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Autore: LittleBloodyGirl    03/02/2017    1 recensioni
"Hiro distolse per un attimo lo sguardo dalle nuvole davanti a lui per osservare il suo riflesso in quegli specchi. Guardò il suo viso, i suoi occhi che brillavano di eccitazione e felicità. E sorrise, lasciando che un dolce ricordo ritornasse a illuminare la sua mente che era rimasta all'oscuro troppo a lungo in quei giorni di tempesta interiore.
Aveva volato da piccolo sulle spalle di suo fratello. Era sempre riuscito a volare grazie a lui.
E ora era lì, sospeso nell'aria a giocare con le nuvole mentre osservava il ricordo di quei momenti nel riflesso di uno dei grattacieli più alti della città.
Ed era felice, come se Tadashi fosse sempre stato lì con lui. Come se Baymax fosse sempre stato lì con lui."
In occasione della serie tv che andrà in onda quest'anno, una versione scritta di uno dei film più belli che siano mai stati creati. Un'analisi oggettiva delle emozioni e dei momenti più importanti che Big Hero 6 ha regalato al suo pubblico. Naturalmente ricoprirò l'intera trama del film, quindi se non lo avete ancora visto fate attenzione agli spoiler!
Spero che vi piaccia.
Genere: Azione, Drammatico, Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Un po' tutti
Note: Missing Moments, Movieverse | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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Ci volle quasi un mese perchè Hiro e il resto della squadra si adattassero totalmente all'idea di diventare più che semplici studenti di ingegneria. Hiro lavorava giorno e notte ininterrottamente sulle possibili difese che tutti loro avrebbero dovuto avere se avevano intenzione di affrontare l'uomo con la maschera kabuki. Erano arrivati a toccare quasi con mano la pericolosità del criminale, e la prima cosa a cui il ragazzino aveva pensato era l'impossibilità di affrontarlo senza un'adeguata protezione.
E quale migliore protezione potevano indossare se non delle vere e proprie armature, o meglio, tute? Si procurò i tessuti più resistenti grazie a zia Cass, a cui raccontò che gli servivano per il laboratorio della scuola. In seguito, lui stesso cominciò ad occuparsi dei modelli e delle armi che avrebbero avuto per difendersi.
Non aveva intenzione di creare vere e proprie armi, ma un'idea lo colse di sorpresa. Ognuno dei quattro compagni studiava un determinato percorso universitario;
Honey Lemon era un'ingegnere chimico, Gogo era ingegnere meccanico, Wasabi era un microbiologo ed esperto di plasma-laser indotto, e Fred... Bè, Fred era specializzato in fumetti.
Nessuno di loro aveva mai tenuto in mano una pistola o un fucile, ma tutti sapevano bene quali strumenti usare nel proprio campo. Quindi Hiro avrebbe fornito loro proprio quegli strumenti.

Per Honey Lemon, creò uno speciale comparto portatile di bombe chimiche. Quando glielo propose, la ragazza rimase leggermente allibita e gli confessò che le sembrava troppo pericoloso. Hiro l'aveva rassicurata.
<< Forse bombe chimiche non è il termine adatto. Solo che avevo pensato di amalgamare alcuni elementi in modo da creare sostanze che ti permetterebbero di proteggerti o, magari, di immobilizzare il nostro uomo semplicemente intrappolandolo in un'enorme sostanza gelatinosa. >>
<< Oh, ok! Ora è più fattibile! >>
<< Però mi serve il tuo aiuto. Sei tu il chimico, tra noi. >>
Honey Lemon sorrise, prendendo dalla tasca del cardigan celeste una provetta che conteneva un liquido dal colore verde particolarmente brillante.
<< Lascia fare a me! >>
Si ritrovarono nel suo laboratorio di prima mattina e cominciarono ad elencare tutte le possibili formule di amalgamazione e fusione di vari elementi, eliminando quelli più pericolosi e cercando di limitare al limite i danni nella piccola stanza. Ci volle un'intera giornata per catalogarli tutti, ma riuscirono perfettamente nell'intento. Honey Lemon amava sperimentare. Le bastavano una provetta e un oggetto su cui condurre i suoi esperimenti e riusciva a trasformare un semplice bicchiere d'acqua in una bomba gelatinosa dai colori fluorescenti o in una sfera di ghiaccio indistruttibile.
A quel punto, a Hiro non rimaneva che riportare tutti gli elementi chimici esistenti su una tavola periodica digitale che inserì all'interno di un computer a forma di borsetta.
Honey Lemon amava le cose carine e colorate, quindi il ragazzino pensò che potesse essere simpatico costruire una finta borsa a tracolla, al cui interno in realtà giaceva un complesso sistema di formazione che permetteva all'elemento desiderato di uscire fuori da un piccolo vano circolare al lato di questa. Hiro rese il display simile al touch screen, in modo che Honey potesse tranquillamente selezionare gli elementi senza aver bisogno di un mouse. Ci lavorò per quasi quattro giorni, ma il risultato fu veramente soddisfacente. Un po' di più ci volle per la tuta. Zia Cass gli aveva procurato dei tessuti in cotone elastico di un bel fucsia brillante, e sebbene quello non fosse proprio il genere di colore che Hiro amava, ad Honey Lemon sarebbe sicuramente piaciuto. Si fece aiutare dalla zia e ritagliò due leggins rivestiti di pelle, uno spesso pull-over a maniche corte che arrivava all'altezza della vita e un paio di guanti lunghi e spessi che ricoprivano le braccia come maniche.
Poi pensò al casco di protezione. Anche questo rosa, con due bordi gialli e verdi sulla testa e due lunghe sporgenze all'altezza delle tempie, in cui inserì due cuffie e un trasmettitore per comunicare, cosa che si raccomandò di fare per tutti gli altri. Una volta finito, ammirò il risultato, sperando che Honey Lemon avrebbe gradito.

Quella di Gogo fu la tuta più semplice da realizzare, insieme a quella di Wasabi. Gogo amava la velocità, non ne aveva mai fatto un mistero, e Hiro aveva deciso di dotarla della stessa velocità della sua bici a sospensioni elettro-magnetiche. A sentirlo parlare, Gogo aveva storto il naso. La gomma alla fragola fece un giro vorticoso tra i suoi denti.
<< E come faresti a farmi andare così veloce, sentiamo? >>
<< Con le stesse sospensioni elettro-magnetiche che tu usi sulle ruote della tua bici. Fidati, sarà come andare sui pattini. Per te, almeno.>>
Lo scetticismo di Gogo si rivelò particolarmente infondato quando Hiro ebbe finito di lavorare alla sua armatura. Agli stivaletti gialli di gomma applicò delle staffe che permettevano di reggere le ruote esattamente come una moto. La tuta doveva essere quanto più elastica possibile, per permettere alla ragazza tutto il movimento necessario. Ritagliò un pezzo intero di tessuto nero e ricoprì le spalle con una spessa armatura gialla, in modo che coprisse anche il petto. Per il casco, usò il calco di quello di  Honey Lemon, privandolo solo delle antenne, ma inserendo comunque microfono e ricevitore.  All'interno delle ruote infilò anche degli spessi dischi arancioni calamitati che potevano staccarsi dalla base ed essere usati come boomerang da lanciare.
Contemporaneamente, Hiro lavorò anche alla tuta di Wasabi. La sua era di un tessuto più leggero, data la corporatura robusta del ragazzo e ritagliò l'armatura per il petto in modo che fosse ben spessa da proteggerlo, di un bel colore verde. Il casco sarebbe stato scomodo per lui a causa dei dreads, così Hiro optò per una semplice fascia e gli occhi sarebbero stati protetti da un paio di occhiali di supervisione speciali.
Questi ultimi, più che a proteggere le iridi da eventuali attacchi, servivano maggiormente a salvaguardarlo dalle sue stesse armi. Dopo aver studiato con lui la profondità di taglio del laser, Hiro optò per delle vere e proprie lame di plasma-laser indotto che si attivavano grazie a un piccolo pulsante posto sui palmi dei guanti di gomma neri di cui aveva dotato la sua tuta.
Certo, un pò più pericoloso degli altri, ma il ragazzino pensò che fosse terribilmente fantastico per non creare una cosa del genere. Non doveva necessariamente servire ad uccidere, la sua utilità stava nel poter infrangere anche oggetti molto pesanti. Se avessero dovuto attraversare una porta di ferro, Wasabi l'avrebbe spalancata per loro.

La tuta di Fred fu quella più lunga da realizzare per il semplice fatto che Hiro si divertiva non poco e aveva fin troppe idee per realizzare qualcosa di affine all'amico nerd. Passò una giornata intera solo a pensare a come vestirlo, e alla fine optò per una follia che Fred approvò in pieno. L'appassionato di fumetti era un grande fan di Godzilla e mostri del genere, quindi lo avrebbe trasformato in un mostro.
Non con una pozione velenosa, ma piuttosto con un po' di fibra di carbonio, gomma per abiti e il costume fu pronto in meno di una settimana. Una creatura grande e grossa, rivestita in gomma piuma, dagli artigli lunghi e affilati, tre occhi gialli dalle pupille sottili, una bocca munita di lancia-fiamme e, proprio sotto i piedi, dei super ammortizzatori che permettevano a Fred di fare salti che superavano facilmente i quattro metri di altezza.
Quando gli mostrò la tuta, il ragazzo corse ad abbracciarlo e riempirlo di baci sulle guance.
<< Tu... Tu hai realizzato il mio sogno! >>
<< S-si, va bene! Ma ora basta baci! >>
<< Oh oh! Posso provarla?! >>
<< Ecco, forse è meglio aspettare che siamo tutti insieme per collaudarle. Così non ci sarà bisogno di perdere altro tempo. >>
<< Oh... Hai ragione. >> Disse Fred, assottigliando lo sguardo. << Solo il lancia-fiamme, ti prego! Solo il lancia-fiamme! >>
Lo supplicò poi, gettandosi alle sue ginocchia. Hiro balbettò incerto per qualche minuto, poi sospirò e acconsentì. Dopotutto, erano a casa di Fred e se fossero usciti in giardino non avrebbero potuto fare danni.
Ma Fred non perse neanche tempo ad andare in giardino. Infilò dubito il costume nel bel mezzo della sua camera e indossò il copricapo, nascondendo la sua faccia sotto i tre occhi minacciosi di plastica.
<< No, Fred! Aspetta, non qui! >>
In un attimo, una violenta fiammata partì dalla bocca circolare del costume e Hiro fu costretto a indietreggiare per non rischiare di essere bruciato vivo.
Si aggrappò al muro, le mani appena dietro la sua schiena con le dita che si aggrappavano patetiche alla parete. Si paralizzò. La saliva sulla sua lingua seccò e una violenta scossa di brividi lo attraverso da capo a piedi. Per un momento, la sua vista si annebbiò e un fastidioso ronzio prese a infestargli l'udito. Un ronzio che presto si trasformò in un miscuglio di urla agghiaccianti e crepitii fastidiosi. Davanti ai suoi occhi riapparve la visione della scuola avvolta dal fuoco, senza via di fuga. Non riusciva a respirare. Fuoco, fuoco, fuoco.
<< Hiro? Hiro, piccoletto, stai bene? >>
La voce di Fred lo riportò al presente. Davanti a lui riapparve il volto allungato e pallido dell'amico, visibilmente preoccupato. Sentì la sua mano calda sulla spalla e per un attimo smise di tremare. Tastò sorpreso il muro alle sue spalle, confuso e spaventato. Che cos'era successo? Per un istante, era ritornato a quella sera. Alla sera dell'incendio. Perchè?
<< Vuoi un po' d'acqua?  Chiedo subito a Heathcliff di portartela. >>
<< N- no... >> Momorò, quasi a fatica. << Sto bene, davvero... >>
<< Almeno siediti un po'. >>
<< No, io... E' meglio che vada adesso. >>
<< Ti accompagno. >>
Hiro scosse il capo, negando la cortesia di Fred, il cui sguardo era visibilmente pieno di rimpianto e vergogna per ciò che era successo. Era stato un irresponsabile, avrebbe potuto causare un incendio. E soprattutto, il suo piccolo amico aveva rischiato di avere un attacco di panico a causa della sua immaturità. Hiro non ce l'aveva con lui, ma aveva davvero bisogno di restare da solo per un po'.
Uscì dalla villa accompagnato da Fred, svanendo nell'oscurità che cominciava a risorgere dopo il tramonto del sole.

L'armatura più difficile da realizzare fu sicuramente quella di Baymax. Hiro aveva deciso in auge che anche il robot aveva bisogno di fare squadra con loro. Glielo doveva, in fondo era lui che aveva permesso a Hiro di chiedere aiuto, seppur involontariamente, ai ragazzi. Ma per lui non ci voleva certo una tuta protettiva.
Baymax aveva bisogno di una nuova armatura, dato che quella vecchia giaceva ormai sul fondo del mare, dopo l'inseguimento con l'uomo mascherato.  Sdraiato sul suo letto, osservava in silenzio la custodia in cui il robot riposava. Una sottile linea nera nel bel mezzo della visiera lasciava intendere che i suoi occhi erano chiusi.

La visiera. La custodia.
<< Ma certo! >> Esclamò, ricordandosi poi di essere nel cuore della notte e di non dover svegliare zia Cass, che altrimenti diventava intrattabile.
Scese subito dal letto, sedendosi alla scrivania. Strappò un foglio da uno dei suoi quaderni, afferrò la matita e cominciò ad abbozzare l'idea per la nuova armatura. Rossa, sarebbe stata rossa. Il rosso stava bene sul bianco! Disegnò il casco, simile a quello di Honey Lemon e al suo. Si, anche il suo avrebbe avuto quella forma. Ridisegnò la pancera in ferro come il precedente modello e pensò anche ad una possibile arma.
Razzo laser? No. Lancia-fiamme? Fred ne aveva già abusato. Lancia missili? Troppo pericoloso.
<< Uff, no... Baymax non è un robot da combattimento. Anche se ha il mio chip, non vuol dire che può mettersi a prendere semplicemente a pugni qualcuno. >>
Appena finì di dirlo, un'idea lo illuminò.
<< Il pugno! Giusto, il pugno! >>
Gli sarebbe stato più facile ricordarlo dato che lo aveva assimilato nel database. Gli sarebbe bastato convincerlo che anche il suo "Bha-la-la-la-la" poteva essere usato come mossa di karate. Doveva solo colpire un po' più forte. E per farlo, sarebbe stata necessaria una forza maggiore del solito. Si morse le labbra, sorridendo eccitato all'idea che gli era venuta. Non vedeva l'ora di vederlo in azione.
Poi, una piccola domanda lo fece riflettere. Come avrebbero fatto a spostarsi? Non potevano mica andarsene in giro con le loro tute, i caschi e tutto il resto.
Un'auto? No, troppo evidente. Qualcuno avrebbe potuto identificare la targa e di certo si sarebbe chiesto che cosa ci facessero dei tizi conciati in quel modo all'interno di una vettura.
Una cosa era certa, quella faccenda era personale e dovevano trovare il modo di passare inosservati. Ma come? Non potevano mica… Volare.
<>
In un attimo, l'abbozzo fu pronto.
Non poteva aspettare il giorno dopo, doveva subito mettersi al lavoro. Si infilò la felpa e le ciabatte e corse nel garage, attento a non farsi sentire da zia Cass. Usò il vecchio database accumulato nello scanner e cominciò a modellare sul computer la nuova divisa per Baymax. La stampante 3D sfornò ogni pezzo dell'armatura nel giro di una sola notte.
Soddisfatto, si buttò sul divano a peso morto con un sorriso soddisfatto sul volto. Non vedeva l’ora di far vedere anche agli altri quello che aveva creato.

Di certo, non potevano pensare di acciuffare l’uomo mascherato solo con dei caschi di protezione e delle tute. Avevano già avuto modo di verificare quanto potesse essere pericoloso, quindi avevano bisogno di allenamento. Hiro propose il suo pensiero al resto della squadra, un pomeriggio a casa sua. Erano nel garage, in modo da non doversi preoccupare di essere ascoltati da orecchie indiscrete.
<< Ok, ma cosa dovremmo fare allora? >> Domandò Honey Lemon.
<< Combattere. Non potremo sempre scappare. Se vogliamo scoprire chi è, dovremo affrontarlo. >>
<< E’ una follia! >> Esclamò Wasabi. << Non saremo così pazzi da andare contro un tizio come quello! >>
<< Forse non ci sarà bisogno di arrivare a tanto, se siamo abbastanza veloci da togliergli la maschera. La prima volta che l’ho visto, ho avuto come la sensazione che il trasmettitore neurale per controllare i microbots fosse proprio nella maschera. >>
Hiro si avvicinò allo schermo olografico e mosse delicatamente le dita sullo schermo inesistente, muovendo i modelli tridimensionali della maschera e del trasmettitore.
<< Perciò, via la maschera e il nostro uomo diventerà innocuo. >> Concluse Gogo.
<< Solo… Dove ci alleniamo? Non possiamo mica metterci in bella mostra in mezzo alla strada. >> Disse Honey Lemon.
<< Ci servirà un luogo di ritrovo. >> Concluse Gogo.
<< C’è un vecchio parco abbandonato fuori città che… >>
<< No, no, no! Niente parchi abbandonati! Avete pensato ai germi?! >> Chiese Wasabi, visibilmente terrorizzato all’idea.
<< Ehi, perché non ci vediamo a casa mia? >> Esclamò Fred, infine. << E’ grande, spaziosa, siamo soli, e per Heathcliff garantisco io. Potrà aiutarci nell’addestramento. Lui farà il cattivo! >>
Per quanto potesse sembrare azzardata come mossa, a nessuno venne l’idea di obiettare.
Il giorno dopo, si ritrovarono alla villa dell’amico. Le tute erano accuratamente ripiegate all’interno di una valigia di Wasabi. Si apprestarono a indossarle e a cominciare subito con l’addestramento.
La prima ad offrirsi volontaria fu Gogo, che indossò subito i suoi dischi ai piedi. 
Ma non appena fece per alzarsi dai gradini della scaletta di cemento del giardino, si rese conto di quanto le mancasse il terreno sotto i piedi.
Hiro si avvicinò a lei, tendendo timidamente le braccia in avanti per afferrarla ogni momento.
Il corpo della ragazza si piegò in avanti, poi bruscamente indietro e infine l’abbandonò, lasciandola cadere per terra come una bambina inesperta. Il ragazzino le tese una mano, ma lei lo fermò subito. Questo era il suo mondo, quello che aveva fatto fin da piccola. Era come andare sui pattini, in fondo. E lei lo sapeva fare bene. Lei amava andare sui pattini.
Si rimise in piedi, nei suoi occhi grigi una scintilla di decisione, e pian piano cominciò a muovere le gambe. Poi il movimento passò ai piedi, e cominciò a muoversi. Più veloce, più decisa, più furiosa. I dischi gialli cominciarono a girare violentemente, trasformandosi in scie dorate davanti agli occhi di Hiro. Ben presto, Gogo cominciò a roteare su se stessa, sfidando la velocità e l’aria che le sferzava il corpo attraverso la tuta.
Il maggiordomo di casa, Hethcliff, stava davanti a lei con una maschera simile a quella del loro uomo. Sferzò sui dischi e gli girò intorno, sempre più veloce fino ad afferrare immediatamente una pompa dell’acqua che era accanto al gazebo.
Si avvicinò sempre di più al soggetto interessato e continuò a girargli intorno come un tornado inferocito, immobilizzandolo alle gambe, e prima che potesse farsi vedere, gli strappò la maschera dalla faccia. Sfrecciò verso Hiro e gliela lanciò, facendo scoppiare un palloncino di gomma tra i denti. Il ragazzino rimase a bocca aperta dalla performance della compagna.

Il turno di Honey fu visibilmente più semplice. La ragazza digitò sul display della sua borsetta gli elementi necessari a creare una bomba chimica e strinse la pallina fluorescente tra le dita delicate non appena questa fuoriuscì dal piccolo portale laterale della tracolla.
Heathcliff, dal centro del gazebo, gli fece un leggero cenno di attaccare senza la minima emozione. Hiro la incoraggiò, notando in lei un cenno di esitazione. La ragazza lanciò timidamente la sua bomba contro il maggiordomo, e alle gambe di questi si creò una sostanza gelatinosa dai colori luminescenti che lo intrappolò senza lasciargli alcuna possibilità di movimento. Honey Lemon si avvicinò per togliere a Heathcliff  la maschera, preoccupata per l’incolumità dell’uomo che per tutta risposta fece un mezzo sorriso. La mira era il fattore da migliorare, ma per lei non ci volle molto. Hiro la fece allenare contro bersagli mobili appositamente installati da Heathcliff e, con un po’ d’arguzia, la ragazza riuscì a raggiungere anche uno dei manichini che era decisamente troppo alto per lei. Le bastò usare piccole quantità di zinco e rame per creare una solida scala dorata che le permise di salire fino alla siepe più alta e privare il bersaglio della maschera.
<< Ce l’ho fatta! Ce l’ho fatta! >> Esultò felice.
Hiro rise, facendole un piccolo applauso.
Fred fu quello che si divertì di più con la sua tuta. Completamente travestito da mostro, esattamente come uno dei suoi costumi da mascotte della scuola, finalmente potè approfittarne per sperimentare il salto lungo e il lanciafiamme senza causare troppi danni. Si diede una spinta sui talloni e saltò in alto, sempre più in alto. Gli sembrò quasi di volare, mentre chiamava le possibili mosse che usava a voce alta, gridando al cielo, euforico. Poi si concentrò su Heathcliff, circondandolo con fiamme che presto divamparono verso il giardino, bruciando l’erba all’inizio del pavimento in pietra. Saltò a intervalli regolari, immaginando di eludere il nemico, quando ne approfittò per sbucare alle sue spalle e, con i suoi artigli, rubare silenziosamente la maschera. Non appena ebbe finito, Heathcliff corse subito a prendere un estintore per spegnere il fuoco, il tutto senza la minima preoccupazione sul suo volto.
Con Wasabi ci fu da stare particolarmente attenti. Le sue lame di plasma-laser erano molto pericolose e sarebbe bastata una mossa azzardata o distratta per fare danni tremendi. Perciò, quando fu il suo turno, Hiro optò per perfezionare prima la mira e soprattutto attaccare e distruggere in caso l’uomo mascherato avesse usato i microbots per attaccarli. Heathcliff si procurò un lancia palle e, quando Hiro gli diede il via, allontanandosi da Wasabi con uno sguardo di incoraggiamento, accese la macchina. Una pallina da tennis venne lanciata ad alta velocità verso il ragazzo, che istintivamente si portò le braccia davanti al volto, dimenticandosi di avere ancora accese le lame di laser. Quando la pallina si schiantò contro di esse, venne subito tagliata a metà e le due parti finirono ognuna in due direzioni opposte del giardino. Ci volle un po’ perché Wasabi si rendesse conto di avere ancora le sue lame attive, ma fu abbastanza perché Heathcliff aumentasse la velocità di scambio del lancia palle, il cui cannone cominciò a sparare rapidamente le palline da tennis, una dopo l’altra. Wasabi si divincolò in una serie di mosse bizzarre e spaventate, centrando miracolosamente ogni pallina con i laser e schivando agilmente quelle che non riusciva a colpire. Avanzò verso la macchina sempre più velocemente finchè, con un urlo adrenalinico, saltò in avanti, contrasse i muscoli del braccio e lanciò un fendente su di essa, tagliandola in due. Soddisfatto, prese la maschera da Heathcliff e fece per battere il cinque a Hiro, che per poco non perse la mano se non gli avesse ricordato del laser ancora attivo.

A fine giornata, erano tutti esausti ma euforici. Le nuove tute erano perfette e le armi funzionavano bene. Bisognava solo allenarsi un po’ di più per evitare di rimanere feriti dal loro stesso armamentario. Il sole stava cominciando a calare, sfumando il cielo di viola e arancione e dipingendo il mare d’oro. Una leggera brezza invernale si stava levando, smuovendo le foglie degli alberi nel giardino della casa di Fred. Su un tavolino a bordo della piscina, dove i ragazzi si stavano godendo il loro meritato riposo, vi erano bevande dolci e tartine preparate appositamente. 
<< Tutto questo è fantastico! >> Esclamò Fred eccitato.
<< Niente male. >> Fece Gogo, giocando con uno dei suoi dischi.
<< A nessuno la tuta si infila nelle mutande? >> Chiese Wasabi, guadagnandosi un’occhiata di disgusto da parte degli altri.
<< Ehi, Hiro. Ma la tua tuta dov’è? >> Chiese Honey Lemon, notando che il ragazzino era l’unico ad indossare ancora i suoi normali vestiti.
Hiro lanciò un’occhiata al suo abbigliamento e si grattò la testa, lasciandosi sfuggire un sorrisetto eccitato.

<< Già, è meglio che vada ad indossarla! Vi devo fare vedere una cosa. >>
Corse verso l’entrata della villa, ridendo euforico come non gli capitava da molto tempo.
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NVU ha deciso di farmi un po' arrabbiare. Ho paura che il capitolo possa venir fuori mal strutturato, ma non ho idea di cosa sia capitato al programma. Spero comunque di non aver fatto errori. Questo capitolo è stato parecchio difficile da scrivere a causa di tutti i dettagli da inserire, ma ripeto che è proprio questo uno dei tanti motivi per cui ho amato questo film, quindi va bene così.
Ringrazio tutti i lettori e in particolare fenris e Emmydreamer_love2004 per le recensioni.


LittleBloodyGirl
  
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