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Autore: ciabysan    01/06/2009    1 recensioni
Giappone. Urumi ha 17 anni e si è appena trasferita con la sua famiglia in una nuova casa. Quasi per caso, trova in soffitta una fotografia che ritrae una donna, sul cui retro c'è scritto che lo scatto risale a dieci anni prima. Con l'amica Yumi, Urumi tenterà di scoprire l'identità della donna, che si rivela essere la vittima di un assassinio, di cui non si è ancora trovato il colpevole. Le due ragazze sospettano dei due precedenti padroni di casa, ma la verità è un'altra
Genere: Horror | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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Chiaccherammo del più e del meno, quasi come se avessi dimenticato di quella strana presenza e di tutta la faccenda di Kayako

Chiaccherammo del più e del meno, quasi come se avessi dimenticato di quella strana presenza e di tutta la faccenda di Kayako.

I minuti scorsero e pian piano i nostri occhi si socchiusero, trascinati dal sonno. Ci addormentammo. Lui con il volto contro il finestrino e la bocca spalancata, io con la testa sulla sua spalla. Fui svegliata solamente da un sussulto, quando il treno finalmente giunse a destinazione.

Svegliai Shuya scrollandogli le spalle.

“Che c’è?” sussultò disturbato

“Siamo arrivati” gli dissi, raccogliendo la borsa, misteriosamente scivolata sul pavimento
“Di già?”
“Abbiamo dormito per tutto il viaggio…quasi quattro ore


Conoscevo bene la zona dell’indirizzo offertomi da Sakeo, dopotutto Kobe era stata la mia città fino a quei giorni e ogni indirizzo era ormai per me conosciuto. Si trovava dal lato opposto della città, vicino ai boschi e ai campi. Per raggiungere quella zona prendemmo un autobus che sarebbe dovuto passare intorno alle undici e mezzo.

Ci sedemmo su una panchina nelle vicinanze della fermata e continuai a fissare quell’indirizzo, con la mano tremolante, di fianco a Shuya, che nel frattempo aveva indossato una giacca nera elegante, forse per il venticello che tirava o forse solo per fare il figo, chi lo sa.

Accavallai le gambe, nervosa. Sentivo una strana tensione circolarmi nelle vene, arrivare fino su alla gola e stringerla.

Presi un tramezzino che avevo nello zaino e gli diedi dei morsi, mentre Shuya mi guardava in modo totalmente spiazzato “Sei strana…che ti succede?”
“Niente…va tutto bene… è solo che… sto cominciando ad avere paura anche io”.


Pochi attimi e l’autobus arrivò. Velocemente gettai il tramezzino lasciato a metà nello zaino e saltai sul mezzo pubblico seguita da Shuya.

Venti minuti di viaggio. Un’atmosfera straniante librava nell’aria. L’autobus pullulava di gente. Dimenticavo quasi la semplicità di Kobe, una metropoli affollata, ma ben lontana dall’aurea snob di Tokyo. Qui regnava una gentilezza assai strana.

Scendemmo dal pullman una volta che davanti a noi si liberarono immensi campi. Una schiera di case li copriva solo leggermente.

Riguardai il foglietto. Il numero dell’abitazione era il 5/2.

“Mi scusi…sa dirmi dove posso trovare questa casa?” chiesi per sicurezza ad una vecchietta che ci passò davanti, sperando che conoscesse la famiglia di Kayako per offrirmi qualche informazione in più

“Sì” sorrise. Sembrava simpatica, ma non appena lesse l’indirizzo sul post-it la sua espressione cambiò radicalmente, come se non se lo aspettasse.

“Conosce questa casa?”

Annuì sconcertata “è l’abitazione di una famiglia che conoscevo. Perché volete andarci?”
“Siamo dei giornalisti” mentii “Stiamo cercando di indagare sul mistero attorno alla morte di Kayako Fukamoto
“Sembrate molto giovani per essere due giornalisti e poi, indagano ancora a quel caso? Sono passati parecchi anni ormai…”
“Signora, è il nostro lavoro…” la spronò Shuya, che stette al gioco
“D’accordo…la casa non è molto lontana. La raggiungeremo a piedi. I Fukamoto erano miei vicini di casa. I genitori vivettero con le loro due figlie in quella casa finchè Kayako e Sakeo decisero di trasferirsi.
“Ora i genitori che fine hanno fatto?”
“La madre si suicidò non appena sentì al telegiornale quel che era successo alla figlia. La trovarono in casa con la televisione accesa e un coltellaccio da cucina conficcato nella gola… una cosa orribile
“E il padre?”
“Tornato dal lavoro si uccise, impiccandosi al lampadario. Penso che chiunque avrebbe fatto la stessa cosa: perdere due persone care nel giro di ventiquattro ore dev’essere uno schock per tutti. L’unica sopravvissuta è Sakeo, che ora si trova a Tokyo, se non mi sbaglio
“Sì” annuii “Abbiamo scoperto che lavora in un piccolo konbini
“Povera ragazza” sospirò la vecchia “Ne ha sopportate di cotte e di crude
“Com’era Kayako?”
“Mbah…da quel che ricordo era una ragazza molto solare e tranquilla. Penso fosse stata una delle poche ragazze che non prestava troppo tempo al trucco, sebbene fosse splendida. La cosa strana fu che pochi gorni prima di partire, uno strano uomo in giacca e cravatta continuava a farle visita e restava a casa sua fino alla sera
Pensai a Takeo Fuji, quando mi ospitò a casa sua in un gessato nero.
“Takeo Fuji? Il suo fidanzato?”
“No” scosse la testa “Conoscevo bene Takeo. Si trasferì a Tokyo per studiare all’università e fu per quello, credo, che anche Kayako avesse deciso di andare nella capitale. Era un uomo più vecchio, intorno ai trenta
“Intorno ai trenta?”
“Già…credo che fosse il suo amante”

 

  
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