Ookkkey. Scusatemi immensamente per l’enorme ritardo. Purtroppo in
questo periodo ho avuto un sacco di cose da fare, ma soprattutto studiare.
Vi lascio al capitolo che è corto, perché è solo di transizione.
Buona
lettura,
Giulia
^_^
Amici d’infanzia
Tentato
Omicidio
[Contemporaneamente io e Vegeta prendemmo
la prima cosa che ci capitò in mano per coprirci.
Mia madre rise, mentre io diventavo sempre
più rossa dalla vergogna.
«Lo sapevo» sghignazzò, uscendo dalla
stanza.
Noi rimanemmo a guardare il punto in cui
prima c’era mia madre.
«Merda!» esclamammo all’unisono.]
Ero
sdraiato sul divano mentre ripensavo alla figura di merda che avevo fatto con
quell’oca. Mai che si facesse i cavoli suoi.
Ero
certo che era solo questione di ore e l’intero vicinato avrebbe saputo della
relazione fra me e Bulma.
Non
avevo nemmeno avuto il coraggio di presentarmi a tavola stamattina. Che razza
di coglione che sono! Ma le occhiate di quella me l’ero risparmiate!
«Tieni,
mangia» Bulma mi tese un cornetto, lei a contrario mio aveva fatto colazione
con sua madre, ed ero certo che le aveva chiesto tutti i particolari. Speravo
solo che Bulma non si fosse spinta oltre.
Presi
la brioche, e la mia bocca già pregustava il buon sapore della soffice farina.
L’addentai e masticai piano: non avevo voglia di andarmene a prendere un’altra,
anche se avrei potuto chiedere a Bulma di farlo al posto mio. Velocizzai i
movimenti della mia bocca, ingordo come sempre.
Bulma
si sedette ai miei piedi sbuffando.
«Allora
che ti ha chiesto?»
I
suoi occhi saettarono su di me, e mi sorrise «Non mi sono esposta troppo, non
preoccuparti» rispose. Forse mi ero espresso male, o forse il mio tono di voce
era sembrato accusatorio. Mangiai l’ultimo pezzo del cornetto e mi alzai a
sedere di fianco a lei.
«Non
ne dubito» le sussurrai «quindi?»
I
suoi occhi che fino a quel momento mi avevano seguito in ogni gesto, guardarono
le mie labbra, sicuramente desiderosa di baciarle.
«Ahm…niente, cioè mi ha chiesto da quanto stessimo insieme,
e altre cose di irrilevanza» farfugliò, come se quella discussione la mettesse
in imbarazzo. C’era qualcosa che non andava.
«Cosa
c’è?»
Mi
guardò come se nascondesse qualcosa «Niente, perché?»
«Non
ho molta pazienza, quindi questa è l’ultima volta che te lo chiedo, poi lascerò
cadere il discorso: Che c’è?»
Dopo
qualche sbuffo, si decise a rispondermi. Le guance lievemente arrossate ed io
sempre più confuso e maledettamente curioso.
«Mi
ha chiesto se abbiamo intenzione di sposarci»
Pensai
che non ci fosse niente di male, d’altronde era un pensiero che mi era passato
nella testa qualche giorno prima, ma non con serietà. Chissà perché tutto quell’imbarazzo
a dirmi una semplice frase: magari i pensieri dell’oca erano anche i suoi.
«E?»
«E
niente, le ho risposto che non ne abbiamo intenzione…»
concluse, e mi parve delusa dalla mia reazione «…almeno
non ora» aggiunse sorridendomi.
Ghignai
«Donna, questo è un patetico modo per avere una mia conferma» di conseguenza
lei arrossì ancora di più e incominciò a balbettare parole senza senso.
Le
presi il mento, obbligandola a guardarmi «La prossima volta chiedimelo
direttamente»
La
notai ingoiare a vuoto «Cosa dovrei chiederti?»
«Se
ti voglio sposare»
Strabuzzò
gli occhi sorpresa. Si alzò di scatto «Non ne avevo intenzione»
Mi
alzai anch’io «Perché tutto questo imbarazzo? Non ne vedo il motivo» ero
perfettamente tranquillo.
«Tesoro
noi usciamo!Ci vediamo più tardi» urlò la Sig. Brief prima sentire la porta
dell’entrata chiudersi con uno scatto.
Pensai
che ora la casa era tutta per noi. Ghignai malizioso e mi avvicinai alla mia
donna. Le circondai la vita con le mani, che le feci scorrere sempre più giù. La
presi dalle natiche, e la sollevai. Automaticamente strinse le sue gambe dietro
la mia schiena, e la braccia intorno al mio collo.
Non
servivano parole per capire le mie intenzioni. Mi diressi in cucina, e l’appoggiai
sul tavolo.
Lei
si scansò di poco da me «Lo vuoi fare qui?»
La
baciai con impeto, le parole ancora una volta non servivano. Le sfilai la
maglietta, mentre lei faceva lo stesso con la mia.
Stavo
per prendere il controllo, quando sentii il campanello della porta suonare.
Nessuno
dei due gli diede retta, ma quando le persone dietro la porta presero ad
urlare: «Signorina Brief apra, siamo la polizia», ci bloccammo come scossi da
un brutto presentimento.
Ci
rivestimmo in fretta, poi ci dirigemmo verso la porta.
Bulma
mi guardò un po’ confusa, e aprì la porta di casa ritrovandosi due poliziotti
alti e robusti sulla porta.
Strabuzzai
gli occhi irato, perché dietro di loro seguiva Freezer. Portava solo guai.
«Eccolo
è lui!»
I
poliziotti con un gesto fulmineo mi presero i polsi e me li misero dietro la
schiena. «Ma che cazzo state facendo?»
Vidi
Bulma chiedere spiegazioni, e l’unica risposta che le venne data fu:«Lei è colpevole
di tentato omicidio. Qualunque cosa da lei detta verrà usata contro di lei in
tribunale»
Cercai
di liberarmi dalla loro presa, poi un colpo alla testa caddi per terra, e le
ultime cose che riuscii a sentire furono le urla strazianti del mio amore.
Ringrazio tutti quelli che hanno recensito allo scorso capitolo
e chi si limita anche solo a leggere.
Mi spiace di non aver tempo per rispondervi singolarmente.
Vi spiego subito che il resto verrà spiegato nel prossimo
capitolo. Non so quanto manca esattamente alla fine della ff, però questo chappy segna l’inizio dei guai.
Un
saluto a tutti!
Giulia
^_^