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Autore: Oducchan    14/02/2017    1 recensioni
Oikawa si sveglia lentamente, emergendo dal mondo dei sogni grazie ai rumori che giungono, per quanto soffusi, dalla cucina.
Sarà un San valentino diverso dagli altri
[Oikawa - Ushijima]
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Tooru Oikawa, Wakatoshi Ushijima
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Nick autore: Oducchan
Titolo: It feels like I can be the one for your love
Fandom: Haikyuu
Personaggi: Oikawa Tooru, Ushijima Wakatoshi
Pairing: UshiOi
Genere: introspettivo, romantico, fluff
Avvisi: future!fic(sono adulti e sono professionisti)
Rating: giallo
Note:
Ormai presumo saprete tutti che scrivere (o anche solo disegnare) qualcosa sull'UshiOi di recente significa venire additati con epiteti infamanti, volgari e offensivi. A me sinceramente non me ne frega una cippa: amo Ushijima, amo Oikawa, e in un futuro idilliaco in cui andranno all'università assieme e continuerò a farlo finché non mi passerà la voglia. E se a qualcuno questo non sta bene, beh, è un problema unicamente suo, non di certo mio ù.ù
Scritta per il COW-T, prompt "Le cose non vanno mai come credi"
BUON SAN VALENTINO A TUTTI! 

 
It feels like I can be the one for your love


 
Oikawa si sveglia lentamente, emergendo dal mondo dei sogni grazie ai rumori che giungono, per quanto soffusi, dalla cucina. Sbatte le palpebre, ancora un po’ intontito, e poi sbadiglia, stiracchiandosi tra le lenzuola. Si sente caldo e pesante e piacevolmente soddisfatto, mentre si rigira nel piumone – l’orologio digitale che troneggia sul comodino lo informa che sono quasi le sette, e che dovrebbe iniziare ad alzarsi e prepararsi, se vuole arrivare in tempo per gli allenamenti e non prendersi una strigliata dal suo coach.
Ma dopotutto ha ancora una buona fetta di tempo a sua disposizione –nessuno si aspetta di vederlo comparire prima delle nove- ed è quasi tentato di richiudere gli occhi e tornare ad appisolarsi per qualche minuto ancora (giusto il tempo che manca al suono della sveglia), ma proprio in quel momento la porta della camera si apre e fa il suo ingresso l’altro proprietario del letto, che –stranamente- non è lì a godersi gli ultimi scampoli di sonno assieme a lui.
E che sta reggendo un vassoio, su cui troneggiano una chicchera, una caffettiera fumante,  un piatto con alcuni panini al latte, e un piccolo vasetto da cui spicca una splendida rosa rossa, cosa che attira immediatamente tutta la sua attenzione e calcio rota via ogni forma di sonnolenza.
-Wow- commenta, esterrefatto, mentre Ushijima guadagna la sponda del letto con non poca difficoltà a mantenere tutto in equilibrio. Si strofina pure gli occhi, per esser certo di non star sognando –Addirittura la colazione a letto, Ushiwaka. Così mi vizi- e intanto si sistema seduto, facendosi vicino al suo uomo che sta cercando di disporre il tutto a cavalcioni delle sue ginocchia senza rovesciare niente.
-è San Valentino- risponde Ushijima, con quella sua voce bassa e forte, e intanto si sporge verso di lui per depositargli un bacio sulla fronte –E ti lamenti sempre che non sono romantico- aggiunge, passando quasi distrattamente le dita tra i ciuffi castani che ricadono sulla fronte del suo fidanzato, per poterlo guardare dritto negli occhi. Oikawa sorride, sentendo quella famigliare calda sensazione scivolargli nel petto.
-Beh, di solito non lo sei- chioccia, piegando il capo per accompagnare quella carezza. Poi alza appena il mento, arricciando le labbra con fare petulante, e Wakatoshi coglie subito l’invito: la mano sprofonda ad accoccolarsi attorno alla nuca, mentre lo bacia di nuovo, sulla bocca.
Prima che Oikawa possa approfittarne e approfondire il contatto, Ushijima si stacca da lui con un cipiglio più serio.
-Ti devo dire una cosa- esordisce, e Oikawa sbatte le palpebre, immediatamente sull’allarme. Quello è il tono di voce con cui il suo ragazzo solitamente gli comunica una qualche disgrazia (“Non posso uscire con te a cena, abbiamo un ritiro per tutto il weekend” “ho sbagliato il programma di lavaggio e tutta la biancheria è diventata rosa” “non lasciare altri succhiotti, Tooru, il coach comincia a chiedermi se frequento un vampiro”), e per un attimo si domanda se sta per ritrovarsi la cucina in fiamme o se la palestra è stata rasa al suolo durante la notte. O peggio, se…
Deglutisce, scansando quel pensiero viscido e stupido. Non essere idiota, si dice, si è pure messo in ginocc---COSA?! E sgrana gli occhi, preso completamente alla sprovvista, perché sì, Ushijima Wakatoshi è sceso dal materasso e sì è messo in ginocchio al suo fianco, e non sta decisamente sognando.
-Oikawa- mormora l’uomo, cercando la sua mano e stringendola nelle proprie. Ha un atteggiamento così grave e imperioso che a Oikawa scapperebbe quasi da ridere, non fosse che ora si aspetta di venir arrivare galoppando l’Apocalisse –So che le cose tra di noi non sono sempre state idilliache. Quando ci siamo conosciuti non ero molto in grado di esprimere… le cose che provavo veramente, e… ti ho ferito molte volte senza averne alcuna intenzione-
Ferito. La mente di Oikawa non può che tornare indietro di anni, a quei giorni che ormai sembrano nebulosi e lontani. A quando non erano che ragazzini e vincere il torneo prefetturale sembrava lo scopo e la ragione di tutta la sua vita, quando scavalcare quel muro, quegli occhi neri e profondi, e quelle sue spalle forti e nerborute, per volare verso il titolo nazionale, fosse il suo unico desiderio, la sua unica ragione d’essere.
Poi quel muro invalicabile si era spostato, passando dall’altra parte della rete all’essere solidamente erto al suo fianco, e le cose erano cambiate, lentamente ma inesorabilmente. Dall’odio per essere un ostacolo era passato al rispetto per essere un alleato prezioso, irrinunciabile. E di fronte a quella sua personalità franca, incapace di mentire, di fronte al suo sguardo intenso e al riguardo e la stima con cui era tenuto, il suo cuore non aveva potuto che capitolare, finendo per innamorarsi di quello che una volta era il suo nemico.
Erano passati anni, ma a posteriori doveva ammetterlo, le cose non erano andate come aveva creduto a diciassette anni.
-Non è che io fossi un campione di maturità e ti dessi vita facile, neh- bofonchia, a denti stretti e guance gonfie di imbarazzo. Davvero, che motivo c’è per rivangare certi ricordi proprio ora.
Ushijima accenna a un sorriso. È talmente lieve e rapido, quel tenue inarcarsi delle sue labbra, che Oikawa per poco non se lo perde, e fa a malapena in tempo a coglierlo. È più che sufficiente a rubargli il respiro e a fargli perdere un battito, prima che il cuore prenda a martellargli forte nel petto. Che diavolo…
-Già- risponde Wakatoshi, abbassando lo sguardo alle loro mani ancora intrecciate –Ma ora le cose sono cambiate. Siamo cambiati. Per questo ti volevo chiedere…- un attimo di pausa. Oikawa, sempre con maggiore impazienza e agitazione, lo guarda sbattere le palpebre, sciogliere la presa e piegarsi per trafficare con le tasche dei propri pantaloni, almeno finché non lo vede tirar fuori una piccola scatolina di satin nero, e porgergliela.
Perché allora il cuore sì che gli si ferma, e gli occhi gli si fanno enormi come piattini.
-Oikawa Tooru- sente la voce del suo uomo, della persona che gli ha cambiato la vita, che gliel’ha riempita e l’ha trasformata e l’ha resa speciale, meravigliosa –Vuoi farmi l’onore di sposarmi?-
E Oikawa lo fissa, quell’anello sottile che gli appare sotto il naso. Lo fissa e non riesce a capire, perché non è possibile.
E poi scoppia a ridere, sguaiato, incapace di trattenersi un solo secondo di più.
-Tu…- annaspa, tra le risate, e tenta di controllarsi, perché insomma, non è probabilmente il modo più consono di rispondere a una proposta di matrimonio! Ushijima dal canto suo non fa una piega, lasciandolo a contorcersi e a sghignazzare, limitandosi ad acchiappare il vassoio prima che tutti quegli scossoni lo facciano cadere –Sei terribile, Waka-chan! Ho pensato per un momento che mi stessi per lasciare!-
-Non potrei mai- risponde pacatamente l’altro, senza muoversi di un centimetro. Finalmente Oikawa riesce a calmarsi e a prendere un grosso respiro, mentre si tampona gli angoli degli occhi e contempla l’anello, affascinato. È solo una sottile fascia d’oro, ma il modo in cui riflette la luce la rende quasi magica. Sospira.
-Devi sempre rovinare tutto, mh?- mormora, quasi sovrappensiero, e poi si dà una metaforica manata in viso, perché Ushijima immediatamente si cristallizza, non comprendendo le sue parole.
-Co…Come?-
Per un istante Oikawa si sente quasi in colpa, ma quello dopo si dice che non c’è nulla di male. Accantona quella che sarebbe dovuta essere la sua colazione (e che spera rimanga calda ancora per un po’), e stringendo la scatolina in pugno si avvicina di più all’altro, abbandonando il lenzuolo e mostrandosi nudo ai suoi occhi.
Lo bacia sulle labbra, leccandone via la piega sorpresa, e poi si tende a sussurrargli all’orecchio.
-Dovresti aprire il primo cassetto del mio comodino- mormora, con voce bassa e suadente. Chioccia felice a sentire il tremito che attraversa l’altro a quelle parole, ma poi si scosta per osservare, divertito, come Ushijima aggrotti la fronte per tentare di capire di che si tratti, ma poi si allunghi lo stesso per ubbidire.
E per poter godere dell’assoluta incredulità che gli appare in viso quando estrae una seconda scatolina, di velluto rosso fiammante.
-Avevo già organizzato tutto- fa finta di lagnarsi, con voce petulante –Avevo prenotato il locale, chiesto a Iwa-chan di tenerti impegnato mentre mi preparavo, scelto la musica… ma ovviamente tu hai deciso di mandare tutto all’aria, perché sei uno zuccone adorabile- conclude. Poi sorride, deliziato –Spero vorrai comunque farmi l’onore di diventare mio finché morte non ci separi-
Ushijima non risponde subito. Guarda l’anello di platino per quella che sembra un’eternità, talmente immobile da far quasi parere di essersi congelato lì dallo shock. Poi, quasi d’improvviso, si alza di scatto in piedi, iniziando a togliersi i vestiti.
-Te lo mostro subito, quanto lo voglio- sibila, la voce ridotta a un ringhio rauco, e Oikawa non può sopprimere il brivido di desiderio, con cui allarga le gambe e lo trascina tra di esse per poterlo baciare.
E con un gran fracasso, il povero vassoio frana sul pavimento, spargendo cocci di ceramica, acqua, caffè e panini per tutta la stanza. Ma entrambi sono troppo impegnati per accorgersene.
   
 
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