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Autore: Lady_Cissa_    02/06/2009    0 recensioni
E una Sohut sui Lestrange,nello specifico,sui due fratelli:Rodh e Rab. "Rodh guardava il fratello era ancora troppo giovane per finire ad azkaban, tra i due c’erano cinque anni di differenza, ma poco male…quella di finire in galera era stata una delle possibili opzioni dopo il marchio. Somigliava moltissimo alla loro madre, i suoi lineamenti erano meno marcati rispetto ai suoi..."
Genere: Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Rodolphus Lestrange
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“i mangiamorte,Rabasta,Rodolphus e Bellatrix Lestrange,sono condannati a rimanere rinchiusi ad azkaban a vita

“i mangiamorte,Rabastan,Rodolphus e Bellatrix Lestrange,sono condannati a rimanere rinchiusi ad azkaban a vita! E a subire,il bacio dei dissennatori”.

L’ardua seppur giusta sentenza, era stata emessa da Barty Chrouch senior, contro le malefatte dei tre Lestrange.

Una risata sguaiata riempì la stanza scura e circolare del Wizegamoth: era quella soddisfatta di Bellatrix Black in Lestrange.

Venne prelevata per prima dall’aula da tre auror, che con bacchetta alla mano, l’accompagnarono verso l’uscita dove, sedute sopraelevate tra il pubblico, c’erano Druella Rosier Black e Narcissa Malfoy. La mangiamortre venne condotta dapprima da loro per un ultimo saluto; Druella tra le lacrime chiedeva perdono per sua figlia e Narcissa, attonita guardava la sorella maggiore che aveva lo sguardo perso nel vuoto. “figlia mia, fatti forza, ti tireremo fuori…” disse sconvolta Druella, che cercava di contenersi nonostante il dolore. “risorgerà…” sussurrò di rimando Bella.

Cissa la guardò sorpresa, la madre invece, interrogativa. Bella iniziò a respirare affannosamente, gli occhi spalancati e in crescendo: “…si , il signore Oscuro NON E MORTO! NESSUNO PUO’ SCONFIGGERLO!!! TORNERA’ E CI LIBERERA’ TUTTI!!!” urlò la mangiamorte che opponeva resistenza agli auror che la trascinavano via.

“thz…portatela via,via da qui. Rinchiudetela in isolamento” disse quasi schifato Chrouch. Poi, si voltò verso gli altri due imputati: “E ora, torniamo a noi…prelevate anche questa feccia.. ma prima, vi chiedo: avete qualcosa da dichiarare? So che non siete pazzi come la Black, in voi c’e un briciolo di cervello…suvvia, ditemi, sono stati visti quattro mangiamorte a casa dei Paciok, tre siete voi, ditemi chi è il quarto!!”

Lo stesso medesimo pensiero ambivalente serpeggiò nella mente dei due fratelli: * tuo figlio, Barty Choruch jr. era lui il quarto…ma, dirlo o non dirlo?*

In fondo se fosse rimasto libero prima o dopo li avrebbe tirati fuori dalla prigione. Su di lui si poteva contare, non era come Lucius. Malfoy, Rodolphus ci avrebbe scommesso, li avrebbe fatti marcire ad Azkaban; quello pensava solo a se stesso e ai suoi interessi. Barty no.

*lascia stare Rodh…non dirglielo* insistè Rabastan guardando il fratello che gli leggeva il pensiero. Rodh chiuse gli occhi, due auror lo tenevano per le braccia e aveva i piedi incatenati. “si.” Alzò lo sguardo scuro su Chrouch che lo guardava con occhi sbarrati e felici, lo stesso sguardo che aveva Rabastan ma pieno di apprensione. “Non si azzardi più a insultare mia moglie.” Disse tagliente. Choruch battè il martelletto di legno sul pulpito e arrabbiato: “Portate via da qui questi due! Ora! Nella cella più remota di Azkaban!”

I due Lestrange vennero portati via , da quattro auror, sollevati da terra e messi l’uno accanto all’altro per evitare che fuggissero e immobilizzati dal collo in giù, fecero attraversare loro i lunghi corridoi.

I fratelli si guardavano negli occhi: parlavano. *non potrò più chiederti la rivincita per le corse che vincevi tu a cavallo…bell’affare non trovi?* *ah..caro Rabastan, puoi chiedermi mille volte la rivincita, tanto, vincerò sempre io…semplicemente perché sono più bravo…* *modesto come al solito…* pensò ghignando Rabastan. “che hai da ridere Lestrange!?siete finiti ormai” disse uno dei quattro auror che li scortavano. Rab lo fulminò con lo sguardo. Come osava?...

Rodh guardava il fratello era ancora troppo giovane per finire ad azkaban, tra i due c’erano cinque anni di differenza, ma poco male…quella di finire in galera era stata una delle possibili opzioni dopo il marchio. Somigliava moltissimo alla loro madre, i suoi lineamenti erano meno marcati rispetto ai suoi: Rabastan aveva i capelli ricci e gli occhi blu notte come quelli della loro mamma; lei era nordica di origine, si chiamava Brunilde Himmler e suo padre, l’aveva sposata per interessi economici. Ma con il tempo, poi, si erano amati, si erano imparati a conoscere,cosa che,con Bellatrix, non era successa. Ma non importava, da quando si erano sposati l’unica cosa che contava per entrambi era Lord Voldemort. *come sei smielato a volte,fratello…* *che fai?! Leggi senza il permesso?* rise. Gli auror si guardavano con aria interrogativa svoltando a destra verso il corridoio che li avrebbe portati nell’area d’isolamento. Non c’erano i dissennatori lungo quei corridoi, erano a guardia fuori e, nell’area di isolamento dove venivano imprigionati i delinquenti peggiori.

*che dici Rodh, Bellatirx ha ragione? Il Lord risorgerà?* *ovvio, non ne devi dubitare e con Chrouch libero, presto, molto presto, noi lo cercheremo con lui…* *e Lucius? Anche lui potrà..* *thzè..non nominarlo. Lui è stato assolto in meno che non si dica…per te è un mito, ma non lo conosci come lo conosco io…lui ha fatto la femminuccia, ha detto di avere agito sotto la maledizione Imperio. Te ne rendi conto?Lucius, non è come credi tu. Solo io e Bella abbiamo visto la sua vera natura, nemmeno il Lord l’ha vista…* e prima che Rabastan potesse controbattere vennero spinti all’interno di una buia,umida e maleodorante cella. “ fa freddo…” commentò Rabastan ad alta voce. “che astuzia fratello! Siamo in prigione, non in vacanza..”Rab lo spintonò: “no…quel tipo di freddo…” disse indicando l’oscurità con la testa e lo sguardo fermo. Iniziò ad avere il respiro affannato “arrivano i dissennatori.” Osservò rimanendo serio.

C’era solo una grata che faceva filtrare la luce, e quella poca che entrava, aveva illuminato un angolo remoto della cella, dove appesa a mezz’aria, con le braccia in alto incatenate da zozze manette, c’era Bellatrix. I piedi ciondoloni e la testa corvina rivolta verso l’alto con la bocca semiaperta.

Rodolphus fece per avvicinarsi ma non poteva, era bloccato. Non era paura, ma ancora quello stupido incantesimo che gli avevano lanciato gli auror.

Da Bella uscivano fumi d’argento all’inizio risuonavano di risate cristalline di bambine e poi di voci famigliari, come la sua o quella di Andromeda, e in fine solo di rumori fragorosi di duelli…

“le sta risucchiando i momenti felici…Rodh..fa qualcosa…” intervenne Rabastan.

“Sono bloccato…come te d’altronde…non posso…”

Il dissennatore li sentì, e subito lasciò la Black, per spostare la sua attenzione sui nuovi arrivati.

Era davvero una bestia immensa, oltre a levitare da terra, era davvero imponente, il mantello nero che le ricadeva addosso, era talmente sciupato e vecchio che lo scheletro di cui era composta si notava alla perfezione. Con le mani ossute tese in avanti, fluttuava verso i due fratelli. Prima girò attorno a Rodolphus, e poi con un repentino scatto della testa si diresse verso Rabastan.

Era il più impaurito. Non voleva assolutamente che Rodh fosse toccato, e temeva per entrambe le loro vite.

Il dissennatore lentamente fluttuava verso il più giovane dei Lestrange, e dopo averlo sbattuto al muro, iniziò a rubargli tutti i momenti felici.

Rabastan vedeva solo la bianca mano ossea avvicinarsi e poi prenderlo per il collo e sbatterlo al muro…era tutto buio,freddo, e si sentiva puzza…

Dopo qualche secondo, riaprì gli occhi. Era steso per terra ed era giorno, caldo, e nell’aria, c’era un dolce profumo di erba verde appena tagliata. Si alzò di scatto e si guardò intorno…sospirò forte annusando l’aria dolce della sua terra: la Loira. Iniziò a camminare, in lontananza poi, vide due piccole figure avvicinarsi velocemente. Correvano l’una dietro l’altra e man mano che si avvicinavano, Rabastan, li riconobbe…erano lui e suo fratello che correvano felici per i prati del castello del padre in Francia. Rodolphus, più alto e robusto, come sempre, era davanti a Rabastan,che dietro, correva con tutte le sue forze per raggiungere il fratello maggiore. A occhio e croce li avevano Rodolphus 10 e Rabastan 5 anni. “tanto non mi prendi…sei lento…” lo canzonava Rodolphus. Questo indossava una camicia bianca e paio di pantaloni corti fino al ginocchio tenuti su con un paio di straccali neri; i capelli erano lisci e quelli più lunghi erano appiccicati alla fronte sudata per via della lunga corsa. Rabastan dietro, correva a perdifiato con la camicia fuori dai pantaloni corti e neri. I capelli,già ribelli di loro, erano ancora più arruffati dopo la lunga corsa. All’improvviso:“ahh…!!!...AIA…. Rudyy…sigh…” Il Rabastan grande, si avvicinò ma non poteva toccare nessuno dei due. Il piccolo Rab era caduto, aveva inciampato su un sasso che Rodh invece aveva saltato. Il maggiore, spaventato dall’urlo dell’altro, si voltò sui suoi passi e soccorse il più piccolo. “sei un disastro Rabastan…e ora? Chi lo racconta a mamma…non ci crederà mai che non è colpa mia…” disse atterrito Rodh una volta appurato che la caviglia del fratello era stirata. Rabastan tirò su con il naso e poi: “…dai, glielo dico io che ho inciampato…questa volta è vero, che non è colpa tua…” suggerì asciugandosi le lacrime. Rodh lo guardò alzando un sopracciglio. “e sia!...ma non piangere, non fare la femminuccia…” lo esortò. Poi si voltò e gli offrì le spalle. “salta su, che ti porto a casa a cavalletta…” Rabastan lo guardò felice, e con un piccolo sforzo, si issò sulle spalle del fratello. “grazie Rodolpuhs…” gli sussurrò su un orecchio. “non ti ci abituare….” Gli rispose secco l’altro.

Di nuovo freddo, e quella puzza di sudicio gli irruppe nelle narici facendolo tossire… *sono di nuovo qui…quel ricordo…* pensò spiazzato, ma non ebbe il tempo di riflettere che fu di nuovo attaccato dal Dissennatore che gli rubò un altro ricordo:

“mamma,mamma, c’e una lettera da Hogwarts…è sicuramente Rod…leggila tu per favore…” il piccolo Rabastan era arrivato correndo e facendo sventolare una lettera con carta bianca in salotto verso sua madre. Brunilde guardò malevola il figlio. “quante volte ti ho detto di non assumere questo atteggiamento Rabastan?...toppe poche…” concluse con una smorfietta di disgusto. Il piccoletto si sentì mortificato e abbassò la testa. Mrs.Lestrange, se ne accorse, ed ergendosi in tutta la sua altezza, si avvicinò al figlioletto,gli accarezzò i ricci e, essendosi accorta di avere esagerato, lo prese in braccio e insieme si sedettero su una poltrona accanto al camino acceso. Brunilde Lestrange, era davvero una bella donna: molto alta, con capelli rossi come il sangue e ricci,occhi luminosi blu notte e un’aria da nobile che ben le si addiceva. “allora, vediamo un po’…sisi, questa lettera è proprio del caro Rudy…” disse amorevole aprendo la carta chiusa con la cera.

“cari mamma e papà,

vi annuncio che sono diventato capitano della squadra di quidditch di serpeverde.

Il capitano scelto a settembre, stranamente, si è ritirato da scuola a seguito di un incontro/scontro nei bagni maschili…madama Chips ha detto che era stato torturato con una maledizione senza perdono…ovviamente la Cruciatus. Povero Elrok…mi dispiace per lui, ma farò del mio meglio per sostituirlo e non fare sentire la sua mancanza…

Approposito, mio padre forse già vi ha avvertita,ma non sarò a casa prima del 30dicembre, in quanto sia io che Bellatrix, Lucius e Severus, andremo a parlare con il signor Riddle.

Mi dispiace,so che tenevate ad avere tutta la famiglia unita per natale, ma obblighi superiori me lo impediscono. Madre, mandate un grande abbraccio a mio fratello.

Con grande affetto vostro foglio.

Rodopluhs.”

Rabastan guardava la lettera e la madre ripetutamente. “che bello mamma, ma ci pensi? Rodh capitano della squadra di quidditch…tra due anni anche io voglio fare parte della squadra di serpeverde…” disse sognante.

Brunilde intanto si era alzata, accomodando un sognate e felice Rabastan sulla poltrona, portandosi davanti al grande camino acceso, buttò la lettera tra le fiamme con un’espressione di sconfitta in volto. Il Rabastan grande, intanto, si era avvicinato ai due e avrebbe dato qualsiasi cosa per poter abbracciare quella donna così dura fuori, ma così attaccata hai propri figli….

Di nuovo freddo…e questa volta sentiva Rodolphus suggerirgli qualcosa… non capiva : “sch…ma.. la…nte….daiii…ce la puoi fare…sche…mente…!!” ma non capiva e di nuovo un flash che lo portò a camminare lungo i corridoi della sala grande, tutta illuminata con i quattro tavoli delle case in attesa di sapere chi, tra i 400 ragazzi del primo anno, avesse fatto parte della loro casata.

Rabastan si rivide all’età di 11 anni, spaesato ammezzo a tanta bellezza e magnificenza. Accanto a lui c’era una timida Narcissa che si guardava intorno alla ricerca di qualche sguardo amico. “Raby, e se non sarò una serpeverde?..che tormento…” la piccola Cissy era davvero spaventata per questa evenienza.. e lui per farle coraggio, risoluto disse: “non potrai non essere una serpeverde, ce l’hai nel sangue, e poi sei la sorella di Bellatrix…!” la bionda di rimando: “si, ma anche di Andromeda…” disse indicando con la testa il tavolo di Grifondoro, con un affascinante Sirius e una deliziosa Andromeda. “mhf…io non ho dubbi,saremo entrambi delle serpi!...dai, cissy, il professore ti ha chiamata…tocca a te…” la piccola si avvicinò alla sedia, una volta seduta il cappello, dopo qualche secondo decretò senza remore: “SERPEVERDE!” e la nuova Black venne accolta al tavolo della casata di Salazar con urla e applausi. Poco dopo, fu anche il turno di Lestrange Rabastan.

Con passo fermo e sguardo serio, si sedette sulla sedia. Una volta che il cappello gli fu appoggiato:SERPEVERDEE!!! Decretò ad alta voce. Cosi anche l’ultimo dei Lestrange, era stato smistato nella casa che l’avrebbe portato sulla via dell’onore.

E anche quel ricordo gli era stato strappato dalla testa.

Si dimenava ma il dissennatore sembrava nettamente superiore a lui. Gli mancava il fiato ma la creatura sembrava non accorgersene, o molto semplicemente non voleva accorgersene.

Rodolphus li accanto gli suggeriva ad alta voce di schermare la mente per non farsi portare via i ricordi di una vita intera, ma Rabastan non ci riuscì e per l’ennesima volta, il dissennatore estrasse un altro ricordo…

Rabastan si trovò in una stanza buia e umida era accanto a una finestra che dava su un cortile a lui famigliare: quello di casa Riddle.

Troppo intento a guardare fuori, non si accorse che poco distanti da lui c’erano tre figure, che in quel momento, vennero illuminate dalla luce lunare. Ovviamente Rabastan sapeva chi fossero e non si meravigliò di rivedere se stesso, suo fratello e suo padre, la prima volta che Rabastan si presentava all’Oscuro.

“vedi di fare una bella impressione eh…” disse con un ghigno e una bella botta sulla schiena Rodh al fratello. Erano visibilmente cresciuti,Rodh, nemmeno andava più ad Hogwarts, e Rabastan era al suo sesto anno.

Il più giovane dei Lestrange era alto e longilineo, i capelli ricci erano lunghi fino al collo, e gli incorniciavano il bel viso affusolato ma duro, con occhi infossati blu notte.

La sua espressione era compiaciuta, tanto quanto quella di loro padre, Ramnes Lestrange. Costui era venuto a mancare da poco a causa di una malattia che nessun medimago era in grado di curare e, in quel ricordo, già aveva qualche sintomo. Il signor Lestrange, era alto e massiccio, i folti capelli un tempo neri, erano grigi e aveva una fitta barba dello stesso colore. Purtroppo però,per via della malattia, aveva la pelle giallastra e spesso tossiva violentemente, era un po’ ricurvo, e per ovviare a ciò, aveva un bel bastone in legno di ciliegio con lo stemma dei Lestrange incastonato all’estremità. I tre uomini erano l’uno accanto all’altro,il padre ammezzo ai figli, davanti a una porta chiusa dal cui interno provenivano delle voci. “chi l’avrebbe mai detto, che entrambi i miei figli,sarebbero entrati a fare parte dei seguaci del Signor Riddle…” disse orgoglioso Ramnes. Rodh, alzando gli occhi al cielo:“padre, signore Oscuro..” “è uguale…l’importante è che porterete a termine il sogno di vecchi come me,Abraxas e Cygus.” Continuò battendo una mano sulla spalla di Rabastan.

Ma prima che il giovane potesse rispondere la porta davanti a loro si aprì, filtrando un piccolo spiraglio di luce. “Forza Lestrenge, entra e portati dietro i tuoi figli…il Lord li attende!...” a parlare era stato Abraxas Malfoy, che fece accomodare i tre francesi.

Ramnes e Rodh, si sedettero su delle sedie attorno a un lungo tavolo ovale, mentre Rabastan rimase in piedi fissando il Lord.

Tom Marvolo Riddle, era alto, aveva un’aria molto elegante e austera, con un viso che rasentava un serpente e gli occhi, azzurro cielo, avevano qualcosa di malvagio che non si addiceva a quel colore cosi candido.

“Bene, un altro Lestrange tra le mie fila…” disse sottile intanto che, dalla finestra, Nagini si dirigeva fuori a caccia di cibo. “ cosa ti porta da me?” chiese con un filo di voce.

Rabastan lo fissava incantato. “la brama mio signore…la voglia di poter portare alla luce del giorno i diritti di noi purosangue, ed estirpare cosi tutta la razza indegna di vivere nella comunità magica, tutti i mezzosangue,nati babbani e ibridi…” disse inchinandosi davanti a Voldemort.

Quest’ ultimo ghignò di piacere nell’udire quelle parole. “Molto bene, porgimi il braccio sinistro…” Rabastan aveva visto marchiare il fratello e gli altri, e sapeva che faceva male, ma ora non importava. Il lord prese la sua bacchetta da una tasca interna al suo mantello, se la portò davanti agli occhi e poi la poggiò sopra all’avambraccio di Rabastan. Questo chiuse gli occhi e strinse i denti al primo contatto con la punta della bacchetta di Voldemort dalla quale, con uno scintillio rosso incise il marchio nero; il famoso teschio con un serpente che fuoriusciva dalla bocca, simbolo dell’incontrastata fedeltà a Lord Voldemort.

Rabastan serrò le mascelle, e dopo qualche secondo, il suo braccio pulsava ferocemente con il marchio ben in vista sul suo avambraccio sinistro. Rodoplhus lo guardava con un sorriso stampato in viso come d’altronde loro padre che, una volta marchiato Rab, sia alzò per aiutarlo a sedersi accanto a lui. Voldemort poi, si voltò verso tutti gli altri mangiamorte e con un sibilo maligno disse: “e ora, dobbiamo organizzarci per eliminare tutti gli auror che ci metteranno i bastoni tra le ruote, a cominciare da tuo cugino Bellatrix, Siruius Black deve….” E la voce dell’Oscuro svanì , lasciando il posto ancora una volta, al fetore della cella. Rabastan si dimenava, cosciente,purtroppo, di avere perso anche quel ricordo per lui cosi fondamentale e felice della sua vita.

Rodh, dal canto suo, iniziava a temere per la vita del fratello, e anche facendolo a posta, iniziò ad avere paura. Il dissennatore percepì immediatamente i sentimenti di Rodolphus ma continuò con il più piccolo dei due Lestrange:

“BASTA…LASCIA STARE MIA MOGLIE! LUDIRA CAGNA! ..” “mwahhaaa….continua ad urlare, Paciok, tanto non ti servirà a niente…qui, non c’e nessuno che possa sentirci…siamo solo noi 6…” a parlare era stato Barty Crouch jr che teneva legato faccia a terra Frank Paciok che guardava torturare sua moglie da Bellatrix Lestrange. “PRENDETE ME…lasciate stare Alice…” ripeteva in continuazione certo che Neville, fosse al sicuro. “Paciok, avete fatto male a mettervi contro il Lord…e soprattutto contro di me… tu, viscida strega, come hai osato farmi del male?...ora ne subirai le conseguenze…CRUCIO!” urlò per la rabbia Bella. Rodh e Rabastan intanto cercavano la vecchia Augusta per la casa con Neville, che avrebbero preso e portato al Lord. “ehy..io qui non la vedo…Yaxley ci aveva assicurato che c’era anche la vecchia con il bambino…se non c’e non possiamo rischiare di andare a casa sua a prendere il moccioso…” disse diplomatico Rabastan al fratello. “si, ma per me non dobbiamo andare da loro…per me dobbiamo andare dai Potter…ho un brutto presentimento fratello…spero proprio che Bellatrix si sbrighi a torturare quei due…sennò lo farò io e poi ce ne andremo. Non vorrei che qualche auror arrivasse a rovinarci la festa…” disse di rimando un preoccupato Rodolphus. “ti vedo preoccupato…non è da te…perché dici questo!?” chiese Rabastan uscendo da una stanza per entrare nella stessa del fratello. “Lucius mi ha detto che avevamo tre ore di autonomia…e che poi, una pattuglia auror sarebbe venuta da loro per sorvegliarli dato che tutti i membri dell’ordine della fenice, sanno che o il moccioso dei Paciok o quello dei Potter è il prescelto…e caro mio, abbiamo solo mezz’ora…” Rabastan si irrigidì, sotto la maschera aveva uno sguardo allibito. *effettivamente il ragionamento di Rodh non faceva una piega….e se fossero venuti?...* non fece in tempo a pensare che Rodh si materializzò al piano di sotto e Rab lo seguì pochi secondi dopo.

“Forza, ci penso io, togliti…CRUCIO!” urlò Rodh in direzione di Frank. “Rodh, che diavolo fai? Lo volevo fare iooo…” si lagnò Bella. “tu, piuttosto, sbrigati, dobbiamo andarcene che tra un po’ arriveranno gli auror, Rabastan, distruggi tutto quello che puoi…ora!” gli ordinò il fratello maggiore. “si, però fammi cruciare anche a me questi infami!” gli chiese come un bambino felice davanti a un gelato. “vieni qui, finiscila. Uccidila!” gli ordinò Bella intanto che abbandonava la tortura di Alice per consegnarla nelle mani di Rab. Lui, felice, iniziò a torturarla,l’auror era riversa a terra, in una pozza di sangue, era svenuta e le contorsioni che il suo corpo faceva erano solo un riflesso incondizionato del suo corpo. “ALICEEE…NOOO…..” Frank urlava, ma non per il dolore ma per l’angoscia che aveva nei confronti della moglie. I tre Lestrange invece, ridevano, ed erano contenti della loro opera di distruzione…

Rabastan sospirava velocemente…in quel tumulto di emozioni, finalmente riuscì a schermare la mente e con un ultimo sforzo, si abbandonò a terra svenuto.

Il dissennatore allora, non trovando più soddisfazione in Rabastan, si diresse da Rodolphus.

Questo immobile, fissava l’orrida bestia che gli si avvicinava, schermò la mente, ma la forza del dissennatore era tale che non servì a nulla, tanto era avido di rubare i ricordi anche a quest’altro condannato al bacio.

Era il castello Lestrange,lo avrebbe riconosciuto ovunque. Nonostante fosse solo il 2 novembre, fuori, era tutto gelato e la prima neve era già caduta. Il piccolo Rodh era seduto su una poltrona davanti al camino con le gambe ciondoloni che facevano avanti e indietro. Il Rodolphus grande, lo guardava dall’altro lato della stanza. D’un tratto una porta alle spalle del piccolo si aprì, rivelando, l’alta figura del giovane padre: “ora puoi entrare Rodolphus, ma fai piano…” ordinò tetro l’uomo. Rodh scese con un saltello e serio,si diresse nella stanza dove c’era il padre. Quella era la camera da letto dei suoi genitori e nell’enorme letto a baldacchino c’era sua madre, appoggiata su svariati cuscini, che gli sorrideva felice. “vieni Rudy caro, appoggiati…” disse amorevole al figlio. Questo, diffidente, si arrampicò sul letto e si avvicinò a Brunilde: “com’è madre?” chiese risoluto. Brunilde dal canto suo, indicò una culla in legno vicino al grande letto matrimoniale;Rodh scese dal letto e facendo il giro di esso si avvicinò, piano, alla culla. “ma dorme…” osservò “è cosi piccolo…” disse ancora. Era davvero incuriosito da quella creaturina coperta fino alle orecchie da coperte pregiate color porpora. “è naturale, anche tu 5 anni fa eri cosi…” sussurrò la donna. Rodh intanto, con una piccola manina accarezzò le guance paffute del neonato. Sorrise compiaciuto. “si voltò verso i genitori: “come lo chiamiamo?” chiese. Fu Ramnes a rispondere: “Rabastan, come il padre ti ua madre.” Assentì con tono che non ammetteva repliche. Rodh si voltò di nuvo e si sporse sulla culla per accarezzare sulla testolina il fratello e sussurrò: “bene,Rabastan, io sono tuo fratello maggiore…sappi che se non farai ciò che io ti dico, finirai nei guai…”

Tutto si dissolse e l’ossuta mano del dissennatore gli stinse forte la gola, tanto da non farlo respirare. Ancora apnea e, ancora,ricordi rubati: in sequenza, il suo ingresso tra i serpeverde, la conoscenza con Lucius,Severus e Bellatrix, il primo bacio con Bella e lo smistamento di Rabastan. “Eccolo lì, guarda è accanto a tua sorella Bellatrix” disse indicandoli Rodh, indicando i due novellini a Bella,Lucius e Severus. Quest’ultimo anche se era al secondo anni, già era entrato a fare parte del gruppo “Inn” di Serpeverde. “guarda Lestrange, tuo fratello non ha paura come la mocciosa Black…” osservò un subdolo Tiger. “Ovvio che no,sarà un serpevede, come me d’altro canto…guarda Bella,tocca a Narcissa…” disse. Bellatrix giovanissima,guardava rapita sua sorella che marciava verso il cappello parlante. Con una mano sotto il tavolo,cercò quella di Rodh che trovò e strinse con forza. Era chiaro, aveva paura del decreto. Quando poi il vecchio cappello strillò: “SERPEVERDE”,Bella si rilassò: “visto? È mia sorella…” disse orgogliosa rivolta a Tiger. Poi fu la volta di Rabastan. I due Lestrange si guardavano negli occhi: *vai tranquillo. Sarai qui con e tra poco. Basta che tu lo voglia, il cappello terrà conto di quello che senti, fidati* pensò. Gia ai tempi della scuola, entrambi, sapevano leggere il pensiero grazie ai preziosi insegnamenti della madre. “SERPEVERDE” urlò il cappello e Rab, felice, si accomodò accanto a un orgoglioso Rodolphus.

Poi un altro ricordo…non riusciva a difendersi, il dissennatore lo aveva in pugno, ed era una cosa che detestava, di solito, era lui a fare da cacciatore…essere preda non era il suo forte.

“sarà per via dei sei che ha nella data di nascita, ma Rodolphus non è mai stato uno stinco di santo.

Da quando era piccolo è sempre stato un bambino piuttosto esuberante, si, diciamo cosi, basti ricordare quando nel mio ufficio, ha letteralmente spiaccicato a terra sotto il mio pensatoio in pietra il suo elfo domestico….e poi quando ha appeso Rabastan per i pantaloni sull’asta di una bandiera, della torre più alta del castello…chi l’avrebbe mai detto che sareste diventati inscindibili?...fino ai 10 anni di Rabastan eravate come cane e gatto. Ma poi, quando hanno provato a torcergli un capello, hai capito che valore avesse per te, me lo ricordo come se fosse adesso: “come hanno osato tanto? Quei due non dovranno nemmeno respirare più la stessa aria che respira mio fratello.”

Da quel momento non l’hai più lasciato. E poi, come non ricordare gli scherzi che facevate a quella santa di mia madre, Charlotte…sapete, usavano un muffilato su di lei per farle credere che fosse sorda…e tutti gli elfi che mi son trovato impagliato prima del tempo?...bhà, lasciamo stare, che potrei stare qui all’infinito.

Comunque, Rodolphus, sono orgoglioso di quello che eri, un bambino brillante, di quello che sei, un eccellente studente, Capo della casata Serpeverde e di quello che sarai, con il tuo impegno preso nei confronti del Signor Riddle.

Con questo chiudo, e ti auguro un buon compleanno, A RODOLPHUS!” disse Ramnes alzando un calice di vino elfico al cielo, seguito da più di cento voci che rispondevano: “A RODOLPHUS”

Il Rodh grande, era immobile su un angolo a guardare la scena,nemmeno se la ricordava.

“padre,grazie. Ma potevi anche risparmiarti la storiella di Rabastan.” Fece notare Rodh, “si, ma l’avevano mandato al San Mungo. Ora, grazie a te, chi è rinchiuso al quinto piano,lesioni da incantesimo, del San Mungo?” chiese retorico il padre al figlio.

Rodolphus non potè continuare a ricordare che tornò di nuovo nella cella nera e fetida.

Da fori i quattro auror li guardavano. “non credi che possa bastare?...guarda quello a destra è svenuto…” disse caritatevole uno. “come no! Loro non sarebbero stati tanto clementi…” rispose adirato un altro.

Poi, quello che sembrava il capo aruror, con sguardo serio e con tono altrettanto autorevole disse: “basta, fate uscire quella bestia. Non finiamoli in un sol boccone, la vendetta, ragazzi miei, è un pasto che va consumato freddo. E questi rinnegati si meritano di patire molto tempo, prima di essere baciati…”disse ostile. “andate….” Disse a due degli auror li con lui.

Questi, con due patronus, rispettivamente un fagiano e un cane, fecero uscire dalla cella il dissennatore, che ormai aveva sfinito anche Rodolphus.

“Fate uscire questo abominio da qui, io controllo i prigionieri….” E detto questo, i due auror uscirono dall’isolamento con il dissennatore e il capo auror entrò.

Era tutto buio, e c’era puzza, ma con un semplice Lumos, si fece strada tra il fitto nero.

Si accovacciò e prese Rodolphus per i capelli, questo, quasi svenuto lo guardava con occhi acquosi.

“dicono che Peter sia morto, ma non ci credo. Dicono che Black l’ha fatto fuori, Ma non credo nemmeno a questo. Potevate essere più furbi cari Lestrange, io sono fuori e voi no.Ma non vi preoccupate, gia sono sulle tracce del Signore Oscuro, e dato che non mi fido di Malfoy,presto vi verrò a tirare fuori…” sussurrò l’auror.

Rodh lo riconobbe all’istante e non potendo parlare scosse la testa su e giu impercettibilmente.

Alle loro spalle arrivarnono le altre guardie, e cosi, gli fece sbattere letteralmente la testa a terra facendolo svenire. “si, tutto a posto, possiamo tornare al Wizegamoth.”

Disse serio uscendo dalla prigione.

La porta si chiuse, e Barty, si portò via tutte le speranze che quei tre avevano di uscire da li.

  
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