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Autore: kamomilla    11/04/2005    3 recensioni
Io voglio cambiare qualcosa. Lo voglio fare veramente, ma non so come fare. Due giovani innamorati che parlano tra loro, un messaggio da passare, un messaggio per voi. Ditemi che ne pensate. Io il messaggio l'ho passato.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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IO VOGLIO CAMBIARE QUALCOSA

IO VOGLIO CAMBIARE QUALCOSA

 

 

 

 

 

Una sera di fine estate invasa da una leggera brezza. Una strada di campagna, un piccolo laghetto, una panchina rossa.

Due giovani, un ragazzo ed una ragazza, sedevano su quella panchina, abbracciati.

La ragazza guardava il lago con aria assorta, stringendo tra la sua manina morbida e curata quella grande e ruvida del ragazzo.

-Io voglio cambiare qualcosa.- sussurrò.

Lui le diede un bacio sui capelli.

-E cosa vorresti cambiare?-

-Voglio cambiare… la nostra generazione.-

-Perché, cos’ha di sbagliato la nostra generazione?-

Lei sospirò.

-È tremendamente vuota. Frivola. Stupida.-

-Siamo la generazione che la società di oggi ci impone di essere. Schiavi della tecnologia, senza un nostro pensiero. Senza hobby, senza interessi.-

La ragazza si strinse di più al ragazzo.

-Appunto. È questo che voglio cambiare. Voglio che i giovani d’oggi siano considerati come persone vere, come gente che pensa e non come ragazzini viziati. Voglio che la nostra generazione abbia dei valori.-

Lui scrollò le spalle.

-Quali valori? La guerra, l’arroganza, la superficialità, lo sfruttamento dei più deboli. Sono questi i valori che dobbiamo avere?-

-No! Questi sono valori sbagliati, valori finti, valori che dobbiamo distruggere! L’amore, l’ascoltare gli altri, l’aiutarsi a vicenda. Questi sono i valori che dobbiamo tenere, a cui dobbiamo aggrapparci quando stiamo andando a fondo.-

Il ragazzo la baciò dolcemente.

-Infatti noi facciamo così, tesoro. Quando stiamo male ci confidiamo l’uno con l’altra, parliamo dei problemi ed insieme li risolviamo. Il nostro amore ci tiene a galla. Ma come fanno a conoscere questi valori coloro che non hanno ancora trovato l’amore che abbiamo noi?-

La ragazza tornò a fissare il lago.

-Hai ragione. Qualcuno dovrebbe dirgli cosa conta. Che c’è qualcosa che conta! I mezzi li abbiamo, ma “loro”, gli adulti, non ce li lasciano usare.-

-I mezzi li abbiamo?-

-I mezzi li abbiamo, sì. La televisione, i giornali, internet. Solo che per noi non sono accessibili.-

Il ragazzo la guardò confuso.

-Perché sono inaccessibili? Perché “loro”, gli adulti, non ce li lasciano usare? Non credono in noi?-

Lei alzò le spalle.

-Credo che abbiano paura. Sono così spaventati dal fatto che potremmo rifiutarci di essere come loro che cercano di lasciarci meno libertà di espressione possibile.-

-Io… non so se quello che dici è giusto. Abbiamo tanta libertà di espressione, no? Anche in televisione, ad esempio, ci sono dei giovani che esprimono quello che pensano.-

-Ci sono giovani che esprimono quello che pensano loro, dicono quello che da anni gli adulti gli dicono di dire. Non è il loro pensiero quello che difendono e portano avanti, ma il pensiero di qualcun altro. Combattono e non sanno contro cosa. In fondo non credono in niente e nessuno. E per credere così è meglio non credere, è meglio non parlare.-

Lui corrugò la fronte.

-E in cosa dovrebbero credere? In Dio? Di solito quando si crede in qualcosa si crede in Lui.-

-In Dio, nella Luna, che differenza fa? Non possiamo credere tutti nella stessa cosa, ognuno ha un credo tutto suo, qualcosa a cui si riferisce quando deve schiarirsi le idee. L’importante è credere in qualcosa, altrimenti ci si ritrova con il vuoto dentro.-

-E tu in cosa credi?-

Lei lo fissò negli occhi con sguardo sicuro.

-In me stessa.-

Il ragazzo fece un cenno verso un gruppetto di ragazze che ridacchiando sguaiatamente si dirigevano verso il centro della cittadina.

-E loro? Non  ti sembra che credano in loro stesse? Guardale, sicure e fiere. Anche loro credono in loro stesse.-

La ragazza fece una smorfia.

-Io credo in me stessa sempre e comunque. Anche senza i jeans firmati, anche senza la borsetta che si intona alla sciarpa e alle scarpe. È questa la differenza. E glielo dico! Lo dico sempre, ma nessuno mi ascolta! Lo dico a scuola e mi sbattono fuori dall’aula, lo dico cantando e mi prendono per pazza, lo dico scrivendo e mi rispondono che non hanno voglia di leggere.-

Lui la baciò.

-Io ti ascolto.-

-Ma tu queste cose le sai già. Continuo a ripetere le stesse cose a persone che già le sanno. E si crea un cerchio, non si arriva da nessuna parte. E niente cambierà mai. Parlo inutilmente.-

-Non è inutile quello che fai. La voglia che tu hai di cambiare qualcosa resterà dentro di te e la passerai ad altri amici, a gente che ancora non conosci, ai tuoi figli. E forse, piano piano, anno dopo anno, qualcosa cambierà.-

La ragazza gli sorrise.

-Quindi devo solo avere pazienza?-

-Credo di sì. E naturalmente non devi mai perdere quello che hai dentro, i tuoi valori ed i tuoi pensieri.-

-Quelli non li perderò mai!-

-Bene. Perché amo tutto di te, come sei fuori e come sei dentro.-

-E io ti amo perché mi capisci!-

Si baciarono su quella panchina rossa, in quella strada di campagna, davanti quel laghetto, accarezzati dalla brezza di quella sera di fine estate.

   
 
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