Storie originali > Romantico
Ricorda la storia  |      
Autore: Pupulewahine    11/02/2017    0 recensioni
E sorrideva. Spensierata. Mentre guardava quella cittadella rustica. C'era ancora il fumo dei fuochi d'artificio sparati nell'aria. Il cielo era di nuovo scuro, ma tappezzato di stelle. Aprì le braccia, ferma ad un incrocio pedonale. Non una macchina passava lì. Solo trattori -all'alba- percorrevano quella strada non cementata. Inspirò, ad occhi chiusi, ripensando all'infanzia. E rimase così, con la mente vuota, ad ammirare il paesaggio. Riaprì gli occhi solo quando sentì il volto solleticato da qualcosa.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Era notte. Camminava, al buio, mentre una brezza le scompigliava i capelli. Era cresciuta. Maturata. Il volto definito. Le forme più morbide. Gli occhi più espressivi, poiché avevano visto molte cose. E sorrideva. Spensierata. Mentre guardava quella cittadella rustica. C'era ancora il fumo dei fuochi d'artificio sparati nell'aria. Il cielo era di nuovo scuro, ma tappezzato di stelle. Aprì le braccia, ferma ad un incrocio pedonale. Non una macchina passava lì. Solo trattori -all'alba- percorrevano quella strada non cementata. Inspirò, ad occhi chiusi, ripensando all'infanzia. E rimase così, con la mente vuota, ad ammirare il paesaggio. Riaprì gli occhi solo quando sentì il volto solleticato da qualcosa. Mise a fuoco la stoffa rossa -scarlatta- illuminata dalla luce lunare. Svolazzava, e se non fosse stato per le mani della ragazza, sarebbe volta via. La guardò, mentre la lana leggermente infeltrita gli pizzicava le mani. Era... era qualcosa che aveva già visto. Come il pezzo di un passato dimenticato. «Ehi! Scusa...» si voltò, con la sciarpa ancora stretta tra le mani. Incontrò lo sguardo plumbeo di un ragazzo. Aveva le gote rosse, e un leggero affanno. Era ricurvo sulla schiena, mentre appoggiava le mani sulle ginocchia. Guardava la ragazza -o meglio, la sciarpa- mentre il respiro si regolarizzava. «Ehi... quel-quella è mia» indicò la stoffa rossa, tendendo leggermente la mano destra. Allison si avvicinò, fino ad arrivare ad una spanna da lui. Poggiò la sciarpa nella mano tesa, e gli sfiorò impercettibilmente le dita. Sentì una scossa -piacevole- quasi come un calore conosciuto percorrerle il corpo, ed incrociò lo sguardo del giovane. Si sorrisero, mentre in loro si espandeva una sensazione di completezza.

**

Si svegliò, come sempre, con il cuore a mille. Aveva il volto leggermente sudato -a causa dell'estate torbida- mentre il cuore rallentava il ritmo. Si mise seduta, portando i piedi fuori alle lenzuola ormai consunte. Mosse i piedi, avanti e indietro, sentendo l'orlo della vestaglia da notte alzarsi. Li mosse ancora, mentre con lo sguardo fissava una trave di legno leggermente sbilenca. Era vecchia la casa, lo sapeva, ma sua madre faceva di tutto per non farle mancare il necessario. Avevano poca acqua calda -solo per dieci minuti- ma se la facevano bastare. Per studiare usava i vecchi libri della madre, invece per i vestiti andavano al mercatino che organizzavano ogni domenica mattina. Vivevano solo loro, in una casa piccola ed accogliente. Il padre era morto anni prima, per un'incidente assolutamente stravolgente. «Alli... scendiamo, oggi dobbiamo andare in paese a fare la spesa» la madre si affacciò alla porta della sua camera, guardandola con occhi stanchi. Aveva lavorato fino a tarda notte -era una delle sarte del paese- ed ora gli occhi le bruciavano. Diede alla bambina un vestitino azzurro, con piccoli fiorellini bianchi ricamati sopra. Accarezzò la bambina, sulla testa, scompigliando i piccoli fili d'oro che aveva. La piccola sorrise, guardando la donna. Aveva il viso a forma di cuore, ed un espressione dolce sempre presente. Delle piccole rughe le contornavano gli occhi -più per lo stress che per la vecchiaia-. La bambina, di poco più di 12 anni, balzò in piedi, e corse felice verso la stanzetta che utilizzavano come bagno. Si cambiò, velocemente, mentre spazzolava i capelli morbidi. Aveva le guance leggermente rosate, e lo sguardo lucente. Amava uscire in paese con la madre, poter guardare le persone senza sentirsi strana. Osservava, ammirava, e spesso le tornava in mente il sogno. Cercava con lo sguardo quel ragazzo con la sciarpa rossa -ancora ignara- per cercare di capire il sogno. Una volta aveva raccontato del sogno con la madre, e le aveva risposto che la sciarpa rossa rappresentava il filo che congiungeva i ragazzi. Era -dunque- destinata a quel ragazzo, ancora sconosciuto. La madre sorrideva, mentre lei trotterellava vicino ad essa. Quando arrivarono al paese, era pieno giorno. Il sole era alto nel cielo,  ed un caldo tiepido riscaldava i volti. Era tutti felici, lì, quasi come se il dolore non fosse contemplato. Ed infatti tutti i pensieri erano lasciati nelle case in periferia, insieme ai piatti sporchi e le camere disordinate. Allison era felice, molto più di quanto si sarebbe mai aspettata. Guardava meravigliata gli stendardi con i vestito sopra. Alcuni erano sporchi, molti era consunti. Altri li aveva cuciti la madre stessa, lo si notava dai colori chiari, pastello, e dai ricamo che metteva sempre alla fine. Amava vedere la madre cucire, le dava una sensazione di quiete. Quando cuciva aveva lo sguardo concentrato. Le labbra tese in una linea rigida, e le sopracciglia aggrottate. Guardava le mani scorrere veloci sulla stoffa, lasciando che la macchina per cucire lavorasse. Appena finita la forma dell'abito -tal volta un vestito, altre semplici capi casalinghi- continuava lei. Ricamava delle lettere -se ai clienti andava bene- e poi li imbustava. Li piegava meticolosamente -dopo aver stirato- e li metteva in borsa.
«Allison con il guadagno dell'ultimo incarico ci avanzano dei soldi... vorresti qualcosa?» la bambina iniziò a scuotere il capo, per poi voltarlo verso un punto preciso. Aveva visto un piccolo pezzo di stoffa rossa svolazzare. Era lì, che la chiamava. Sentiva un piccolo formicolio alle mani -come quando voleva prendere il blocco notes e le matite per disegnare- mentre sgranava gli occhi. «All- oh... vuoi andare lì?» la bambina annuì, quasi impercettibilmente, incantata dalla stoffa. La madre pagò la sciarpa -poche monete- e la porse alla figlia. La ragazza tocco la trama, sentendola morbida. Era così... familiare. Come se la stoffa che toccava tutte le notti in sogno fosse davvero quella. Sorrise, felice, mentre nel cuore si espandeva un dolce calore.

**
Erano passati anni da quel giorno al mercato. Allison era cresciuta, sbocciata. Un piccolo seno acerbo sbucava dal petto, riempiendo dando ai vestiti una forma più femminile. La vita era stretta, e i fianchi leggermente pronunciati la rendeva deliziosa. Il carattere era cambiato, di poco, era sempre dolce, socievole, e solare. Ma chiariva a gran voce le sue idee. Non lasciava il popolo a decidere per lei. Discuteva, spesso, con i suoi coetanei. La ritenevano troppo sofisticata per loro. Guardava troppo avanti, non si sentiva parte del paese. Anche la giovane madre lo aveva capito. E la guardava sempre più spesso con uno sguardo stanco e rammaricato. Si sentiva in colpa, certe volte, a vederla isolata dai compaesani. «Ally... tesoro... stasera dobbiamo parlare » le aveva detto, una giorno. Allison si stava spazzolando i capelli, mentre guardava con un sorriso stampato sulle labbra la madre. Era sempre felice quando stava con lei. «Ma bene mamma. Non vedo l'ora» e come capitava ogni mattina, baciava la guancia tiepida della madre, e andava a scuola. Non aveva molti amici -forse quasi nessuno- amava stare in compagnia, ma con quasi nessuno si confidava. Parlava solo con un ragazzo, solo come lei. Si incontravano nei corridoi, o a ricreazione. Parlavano, si guardavano, e ridevano. Ma non sapevano quasi nulla dell'altro. Allison non sapeva che Chris (era questo il nome del ragazzo) fosse solo al mondo. Non aveva fratello, solo una vecchia zia che a giorni sarebbe potuta morire. E Chris non sapeva che Allison si sentisse spesso sola. Non poteva saperlo, neanche la madre lo sapeva in realtà. «Ehi...» la salutò il ragazzo, quando la vide arrivare da dietro l'angolo. Allison sorrise -come sempre- al ragazzo, e lo raggiunse. Parlarono, come sempre, della giornata. Fecero riferimenti ai loro compagni di classe, senza però dire i nomi di essi. «Dove l'hai presa?» chiese, indicando la sciarpa che la ragazza stringeva tra le mani. La ragazza alzò lo sguardo, guardandolo stranita. Mai nessuno aveva dato peso a quella stoffa leggermente logora che stringeva sempre fieramente al petto. Era l'unico regalo che aveva chiesto alla madre, poiché attratta da essa. Sapeva che era una sciocchezza. Era della semplice lana, ormai non più bella come un tempo, ma l'amava con tutta sé stessa. «Oh... ehm... è un vecchio regalo di mia madre... la conservo gelosamente da anni» e la strinse ancora di più. Non sapeva perché, sentiva solo l'esigenza di farlo.

«Allison... cara...» iniziò la madre, torturando leggermente le mani. Stringeva fortemente l'indice della mano destra nel palmo della sinistra, quasi le desse sollievo quel piccolo dolore. «Dimmi, mamma» la ragazza guardava la donna, leggermente in ansia. L'ultima volta che l'aveva guardata così, le aveva annunciato che per un anno avrebbe dovuto studiare da sola. Non poteva permettersi la scuola pubblica. «Ho preso una decisione, da lunedì partiamo. Ti porto definitivamente in città, da mio fratello» Allison aprì la bocca, come ad esternare un pensiero, poi la richiuse. Sorrise, felice, e abbracciò la madre. Il suo sogno si sarebbe realizzato.

Erano fermi davanti al vecchio treno del paese. Solitamente trasportava solo merci, ma la madre di Allison aveva trovato un compromesso. Dopo aver confezionato un vestito elegante erano riuscite a trovare un passaggio. Tutto il paese sapeva della loro partenza. Molti erano felici, altri mormoravano di un'ipotetica gravidanza non prevista della giovane ragazza, altri erano impassibili. Erano lì, davanti al vagone, mentre il vento sferzava i volti accaldati per la leggera corsa. Si tenevano per mano, mentre i bagagli stazionavano al loro fianco. Sorridevano, felici, e si sentivano euforiche all'idea di partire. «Sei sicura di questa partenza?» chiese, alla fine, la madre. Allison sorrise, mentre avvolgeva il collo con la sciarpa di lana. Il vento soffiava impetuoso, dando scosse si euforia alla giovane. «Il mio sogno si sta avverando» e salirono. Si fecero aiutare dal guidatore a posare i bagagli, mentre con uno sguardo malinconico salutavano il loro paesino. Salirono, ma poco prima che la porta del vagone si chiudesse, la sciarpa volò via. Allison si girò, velocemente, guardando la stoffa rossa volare via. Seguiva il vento, in balia degli eventi. «Appartiene al paese, lasciala tornare a casa» disse la madre, guardando anch'essa la sciarpa. Guardò quella parte di sé -quella nascosta- tornare nel luogo che amava. Sarebbe tornata, prima o poi. Come quella sciarpa, sarebbe tornata a casa.

«Quella sciarpa... mi ricorda tanto quella che avevo da ragazza» guardò il ragazzocontinuando a sorridereIl giovane sgranò gli occhimentre il sorriso si allargava sul suo volto. «Allison...» si avvicinaronoquasi inconsapevolmentementre la stretta sulle mani si intensificò. «Come...?» lo guardò negli occhie sentì il fiato mancargli
«Io... io ricordo questa... scena» sussurròmentre portava alla mente il sogno che per anni l'aveva perseguitata. «Allison... non ci vediamo da anni» continuò il ragazzoguardandola negli occhiLa notte aveva invaso i due ragazzimentre la fioca luce della luna e delle stelle faceva da scenario. «Chris... sei tu?» chiesecon gli occhi lucidiSentiva il cuore scoppiare di felicitàe neanche lei sapeva perchéNon parlarono piùsi avvicinarono ancora di piùfino a far sfiorare i nasiErano viciniseparati solo da quella sciarpa infeltritaE so baciaronofinalmentesentendosi completiQuando si staccarono avevano il fiato cortoe le gote arrossate. «Alla finequella sciarpa che ci ha tanto divisici ha ricongiunto» e senza sapere nulla della vita dell'altroscoprirono di amarsi da sempre.
«Eravano destinati. Questa, è la scia del destino»

   
 
Leggi le 0 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: Pupulewahine