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Autore: Celine_Falilith    02/06/2009    4 recensioni
Postato il Settimo Capitolo.
[Dal IV Capitolo ] Perché sapeva che Harry non era lei.
Harry era il maledettissimo figlio di James Potter, con tutti i suoi infiniti difetti.
Era inutile cercare Lily in Harry.
Inutile e dannoso.
Ed era meglio così: meglio convincersi che di Lily non era rimasto niente,
piuttosto che illudersi di rivederla negli occhi di suo figlio.
[Dal V Capitolo ] Piton deglutì, cercando di riacquistare un po’ di controllo.
Strinse le labbra con violenza, fremendo, e così anche i pugni, conficcandosi le unghie nella pelle, cercando in tutti i modi di nascondere
quella tempesta di emozioni che si stava agitando nel suo povero e arido cuore.
Sopprimere i sentimenti, sempre.
Prima regola del buon Occlumante.
Ora, come doveva comportarsi col piccolo Potter?
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Harry Potter, Severus Piton
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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II Cap

Benvenuti al secondo capitolo!
Prima di tutto ringrazio le gentilissime Pervinca Potter, Ernil e Dedy94 che hanno recensito il chap precedente, e ringrazio le otto persone che hanno aggiunto la mia storia nei preferiti (fatevi sentire, mica vi mangio)! ^3^
Riguardo questo capitolo non ho molto da dire, se non che è un po’ più lungo del precedente (comunque non aspettatevi mai -MAI!- capitoli troppo ampi da me, veneranda scrittrice di Drabble e Flashfic) e che viene introdotto un personaggio un po’… particolare ;-) Spero solo che non vi irriti troppo XP (lo farà, ne sono certa).

 ~ YOUR GUARDIAN ANGEL ~

 

*

 

Londra – Luglio 1985

 

Capitolo Secondo 

*

It's ok. It's ok. It's ok. 
Seasons are changing 
And waves are crashing 
And stars are falling all for us 
Days grow longer and nights grow shorter 
I can show you I'll be the one
 

*

Qualcosa gli sfrecciò davanti ad altissima velocità.
Fu come un enorme e travolgente lampo viola, che provocò un incredibile spostamento d’aria.
La cosa continuò la sua folle corsa fino al termine della strada, evitando però una collisione con gli altri automezzi: infatti sembrava strisciasse fra questi, come un abile calciatore che schiva con eleganza gli avversari. 
Severus Piton quasi si spaventò, non sapendo bene cosa pensare del fenomeno a cui aveva appena assistito.
 

Osservò l’ambiente circostante, per osservarne gli effetti. Una cosa del genere non poteva passare inosservata.

 

 

 

 

 

 
Impossibile.

 

Nessuno si era accorto di niente.

 

I Babbani continuavano a percorrere pigramente i tristi marciapiedi delle soleggiate strade Londinesi. 
Le ragazze continuavano a ridacchiare in direzione di Severus. 
I vecchi continuavano a scuotere la testa sprezzanti verso Severus. 
I giovani continuavano a paragonare i loro muscoli cotti al sole con quelli inesistenti di Severus.


Nessuno si era accorto di quello che, con tutta probabilità, era un pirata della strada.
Piuttosto, tutti si erano accorti di un giovane strambo dai luridi capelli neri che fissava un punto lontano immerso nelle sue elucubrazioni.

Piton si riprese, e con un certo imbarazzo constatò di essere al centro dell’attenzione, al che decise di svicolare in una stradina limitrofa.
Questa era praticamente sgombra di passanti, se non qualche sporadico vecchietto in cerca di tranquillità.


Il posto giusto per riflettere su quanto aveva appena visto: Piton infatti era tutt’altro che insensibile all’unicità degli eventi. A un dato evento concorreva una data spiegazione, e porsi dei ‘perché’ era l’attività madre che aveva concesso agli antichi pozionisti nel corso dei secoli di evolversi.

Quindi la domanda era… come aveva fatto quel lampo viola a passare del tutto inosservato in una via trafficata di Londra?
O meglio… perché solo lui l’aveva visto?


Non fece in tempo a rispondersi che la risposta arrivò da sé.

 

Piton era infatti giunto all’uscita della stradina quando udì un terribile e prolungato stridio di freni, e improvvisamente comparve davanti a lui un altissimo muro.
Viola.

Ma non era un muro: alzando lo sguardo Severus capì finalmente per cosa avesse speso tempo e una buona parte della sua dignità.

 

 
Per un gigantesco autobus a tre piani.

 

 

Il Nottetempo, mezzo di trasporto per maghi e streghe in difficoltà.

 

 

 

 

 

 
Doveva andarsene.

 

 

 
Subito.

 

 

 

Severus Piton era salito sul Nottetempo solo una volta, tanto tempo fa…

 

Avvertì un senso di vuoto.
Conosceva bene quella sensazione: era solo il primo di una serie di sintomi che lo investivano quando, irrimediabilmente, nella sua testa si scatenava l’irrefrenabile flusso di coscienza.
In un attimo…

 

 

 

~

…tornò ad essere il piccolo e cupo quindicenne di dieci anni prima, 
piegato sotto il calore confortevole dell’astro diurno.
Era una giornata calda, ma non troppo, come piaceva a lui:
la giornata ideale per vedere il mare per la prima volta.
Ci sarebbe andato proprio col Nottetempo.
E con lei.
Ed era solo l’inizio di una giornata indimenticabile…

~

 

 

 

Fu come se ogni fibra del suo essere si fosse risvegliata da un lungo torpore.
La potenza dei ricordi lo investì con una violenza incredibile…

Ma non voleva ricordare.
Non voleva provare ancora una volta il dolore di chi rammenta qualcosa di bello, qualcosa di infinitamente speciale che in seguito, per un proprio errore, si è perduto per sempre.

Doveva fuggire. Tornare a Hogwarts, avvolto nelle tenebre.
Perché non aveva usato uno dei camini del Paiolo Magico? Perché non si era Smaterializzato subito?

 

“Hei, amico! Ho visto che ci guardavi e allora ho pensato bene di fermarmi!”

 
Amico?

 
La voce del bigliettaio era squillante e allegra, e Severus rabbrividì nonostante il caldo.
Cosa fare adesso?
Di certo non poteva salire sul Nottetempo, quel luogo gravido di ricordi…
Ma poteva benissimo congedarsi educatamente (o almeno, ci avrebbe provato) dal bigliettaio, appurando di non aver bisogno di un passaggio.
 

Severus si voltò per guardare l’uomo, suo malgrado: questo aveva all’incirca cinque anni in più di lui, capelli biondi spettinati e una simpatica faccia da pazzo.
Piton sospirò. “ Non vorrei sembrarle scortese, ma… “
 

“... ma non si preoccupi! Siamo qui apposta. Sa, visto che gli affari stanno andando così bene, ultimamente, abbiamo abbassato il prezzo dei servizi, e con una falce in più possiamo offrirle una coppa di gelato e con due una delle Cinque Magnifiche Spille Del Nottetempo: Collezionale Tutte!
esclamò il giovane con entusiasmo maniacale, indicandosi il petto nel quale rilucevano le Magnifiche Spille. 

“Beeelle, quanto costano?” fece un vecchietto sdentato che passava di lì.

“Basta una falce, signor mio” disse affabile il bigliettaio mentre Piton alzava un sopracciglio: quel vecchietto non era di certo un mago! Come poteva conoscere le falci?
Decise comunque di non intromettersi.

“Una falce? Ma è moneta corrente?” cercò di informarsi il vecchino, confuso.

“Certo che è moneta corrente! Ma da dove viene lei?” esclamò l’uomo con compassionevole gentilezza, come se parlasse a un demente. Si tolse una spilla dal petto e la mise con veemenza nella mano del vecchino.

“Ecco, tenga. Lei è davvero simpatico” aggiunse poi, e il vecchietto se ne andò contento.

“Eh, questi anziani. Terribili i vuoti di memoria, vero amico?” riprese rivolgendosi a Severus.

“Indubbiamente. Adesso, se vuole scusarmi…” tentò Piton girando sui tacchi.

“…approfitterò dei vostri servizi” concluse il giovane con enfasi.

Fu un attimo: con mano veloce artigliò la spalla di Piton, lo girò e lo spinse con forza all’interno dell’autobus a due piani, dove il ‘cliente’ andò a sbattere contro il vetro che delimitava la cabina dell’autista. Quest’ultimo, un omone con un paio di spessi occhialoni, lo salutò con un “Buondì” e un’espressione che suggeriva “Ci lasci lavorare. Ne abbiamo bisogno”.
Gli affari non dovevano andare così bene al Nottetempo, come sosteneva il bigliettaio, se il personale si sentiva in dovere di rapire i passanti. Tant’è che l’autobus era totalmente sgombro di clienti, a parte…


“Madama Paludeeee! [vi ricordate di lei, vero? No?! Beh, andate a rileggervi il Prigioniero di Azkaban, ignoranti! >.< *NDCeline] La prossima è la vostra! E si ricordi che il suo abbonamento decennale è ormai scaduto!“ sbraitò il bigliettaio in direzione del secondo piano, dove una strega dal viso verde chiaro fece capolino dalla rampa di scale.

“Puoi partire, Ern“ fece poi il giovane rivolto all’autista: “A proposito, questo è il signor… uh… come ha detto di chiamarsi?” domandò rivolto al professore di Pozioni.

Quest’ultimo ponderò se rispondere o meno potesse in qualche modo causargli danni in futuro, come essere rintracciato per la proposta di un abbonamento decennale o ritrovarsi con i sotterranei inondati di Magnifiche Spille, ma poi studiò il viso ingenuo del giovane bigliettaio e gli occhi malinconici dell’autista per assicurarsi che quei due, effettivamente, erano innocui.
Per cui rispose bruscamente: “Piton.”

“Ok, Piton! Io sono Jack Picchetto, lui è Ernie Urto e questo è mio figlio Stan!” trillò giulivo Jack estraendo dal taschino dell’uniforme una fotografia stropicciata esibendola poi davanti agli occhi neri di Severus.

“Piacere” fece Piton gelido alla foto del bambino, mentre si ripeteva mentalmente di stare calmo.

“Guardalo, il mio ometto! Proprio la settimana scorsa ha compiuto dieci anni. Non fa altro che ripetere di voler fare il mio lavoro da grande, sono così orgoglioso di lui!”

“Immagino” sussurrò Severus con un sopracciglio talmente inarcato da raggiungere l’attaccatura dei capelli.

 

Come ci era finito sul Nottetempo? Come aveva potuto permettere a quello sconsiderato Jack Picchetto di rapirlo per poi trascinarlo chissà dove, quando nemmeno Silente in persona poteva permettersi di riservargli un simile trattamento e pretendere di sopravvivere?
Che si fosse lasciato abbandonare di proposito alla corrente del destino, in modo da finire proprio in quel posto, proprio sul Nottetempo?
Nulla era cambiato in dieci anni.
Ogni centimetro di quel maledetto autobus era maledettamente uguale a dieci anni prima.
Forse c’era ancora quello sgabello in cui lei si era seduta quel giorno…

Meglio non chiederselo: la cosa migliore da fare era chiarire l’equivoco e andarsene immantinente.

Per cui prese fiato, sfoggiando il cipiglio minaccioso che tanto terrorizzava i suoi alunni (tranne quella sfacciatissima dodicenne di nome Ninfadora Tonks) e cominciò: “Adesso mi ascolti bene, Picchetto. Io non avevo nessuna intenzione di--- “


Ma non finì mai il suo discorso, per due semplici motivi.
Il primo era che nessuno lo stava ascoltando (se non Madama Palude dal secondo piano, che trovava il nostro Sev molto attraente), dato che Jack Picchetto era occupato a coccolare la foto di suo figlio e non aveva né occhi né orecchie per nient’altro.

Il secondo era che il Nottetempo era appena ripartito con un BANG assordante sfrecciando a un tot di chilometri all’ora, e la partenza improvvisa e repentina aveva scaraventato il povero Piton a gambe all’aria.

Proprio come allora…

 

 

 

~

“Maledizione!”
“Pff…”
“Guai a te se ridi, Lily!”
“E finiscila di brontolare, una volta tanto! Piuttosto, dammi la mano. Ti aiuto”
“Cadrei di nuovo! È impossibile mantenere l’equilibrio su questo accidente!”
“Beh, io ci riesco”
“Sì, ma tu sei…”
“… cosa?”
Agile? Bella, leggera e delicata come una farfalla?
“…non importa. Comunque faccio da solo”
“D’accordo. Vorrà dire che darò a Potter un altro pretesto per prenderti in giro ”
“…”
“Allora?”
“Non lo faresti”
“Beh, mettimi alla prova, no?”
“Ci puoi scommettere. Ma adesso aiutami ad alzarmi. Muoviti, che aspetti?”
“Bravo. E ricordati che io non ti lascerò mai cadere, Severus. Capito?”

~

 

 

 

Quasi si aspettò che fosse sua la mano che lo aiutò ad alzarsi.

“Succede, amico mio. Succede” disse Jack Picchetto con cordoglio: “Forza, siediti qui” gli indicò una sedia, e Severus ubbidì alzando poi lo sguardo al soffitto, dove dondolava un lampadario spento, enorme e brutto.

Piton seguì con gli occhi il suo dondolare, rinunciando a riprendere il discorso di prima: ormai il Nottetempo l’aveva portato lontano da Londra, diretto per chissà quale destinazione.

 
Piton non aveva mai creduto alla sorte. Semplicemente non si era mai soffermato a riflettere sull’argomento… spendere tempo in considerazioni su cose così astratte era semplicemente inutile e infruttuoso.

Ma allora cosa l’aveva condotto sul Nottetempo se non la sorte, che apparentemente voleva a tutti i costi impedirgli di dimenticare gli anni passati?

 

 

 

Impedirgli di dimenticare chi era…

 
…un uomo patetico che viveva di ricordi.

 

 

 

 

In ogni caso, meno restava su quell’autobus, meglio era.

“Ah, dimenticavo” esclamò improvvisamente Jack, che si era appartato nella sua sedia a dondolo vicino all’autista leggendo la Gazzetta del Profeta: “Dov’è che scende?”

“Alla prossima” constatò Severus.

“Abergavenny? Ma guarda un po’, è la stessa fermata di Madama Palude!” fece Jack stupito indicando la testolina verde della signora che li guardava da un bel pezzo. Fece l’occhiolino a Severus e poi scomparve.

 
“Rettifico” si affrettò Piton: “Devo scendere dopo Abergavenny”.

 

“Perfetto” sorrise Picchetto, tornando al suo giornale.

 

*

 

  
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