18)Il sapore
della felicità.
Tamao p.o.v.
Mi sveglio tra le braccia di Jaime sorridente e un po’
indolenzita.
Ieri sera abbiamo fatto l’amore e io ho perso la mia
verginità, sono sulla mia nuvoletta personale e non voglio
scendere.
Do un’occhiata alla sveglia e noto che segna le dieci, di
solito a quest’ora ci svegliamo e decido di fargli una
sorpresa. Gentilmente mi
libero dalla presa delle sue braccia e poi mi metto le mie mutande e la
sua
maglia, poi me ne vado in cucina. Inizio a preparare i pancakes e metto
sul gas
il suo latte e l’acqua per il mio the.
Voglio sorprenderlo con una colazione a letto.
Quando tutti i pancakes sono pronti li metto su un piatto
che poi appoggio su di un vassoio insieme al latte, al mio the e ai
biscotti.
Cammino verso la camera da letto e trovo mio marito già
sveglio e sorridente, meraviglioso!
“Buongiorno!”
Gli dico con il mio miglior sorriso.
“Buongiorno anche a te.
Mi hai portato la colazione a letto?"
Io annuisco, lui annusa l’aria come un cane.
“Latte con il cacao e pancakes.
Ah, Tamao! Ti amo!”
Io sorrido, ma dentro di me si affacciano un paio di
domande, una su questa frase, l’altra sulla notte appena
trascorsa.
Appoggio il vassoio sulla sua parte di letto e lui inizia
a mangiare voracemente, io invece bevo il mio the con calma,
pensierosa,
inzuppandoci ogni tanto qualche biscotto.
Sono felice che lui abbia apprezzato la colazione, sembra
un bambino il giorno di Natale, perfettamente soddisfatto dei regali
che ha
ricevuto. Io sono uno di quei regali o cosa?
Adesso sono abbastanza ansiosa, è ora di chiarire le cose
una volta per tutte, non si può più rimandare
perché stanotte ha cambiato
tutto.
Finiamo di mangiare, io porto il vassoio con le tazze e i
piatti in cucina e torno in camera da letto con
un’espressione seria in volto.
“Cosa c’è, Tamao?”
“Dobbiamo parlare, Jaime.”
Mi siedo accanto a lui.
“Quando prima hai detto che mi ami lo hai fatto solo
perché eri trasportato dall’entusiasmo per
l’arrivo della colazione o perché lo
pensavi davvero?
E cosa significa stanotte?
Hai deciso di fare sesso perché mi ami o solo
perché
avevi voglia e c’ero io?”
Lui annuisce e poi inaspettatamente sorride.
“Penso sia arrivato il momento di mettere le carte in
tavola senza nascondermi dietro alla solita scusa che ho bisogno di
tempo, l’ho
usata fin troppo non credi?”
Io non so cosa dire.
“Sei libera di dire la verità, siamo marito e
moglie e
tra noi non devono esserci segreti.”
“Penso di sì, Jaime.
Io ti amo, ma questa non è una novità. Lo sai
benissimo,
solo che non ho voluto farti alcuna pressione, perché ti
sono grata per avermi
salvato la vita.”
“Ok, la verità, Tamao, è che ne abbiamo
passate tante insieme.
In una situazione del genere due persone possono o
innamorarsi o odiarsi.”
Io deglutisco, il cuore stretto in una morsa.
“Nel nostro caso io mi sono innamorato di te.
Dio, l’ho detto finalmente! Credevo che non sarei mai
riuscito a dire queste parole perché mi sono dimostrato un
codardo.
Ti amo, Tamao.
Ti amo perché sei tu. Sei dolce e timida, ma sai anche
farti valere.
Sai gestire le situazioni, anche quelle difficili, sai
essere ironica e dare risposte che sanno rimettere a posto le persone
solo con
un po’ di sana ironia.
Sei forte perché hai sopportato per tanti anni una vita
inumana.
Credo di dover ringraziare i miei genitori perché la loro
visita me l’ha fatto capire, sei stata gentilissima con loro
e li hai
conquistati.
Questo ha smosso qualcosa, ha portato a galla tutti i
sentimenti che mi sforzavo di tenere nascosti perché un
po’ mi faceva paura
iniziare una nuova storia, lo ammetto.
Lo sai che sono sempre stato attratto da te, ma non ero
sicuro che questo bastasse per iniziare una storia seria, ma ieri sera
ho
capito che ti amavo.
Non eri un’amica o una sorella come mi dicevo, ma una
ragazza che amavo esattamente così come era.
È stato liberatorio, mi sono sentito bene e in pace con
me stesso.
Ed è per questo che ho fatto l’amore con te,
perché ti
amo.
Mi ci è voluto un po’, ma alla fine l’ho
capito.”
Io mi porto le mani alla bocca e scoppio a piangere.
“Tamao?”
“Sono lacrime di gioia, sono troppo felice.
Grazie, Jaime, grazie.
Ti amo anche io, ti amo più della mia stessa vita.
Ti avrei lasciato andare se tu avessi voluto perché il
tuo benessere viene prima del mio.”
Lui si avvicina a me e mi abbraccia forte, poi mi bacia con passione e
io sono
felice perché so che mi ama.
Lo fa perché mi ama, non per altri motivi.
Potrei morire qui ed essere felice.
Ci stacchiamo e sorridiamo come due bambini e poi ci
baciamo di nuovo, le nostre lingue che lottano per dominare le une
sulle altre,
le sue mani che corrono lungo la mia schiena, le mie che gli tirano
leggermente
i capelli nella foga del momento.
Continuiamo a baciarci e ad arretrare verso il letto,
dove cadiamo e io mi ritrovo sul suo peto massiccio, che mi fa sentire
a casa.
Lui mi bacia la mascella, poi scende verso il collo e
succhia e lecca un punto che mi fa particolarmente gemere, io mi inarco
e le
nostre intimità vengono a contatto e per un attimo rimaniamo
tutti e due senza
fiato: tra di noi è passata una scossa elettrica di puro
piacere.
“Tamao.”
Geme lui e riprende la sua discesa baciando le clavicole e la pelle
vicino al
bordo della sua maglia, dopo un po’ me la tolgo rivelando i
miei seni nudi. Con
gentilezza ribalta le posizioni e si mette sopra di me, prende un seno
tra le
mani, mentre bacia, lecca e succhia il capezzolo dell’altro.
“Jaime!”
Sospiro mentre dà un piccolo morso che mi fa alzare il
bacino verso di lui, gemendo più forte e facendo scontrare
di nuovo le nostre
intimità.
Ci fermiamo un attimo per riprendere fiato, poi io salgo
su di lui, gli baci e accarezzo il petto e poi scendo fino ai boxer. Mi
ci
vuole una sola occhiata per capire che sono di troppo e glieli tolgo,
lui mi
aiuta, muovendo le gambe scompostamente.
Lo guardo negli occhi e prendo in mano il suo membro,
iniziando a muovermi su e giù, il suo volto si deforma per
il piacere. Io
sorrido e dopo un po’tolgo la mano e mi abbasso per
continuare il lavoro con la
bocca, ma lui mi ferma.
Mi adagia sul letto e mi toglie le mutandine, poi con un
sorriso birichino, infila un dito nella mia intimità,
facendomi gemere. Subito
dopo la sua testa si posiziona tra le mie gambe e sento la sua lingua
muoversi
dentro di me, succhiando e leccando con abilità, mentre con
il pollice mi
tortura il clitoride.
Io gemo e ansimo, stringo le coperte con le mani e le
gambe attorno alla sua testa.
Quando arrivo quasi al culmine del piacere lui si sposta
e finalmente mi penetra con spinte lunghe e dolci, in cui ansiamo
insieme.
Continuiamo così fino a raggiungere l’orgasmo
insieme, i
nostri nomi urlati nello stesso momento,
Anche questo è amore.
Alla fine rimaniamo abbracciati per quasi tutta la
mattinata a raccontarci le cose più stupide di noi: come i
gusti preferiti del
gelato, aneddoti dell’infanzia e altro ancora.
È un momento magico che vorrei non finisse mai
perché non
mi era mai capitato di essere così in sintonia con un
persona, Jaime sembra
capirmi al volo e lo stesso succede per me.
È bello finire le frasi uno dell’altra o ridere
nello
stesso momento senza un perché.
È in attimi così che mi dimentico di non avere
una
famiglia alle spalle e di avere trascorso dieci anni della mia vita
facendo un
lavoro degradante, non pagato e rischioso.
Le urla di mio padre mentre picchiava la famiglia?
Si dimenticano.
Il dolore che provavo quando mi prendeva a cinghiate?
Si dimentica.
Il rumore ritmico della macchina da cucire?
Si dimentica.
Le punizioni dei miei carcerieri?
Si dimenticano.
La bolla beata di felicità si rompe con il suono del
campanello, Jaime mi guarda perplesso, si mette un paio di pantaloni
corti e va
ad aprire la porta.
“Mamma, papà!”
Lo sento urlare poco dopo, a me viene un colpo al cuore.
Esco dal letto e mi rivesto alla velocità della luce, mi
pettino alla bell’e meglio e raggiungo mio marito. I miei
suoceri mi lanciano
un’occhiata eloquente e io mi guardo, indosso una maglia di
Hime e i miei
capelli sono raccolti in un coda sbilenca.
Sembro o una profuga o una che ha appena finito di
scopare e dato che non sono appena scesa da un barcone stracarico, da
un camion
o altri posti, è buona la seconda e loro lo hanno capito.
Arrossisco violentemente e tento di borbottare qualcosa,
ma la voce mi tradisce e finisco per non dire nulla ed è
meglio così, si
sarebbe aggiunto imbarazzo all’imbarazzo.
“Ehm, buongiorno.”
“Ciao, Tamao.
Scusa se vi abbiamo disturbato, sappiamo che una giovane
coppia ha le sue esigenze.”
Io divento ancora più rossa quasi viola.
“Volevamo dirvi che ci piacerebbe uscire con voi
un’ultima volta, abbiamo prenotato un volo per domani
mattina.”
La faccia di Jaime è sorpresa quanto la mia, non ci
aspettavamo una cosa del genere.
“Come mai volete partire così presto?”
Chiede infine mio marito.
“Volevamo essere sicuri che il tuo matrimonio con Tamao
fosse per amore e non per altre ragioni e ora siamo convinti che vi
amate e non
ci sembra il caso disturbare ulteriormente la vostra luna di
miele.”
Noi due annuiamo, non troppo sorpresi dalla motivazione
della loro visita.
In fondo ce l’aspettavamo, ci siamo sposati da un momento
all’altro, senza dire nulla a nessuno, un po’ di
perplessità era comprensibile.
Sono lieta di avere superato la prova, è una piccola
vittoria.
“Ehm, capisco.
Dove vorreste andare?”
“Vorremmo andare a un ristorante giapponese per provare la
cucina con cui Tamao
è cresciuta.”
“Uhm, va bene.”
Vado a prendere l’elenco del telefono e cerco il numero del
mio ristornate
giapponese preferito, lo chiamo e prenoto un tavolo per quattro.
“Io vado a fare una doccia.”
Jaime si eclissa e mi lascia da sola con i miei suoceri, una situazione
decisamente imbarazzante.
“Come sono le ragazze in chimono?”
“Uhm, immagino interessanti agli occhi degli
occidentali.”
“Ne hai uno?”
“Beh, Yukari ne deve avere alcuni.”
“Ti andrebbe di indossarne uno?”
“Va bene.”
Accetto perplessa e quando Jaime esce dalla doccia me ne faccio una io
e poi
torno in camera e mi metto
a cercare tra
i vestiti della mia amica.
Alla fine trovo uno yukata rosso scuro con disegni di
sakura rosa chiaro e fucsia, con un obi di satin rosso brillante e
ricamato a
motivi floreali.
Io li indosso e alla fine la mia figura magra è
valorizzata dal vestito e sta persino bene con i miei capelli biondi.
Miracolo
dei miracoli riesco a fare anche un fiocco praticamente perfetto
sull’obi.
Sono pronta per l’ultima battaglia e mentre mi trucco per
un attimo traccio due segni rossi tra le guance e gli occhi, come i
pellirossa
prima della guerra o la ragazza di Bastardi senza gloria mentre si
prepara per
la premiere che ammazzerà tutti i nazisti.
Sono pronta.
Il locale che ho
scelto non è molto lontano da Buckingham Palace e
all’esterno sembra una comune
casa londinese, nulla che prepari il visitatore all’interno.
I proprietari lo hanno trasformato in una perfetta casa
giapponese d’altri tempi con il tatami, il fusuma, i
paravento con delicate
decorazioni a motivi floreali e di gru.
Quando entriamo i genitori di Jaime trattengono il fiato
sorpresi, una ragazza arriva subito a riceverci e io indico ai miei
ospiti che
devono togliersi le scarpe, loro eseguono senza fiatare.
“Buongiorno, benvenuti al Sakura!
Posso fare qualcosa per voi?”
“Vorremmo mangiare qui, ho prenotato un tavolo a nome
Preciado.”
“Potreste attendere un attimo?
Devo solo controllare.”
“Certo.”
La ragazza in chimono se ne va e poi torna dopo qualche
minuto.
“Eccomi, io sono Yukiko e sarò la vostra
cameriera. Per
qualsiasi problema rivolgetevi a me, ora vi accompagno al vostro
tavolo, sarete
affamati.”
Mh, sì.
Fare sesso mette fame.
Seguiamo la ragazza in una sala divisa da tanto separé
per dare la giusta privaci ai clienti, noi prendiamo posto
all’ultimo che è
dotato di una finestra da cui si può ammirare il giardino
interno, che è
ovviamente in stile giapponese.
“È davvero un bel posto!”
Esclama colpita la signora Preciado.
“Sono felice che via stia piacendo, è uno dei miei
ristoranti preferiti.”
Loro mi sorridono e leggono il
menù, ma
smettono subito.
“Tamao, ci affidiamo a te.”
“Va bene.”
Quando la ragazza ritorna per prendere le nostre
ordinazioni io le dico di portare ramen come primo e una grigliata di
carne
come secondo. Lei annuisce e poco dopo torna con dell’acqua e
della cherry cola
per noi.
“Com’è il ramen?”
“Buono, è una zuppa con della pasta e della carne
e anche
del pesce.
Vi piacerà o almeno lo spero.”
Dico incerta, ma loro mi sorridono in modo rassicurante.
“Siamo sicuri che sarà buonissimo.”
Mi rispondono in modo incoraggiante, io spero che a loro
piaccia, non dubito della bontà del cibo.
“Tu sai cucinare questo tipo di cibo?”
“Certo.”
È il
cibo che
mangiavamo a casa, quello che preparava mia madre e che mi ha insegnato
a
cucinare.
Ha un sapore dolce amaro, perché se da un lato ripenso
con piacere a quando mia madre trascorreva del tempo con me,
dall’altra penso a quello
che mi hanno fatto.
Mia madre può forse sembrare una vittima anche lei
– e
forse lo è – ma non la perdonerò
facilmente per non essersi opposta a nessuna
delle decisioni prese contro di me.
“Tamao?”
La voce di Jaime mi riporta alla realtà.
“Sì?”
“A cosa stavi pensando? Ti sei estraniata per un
attimo.”
“Alla mia famiglia, mia madre mi ha insegnato a cucinare i
piatti che mangerete
e altri.”
“Capisco.”
Per fortuna lui non aggiunge altri commenti e spero che i miei suoceri
non
chiedano nulla sulla mia famiglia, cosa che fortunatamente accade,
forse hanno
intuito che c’è della ruggine tra di noi.
Non hanno nemmeno idea di cosa sia successo nella mia
famiglia ed è meglio così.
La cameriera arriva con i ramen e non c’è molto
spazio
per le chiacchiere, sono tutti impegnati a cercare di usare
correttamente le
bacchette.
Dopo aver assaggiato qualche boccone entrambi i miei
suoceri sorridono e anche Jaime ha un’espressione soddisfatta
sebbene conosca
già la cucina di questo ristorante.
“Sono davvero buoni questi ramen, potresti darmi la
ricetta quando usciamo dal ristorante?
Vorrei cucinarli anche a casa, anche se dubito che
useremo le bacchette per mangiarli là.”
Io sorrido.
“Certo, le darò la ricetta. Sono felice che le
siano
piaciuti.”
“Sì. Penso sia corretto cercare di conoscere le
tue radici e poi vogli stupire
le mie amiche con qualche nuova ricetta giapponese.”
“Smettetela di mangiare di cibo mentre mangiamo,
godetevelo piuttosto.”
Borbotta il signor Preciado, facendomi ridacchiare.
“Va bene, caro.”
Risponde paziente Maria.
Continuiamo a mangiare e devo dire che adesso che la
tensione si è sciolta posso godermi meglio i ramen e mi
sembrano i migliori che
io abbia mai mangiato.
Forse perché da dolci amari sono passati al sapore di
un’altra piccola vittoria, se Maria vuole cercare di capire
il mio mondo
significa che mi ha accettato nel suo.
Finiamo i ramen, la cameriera porta via i piatti e i miei
suoceri sembrano rilassarsi.
“Rimarrete a Londra tutto il tempo della luna di
miele?”
“No, mamma.
Tra un paio di settimane andremo a Brighton, Yukari ha
una casa vacanze lì e poi ha detto che ci
raggiungerà con i Bring Me The
Horizon. Adesso è a Sheffield, ospite di Lee
Malia se non sbaglio.”
“Sono bravi ragazzi questi tizi?”
“Sì, più o meno sì. Nessuno
è perfetto.”
“Come mai Yukari non è tornata a San
Diego?”
“Uhm, diciamo che ha litigato con Vic. La verità
è che nessuno sa con
precisione cosa sia successo, ma visto che lui è stato molto
freddo con lei
quando ci siamo salutati alla fine del tour abbiamo dedotto che ci
siano state
delle discussioni.”
“Capisco.”
La signora Preciado guarda me, forse pensa che io sappia qualcosa
– e non si
sbaglia – ma non tradirò la mia amica raccontando
della sua cotta per Vic.
“Mi stava simpatica quella ragazza.”
Interviene Juan.
“Sapeva mettervi in riga ed è una
qualità piuttosto rara
in una ragazza. Mi dispiace sapere che probabilmente non sarete
più affidati a
una tale persona.”
“Papà, siamo tutti cresciuti ormai! Sappiamo
badare a noi
stessi!”
“Sì, ma avere un elemento forte aiuta sempre e
rassicura i genitori.
Sarete anche cresciuti, ma per me rimarrai il ragazzino
che deve essere protetto, anche se forse adesso questo compito non
tocca a me,
ma a qualcun altro.”
L’uomo fa un cenno nella mia direzione.
“Cercherò di fare del mio meglio per mettere in
riga
Jaime, non posso promettere nulla per gli altri perché non
so andrò ancora in
tour con loro. Non ne abbiamo ancora parlato e poi vorrei provare a
lanciare
una mia linea di abbigliamento.”
“Non sapevo ti interessassi di moda.”
“So cucire molto bene e vorrei sfruttare questa
capacità.”
Ci ho messo dieci lunghi e sofferenti anni per perfezionarla.
“Beh, è un’ottima idea.”
La madre di Jaime mi sorride, sono lieta che approvi il
mio piano per il futuro perché è dalla merda di
un passato orribile che nascono
fiori come questo.
La cameriera ci porta la carne e anche questo piatto
viene apprezzato, finito il pranzo decido di lasciare a Jaime un
po’ di tempo
da trascorrere con i sui genitori senza me tra i piedi e me ne torno
all’appartamento.
È un po’ che voglio parlare con Yukari e potrei
chiamarla
su Skype, così le mando un messaggio a cui lei risponde
subito: può parlare con
me.
Arrivo a casa e accendo il computer senza cambiarmi, la
mia amica mi chiama subito e ha una faccia pallida e preoccupata. Che
sia
successo qualcosa?
“Ti sta bene il mio chimono.”
Mi dice con un mezzo sorriso.
“Scusa, non volevo usarlo, ma i genitori di Jaime mi hanno
chiesto di indossarne uno.”
“Scherzavo, puoi mettere tutti i miei vestiti e non ci sono
problemi.
I genitori di Jaime?”
“Sì, è qualche giorno che sono qui.
Sono venuti a controllare che la loro nuora
giapponese non sia una pazza, una fanatica o una interessata solo ai
soldi.
Ho passato l’esame comunque.”
Mi accendo una sigaretta e
l’osservo
ancora: ha una vistosa ricrescita nei capelli che ora sono di un
pallido
azzurro con qualche sfumatura lilla.
No, c’è decisamente qualcosa che non va. Non
è da Yukari
trascurare i suoi capelli in questo modo.
“Yukari, cosa è successo?
Da quando Lee ha interrotto la nostra conversazione non
ti sei fatta più sentire e adesso ti ritrovo pallida e
trascurata. Cosa è
successo?”
Lei sospira e si accende una sigaretta a sua volta.
“Avevi ragione su Lee, ha una cotta per me, anzi mi ama
proprio.
Quando ha interrotto la nostra conversazione mi ha
confessato i suoi sentimenti, io sono confusa, non so di preciso cosa
provo per
lui. Siamo amici da talmente tanto tempo che non so se lui mi possa
piacere
come ragazzo.”
“Vivi ancora da lui?”
“Sì, ho cercato di andarmene per poter pensare in
pace e con lucidità, ma lui
me l’ha impedito.
Non potevo spezzargli così il cuore e sono rimasta, ma
non so se sia la cosa giusta, forse gli sto solo facendo più
male senza capire
nulla dei miei sentimenti.”
“Anche io ho qualche dubbio sul rimanere, non puoi
proprio andartene?”
“No, Tamao. Gli ho promesso che sarei rimasta e non posso
venire meno a una
promessa, non sarebbe corretto, non credi?”
“Hai ragione, ma tu cosa provi?”
“Un affetto profondissimo, ma non so se sia amore.
È tutto confuso, nella mia testa e nel mio cuore, non so
cosa fare.”
“Credo che solo il tempo possa darti una risosta o almeno a
me è successo
così.”
“Sì, ma nel frattempo quanto soffrirà
Lee? Lui non se le
merita, è una delle poche persone che mi è stata
sempre vicina.”
“A volte il dolore è necessario, non dico che sia
una bella cosa, ma ogni tanto
è così che va.”
Lei fa una smorfia poco convinta, so che detta come ho fatto io sembra
una gran
cazzata, ma è vero: io ne sono la prova vivente.
Ho aspettato e sofferto, ma poi ho avuto quello che
volevo e spero che succeda lo stesso a Lee, lui mi sembra perfetto per
Yukari.
Calmo e misurato almeno quanto lei è impulsiva.
Sono certa che sarebbero una bella coppia, ma come ho
detto solo il tempo potrà darmi una risposta.
A me e a Yukari.
Angolo di Layla.
Ringrazio Nico_Ackerman per la recensione.