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Autore: Bankotsu90    06/02/2017    2 recensioni
1968: mentre gli occhi del mondo sono puntati sulla contestazione giovanile, sulla primavera di Praga, sulla guerra in Vietnam e sugli imminenti giochi olimpici di Città del Messico, un archeologo statunitense si reca nella capitale messicana poiché un suo collega ha fatto una scoperta molto importante. Ciò che troverà sarà allucinante... Prequel di Kill Me.
Genere: Horror, Mistero, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Yuri, Crack Pairing | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: Cross-over | Avvertimenti: Incest
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Morte e resurrezione.'
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Ore 19:02
 
Il dottor Tadaomi Miyano stava passeggiando per le vie della capitale messicana con un sorriso stampato in volto; in mano teneva una busta con all'interno un modellino in scala del tempio della croce, che aveva acquistato in un negozio di souvenir. Si era separato dai suoi colleghi circa un’ora prima, dopo un breve giro turistico della città che sarebbe ripreso l’indomani.
 
Atsushi sarà felice di questo piccolo regalo, quando tornerò in Giappone.
 
Pensò, sereno.
 
Ora però devo assolutamente trovare un taxi che mi porti all'hotel Montezuma II, dove il buon Alejandro mi ha prenotato una stanza.
 
Si guardò intorno, fino a quando non ne vide uno (un maggiolino di colore verde) parcheggiato a poca distanza.
 
Che fortuna!
 
Lo raggiunse in pochi passi e salì a bordo.
 
“All'hotel Montezuma II, por favor.” Disse.
 
Si voltò e, sorpreso, vide che alla guida c’era una donna sua connazionale, che sorrideva malevola.
 
“Felicidades, señor. Acaba de ganar un viaje de ida al infierno!”
 
Esclamò, puntandogli una pistola munita di silenziatore alla fronte.
 
Dopo pochi istanti un sibilo risuonò nell'aria.
 
*********
Ore 19:14
 
Arjen Rudd aveva fatto il suo ingresso nell'hotel Montezuma II; l’atrio era affollato di clienti e turisti, che andavano e venivano. Raggiunse in fretta il bancone, dove fu accolto da una ragazza con capelli lunghi neri, occhi dello stesso colore e pelle olivastra.
 
“Bienvenido all'hotel Montezuma II, señor. In cosa posso esserle utile?”
 
“Dovrebbe esserci una stanza prenotata a mio nome.”
 
La ragazza sfogliò un registro, poi chiese:
 
“Arjen Rudd, giusto?”
 
“Sì.”
 
“La sua stanza è la 237, secondo piano.” Disse, porgendogli le chiavi.
 
“La ringrazio.”
 
“De nada.”
 
L’uomo si allontanò, mentre la sua interlocutrice pensava:
 
Appena arrivato avrà una sorpresa…
 
******
Uscito dall'ascensore l’archeologo sudafricano attraversò un corridoio fino a raggiungere la sua stanza. Una volta entrato, però, si trovò di fronte a una ragazza con capelli neri corti e occhi rossi, che indossava un abito nero succinto che metteva in risalto le sue forme prosperose e che al fianco portava una katana.
 
“Lei chi è?” Le chiese, sorpreso.
 
La sconosciuta gli sorrise.
 
“Perdoni la mia intrusione… Mi chiamo Yura e sono per darle… Come dire? Un caloroso benvenuto in questo hotel.”
 
L’uomo la squadrò dalla testa ai piedi, notando che era scalza.
 
“Signorina, apprezzo la sua… Disponibilità, ma sono un uomo sposato, e comunque non è mia abitudine frequentare ragazzine diciottenni.” Affermò lui, cortese ma fermo.
 
Yura sorrise a quell'affermazione.
 
“Le apparenze ingannano, come si suol dire… Comunque lei ha frainteso le mie parole.”
 
“Che diamine intende?”
 
“Ora vedrà…”
 
********
Ore 19:18
 
La Chrysler 300 con a bordo William e Alejandro si era appena fermata davanti ad una modesta casa a due piani, fatta di mattoni rossi e col tetto nero.
 
“Sei gentile ad ospitarmi a casa tua.” Affermò l’americano.
 
“Questo e altro per un vecchio amico e collega.” Gli rispose il messicano.
 
“Spero che alla tua famiglia non dispiaccia la mia presenza, questa è la prima volta che alloggio in casa vostra.”
 
“La mia famiglia non è in casa. Mia moglie è in ospedale per una visita, e mio figlio Diego si trova in Iran, per studiare le rovine di Persepoli.”
 
“Archeologo come te?”
 
“E come suo nonno prima ancora. Sai, quello che ha scoperto le rovine di Machu Picchu in Perù.”
 
“Sì, ho letto di lui.”
 
“Come avrai capito l’archeologia è una tradizione di famiglia e voglio che venga tramandata di padre in figlio.”
 
“Comprendo. Stavo pensando… Che ne sarà del bassorilievo?”
 
“Verrà esposto al museo nazionale di antropologia, ovviamente.”
 
Giunti davanti alla porta d’ingresso la trovarono spalancata. Questo li sorprese non poco.
 
“Dimmi che hai dimenticato di chiuderla.” Disse William, preoccupato.
 
“L’avevo chiusa a chiave, amigo.” Gli rispose il suo amico, ancora più angosciato.
 
“Allegria…”
 
Con circospezione i due uomini entrarono, notando che la porta non era stata semplicemente sfondata, ma la serratura era stata sciolta da una specie di acido. Il duo si ritrovò in un corridoio con alcuni quadri appesi alle pareti e un telefono poggiato su un mobile sistemato accanto a una delle porte.
 
“Controlliamo nel salotto.”
 
“Fammi strada.”
 
Alejandro aprì la prima porta a sinistra, entrando in una stanza arredata in modo semplice: un televisore, un tavolino, un divano e due poltrone. Su queste ultime tre stavano seduti una donna con capelli lunghi bianchi  e occhi dorati, un ragazzo simile alla donna, una ragazzina con capelli rossi corti e occhi dello stesso colore e una ragazza con capelli lunghi neri e occhi rossi.
 
“Benvenuto dottor Alejandro, la stavamo aspettando.” Esordì quella che sembrava la leader del gruppo, con aria soddisfatta.
 
Il padrone di casa la osservò meglio, poi esclamò:
 
“Lei è la donna ritratta nel bassorilievo!”
 
La sconosciuta inclinò la testa di lato, mentre le labbra si aprivano in un sorriso beffardo.
 
“Brutta cosa la curiosità, dottore… E pensare che le sarebbe bastato lasciarlo dov'era, peccato!” Affermò la diretta interessata.
 
“Chi siete?”
 
“Veniamo dalle nebbie del tempo, ci muoviamo silenziosamente attraverso i secoli, vivendo perennemente nell'anonimato e lottando senza esclusione di colpi contro la tirannia, la menzogna e l’ingiustizia.”
 
“Ci dica il suo nome! Non ci interessano i vostri discorsi!” Le intimò Black, sempre più inquieto..
 
“Io mi chiamo Seiya, sono nata nell’Honshu attorno al XVII secolo a.C. Sono la leader del clan Inu.”
 
“Siete… Yokai?”
 
“Esatto, dottor Black. Le presento mio figlio Sesshomaru e alcuni miei seguaci: Abi, Hime dei corvi e Karan, del clan delle pantere.”
 
Scosso, l'americano si passò una mano sul volto.
 
“Il dottor Miyano aveva ragione, voi siete reali… E io che ritenevo eretiche le sue tesi!”
 
“Galileo Galilei fu considerato eretico dai suoi contemporanei e costretto dall'inquisizione ad abiurare le sue teorie, che oggi si sono rivelate esatte nonostante la chiesa cattolica si rifiuti di riabilitarlo.”  Gli ricordò Sesshomaru.
 
“Che ci fate qui?” Domandò il padrone di casa.
 
“Semplice… Io sono la gran maestra dell’ordine del santuario di Ise, una potente organizzazione occulta che si batte in segreto per il trionfo della libertà, della verità e della giustizia. L’ho fondata nel XVIII secolo, dopo poco la rivoluzione americana. Abbiamo uomini infiltrati ovunque, persino nei governi di alcune nazioni.”
 
“Quali?”
 
“Tanto per farle un esempio, Alexander Dubček è uno di noi.”
 
L’attuale leader cecoslovacco!
 
“E voi vi proponete di...?”
 
“Liberare i popoli oppressi da regimi dittatoriali, così che possano prendere in mano il governo dei loro paesi che attualmente sono retti da presidenti a vita, partiti unici o monarchie assolute.”
 
“Molto nobile. Ma questo non spiega la vostra presenza qui.” Intervenne William.
 
“Semplice, dottor Black… L’esistenza di noi yokai e dell’ordine devono restare un segreto.”
 
“Perché?”
 
“Primo perché non potremmo più agire liberamente; varie nazioni inizierebbero ad indagare sulle nostre attività, incarcerando o uccidendo i nostri adepti. E secondo perché ci attireremmo contro l’ostilità della specie umana, che ci considererebbe nient’altro che mostri da internare o peggio da sterminare.”
 
“Non ha molta fiducia negli esseri umani.” Affermò il messicano.
 
Seiya assunse una espressione disgustata.
 
“Come posso fidarmi dell’umanità, che ha alle sue spalle un lunghissimo curriculum di omicidi, stupri, genocidi, atti di cattiveria, violenza ed egoismo? Che crea armi sempre più letali per uccidere in un solo attacco centinaia di migliaia (se non milioni) di persone? Che lascia morire di fame i suoi simili?”
 
“Non ha tutti i torti…” Ammise Black.
 
“Ora voi avete trovato tracce della mia esistenza… E non posso permettere che essa venga divulgata, per le conseguenze sopra descritte.”
 
“Siete qui per ucciderci?”
 
Per tutta risposta la donna si alzò in piedi.
 
“Se la cosa può consolarvi non sentirete male.”
 
“Un momento! Se credete…” Provò a protestare William ma non poté finire la sua frase.
 
Infatti Seiya colpì sia lui che Alejandro con la sua frusta velenosa, ed entrambi caddero a terra privi di vita.
 
A quanto pare il mito di Icaro non ha insegnato nulla…
 
Pensò la donna.
 
“Abi, Karan; date fuoco alla casa.” Ordinò.
 
“Sissignora!” Risposero le due all'unisono.
 
Detto ciò la yokai si voltò, rivolgendosi a suo figlio:
 
“Sesshomaru, contatta Hiten e digli di recarsi all'università di Città del Messico. Deve raderla al suolo.”
 
“Non sarebbe più semplice distruggere il bassorilievo?”
 
“No, qualcuno potrebbe collegare gli omicidi alla distruzione del manufatto.”
 
“Capisco. E per quanto riguarda gli altri?”
 
“Ci avranno già pensato i nostri sicari.”
 
“Altri ordini?”
 
La donna scosse la testa.
 
“No.”
 
“Bene… Vado a trasmettere i tuoi ordini.” Detto questo il ragazzo uscì dalla stanza.
 
“Seiya-sama, dovrebbe uscire anche lei. Dobbiamo  cominciare a incendiare l’abitazione.”
 
“Volentieri.”
 
Seiya uscì a sua volta dal salotto.
   
 
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