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Autore: Yssis    14/02/2017    3 recensioni
Happy S.Valentine’s day! Per una festa di dolcezze e delicatezze ho sperimentato una crack inusuale per me: Atsuya e Yuuka si ritrovano a festeggiare insieme questa serata a causa del fidanzamento dei fratelli… La freccia di Cupido colpirà anche loro?
Buona lettura!
Atsuya si era sempre considerato un ragazzo fantasioso, ma a tutto c’era un limite o almeno così pensava prima di quella sera. Tutto era andato ad ipotizzare tranne una serata di baby-sitting, per di più con la sorellina del fidanzato di suo fratello! Suvvia, era una cosa da film (…)
Genere: Comico, Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Crack Pairing | Personaggi: Axel/Shuuya, Hayden Frost/Atsuya Fubuki, Shawn/Shirou, Yuuka Gouenji/Julia Blaze
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Ti piacerebbe fidanzarti con me per stasera?

-Onii-chan, guarda questo!
-Veloce, Yuuka, non abbiamo tutto il giorno! – il biondo prese in braccio la sorellina, che saltellava entusiasta intorno a lui, rischiando più volte di farlo inciampare.
-A me quello sembrava carino.- Si imbrociò la piccola, stringendosi alle spalle del ragazzo che avanzava spedito per la strada principale del quartiere dello shopping. Quella sera Shirou l’aveva invitato a casa propria per una serata speciale, in occasione della festa degli innamorati: era inammissibile presentarsi senza un regalo! Ma Shuuya non era mai stato bravo in questo genere di pensieri; si imbarazzava con tutto e non si convinceva con niente.
L’aria che tirava era piuttosto fresca, nonostante fosse pomeriggio inoltrato il sole non aveva avuto il coraggio di fare capolino dalla spessa coltre di nubi che lo annebbiava. Gouenji respirava attraverso la sciarpa verde, gli occhi che giravano da una parte all’altra della strada cercando di individuare qualche negozio particolare.
La sorellina per un po’ di tempo guardò la strada con lui, dopodichè smise di trovare interessante l’ammasso di gente che faceva avanti e indietro come loro e si concentrò sul corpo del fratello che continuava a tenerla stretta.
-Onii-chan, perché metti la sciarpa se poi sollevi il colletto della giacca?
-Ti farò la stessa domanda quando, fra qualche anno, metterai i collant forati, Yuuka.
-Ma io non faccio le cose matte come le fai tu!

**

-Adesso aggiungi le uova, delicatamente…
-Non sono scemo, Shirou, so come si versano le uova!
-Non ho mai avuto intenzione di darti dello scemo, Atsuya, soltanto…
-Che c’è ancora?!
Con un colpo di gomito Atsuya fece partire il frullatore, che provocò un urto tale sul tavolo da far cadere il pacco di farina aperto. Con un grugnito esasperato il rosa si tolse il grembiule da cucina, che lanciò a terra, mentre il fratello accorreva per spegnere il dannato aggeggio che aveva preso vita.
-Sai cosa? Io odio San Valentino! E per di più non c’entro niente, quindi arrangiati!
Uscì dalla cucina sbattendo la porta, mentre il più pacato dei Fubuki con un sospiro si chinava a raccogliere il grembiule del fratello.
Gli restava ancora molto lavoro da fare e i tempi cominciavano a stringere…

**

-Eccoci, eccoci!
-Bentornati! – La governante di casa accolse i due Gouenji rientrati in quel momento con un sorriso caloroso ed ancora il mestolo in mano – Com’è andato lo shopping?
-Il mio Onii-chan ha l’ansia, ha l’ansia! Ma io l’ho aiutato a scegliere, abbiamo preso il regalo più bello del mondo!
-Adesso non esagerare… Non ho così tanta ansia… - Sospirò il ragazzo, togliendosi le scarpe seduto all’ingresso.
La bambina per tutta risposta lo abbracciò da dietro, riuscendo a far sorridere il biondo. Una volta entrambi in ciabatte si diressero alle proprie stanze, ma quando Shuuya pensava di aver trovato un momento per se stesso e i suoi pensieri, la bambina, che continuava a zampettargli intorno da quando quel mattino aveva aperto gli occhi, propose: - Posso venire dentro con te così ti aiuto a scrivere la dedica per Shirou-kun?-
Il fratello la squadrò per un momento: aveva assunto un’espressione angelica, nei suoi grandi occhi scintillanti sembravano riflettersi le stelle. Aprendo la porta permise alla piccola di entrare; con un solo movimento, uno solo, lei riuscì ad attraversare tutta la stanza e cominciare a saltare sul suo materasso. Riuscì solo a pensare che, nel momento in cui Yuuka si fosse trovata un fidanzato, l’avrebbe davvero rovinato. Aveva un sorriso troppo convincente, sembrava troppo buona: alle volte gli ricordava Shirou.

**

-Atsuya!-
Sentì il fratello chiamarlo dalle scale, ma continuò a fare avanti e indietro lungo la stanza.
-Atsuya! Dove sei finito?-
Lanciò una rapida occhiata alla porta, era socchiusa. Shirou si spaventava sempre quando si chiudeva in una stanza e se c’era una cosa che lo impietosiva era vedere Shirou impaurito. Così da qualche tempo le porte di casa rimanevano sempre socchiuse.
-Atsuya, sei qui?
Si fece avanti per afferrare la maniglia e aprire la porta, dall’altra parte nello medesimo istante il fratello fece lo stesso. Per un momento la porta rimase immobile, anche se entrambi tiravano. Un momento di silenzio. Poi il corridoio si animò delle loro risate. Atsuya tirò a sé la porta, mostrandosi al fratello rimasto di fuori e andandogli incontro.
-Lo so lo so sono un cretino e ho sbagliato è una cosa a cui tieni e io dovrei sostenerti non complicarti ulteriormente la vita inoltre mi hai sempre detto di non arrabbiarmi quando sono in cucina perché già sono molto pasticcione di mio ma facendo così peggioro solo le cose ma io proprio-
Il gemello gli mise una mano sulle labbra, scuotendo il capo.
-Atsuya, non ho capito una parola, ma ti perdono comunque.
-Ma vai al diavolo, io ancora che ci provo!

**

-Mi sembra proprio perfetto adesso!
-Saresti più convincente se me lo dicessi senza rotolare sul mio cuscino.
-Ho ascoltato tutto dall’inizio! – Si imbronciò la piccola, mettendosi seduta a gambe incrociate.
-Sì, lo so. – Passandosi una mano fra i ciuffi biondi, Gouenji raccolse la borsa con il regalo e la dedica dalla scrivania e fece per raggiungere la porta – Allora io vado, tu fai la brava e-
-Onii-chan!
-Cosa c’è?
-Vengo anch’io!
Si voltò a rallentatore, inarcando un sopracciglio in evidenza sulla fronte contratta – Come, vieni anche tu?
Per tutta risposta la bimba saltò giù dal letto, per poi andare ad aprire un’anta dell’armadio e tirarne fuori una bacchetta magica giocattolo tutta rosa che fece brillare e suonare all’estremità scuotendola: - Ogni eroe ha bisogno dell’aiuto di una fatina! Io voglio essere la tua! Posso, Onii-chan?-

**

-Shirou, va bene aiutarti per amor tuo, non arrabbiarmi e fare quello che posso… Ma mi stai facendo seriamente gonfiare dei palloncini rosa?
-EH? ATSUYA, HAI DETTO QUALCOSA? NON SENTO CON L’ASPIRAPOLVERE ACCESO!
-Eh, sì. L’avevo intuito. TI AUGURO FIGLIE FEMMINE.
-CHE COSA?
-Eheheh.
Mentre Atsuya se la rideva come una iena, d’improvviso suonò il campanello. Il rosa sussultò, sentendo dei brividi freddi scivolargli lungo la schiena. Doveva andare lui ad aprire? Eh no, tutto ma non quella sera lì! Più passava il tempo più si convinceva che per gli anni a venire si sarebbe trovato qualcosa di urgente e inderogabile da fare nel periodo della festa degli innamorati. Sarebbe andato a fare il missionario nei Paesi affamati del mondo oppure in esplorazione per i mari. Magari c’era un’altra Oceania da scoprire: sicuramente gli avrebbe dato più onore e gloria che passare un’altra giornata interminabile di preparativi zuccherosi! Sì, era deciso.
Nel frattempo però doveva andare ad aprire la porta. Perché Shirou stava passando l’aspirapolvere, giustamente. Quindi non aveva sentito. Per un momento gli passò per la mente l’idea di lasciare Gouenji fuori, respirare un po’ di aria fresca gli avrebbe fatto solo che bene al cervello.
Ma quando sentì suonare per la seconda volta dovette arrendersi e raggiungere l’atrio: la sua meraviglia fu enorme quando attaccata alla maniglia della porta si trovò una bambina di circa sei, sette anni, con due treccine castane sorprendentemente alte – probabilmente utilizzava lo stesso shampoo rialzante del fratello, altrimenti la cosa non era scientificamente spiegabile – e un sorriso felino sul volto. In quell’istante, in quel preciso istante, guardando gli occhi magnetici della bambina, capì di essersi fregato completamente.
-Ti sei fatto la tinta rosa, Shirou-kun?

**

-Oh, grazie, signorina Bonnie, questo tè è davvero delizioso!
-E’ un piacere ospitarvi a casa, amiche mie!
-…
-…
-Atsuya-kun! Atsuya-kun, Kelly deve dire qualcosa, non può non parlare mai.
-E perché no? Kelly può benissimo essere muta e avere delle amiche con cui beve il tè!
-Oooh. Va bene, se vuoi Kelly può essere muta: però deve muoversi, altrimenti sembra che si è addormentata!
In tutta risposta Atsuya toccò qualche volta la bambolina seduta al tavolo con la tazza di te in mano: i capelli di panno del giocattolo si mossero insieme ai suoi occhi, nello stesso modo e il ragazzo trovò la cosa decisamente inquietante. Yuuka invece sorrise contenta, riprendendo a far parlare le sue bamboline.
Atsuya si era sempre considerato un ragazzo fantasioso, ma a tutto c’era un limite o almeno così pensava prima di quella sera. Tutto era andato ad ipotizzare tranne una serata di baby-sitting, per di più con la sorellina del fidanzato di suo fratello! Suvvia, era una cosa da film: mentre la guardava muovere cagnolini, gattini, cavallini e tutta la fattoria al seguito di una Barbie strafiga bionda su tacco dodici e borsetta rosa shocking, già si immaginava di incontrarla anni dopo, per caso, sul binario del treno piuttosto che alla cassa di un supermercato. Sorridere a quella bambina, che sarebbe diventata una strafiga bionda su tacco dodici e borsetta - magari non avrebbe avuto pony al seguito e la cosa non poteva che rassicurarlo – che, pur riconoscendolo, non l’avrebbe salutato per l’imbarazzo che l’avrebbe colta al ricordo del loro San Valentino condiviso anni prima, quando lei l’aveva obbligato a giocare con le sue bambole. Lui avrebbe ammiccato, magari chiamandola proprio “bambolina” e lei sarebbe diventata tutta rossa. O rosa, così sarebbe rimasta in pandan con la borsetta. In ogni caso, sarebbe stata adorabile.
Sì, Atsuya non pensava che avrebbe rivisto quella bambina tanto in fretta: era troppo piccola, non gli poteva capitare di incontrarla nei posti che frequentava attualmente. Avrebbe evitato di essere presente ad altri incontri romantici fra suo fratello e Shuuya, quello che aveva visto a cena era da considerare in tutto e per tutto un trauma infantile... Poco importava se erano gemelli, Shirou non avrebbe potuto giustificarsi ogni volta in questo modo!
La bambina aveva avuto la sua fetta di torta con la panna, Shuuya e Shirou la loro cenetta romantica a lume di candela a forma di cuore – il rosa aveva un’alta considerazione di suo fratello, ma da quella sera l’avrebbe guardato con occhi differenti – e, dulcis in fundo, Atsuya aveva rotto la sua tazza preferita mentre metteva i piatti nel lavello. Una serata perfetta, a regola d’arte.

In quel momento i due fidanzatini si stavano guardando un film in camera, Atsuya non aveva osato chiedere il titolo per timore della risposta che sarebbe potuta arrivargli. “Un trauma infantile per serata è più che sufficiente”, aveva pensato. Così nel salone di casa si erano sistemati lui e la piccina, che tutta entusiasta aveva cominciato a spiegargli vita, morte, miracoli di tutti i giocattoli che era riuscita a comprimere nello zainetto che si era portata. Aveva proprio lo sguardo posato su quello zainetto, quando una frase in particolare di Yuuka conquistò la sua attenzione: -Atsuya-kun, tu sei fidanzato?
-Tsk, il mio tempo è importante, scricciola. Non posso perderlo per stare dietro a questa zuccherosità del fidanzamento.
-Ma oggi è la festa dei fidanzati!
-Sì e guarda come siamo conciati.
-Per oggi potresti essere tu il mio fidanzato e io la tua!
Il rosa sogghignò, quella bambina era più sveglia di quanto credesse. O incredibilmente più tonta. – Ti piacerebbe fidanzarti con me per stasera?
La bimba si alzò in piedi, il vestitino color perla che indossava metteva in evidenza lo scintillio dei suoi occhi vispi. Gli andò vicino, lui rimase seduto a guardarla: pensò ai sassolini scuri levigati dall’acqua marina che trovava a volte sulla riva del mare. Le labbra si sfiorarono appena, le onde lambirono appena la sabbia per poi ritirarsi. Gli occhi di lei, gli abissi marini. Inesplorati e inesplorabili.
Atsuya sorrise, abbracciando la bambina e facendola sedere al suo fianco: Yuuka, che sembrava già essersi ripresa dalla timidezza, ricambiò il sorriso, in cui il ragazzo lesse un non so che di complice.

Le porse un peluche di quelli disposti in ordine sparso sul tappeto, facendolo parlare in modo buffo: la piccola scoppiò a ridere, Atsuya pensò che probabilmente nel baciarlo aveva imitato qualche principessa o fata di un cartone animato. Per un momento fu tentato di chiederglielo, per farsi descrivere il principe e sapere se gli assomigliava almeno un po’.
Poi pensò che per quella sera andava bene anche così.
Quando l’avrebbe incontrata di nuovo, avrebbe potuto stuzzicarla ancora meglio: già ci si vedeva, sul binario del treno, a guardare scendere quella bambolina con gli abissi negli occhi, a farla arrossire. Avrebbe solo dovuto aspettare un po’: chissà se, in quel frangente, l’avrebbe convinta a fidanzarsi di nuovo con lui. Anche solo per una sera.

“Da questa sera in poi, fino a quando ci rincontreremo, Yuuka, posso essere il tuo fidanzato.
A quel punto, te lo chiederò di nuovo.”

  
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