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Autore: Daleko    04/02/2017    2 recensioni
Romantico MOLTO drammatico, siete avvisati.
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Michi fu il primo a distogliere lo sguardo con un sospiro, tornando a concentrarsi sull'asfalto fra le sue scarpe. Un urlo interruppe il silenzio della notte; le pupille dilatate di Lore erano rivolte di nuovo al cielo e i suoi polmoni erano pieni di aria fredda, mentre urlava il suo vuoto entusiasmo alla luna.
Genere: Angst, Drammatico, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: Lime | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza | Contesto: Contesto generale/vago
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- Questa storia fa parte della serie 'Amori sanguigni'
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3.

La musica elettronica si diffondeva a un volume estremamente alto. Le casse dello stereo si gonfiavano pericolosamente a ogni nota, emettendo di tanto in tanto una vibrazione fastidiosa. Lore non sembrava preoccuparsene: lui e Michi erano stesi sul suo divano gonfiabile in una coltre di fumo dolciastro. L'odore dell'erba si era probabilmente diffuso in tutta la casa, ma i genitori erano a lavoro e in ogni caso avevano rinunciato a punire quell'unico figlio ormai viziato e cresciuto così, con l'abitudine di sfidare le autorità. La musica si confondeva agli sporadici urli dei ragazzi e agli spari dei loro personaggi nel videogame a cui stavano giocando. Il televisore era enorme, di quelli ricurvi di ultima generazione, e ben rifletteva la situazione economica generale del biondo. Lui e la sua famiglia, composta di sole tre persone, vivevano in una villa ed erano tra le persone più ricche dell'intero paesino. La camera di Lore era enorme e aveva qualunque cosa potesse desiderare: console da gioco, televisore, cellulare, computer e stereo sempre di ultima generazione, letto a una piazza e mezza, il divano gonfiabile che Michi gli ha sempre invidiato, una collezione di videogame e bluray estremamente vasta, perfino una stampante 3D che l'amico non gli aveva mai visto utilizzare e che probabilmente non era mai stata accesa. Non c'era però rivalità tra di loro: erano amici e Michi non poteva desiderare le sue cose con cattiveria; inoltre Lore conosceva bene la sua situazione economica tutt'altro che florida, così offriva sempre lui l'alcol, l'erba, la droga, l'entrata e le consumazioni in discoteca, la benzina, i passaggi in motorino, le ricariche del cellulare... Spendeva un centinaio d'euro alla settimana prelevando i soldi dal conto dei genitori e non veniva mai fermato; le grida e i litigi erano giornalieri, ma a Lore bastava uscire e bere qualcosa per dimenticarsi della sua famiglia.

«Stasera devo scopare come un dannato!» urlò per farsi sentire al di sopra degli spari. Anche il volume del televisore era altissimo. «Perché?» domandò l'amico senza girarsi; stava perdendo e cercava di concentrarsi. «Zio non sborro da una settimana, ho bisogno di figa» ottenne come risposta. Michi si lasciò andare in una risata, divertito dalla volgarità delle sue parole e dal suo momento fortunato al videogame. Mentre sparava all'ennesimo soldato Lore cominciò a cantare a squarciagola; era una canzone famosa di un DJ italiano e Michi si accodò, ritrovandosi entrambi a urlare entrambi in un inglese sgrammaticato. Il padrone di casa alzava anche il joypad a ritmo di musica, esaltando ulteriormente l'amico. Il divano-penisola permetteva loro di stendersi parzialmente e per scendere bisognava spostare lateralmente le gambe; sia la birra che il posacenere erano quindi poggiati sul pavimento, a entrambi i lati del divano. Mentre cambiava canzone Lore mise in pausa il gioco, lasciando il joypad accanto a sé e sporgendosi alla sua sinistra. «Ma dove...» borbottò. Michi lo imitò, liberandosi del joypad e poggiando la testa allo schienale. Cominciava a girargli tutto ed era provato da quel mix di fumo, alcol e musica dal ritmo ripetitivo: in discoteca poteva sfogarsi ballando, a casa era costretto a restare fermo e a sudare freddo. Socchiuse gli occhi per un attimo, poi sospirò e fece per voltarsi verso l'amico, ancora impegnato in qualcosa. Lore lo guardò con gli occhi rossi e lucidi (Michi immaginò che fossero simili ai suoi: l'erba non perdona) per poi poggiare la mano destra vicino alla sua mancina. Le dita si sfiorarono per un momento e Lore si sporse verso di lui, forse sbilanciandosi anche troppo per la sua stabilità. Michi avvicinò il viso sudato a quello del biondo, ben pettinato anche in casa, e poggiò le sue labbra sottili contro quelle gonfie e schiuse dell'altro. Il tutto durò solo un attimo: Lore alzò entrambe le mani e, ritraendosi, colpì l'amico al petto in un violento spintone. «'cazzo fai?!» gli urlò contro. Era rosso in viso dalla rabbia; Michi sentì il cuore scendergli nelle viscere. «Ti ho chiesto 'cazzo hai fatto!» urlò di nuovo con più forza. Una mano era alzata a mezz'aria, forse nell'intento iniziale di stringersi in un pugno. Michi deglutì e provò a rispondere con la bocca secca. «Credevo...» provò a balbettare con la voce tremante. «Credevi?!» ruggì l'altro senza distogliere lo sguardo dal viso imbarazzato dell'altro. «Mi hai preso per frocio?!» continuò finalmente stringendo la mano. Michi tremava disperatamente, quasi rimpicciolendo nella vergogna che lo ricopriva; aveva compreso troppo tardi il significato di quel gesto, volto a cercare il posacenere e di sicuro non a baciarlo. L'amico assottigliò gli occhi leggermente meno lucidi; stava realizzando qualcosa e smise di parlare per qualche minuto, continuando a osservare il suo migliore amico dallo sguardo basso e l'espressione terrorizzata. «Lore scusami, scusami, ti prego...» riprese a mormorare all'improvviso mentre sul volto dell'altro si allargava un sorriso tutt'altro che benevolo. Gli si avvicinò nuovamente, afferrandogli la nuca con forza e pigiandogli le labbra contro la bocca. I loro denti urtarono; Michi aveva gli occhi sbarrati e non riusciva a comprendere cosa stesse accadendo ma complice il fumo, complice l'alcol e complice soprattutto la disperata cotta che aveva ormai da anni, si lasciò andare molto presto. Lore gli infilò la lingua in bocca, attorcigliandola intorno a quella dell'altro e provocandogli una forte erezione. Sentiva il sapore del suo amico in quello scambio di saliva e in pochi secondi la mano sulla sua nuca, anche se continuava a stringere dolorosamente, non serviva più a niente: era lui a stringersi contro l'altro. Lore si staccò bruscamente, lasciando Michi con le labbra schiuse e bagnate di saliva: lo guardava come un cane bastonato. Gli occhi di Lore brillavano senza un motivo apparente, inquietando appena l'amico. «Vuoi che ti scopo?» gli mormorò in maniera sgrammaticata all'orecchio. I jeans di Michi erano troppo gonfi perché lui potesse mentire: si lasciò andare in un unico, roco: «Sì». Lore sorrise maliziosamente, abbassando i pantaloni della tuta e liberando il suo sesso ancora non eretto. «Succhiamelo» gli intimò senza guardarlo; portò una mano alla nuca dell'amico, abbassandogli il capo con forza, e portò lo sguardo al soffitto. Con il capo poggiato e gli occhi chiusi si assicurava di avere fantasie diverse; Michi era alticcio, era fatto, era tutto fuorché lucido, ma riusciva ancora a ragionare abbastanza da conoscere la verità: Lore era tremendamente eterosessuale, lo era sempre stato e in più di un'occasione si era dimostrato anche violento nei confronti di ragazzi a sua detta "froci". Tutto ciò che stava accadendo era assurdo (ma non per questo Michi non gli assaporò le carni) e il vero motivo gli sfuggiva in un modo incomprensibile. Provò a rilassarsi e presto si dimenticò delle sue preoccupazioni: quel pomeriggio scoprì anche che il tanto vantarsi di Lore, riguardo le sue abilità a letto, era totalmente giustificato.

 
   
 
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