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Autore: CamillaM    08/02/2017    1 recensioni
"Le persone non conoscevano Andrea, non sapevano del suo semplice esiste, ma Andrea conosceva le persone, gli esseri umani nella loro confusa generalità."
☞ IMPORTANTE.
Questi non son altro che pensieri, i miei pensieri; o, per esser corretti, personificazioni di essi. Con tale precisazione, vorrei semplicemente mettere le mani avanti ed evitare di incorrere in critiche riguardanti la lunghezza d'ogni singolo aneddoto.
Buona lettura, M.
Genere: Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Sed fugit interea fugit irreparabile tempus.
(Georgiche, III, 284, Virgilio.)


 


 


Andrea, capelli fatti di paglia ed un manto di neve a ricoprirgli il corpo, camminava in silenzio; le mani immerse nelle tasche dei jeans e le suole delle scarpe a gracchiare il terriccio. 
V'erano voci a far da sottofondo, distorte ed impalpabili, irragionevolmente inafferrabili e, ancora, v'erano discorsi racchiusi nella mente di quella candida creatura, fatta di solitudine e spifferi d'anima sfuggiti dalle rosee labbra. 
Le persone non conoscevano Andrea, non sapevano del suo semplice esiste, ma Andrea conosceva le persone, gli esseri umani nella loro confusa generalità. 
Aveva avuto modo di conoscere l'umanità, un tempo, quando Roma regnava sull'Europa, aveva poi visto uomini sfuggire dal suolo terreste ed atterrare altrove ed ora, occhi fatti d'un mare in tempesta, non poteva far altro che seguire con lo sguardo la storia costruirsi. 
Piccoli pezzi, forme irregolari alle quali assegnare un posto nel più vasto dei puzzle. Tuttavia, mentre ogni singolo abitante di questo pianta - Terra per noi e chissà cos'altro per gli altri - s'affannava nel dar un senso all'immagine di base, appartenente a quel puzzle ancora terribilmente incompleto, Andrea camminava. Aveva realizzato che fermarsi non era contemplato, mentre i secoli scivolavano lungo la sua schiena ed invecchiavano la giacca. 
La sensazione di dover accelerare il passo, d'esser in ritardo quanto il Bianconiglio, non era nuova; propio come quella volta, polmoni stretti in una morsa e gambe dolenti, vittime di una maratona stremante, aveva corso senza alcuna sosta.
Nessun orologio alla mano, solo il fiato corto a scandire i secondi, Andrea aveva sostato per un frangente all'ingresso d'un ospedale. Una fitta gli aveva devastato il cuore, lacerato il petto ed una lacrima solcato il volto, poi un vagito portato dal vento gli aveva carezzato l'udito, un sorriso incurvato le labbra ed il suo cammino riprese. 
Andrea era il tempo, è il tempo; dietro di sé scivola il mondo e al suo fianco corre l'esistenza.  

 

   
 
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