Ci volle
quasi un mese perchè Hiro e il resto della squadra si
adattassero totalmente
all'idea di diventare più che semplici studenti di
ingegneria. Hiro lavorava
giorno e notte ininterrottamente sulle possibili difese che tutti loro
avrebbero dovuto avere se avevano intenzione di affrontare l'uomo con
la
maschera kabuki. Erano arrivati a toccare
quasi con mano la
pericolosità del criminale, e la prima cosa a cui il
ragazzino aveva pensato
era l'impossibilità di affrontarlo senza un'adeguata
protezione.
E quale migliore protezione potevano indossare se non delle vere e
proprie
armature, o meglio, tute? Si procurò i tessuti
più resistenti grazie a zia
Cass, a cui raccontò che gli servivano per il laboratorio
della scuola. In
seguito, lui stesso cominciò ad occuparsi dei modelli e
delle armi che
avrebbero avuto per difendersi.
Non aveva intenzione di creare vere e proprie armi, ma un'idea lo colse
di
sorpresa. Ognuno dei quattro compagni studiava un determinato percorso
universitario;
Honey Lemon era un'ingegnere chimico, Gogo era ingegnere meccanico,
Wasabi era
un microbiologo ed esperto di plasma-laser indotto, e Fred...
Bè, Fred era
specializzato in fumetti.
Nessuno di loro aveva mai tenuto in mano una pistola o un fucile, ma
tutti
sapevano bene quali strumenti usare nel proprio campo. Quindi Hiro
avrebbe
fornito loro proprio quegli strumenti.
Per Honey Lemon, creò uno speciale comparto portatile di
bombe chimiche. Quando
glielo propose, la ragazza rimase leggermente allibita e gli
confessò che le
sembrava troppo pericoloso. Hiro l'aveva rassicurata.
<< Forse bombe chimiche non è il termine
adatto. Solo che avevo pensato
di amalgamare alcuni elementi in modo da creare sostanze che ti
permetterebbero
di proteggerti o, magari, di immobilizzare il nostro uomo semplicemente
intrappolandolo in un'enorme sostanza gelatinosa. >>
<< Oh, ok! Ora è più fattibile!
>>
<< Però mi serve il tuo aiuto. Sei tu il
chimico, tra noi. >>
Honey Lemon sorrise, prendendo dalla tasca del cardigan celeste una
provetta
che conteneva un liquido dal colore verde particolarmente brillante.
<< Lascia fare a me! >>
Si ritrovarono nel suo laboratorio di prima mattina e cominciarono ad
elencare
tutte le possibili formule di amalgamazione e fusione di vari elementi,
eliminando quelli più pericolosi e cercando di limitare al
limite i danni nella
piccola stanza. Ci volle un'intera giornata per catalogarli tutti, ma
riuscirono perfettamente nell'intento. Honey Lemon amava sperimentare.
Le
bastavano una provetta e un oggetto su cui condurre i suoi esperimenti
e
riusciva a trasformare un semplice bicchiere d'acqua in una bomba
gelatinosa
dai colori fluorescenti o in una sfera di ghiaccio indistruttibile.
A quel punto, a Hiro non rimaneva che riportare tutti gli elementi
chimici
esistenti su una tavola periodica digitale che inserì
all'interno di un
computer a forma di borsetta.
Honey Lemon amava le cose carine e colorate, quindi il ragazzino
pensò che
potesse essere simpatico costruire una finta borsa a tracolla, al cui
interno
in realtà giaceva un complesso sistema di formazione che
permetteva
all'elemento desiderato di uscire fuori da un piccolo vano circolare al
lato di
questa. Hiro rese il display simile al touch screen,
in modo che Honey
potesse tranquillamente selezionare gli elementi senza aver bisogno di
un
mouse. Ci lavorò per quasi quattro giorni, ma il risultato
fu veramente
soddisfacente. Un po' di più ci volle per la tuta. Zia Cass
gli aveva procurato
dei tessuti in cotone elastico di un bel fucsia brillante, e sebbene
quello non
fosse proprio il genere di colore che Hiro amava, ad Honey Lemon
sarebbe
sicuramente piaciuto. Si fece aiutare dalla zia e ritagliò
due leggins
rivestiti di pelle, uno spesso pull-over a maniche corte che arrivava
all'altezza della vita e un paio di guanti lunghi e spessi che
ricoprivano le
braccia come maniche.
Poi pensò al casco di protezione. Anche questo rosa, con due
bordi gialli e
verdi sulla testa e due lunghe sporgenze all'altezza delle tempie, in
cui
inserì due cuffie e un trasmettitore per comunicare, cosa
che si raccomandò di
fare per tutti gli altri. Una volta finito, ammirò il
risultato, sperando che
Honey Lemon avrebbe gradito.
Quella di Gogo fu la tuta più semplice da realizzare,
insieme a quella di
Wasabi. Gogo amava la velocità, non ne aveva mai fatto un
mistero, e Hiro aveva
deciso di dotarla della stessa velocità della sua bici a
sospensioni
elettro-magnetiche. A sentirlo parlare, Gogo aveva storto il naso. La
gomma
alla fragola fece un giro vorticoso tra i suoi denti.
<< E come faresti a farmi andare così veloce,
sentiamo? >>
<< Con le stesse sospensioni elettro-magnetiche che tu
usi sulle ruote
della tua bici. Fidati, sarà come andare sui pattini. Per
te, almeno.>>
Lo scetticismo di Gogo si rivelò particolarmente infondato
quando Hiro ebbe
finito di lavorare alla sua armatura. Agli stivaletti gialli di gomma
applicò
delle staffe che permettevano di reggere le ruote esattamente come una
moto. La
tuta doveva essere quanto più elastica possibile, per
permettere alla ragazza
tutto il movimento necessario. Ritagliò un pezzo intero di
tessuto nero e
ricoprì le spalle con una spessa armatura gialla, in modo
che coprisse anche il
petto. Per il casco, usò il calco di quello di
Honey Lemon, privandolo
solo delle antenne, ma inserendo comunque microfono e
ricevitore.
All'interno delle ruote infilò anche degli spessi dischi
arancioni calamitati
che potevano staccarsi dalla base ed essere usati come boomerang da
lanciare.
Contemporaneamente, Hiro lavorò anche alla tuta di Wasabi.
La sua era di un
tessuto più leggero, data la corporatura robusta del ragazzo
e ritagliò
l'armatura per il petto in modo che fosse ben spessa da proteggerlo, di
un bel
colore verde. Il casco sarebbe stato scomodo per lui a causa dei dreads,
così Hiro optò per una semplice fascia e gli
occhi sarebbero stati protetti da
un paio di occhiali di supervisione speciali.
Questi ultimi, più che a proteggere le iridi da eventuali
attacchi, servivano
maggiormente a salvaguardarlo dalle sue stesse armi. Dopo aver studiato
con lui
la profondità di taglio del laser, Hiro optò per
delle vere e proprie lame di
plasma-laser indotto che si attivavano grazie a un piccolo pulsante
posto sui
palmi dei guanti di gomma neri di cui aveva dotato la sua tuta.
Certo, un pò più pericoloso degli altri, ma il
ragazzino pensò che fosse
terribilmente fantastico per non creare una cosa del genere. Non doveva
necessariamente servire ad uccidere, la sua utilità stava
nel poter infrangere
anche oggetti molto pesanti. Se avessero dovuto attraversare una porta
di ferro,
Wasabi l'avrebbe spalancata per loro.
La tuta di Fred fu quella più lunga da realizzare per il
semplice fatto che
Hiro si divertiva non poco e aveva fin troppe idee per realizzare
qualcosa di
affine all'amico nerd. Passò una giornata intera solo a
pensare a come
vestirlo, e alla fine optò per una follia che Fred
approvò in pieno.
L'appassionato di fumetti era un grande fan di Godzilla e mostri del
genere,
quindi lo avrebbe trasformato in un mostro.
Non con una pozione velenosa, ma piuttosto con un po' di fibra di
carbonio,
gomma per abiti e il costume fu pronto in meno di una settimana. Una
creatura
grande e grossa, rivestita in gomma piuma, dagli artigli lunghi e
affilati, tre
occhi gialli dalle pupille sottili, una bocca munita di lancia-fiamme
e,
proprio sotto i piedi, dei super ammortizzatori che permettevano a Fred
di fare
salti che superavano facilmente i quattro metri di altezza.
Quando gli mostrò la tuta, il ragazzo corse ad abbracciarlo
e riempirlo di baci
sulle guance.
<< Tu... Tu hai realizzato il mio sogno! >>
<< S-si, va bene! Ma ora basta baci! >>
<< Oh oh! Posso provarla?! >>
<< Ecco, forse è meglio aspettare che siamo
tutti insieme per collaudarle.
Così non ci sarà bisogno di perdere altro tempo.
>>
<< Oh... Hai ragione. >> Disse Fred,
assottigliando lo sguardo.
<< Solo il lancia-fiamme, ti prego! Solo il
lancia-fiamme! >>
Lo supplicò poi, gettandosi alle sue ginocchia. Hiro
balbettò incerto per
qualche minuto, poi sospirò e acconsentì.
Dopotutto, erano a casa di Fred e se
fossero usciti in giardino non avrebbero potuto fare danni.
Ma Fred non perse neanche tempo ad andare in giardino.
Infilò dubito il costume
nel bel mezzo della sua camera e indossò il copricapo,
nascondendo la sua
faccia sotto i tre occhi minacciosi di plastica.
<< No, Fred! Aspetta, non qui! >>
In un attimo, una violenta fiammata partì dalla bocca
circolare del costume e
Hiro fu costretto a indietreggiare per non rischiare di essere bruciato
vivo.
Si aggrappò al muro, le mani appena dietro la sua schiena
con le dita che si
aggrappavano patetiche alla parete. Si paralizzò. La saliva
sulla sua lingua
seccò e una violenta scossa di brividi lo attraverso da capo
a piedi. Per un
momento, la sua vista si annebbiò e un fastidioso ronzio
prese a infestargli
l'udito. Un ronzio che presto si trasformò in un miscuglio
di urla
agghiaccianti e crepitii fastidiosi. Davanti ai suoi occhi riapparve la
visione
della scuola avvolta dal fuoco, senza via di fuga. Non riusciva a
respirare. Fuoco,
fuoco, fuoco.
<< Hiro? Hiro, piccoletto, stai bene? >>
La voce di Fred lo riportò al presente. Davanti a lui
riapparve il volto
allungato e pallido dell'amico, visibilmente preoccupato.
Sentì la sua mano
calda sulla spalla e per un attimo smise di tremare. Tastò
sorpreso il muro
alle sue spalle, confuso e spaventato. Che cos'era successo? Per un
istante,
era ritornato a quella sera. Alla sera dell'incendio. Perchè?
<< Vuoi un po' d'acqua? Chiedo subito a
Heathcliff di portartela.
>>
<< N- no... >> Momorò, quasi a
fatica. << Sto bene,
davvero... >>
<< Almeno siediti un po'. >>
<< No, io... E' meglio che vada adesso. >>
<< Ti accompagno. >>
Hiro scosse il capo, negando la cortesia di Fred, il cui sguardo era
visibilmente pieno di rimpianto e vergogna per ciò che era
successo. Era stato
un irresponsabile, avrebbe potuto causare un incendio. E soprattutto,
il suo
piccolo amico aveva rischiato di avere un attacco di panico a causa
della sua
immaturità. Hiro non ce l'aveva con lui, ma aveva davvero
bisogno di restare da
solo per un po'.
Uscì dalla villa accompagnato da Fred, svanendo
nell'oscurità che cominciava a
risorgere dopo il tramonto del sole.
L'armatura più difficile da realizzare fu sicuramente quella
di Baymax. Hiro
aveva deciso in auge che anche il robot aveva bisogno di fare squadra
con loro.
Glielo doveva, in fondo era lui che aveva permesso a Hiro di chiedere
aiuto,
seppur involontariamente, ai ragazzi. Ma per lui non ci voleva certo
una tuta protettiva.
Baymax aveva bisogno di una nuova armatura, dato che quella vecchia
giaceva
ormai sul fondo del mare, dopo l'inseguimento con l'uomo mascherato.
Sdraiato sul suo letto, osservava in silenzio la custodia in
cui il robot
riposava. Una sottile linea nera nel bel mezzo della visiera lasciava
intendere
che i suoi occhi erano chiusi.
<< Ma certo! >> Esclamò, ricordandosi poi di essere nel cuore della notte e di non dover svegliare zia Cass, che altrimenti diventava intrattabile.
Scese subito dal letto, sedendosi alla scrivania. Strappò un foglio da uno dei suoi quaderni, afferrò la matita e cominciò ad abbozzare l'idea per la nuova armatura. Rossa, sarebbe stata rossa. Il rosso stava bene sul bianco! Disegnò il casco, simile a quello di Honey Lemon e al suo. Si, anche il suo avrebbe avuto quella forma. Ridisegnò la pancera in ferro come il precedente modello e pensò anche ad una possibile arma.
Razzo laser? No. Lancia-fiamme? Fred ne aveva già abusato. Lancia missili? Troppo pericoloso.
<< Uff, no... Baymax non è un robot da combattimento. Anche se ha il mio chip, non vuol dire che può mettersi a prendere semplicemente a pugni qualcuno. >>
Appena finì di dirlo, un'idea lo illuminò.
<< Il pugno! Giusto, il pugno! >>
Gli sarebbe stato più facile ricordarlo dato che lo aveva assimilato nel database. Gli sarebbe bastato convincerlo che anche il suo "Bha-la-la-la-la" poteva essere usato come mossa di karate. Doveva solo colpire un po' più forte. E per farlo, sarebbe stata necessaria una forza maggiore del solito. Si morse le labbra, sorridendo eccitato all'idea che gli era venuta. Non vedeva l'ora di vederlo in azione.
Poi, una piccola domanda lo fece riflettere. Come avrebbero fatto a spostarsi? Non potevano mica andarsene in giro con le loro tute, i caschi e tutto il resto.
Un'auto? No, troppo evidente. Qualcuno avrebbe potuto identificare la targa e di certo si sarebbe chiesto che cosa ci facessero dei tizi conciati in quel modo all'interno di una vettura.
Una cosa era certa, quella faccenda era personale e dovevano trovare il modo di passare inosservati. Ma come? Non potevano mica… Volare.
<
In un attimo, l'abbozzo fu pronto.
Non poteva aspettare il giorno dopo, doveva subito mettersi al lavoro. Si infilò la felpa e le ciabatte e corse nel garage, attento a non farsi sentire da zia Cass. Usò il vecchio database accumulato nello scanner e cominciò a modellare sul computer la nuova divisa per Baymax. La stampante 3D sfornò ogni pezzo dell'armatura nel giro di una sola notte.
<< Ok,
ma cosa dovremmo fare allora? >> Domandò Honey
Lemon.
<<
Combattere. Non potremo sempre scappare. Se vogliamo scoprire chi
è, dovremo
affrontarlo. >>
<< E’
una follia! >> Esclamò Wasabi.
<< Non saremo così pazzi da andare
contro un tizio come quello! >>
<<
Forse non ci sarà bisogno di arrivare a tanto, se siamo
abbastanza veloci da togliergli
la maschera. La prima volta che l’ho visto, ho avuto come la
sensazione che il
trasmettitore neurale per controllare i microbots fosse proprio nella
maschera.
>>
Hiro si
avvicinò allo schermo olografico e mosse delicatamente le
dita sullo schermo
inesistente, muovendo i modelli tridimensionali della maschera e del
trasmettitore.
<<
Perciò, via la maschera e il nostro uomo
diventerà innocuo. >> Concluse
Gogo.
<<
Solo… Dove ci alleniamo? Non possiamo mica metterci in bella
mostra in mezzo
alla strada. >> Disse Honey Lemon.
<< Ci
servirà un luogo di ritrovo. >> Concluse Gogo.
<< C’è
un vecchio parco abbandonato fuori città che…
>>
<< No,
no, no! Niente parchi abbandonati! Avete pensato ai germi?!
>> Chiese
Wasabi, visibilmente terrorizzato all’idea.
<< Ehi,
perché non ci vediamo a casa mia? >>
Esclamò Fred, infine. << E’
grande, spaziosa, siamo soli, e per Heathcliff garantisco io.
Potrà aiutarci
nell’addestramento. Lui farà il cattivo!
>>
Per quanto
potesse sembrare azzardata come mossa, a nessuno venne l’idea
di obiettare.
Il giorno
dopo, si ritrovarono alla villa dell’amico. Le tute erano
accuratamente
ripiegate all’interno di una valigia di Wasabi. Si
apprestarono a indossarle e
a cominciare subito con l’addestramento.
La prima ad
offrirsi volontaria fu Gogo, che indossò subito i suoi
dischi ai piedi.
Ma non
appena fece per alzarsi dai gradini della scaletta di cemento del
giardino, si
rese conto di quanto le mancasse il terreno sotto i piedi.
Hiro si avvicinò
a lei, tendendo timidamente le braccia in avanti per afferrarla ogni
momento.
Il corpo
della ragazza si piegò in avanti, poi bruscamente indietro e
infine
l’abbandonò, lasciandola cadere per terra come una
bambina inesperta. Il
ragazzino le tese una mano, ma lei lo fermò subito. Questo
era il suo mondo,
quello che aveva fatto fin da piccola. Era come andare sui pattini, in
fondo. E
lei lo sapeva fare bene. Lei amava
andare sui pattini.
Si rimise in
piedi, nei suoi occhi grigi una scintilla di decisione, e pian piano
cominciò a
muovere le gambe. Poi il movimento passò ai piedi, e
cominciò a muoversi. Più
veloce, più decisa, più furiosa. I dischi gialli
cominciarono a girare
violentemente, trasformandosi in scie dorate davanti agli occhi di
Hiro. Ben
presto, Gogo cominciò a roteare su se stessa, sfidando la
velocità e l’aria che
le sferzava il corpo attraverso la tuta.
Il
maggiordomo di casa, Hethcliff, stava davanti a lei con una maschera
simile a
quella del loro uomo. Sferzò sui dischi e gli
girò intorno, sempre più veloce
fino ad afferrare immediatamente una pompa dell’acqua che era
accanto al
gazebo.
Si avvicinò
sempre di più al soggetto interessato e continuò
a girargli intorno come un
tornado inferocito, immobilizzandolo alle gambe, e prima che potesse
farsi
vedere, gli strappò la maschera dalla faccia.
Sfrecciò verso Hiro e gliela
lanciò, facendo scoppiare un palloncino di gomma tra i
denti. Il ragazzino
rimase a bocca aperta dalla performance della compagna.
Heathcliff, dal centro del gazebo, gli fece un leggero cenno di attaccare senza la minima emozione. Hiro la incoraggiò, notando in lei un cenno di esitazione. La ragazza lanciò timidamente la sua bomba contro il maggiordomo, e alle gambe di questi si creò una sostanza gelatinosa dai colori luminescenti che lo intrappolò senza lasciargli alcuna possibilità di movimento. Honey Lemon si avvicinò per togliere a Heathcliff la maschera, preoccupata per l’incolumità dell’uomo che per tutta risposta fece un mezzo sorriso.
<< Ce l’ho fatta! Ce l’ho fatta! >> Esultò felice.
A fine giornata, erano tutti esausti ma euforici. Le nuove tute erano perfette e le armi funzionavano bene. Bisognava solo allenarsi un po’ di più per evitare di rimanere feriti dal loro stesso armamentario. Il sole stava cominciando a calare, sfumando il cielo di viola e arancione e dipingendo il mare d’oro. Una leggera brezza invernale si stava levando, smuovendo le foglie degli alberi nel giardino della casa di Fred. Su un tavolino a bordo della piscina, dove i ragazzi si stavano godendo il loro meritato riposo, vi erano bevande dolci e tartine preparate appositamente.
<< Tutto questo è fantastico! >> Esclamò Fred eccitato.
<< Niente male. >> Fece Gogo, giocando con uno dei suoi dischi.
<< A nessuno la tuta si infila nelle mutande? >> Chiese Wasabi, guadagnandosi un’occhiata di disgusto da parte degli altri.
<< Ehi, Hiro. Ma la tua tuta dov’è? >> Chiese Honey Lemon, notando che il ragazzino era l’unico ad indossare ancora i suoi normali vestiti.
Hiro lanciò un’occhiata al suo abbigliamento e si grattò la testa, lasciandosi sfuggire un sorrisetto eccitato.
<< Già, è meglio che vada ad indossarla! Vi devo fare vedere una cosa. >>
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NVU ha deciso di farmi un po' arrabbiare. Ho paura che il capitolo possa venir fuori mal strutturato, ma non ho idea di cosa sia capitato al programma. Spero comunque di non aver fatto errori. Questo capitolo è stato parecchio difficile da scrivere a causa di tutti i dettagli da inserire, ma ripeto che è proprio questo uno dei tanti motivi per cui ho amato questo film, quindi va bene così.
Ringrazio tutti i lettori e in particolare fenris e Emmydreamer_love2004 per le recensioni.