Benvenuti
al
secondo capitolo!
Prima di tutto ringrazio le gentilissime Pervinca Potter, Ernil e
Dedy94 che
hanno recensito il chap precedente, e ringrazio le otto persone che
hanno
aggiunto la mia storia nei preferiti (fatevi sentire, mica vi mangio)!
^3^
Riguardo questo capitolo non ho molto da dire, se non che è
un po’ più lungo
del precedente (comunque non aspettatevi mai -MAI!- capitoli troppo
ampi da me,
veneranda scrittrice di Drabble e Flashfic) e che viene introdotto un
personaggio un po’… particolare ;-) Spero solo che
non vi irriti troppo XP (lo
farà, ne sono certa).
*
Londra
– Luglio 1985
Capitolo
Secondo
*
It's ok. It's ok. It's ok.
Seasons are changing
And waves are crashing
And stars are falling all for us
Days grow longer and nights
grow shorter
I can show you I'll be the one
*
Qualcosa gli
sfrecciò davanti ad altissima velocità.
Fu come un enorme e travolgente lampo viola, che provocò un
incredibile
spostamento d’aria.
La cosa continuò
la sua folle corsa fino al
termine della strada, evitando però una collisione con gli
altri automezzi:
infatti sembrava strisciasse fra
questi, come un abile calciatore
che schiva con eleganza gli avversari.
Severus Piton quasi si spaventò, non sapendo bene cosa
pensare del fenomeno a
cui aveva appena assistito.
Osservò
l’ambiente circostante, per osservarne gli effetti. Una cosa
del genere non
poteva passare inosservata.
…
…
Impossibile.
Nessuno
si era accorto di niente.
Le ragazze continuavano a ridacchiare in direzione di Severus.
I vecchi continuavano a scuotere la testa sprezzanti verso Severus.
I giovani continuavano a paragonare i loro muscoli cotti al sole con
quelli
inesistenti di Severus.
Nessuno si era accorto di quello che, con tutta probabilità,
era un pirata
della strada.
Piuttosto, tutti si erano accorti di un giovane strambo dai luridi
capelli neri
che fissava un punto lontano immerso nelle sue elucubrazioni.
Questa era praticamente sgombra di passanti, se non qualche sporadico
vecchietto in cerca di tranquillità.
Il posto giusto per riflettere su quanto aveva appena visto: Piton
infatti era
tutt’altro che insensibile all’unicità
degli eventi. A un dato evento
concorreva una data spiegazione, e porsi dei
‘perché’ era
l’attività madre che
aveva concesso agli antichi pozionisti nel corso dei secoli di
evolversi.
O meglio… perché solo lui l’aveva visto?
Non fece in tempo a rispondersi che la risposta arrivò da
sé.
Piton
era infatti giunto all’uscita della stradina quando
udì un terribile e
prolungato stridio di freni, e improvvisamente comparve davanti a lui
un
altissimo muro.
Viola.
Per un gigantesco autobus a tre piani.
…
Doveva andarsene.
Conosceva bene quella sensazione: era solo il primo di una serie di
sintomi che
lo investivano quando, irrimediabilmente, nella sua testa si scatenava
l’irrefrenabile flusso di coscienza.
In un attimo…
~
…tornò
ad essere il piccolo e cupo quindicenne di dieci anni
prima,
piegato sotto il calore confortevole dell’astro diurno.
Era una giornata calda, ma non troppo, come piaceva a lui:
la giornata ideale per vedere il mare per la prima volta.
Ci sarebbe andato proprio col Nottetempo.
E con lei.
Ed era solo l’inizio di una giornata
indimenticabile…
~
Fu
come
se ogni fibra del suo essere si fosse risvegliata da un lungo torpore.
La potenza dei ricordi lo investì con una violenza
incredibile…
Ma
non
voleva ricordare.
Non voleva provare ancora una volta il dolore di chi rammenta qualcosa
di
bello, qualcosa di infinitamente speciale che in seguito, per un
proprio
errore, si è perduto per sempre.
Perché non aveva usato uno dei camini del Paiolo Magico?
Perché non si era
Smaterializzato subito?
Amico?
La voce del bigliettaio era squillante e allegra, e Severus
rabbrividì nonostante
il caldo.
Cosa fare adesso?
Di certo non poteva salire sul Nottetempo, quel luogo gravido di
ricordi…
Ma poteva benissimo congedarsi educatamente (o almeno, ci avrebbe
provato) dal
bigliettaio, appurando di non aver bisogno di un passaggio.
Severus
si voltò per guardare l’uomo, suo malgrado: questo
aveva all’incirca cinque
anni in più di lui, capelli biondi spettinati e una
simpatica faccia da pazzo.
Piton sospirò. “ Non vorrei sembrarle scortese,
ma… “
“...
ma
non si preoccupi! Siamo qui apposta. Sa, visto che gli affari stanno
andando
così bene, ultimamente, abbiamo abbassato il prezzo dei
servizi, e con una
falce in più possiamo offrirle una coppa di gelato e con due
una delle Cinque
Magnifiche Spille Del
Nottetempo: Collezionale Tutte!”
“Beeelle,
quanto costano?” fece un vecchietto sdentato che passava di
lì.
Decise comunque di non intromettersi.
“Ecco,
tenga. Lei è davvero simpatico” aggiunse poi, e il
vecchietto se ne andò
contento.
Fu
un
attimo: con mano veloce artigliò la spalla di Piton, lo
girò e lo spinse con
forza all’interno dell’autobus a due piani, dove il
‘cliente’ andò a sbattere
contro il vetro che delimitava la cabina dell’autista.
Quest’ultimo, un omone
con un paio di spessi occhialoni, lo salutò con un
“Buondì” e un’espressione
che suggeriva “Ci lasci lavorare. Ne abbiamo
bisogno”.
Gli affari non dovevano andare così bene al Nottetempo, come
sosteneva il
bigliettaio, se il personale si sentiva in dovere di rapire i passanti.
Tant’è
che l’autobus era totalmente sgombro di clienti, a
parte…
“Madama Paludeeee! [vi ricordate di lei, vero? No?! Beh,
andate a rileggervi il
Prigioniero di Azkaban, ignoranti!
>.< *NDCeline] La prossima è la vostra! E si
ricordi che il suo
abbonamento decennale è ormai scaduto!“
sbraitò il bigliettaio in direzione del
secondo piano, dove una strega dal viso verde chiaro fece capolino
dalla rampa
di scale.
Per cui rispose bruscamente: “Piton.”
Che si fosse lasciato abbandonare di proposito alla corrente del
destino, in
modo da finire proprio in quel
posto, proprio sul
Nottetempo?
Nulla era cambiato in dieci anni.
Ogni centimetro di quel maledetto autobus era maledettamente uguale a
dieci
anni prima.
Forse c’era ancora quello sgabello in cui lei si era
seduta quel giorno…
Per
cui
prese fiato, sfoggiando il cipiglio minaccioso che tanto terrorizzava i
suoi
alunni (tranne quella sfacciatissima dodicenne di nome Ninfadora Tonks)
e
cominciò: “Adesso mi ascolti bene, Picchetto. Io
non avevo nessuna intenzione
di--- “
Ma non finì mai il suo discorso, per due semplici motivi.
Il primo era che nessuno lo stava ascoltando (se non Madama Palude dal
secondo
piano, che trovava il nostro Sev molto attraente), dato che Jack
Picchetto era
occupato a coccolare la foto di suo figlio e non aveva né
occhi né orecchie per
nient’altro.
Il
secondo era che il Nottetempo era appena ripartito con un BANG
assordante
sfrecciando a un tot di chilometri all’ora, e la partenza
improvvisa e
repentina aveva scaraventato il povero Piton a gambe all’aria.
~
“Maledizione!”
“Pff…”
“Guai a te se ridi, Lily!”
“E finiscila di brontolare, una volta tanto! Piuttosto, dammi
la mano. Ti aiuto”
“Cadrei di nuovo! È impossibile mantenere
l’equilibrio su questo accidente!”
“Beh, io ci riesco”
“Sì, ma tu sei…”
“… cosa?”
Agile? Bella, leggera e delicata come una farfalla?
“…non importa. Comunque faccio da solo”
“D’accordo. Vorrà dire che
darò a Potter un altro pretesto per prenderti in
giro ”
“…”
“Allora?”
“Non lo faresti”
“Beh, mettimi alla prova, no?”
“Ci puoi scommettere. Ma adesso aiutami ad alzarmi. Muoviti,
che aspetti?”
“Bravo. E ricordati che io non ti lascerò mai
cadere, Severus. Capito?”
~
Quasi
si aspettò che fosse sua la mano
che lo aiutò ad alzarsi.
“Succede,
amico mio. Succede” disse Jack Picchetto con cordoglio:
“Forza, siediti qui”
gli indicò una sedia, e Severus ubbidì alzando
poi lo sguardo al soffitto, dove
dondolava un lampadario spento, enorme e brutto.
Piton non aveva mai creduto alla sorte. Semplicemente non si era mai
soffermato
a riflettere sull’argomento… spendere tempo in
considerazioni su cose così
astratte era semplicemente inutile e infruttuoso.
…un uomo patetico che viveva di ricordi.
“Rettifico” si affrettò Piton:
“Devo scendere dopo Abergavenny”.
“Perfetto”
sorrise Picchetto, tornando al suo giornale.