruSara]
Genere: Malinconico, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Naruto Uzumaki, Sasuke Uchiha | Coppie: Naruto/Sasuke
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la serie
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We gotta carrie on darling, we were built to last



Note:Non so da voi, ma ieri qui c’è stata una bellissima giornata di sole che mi ha un po’ ispirato questo. Forse, per una migliore comprensione sarebbe meglio leggere la shot ‘Ineffabile’, ma credo abbia senso anche senza.
La canzone è Changing tides di The Fray.
Grazie mille a LemonGuessche mi ha seguita passo passo per l’html perché io non so nemmeno cos’è! Ti adoro <3
Grazie a chi leggerà!




Changing tides,
baby that’s the hardest part of life.
Holding me tight
and we will move as one in the changing tides.



C’era il sole a Konoha quel primo pomeriggio di gennaio. I raggi tiepidi di quelle giornate miti d’inverno erano una delle cose che Naruto da sempre amava, soprattutto dopo il freddo pungente dei giorni passati quando persino lì si era fatto vedere qualche fiocco di neve.
Era tranquillo il parco alla periferia del villaggio, quasi nessuno attraversava le strade a quell’ora, tutti in pausa chissà dove, chissà con chi. Era seduto su una panchina a guardare il leggero venticello muovere i fili d’erba davanti a sé, le mani nelle tasche, i pensieri altrove, lontano tanto da impedirgli quasi di accorgersi che non era più solo. Chiuse gli occhi e si abbassò ancora di più sul posto, incrociando le caviglie allungate, in un posizione quasi distesa e puntando il viso verso il cielo, come a reclamare quei raggi a riscaldarlo.
Sasuke lo imitò, poggiando mollemente un braccio sullo schienale della panchina e Naruto si chiese se anche quel sole tiepido potesse rovinare quella pelle così chiara.
Per un po’ stettero in silenzio, godendosi la reciproca compagnia, che più che di parole, si costruiva sui gesti e sui pugni, soprattutto i pugni, anche se era da un po’ che non combattevano come una volta.
‘Stavo pensando di convocare Sarada per cominciare ufficialmente la sua preparazione!’
‘Direi che sia anche ora dato che a stento ti sei accorto che fossi qui!’
‘Ero solo un po’ distratto, ed è stata questione di secondi!’
‘A forza di stare dietro quella scrivania ti sei rammollito dobe!’
‘Posso sempre dimostrarti di essere più forte di te!’
‘Hn’.
Non avevano urlato, Naruto non si era agitato più di tanto. Era stato un semplice botta e risposta nella tranquillità più assoluta, come se stessero cercando di non far morire mai le vecchie abitudini nonostante l’avanzare dell’età.
Erano passati anni dalla nomina a Hokage del biondo, anni dalla nascita di Boruto e Himawari, anni in cui la Foglia non era mai stata più rigogliosa, accesa, splendida. Naruto era stato un ottimo capo e la sua fama ormai affermata nel mondo presto sarebbe stata oggetto di tutti i libri di storia, godeva di una stima e un rispetto senza pari e, a 57 anni compiuti, si era convinto che il suo tempo fosse finito e fosse giunto quello di lasciare spazio alle nuove generazioni.
Sospirò prima di cambiare posizione in orizzontale e poggiare la testa sulla coscia del moro, le gambe che fuoriuscivano dalla panchina. Sasuke aprì un solo occhio interrogativo verso di lui.
‘Non guardarmi così! Non c’è nessuno nei paraggi e comunque non sto facendo nulla di male in ogni caso!’
Richiuse l’occhio e ritornò a puntare il viso verso il sole ghignando. ‘Non ti dispiace che non sia Boruto a prendere il tuo posto?’
‘Nah. Più cresce, più mi pare simile a te. Ha detto che vuole viaggiare un po’ e imparare tecniche nuove prima di stabilirsi qui come guardia del corpo dell’Hokage.’
‘Anche se Sarada non ne ha bisogno.’
‘Ovviamente Teme.’
Naruto e Sasuke non persero mai la complicità che li aveva sempre contraddistinti, avevano ricostruito insieme la loro terra, chi da dentro i confini, chi da fuori e, quando era stato necessario, avevano combattuto insieme contro i nemici più forti come era avvenuto qualche anno prima durante l’esame dei Chuunin dei loro figli.
Anche Sasuke avrebbe avuto il suo posto nella storia, accanto a Naruto, com’era giusto che fosse.
‘Sono fortunati loro due, non credi? Da un lato li invidio, ma dall’altro sono anche felice: sono quello che noi non abbiamo potuto essere…’
Sasuke chinò il capo verso l’altro che teneva gli occhi chiusi, anche se questo non bastava a impedirgli di capire che lo stava guardando. Se avesse avuto l’altro braccio, avrebbe passato le dita tra quei capelli biondi corti e, immaginava, ispidi, non più morbidi come una volta. E poi sorrise di malinconia, ripercorrendo col pensiero tutti gli anni passati vicini, ma mai abbastanza, bloccati, non felici, ma sereni di esser riusciti a collaborare, nonostante tutto.
‘Quando pensi che ce lo diranno apertamente?’, domandò l’Uchiha distogliendo lo sguardo.
‘E chi lo sa! Forse direttamente quando decideranno di sposarsi. In fondo sanno che sappiamo… E poi, per quanto ormai abbia preso una certa confidenza col suo maestro, Boruto ti teme più di chiunque altro… nonostante sappia che sono più forte di te!’
‘Innanzitutto tu non sei più forte di me e poi lo ammazzo comunque se dovesse farle qualcosa di sbagliato, anche se non mi dice che stanno insieme! E tu farai bene a non intrometterti!’
‘Beh, mi intrometterei per darti man forte! Nessuno può far soffrire la piccola Sarada! Ma… tu non credi che sarebbe inutile?’
‘Che vuoi dire?’
‘Sono convinto che ci penserà prima lei a punirlo.’
‘E noi finiamo il lavoro.’
Naruto sorrise e aprì gli occhi per guardare il suo migliore amico: era ancora bello Sasuke, non importa quanti anni abbia, per lui sarà sempre la cosa più bella del mondo. Quella bellezza elegante, sopraffina, delicata e pericolosa che Naruto non aveva visto in nessun altro, che lui stesso non avrebbe mai potuto imitare, una bellezza sulla quale il biondo accettava volontariamente la sconfitta e la sua stessa debolezza.
‘Dì un po’ Teme, tu… mi trovi ancora attraente?’
Si era messo seduto e aveva avvicinato il viso a quello del moro che finalmente potè specchiarsi da vicino nei suoi occhi azzurri, vivi, luminosi e vispi come se fosse ancora il ragazzino di anni prima a guardarlo: se Naruto perdeva con la bellezza, Sasuke veniva schiacciato brutalmente da quegli occhi, così diversi dai suoi, stanchi e troppo profondi per non soffrire annegandovi.
‘Non dovevi tagliarti i capelli’, mormorò il moro come a chiudere tra i loro corpi quella conversazione nonostante non ci fosse nessuno in giro. Naruto addolcì lo sguardo prima furbo e poi scostò leggermente con le dita le lunghe frange dell’altro dall’occhio col Rinnegan perennemente coperto.
‘Tu invece dovresti farlo ogni tanto, copri tutto così!’
‘Poi non riesci a guardarmi bene dobe?’
‘Esattamente… dato che è tutto ciò che posso fare al momento!’
Fu un attimo, lo scorrere di pochi granelli di sabbia tra le dita, ma quella carezza bruciò sulla pelle di Sasuke. Avevano messo da parte ogni loro sentimento e ogni reale desiderio per mantenere l’equilibrio, per non buttare all’aria anni di sofferenze e ferite reciprocamente inflitte, sogni e ideali di una vita.
L’amore non era contemplato nella trama che avevano tessuto, ma a volte resistere era più difficile della peggiore battaglia mai intrapresa. E quella era una di quelle volte, una di quelle in cui la debolezza prendeva il sopravvento, la sete diventava insopportabile e solo un delicato contatto poteva bastare per acquietarla.
Ancora nessuno nei paraggi, ancora più vicino il viso di Naruto, fino a posare la fronte sulla spalla dell’altro, respirarne l’aroma, sentirne il calore flebile. E stavolta Sasuke proprio non riuscì a trattenersi e l’unico braccio che aveva lo portò sulla schiena del biondo per saggiare una volta e per tutte la consistenza di quei capelli e dimostrare a sé stesso che aveva ragione e che sì, non erano per niente come prima.
‘Dovremo partire un giorno, non credi? Solo io e te.’, propose Naruto soffiando sul collo del moro.
‘Quando tutto sarà sistemato ce ne andremo.’, confermò poi Sasuke. Sì, era forte il richiamo del corpo dell’altro, era forte l’impulso di stringersi, ma era ancora più forte quello di non essere costretti a lottare ancora, quello di non rischiare nulla. Era più forte il rispetto e l’onore di cui godevano in quanto uomini, mariti e padri. E mai, mai, Naruto pensò di poter tradire Hinata e la sua famiglia e mai Sasuke avrebbe messo l’altro in una posizione così compromessa, non con loro, ma con sé stesso perché conosceva i suoi valori, valori che condivideva, che gli Uchiha avevano sempre custodito e sapeva che nemmeno in quel viaggio che li attendeva in futuro sarebbero andati oltre. E poi teneva tanto a Sakura, aveva imparato a volerle un bene che non credeva fosse possibile e stimava la persona che era diventata. Non se lo sarebbe meritato.
La loro vittoria erano i figli, Boruto e Sarada. Entrambi li avevano osservati di nascosto ogni tanto e avevano riconosciuto in loro i semi di un amore e una passione non indifferenti, si amavano e si completavano come nel profondo facevano anche i loro papà, ma con la fortuna di poterlo fare alla luce del sole. Sarada e Boruto erano la loro soddisfazione sul mondo.
‘Sarà meglio che vada adesso.’, disse l’Hokage staccandosi dall’altro, ma, prima che potesse distanziarsi, Sasuke lo afferrò per il polso e lo avvicinò quel tanto per posargli un bacio sulla fronte, pulito e delicato. Naruto sorrise e poi si alzò.
‘Vedi di non fare tardi stasera alla cena teme, non mi va di cercare scuse per coprire la tua asocialità!’
‘Tsk… vedrò cosa posso fare.’
‘Ma sentitelo…”vedrò cosa posso fare!” ma chi si crede di essere, quella principessa del cavolo...’
Mormorò tra sé e sé il biondo mentre si allontanava verso il palazzo facendo sorridere Sasuke che ritornò a guardare il cielo.

Anche quello era il prezzo da pagare per tenere alto il nome dei ninja d’elite.



The sun was coming up,
we were sifting through the sand
looking for the pieces of our broken plans.
It’s gonna take while, we’re gonna take it back.

   
 
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