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Autore: coffee girl    04/02/2017    1 recensioni
Una modern AU sui nostri John e Paul adolescenti.
Dal primo capitolo:
"È buffo quando bastano uno sguardo diverso e una piccola insignificante frazione di secondo a cambiare tutto ciò in cui si è sempre creduto. Eppure non è proprio in questo modo che gli eventi destinati a cambiare per sempre la nostra vita prendono forma?"
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Lennon, Paul McCartney
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Paul aveva deciso che quel giorno, prima di gettare la spugna, avrebbe fatto almeno un tentativo di contattare John su whats up.
Ho bisogno di parlarti
John…è davvero importante
No, così sarebbe stato esagerato. In fondo passare un pomeriggio senza vedersi non poteva essere una questione di vita o di morte. Oppure per Paul lo era appena diventato?
John, potrei passare da te più tardi?
Valutò che potesse andare e premette invio.
Nonostante non riuscisse a smettere di fissare la doppia spunta celeste- segno che il messaggio era stato visualizzato - nella successiva mezz’ora, non era arrivata nessuna risposta. Non solo John gli aveva dato buca, adesso neppure rispondeva ai suoi messaggi. Paul, che a quel punto era troppo agitato per restare chiuso in casa, decise di uscire all’improvviso suscitando la sorpresa di suo fratello Mike che gli era praticamente corso dietro con il suo basso in mano, gridandogli che aveva dimenticato di prenderlo con sé. Paul si era fermato sul vialetto di casa e gli aveva risposto che lo ringraziava, ma che quel giorno non gli serviva e Mike l’aveva fissato con gli occhi sgranati perché, Paul che usciva il pomeriggio senza il suo basso, era una cosa mai accaduta da quando aveva iniziato a fare musica con John.
Paul, dopo aver camminato per un paio di chilometri senza meta e, cominciando a sentire freddo, decise di fare un salto nel suo locale preferito, un piccolo bar di quartiere dall’ambiente familiare che frequentava abitualmente. Tanto spesso che ormai era nata una certa confidenza con i due giovani dipendenti.
Un volta entrato aveva fatto scivolare lo zaino ai propri piedi e si era seduto su uno sgabello direttamente al banco.
«Ehi Paul!» Quello che l’aveva appena salutato era Richie, conosciuto dagli amici anche come Ringo a causa della sua passione per gli anelli vistosi.
«Ciao Richie, ciao Mo!»
«Il tuo frullato alla banana è in arrivo.» Disse il ragazzo con l’aria cordiale che lo contraddistingueva sempre.
Paul mugugnò un grazie e poi si mise con le braccia incrociate e il mento appoggiato alle mani giunte, lo sguardo perso.
«Paul, va tutto bene?» Gli domandò Ringo che si era subito accorto che Paul aveva perso il suo solito buonumore.
Questa volta il suono che emerse fu un brontolio sommesso.
«Hai litigato con il tuo ragazzo?»
Ragazzo?
Paul a quella domanda strabuzzò gli occhi, aprì la bocca per articolare una frase, ma senza successo.
Ragazzo?
«Sì, insomma, di solito tu e John venite qui sempre insieme, quindi ho pensato che fosse successo qualcosa tra voi.» Proseguì, vedendolo in difficoltà.
Ringo pensava che lui e John fossero una coppia? E l’aveva pensato per tutto quel tempo?
«N-no lui non… insomma, John non è il mio ragazzo.» Rispose arrossendo violentemente, perso nell’imbarazzo più totale.
Che risposta stupida! Era mai possibile che l’unica frase che fosse riuscito a balbettare fosse lui non è il mio ragazzo?
Mo lanciò un’occhiataccia a Ringo. Di sicuro, più tardi, la ragazza gli avrebbe dato una bella strigliata per il fatto che, come al solito, per cercare di essere d’aiuto, aveva finito con il parlare troppo.
Richie e Maureen, soprannominata semplicemente Mo dagli amici, erano davvero una bella coppia e Paul aveva sempre pensato che fossero entrambi molto fortunati ad avere l’altro vicino. Maureen poi era una di quelle ragazze che non passavano inosservate, se solo avesse voluto, non avrebbe certo sfigurato su una passerella. Ma anche Ringo aveva moltissimi pregi, oltre a distinguersi per il suo altruismo era anche molto portato per la musica e, non appena aveva un po’ di tempo libero, si dedicava a fare pratica con la sua batteria.
«Mi dispiace se ho detto qualcosa di sbagliato, spero di non averti offeso. Io ero davvero convinto che voi due usciste insieme. Parlavate sempre fitto fitto, si giustificò, e John ti avrà comprato decine di frullati… questo te lo offro io per farmi perdonare.» Concluse, indicando il bicchiere che aveva appena appoggiato sul bancone proprio di fronte a Paul.
«È tutto a posto, davvero. » Lo rassicurò Paul. «Io e John siamo solo amici.»
C’era una nota di malinconia nella sua voce, cosa che non sfuggì all’attento Ringo.
Forse se fosse andato avanti a fare domande a Paul, Mo l’avrebbe ucciso quando fossero stati soli, ma il suo carattere che lo portava ad un inguaribile senso di altruismo, ebbe la meglio sulla futura ira della sua ragazza.
«In ogni caso, qualsiasi sia il motivo per cui ti senti giù, voglio che tu sappia che con me puoi parlare. Senza problemi, ok?»
Paul sorrise. Il primo vero sorriso di quella giornata. Le parole di Ringo gli scaldarono immediatamente il cuore, aveva intuito fin dalla prima volta che era entrato in quel locale che Ringo fosse una brava persona e adesso era davvero felice di averne avuto la conferma. Forse non poteva parlarne con Geo…ma con Richie sì, lui avrebbe capito poiché non era rimasto per nulla sconvolto dall’idea che lui e John potessero essere una coppia. Così prese in mano tutto il coraggio di cui era dotato e iniziò ad aprire il suo cuore.
«È difficile, lui non è… insomma, hai capito, però io credo di provare qualcosa, ma è una cosa sciocca perché John non potrà mai ricambiare i miei sentimenti.»
«Te l’ha detto lui?»
«No!» Esclamò Paul, sconvolto alla sola idea di potere parlare con John di questo «Io non voglio rischiare che possa odiarmi, lui è il mio migliore amico.»
«Non credo che potrebbe mai farlo.»
«E come fai a saperlo?»
«Hai ragione, non posso. Ma ho visto come ti guarda.»
Paul sgranò gli occhi in un misto di stupore e aspettativa.
«Sul serio? Non ti sei mai accorto di come ti guarda?»
Paul scosse il capo prima di iniziare a raccontargli del suo piano e di tutto quello che era accaduto nei giorni precedenti, compreso l’equivoco con Jane. Ringo si limitò a sorridere, annuendo di tanto in tanto. Gli preparò un altro frullato, per poi concludere che Paul non poteva essere certo che John non ricambiasse i suoi sentimenti e che, a suo parere, avrebbe dovuto chiarire la situazione con Jane e parlare al più presto con John prima che la situazione gli sfuggisse sul serio di mano. Addirittura più di quanto non fosse già accaduto.
Sulle prime aveva creduto che sarebbe stato complicato invece era finita che le parole gli erano uscite inarrestabili come un fiume in piena.
 
Paul pensò che, tutto sommato, Ringo potesse avere ragione. Avrebbe dovuto almeno cominciare a cercare di capire perché John avesse quell’atteggiamento nei suoi confronti. Poi forse, con un po’ di fortuna, sarebbe venuto anche il resto.
 
 
***
 
 
Arrivato a Mendips, prese un bel respiro prima di premere il dito sul campanello.
«Paul che cosa ci fai qui?» Gli domandò un John dall’aria visibilmente scocciata.
«Voglio sapere cosa sta succedendo.»
«Che parte non hai capito di oggi pomeriggio sono impegnato? Cosa c’è questa volta?»
«Dopo la scuola ti ho mandato un messaggio e tu non ti sei neppure degnato di rispondermi. Ho bisogno di parlarti, mi bastano anche solo cinque minuti.»
«Se Jane ti ha chiesto di fare sesso, ma non sai come fare, questa volta, vai a chiedere a qualcun altro di insegnarti! Io ho già fatto abbastanza. Inoltre credo che sarebbero necessari un po’ di più di cinque minuti per insegnarti a fare quello
Ecco ora lo stava provocando apertamente. Quando voleva essere stronzo e dire cose cattive, sapeva cogliere perfettamente nel segno.
Paul, ferito e imbarazzato insieme, arrossì violentemente.
«John io… io non...» 
«John, chi è alla porta? Si può sapere cosa stai combinando?» Il colpo di grazia glielo diede la voce che proveniva dall’interno.
John gli aveva davvero dato buca per passare il pomeriggio con Stuart? Paul si chiese ancora una volta che cosa l’amico ci trovasse in quell’artista da strapazzo e, nonostante sentisse una fitta al petto, e le lacrime che lottavano per uscire, non disse nulla. Si voltò e iniziò a camminare spedito a capo chino.
«Paul. Paul, aspetta…»
Non si fermò, neppure quando John chiamò il suo nome una prima e poi una seconda volta. Non voleva sentire le sue stupide scuse, di qualsiasi natura fossero.
 
John se ne stava lì, immobile, gli occhi fissi sulla schiena del suo migliore amico fino a quando non lo vide scomparire dalla sua vista alla fine della strada.
Non riusciva a togliersi dalla testa l’espressione ferita di Paul. Perché lo aveva trattato in quel modo? E come diavolo gli era venuto in mente di dirgli una frase tanto crudele? Il fatto era che la sola idea di Paul che faceva sesso con quella ragazza era bastata a mandarlo fuori di testa. Strinse i pugni e si morse il labbro inferiore fino a sentire il sapore ferroso del sangue invadergli la bocca, nel vano tentativo di scacciare dalla sua mente l’immagine di Paul accaldato, con le guance arrossate e le labbra appena dischiuse. No, era impossibile che l’essersi scambiato qualche bacetto con il suo migliore amico l’avesse trasformato in una... O forse non era così impossibile?
La voce di Stuart che lo aspettava di sopra lo riportò bruscamente alla realtà.
«Finalmente! Ora dovrai rimetterti esattamente nella stessa posizione di prima, altrimenti non finirò mai questo benedetto ritratto!» Sbuffò scherzosamente, non appena lo vide fare capolino dalla porta della camera in cui era rimasto ad aspettarlo quando avevano sentito suonare alla porta.
«D’accordo, d’accordo. Scusami, ora arrivo.» Rispose John tornando a sedersi pigramente sul letto.
«Era il ragazzino di stamattina?»
«Non è un ragazzino, è il mio migliore amico e il suo nome è Paul.» Sbottò, prima di rimettersi in posa senza aggiungere altro.
«E adesso cosa ti prende? Cosa ho detto di male?»
«Niente.» Sbuffò.
«È possibile che diventi subito nervoso ogni volta c’è di mezzo questo Paul?» Lo stuzzicò Stuart, sottolineando volutamente il nome dell’altro ragazzo. «Che cos’ha di tanto speciale?»
«Lui è…» John si morse il labbro «Oh Stu, falla finita con queste stronzate. Non volevi concludere questo dannato ritratto?»
Capendo che non avrebbe ottenuto nessuna risposta, Stuart si mise in grembo il blocco da disegno e ricominciò a schizzare il volto di John.
 
 
***
 
 
Se John lo ignorava, al contrario Jane non aveva smesso di cercarlo, così quella sera Paul aveva proposto il cinema per la prima uscita insieme. Si era però subito pentito di essere stato un cavaliere nel lasciarle la scelta del film, non appena si era reso conto che la preferenza era ricaduta su una di quelle commedie sdolcinate che piacevano tanto alle ragazze: il romanticismo era l’ultima cosa di cui avesse bisogno al momento. Quando si spensero le luci credette che sarebbe stato vittima di una crisi di panico ma per fortuna riuscì a calmarsi.
Una volta iniziato il film, aveva passato tutto il tempo a chiedersi se avrebbe dovuto circondarle le spalle con un braccio o prenderle la mano. Non che sentisse un particolare desiderio di compiere nessuno di quei gesti, ma si chiese se non sarebbe apparso strano se non ci avesse almeno provato. Optò per il fare scivolare lentamente il braccio e circondare le spalle della ragazza che sembrò apprezzare e appoggiò il capo sulla sua spalla. I capelli di lei contro la sua guancia erano morbidi e avevano un buon profumo, ma questo non bastava a mettere Paul a proprio agio. E non era solo il pensiero di John a preoccuparlo, ma anche il fatto che non si stesse comportando correttamente con Jane che sembrava essere genuinamente interessata alla sua compagnia.
 
«Allora ti è piaciuto il film?»
«Uh, sì molto.»
«Paul, sei qui con me? Pianeta terra chiama Paul McCartney!»
«Certo che sono qui con te, dove altro potrei essere?»
La realtà era che la sua mente era talmente lontana che avrebbe potuto benissimo trovarsi su un altro pianeta.
Una volta arrivati a casa, Jane gli aveva detto di avere passato una bellissima serata e quanto fosse felice di questo primo appuntamento. Paul le aveva risposto che anche per lui era la stessa cosa, sperando di essere riuscito a essere convincente. Dalla reazione di Jane si sarebbe potuto dire che lo era stato eccome in quanto, prima che potesse rendersene conto, si era ritrovato le labbra della ragazza premute contro le proprie. Erano morbide e piene, erano così diverse da quelle sottili e un po’ screpolate di John ma Paul, in quel momento, avrebbe dato qualsiasi cosa per potere assaporare il misto di tabacco e di alcool che amava tanto al posto del gusto fruttato di Jane.
 
 
ANGOLINO DELL’AUTRICE
E con questo ho finalmente superato la metà di questa mini long…quasi non ci credo! Grazie a chi sta seguendo questa storia e come sempre grazie alla mia beta Paola.
Alla prossima,
 
Alex
   
 
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