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Autore: Kokky    02/06/2009    5 recensioni
[SiriusBellatrix]
« Siriuuus, dove sei, cugino prediletto? Primogenito Black, dove ti sei cacciato? », gli sussurrava fra i tessuti pesanti di quelle stanze.
Sirius, bambino, ne amava la figura e il fuoco; ne odiava quelle braccia secche che lo avrebbero afferrato, prima o poi, e trascinato a fondo.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Bellatrix Lestrange, Sirius Black
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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S c o t t a t u r e

Mai giocare con il fuoco, bambini

 

I hate everything about you

Why do I love you?

Three Days Grace

 

 

Il suo viso era impigliato nella trama del tessuto, e Sirius ne osservava le fattezze con una smorfia della bocca.

Gli occhi neri incastonati lì, seppur quello era un arazzo e quella non era lei, mostravano la sua anima infuocata – nera, avrebbe detto il leone; lucente, avrebbe detto la serpe.

Ogni volta, Sirius si trovava a fissarli affascinato.

 

Quando era bambino, e ancora correva per quella la casa sghignazzando, scivolando di proposito sui corrimani delle scale e facendo i dispetti a Kreacher, lei appariva raramente, accompagnata dai genitori e dalle sorelle; accadeva d’inverno e d’estate, per le vacanze.

Sirius si nascondeva negli angoli più bui della casa, per non vedere quella bambina che si stava trasformando in donna – e i suoi occhi neri e roventi –, ma lei veniva a cercarlo sempre. La odiava, per le mani pallide ed eleganti che tastavano il buio, alla ricerca di lui, e per la risata facile, che ricordava lo sghignazzare delle iene.

« Siriuuus, dove sei, cugino prediletto? Primogenito Black, dove ti sei cacciato? », gli sussurrava fra i tessuti pesanti di quelle stanze.

Sirius, bambino, ne amava la figura e il fuoco; ne odiava quelle braccia secche che lo avrebbero afferrato, prima o poi, e trascinato a fondo.

« Vattene via! », lamentava, e lei ascoltava la sua voce infantile, per poi ghermirlo nell’oscurità fatta di tende e drappeggi. Probabilmente qualche demone si era infilato fra quegli ornamenti.

« Bellatrix, lasciami in pace », mormorava sul suo petto morbido, mentre lei rideva con la voce acuta e lo stringeva a sé.

« Cugino, la pace non esiste », diceva al suo orecchio lei, piegandosi verso quel bimbo che, stranamente, era codardo di fronte a quegli occhi neri.

Solo una sfida poteva rianimare Sirius, dopo essere caduto tra gli artigli di sua cugina.

« Invece sì », ribatteva.

« Se esiste, la porterà il Signore Oscuro! Dovresti vederlo nel suo intero splendore, sai? Senza la feccia Babbana saremo davvero in una quieta eterna », rispondeva lei.

E allora Sirius la scacciava via, odiandola a morte. « Bellatrix, non mentirmi », urlava, e adesso non era più un bambino, ma un animo feroce e leonino « Me ne vado, non voglio sentire le tue sudice parole ».

Con gli occhi grigi tristi, Sirius bambino correva via da quel buio, alla ricerca di un po’ d’aria in cui respirare. Quel gioco del nascondino durava sempre troppo, e finiva sempre male.

Ma sentiva su di sé quelle mani e il suo corpo bruciava, come scottato.

 

Poi, lui venne cancellato dall’arazzo e diseredato.

Bellatrix divenne l’eroina della famiglia, mentre lui – per fortuna – ne usciva fuori, rinforzato e deciso a pulire il mondo.

Poi, quella bambina che era divenuta donna portò davvero Sirius sul fondo, con un incantesimo verdeggiante che gli mozzò il fiato e la vita.

E i suoi occhi neri, gli stessi che fissavano follemente dall'arazzo, lo osservarono cadere come una farfalla, scivolando morbidamente dietro un Velo lontano. Quello era lo spettacolo più bello che Bellatrix avesse mai visto.

Ne rise.

   
 
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