Mi
rilasso sul sasso più vicino. Ho solo 14 anni e già mi sembra di comportarmi
come una vecchia, ferma ogni venti metri per riprendere aria, nemmeno fumassi!
La pietra è fredda, chi me l’ha fatto fare di mettermi la gonna? Lancio un
minuscolo sassolino nell’acqua trasparente, il rumore è sordo, si può notare
solo una piccola onda che passa veloce sullo strato d’acqua che il sasso ha
tagliato.
-
Perché non ti svaghi ed esci un po’ da queste quattro mura?- .
Sento
ancora le parole di mia madre poco prima che uscissi. Sbuffo, non ho idea del
motivo per il quale l’ho ascoltata, in fondo è più noioso rimanere su una
roccia al freddo che in casa davanti al mio nuovo pc.
Cerco di non pensarci quando sento un rumore alle mie spalle, un brivido mi sale su per la colonna vertebrale e il mio cuore batte all’impazzata. Non posso assolutamente definirmi coraggiosa, tra l’affrontare il pericolo o scappare sono la prima che si mette a correre e questa è la cosa che odio più di tutte del mio carattere.
Una
figura si materializza davanti a me, in quel momento tutta la mia paura si
dissolve, come può spaventarmi un ragazzo così meravigliosamente bello e
affascinante? Lo scruto attentamente, gli occhi di un nero petrolio mi fissano
impercettibili, il labbro superiore è rialzato e i denti sono di un bianco
brillante e più appuntiti del solito. I
capelli biondi e la pelle chiara come la luna mi incantano per qualche secondo
finché il mio sguardo non scende fino agli addominali scolpiti nella pietra,
quasi perfetti e in quel momento mi immagino una minuscola goccia d’acqua
percorrere in un percorso morbido e sinuoso quel corpo che può appartenere solo
agli dei. Scendo ancora con lo sguardo, le gambe sono forti anche se magre e i
jeans stretti sono rotti sulle ginocchia. Rimango ancora qualche minuto in
completo coma ammirando il suo viso e il suo corpo, poi mi soffermo
sull’espressione e il mio cuore, se prima batteva impazzito, ora è bloccato e
un nodo mi stringe la gola. Sembra arrabbiato, ma anche insicuro sul da farsi.
-Ci…ciao…chi…sei?-.
Le mie parole escono rotte e insicure mentre mi rannicchio sulla pietra per
difendermi almeno in parte da quella bellezza divina.
-Che
fai TU qui?-.
La
sua voce è roca e affannata e quasi mi sembra di notare che la parola “tu” è
calcata di parecchio. Mi conosce? Impossibile, riepilogo tutti i bellissimi
ragazzi che ho incontrato lungo la mia vita da quattordicenne ma il suo viso mi
è decisamente nuovo.
Ripete
la domanda quasi urlando e ritengo giusto rispondere prima che si arrabbi più
di quanto già non lo sia.
-
mi…chiamo Amanda..ehm..ecco…io non ti conosco, sono qui solo per fare una
passeggiata-.
Scruta
l’aria assaporandone ogni profumo tra cui uno che gli piace parecchio dato che
la sua bocca si apre in un sorriso mentre riempie i polmoni di quale delizia
lui può mai sentire.
-Sai
che questa passeggiata potrebbe costarti la vita?-.
Se prima il mio cuore aveva smesso di
battere, ora ha squarciato il mio petto e si è andato a nascondere chissà dove.
Odio le persone che parlano senza concludere le frasi, non capisco se sta
scherzando ma a giudicare dall’espressione non ci scommetterei del tutto.
Rimango immobile e silenziosa aspettando un continuo del suo spaventoso
discorso.
-
Sai non sei stata molto fortunata, io sono la cosa peggiore che tu potessi
incontrare, a giudicare dal fatto che ho molta sete-.
Giro lo sguardo verso il ruscello per
indicargli la pozza d’acqua ma lui scoppia in una fragorosa risata. L’unica mia
fortuna per ora è che la cosa peggiore che potessi incontrare ha un aspetto
magnifico.
-Forse
non hai capito chi sono o meglio cosa sono-.
La
sua voce è sempre più spaventosa ma ha anche un timbro angelico che mi
tranquillizza leggermente. Lascia un attimo di pausa prima di rispondere alla
sua stessa affermazione ossia il suo vero nome o il nome del suo essere, non ho
idea del motivo ma penso che la pausa sia per incuriosirmi e innervosirmi più
di quanto io non sia già.
-Sono
un vampiro..si.. brava hai capito..e sei capitata qui nel momento sbagliato-.
Non
riesco a parlare. Un vampiro? E da quando esistono?
Non
faccio in tempo a pensare a qualcosa di razionale che in una frazione di
secondi parte in un salto verso la mia giugulare che pompa sangue
all’impazzata, per un momento mi sento mancare. Sento il suo corpo attaccato al
mio poi più niente.