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Autore: moni93    14/02/2017    1 recensioni
E se i cavalieri dei Lost Canvas avessero dei figli?
Se vi siete fatti questa domanda, ma non avete mai osato chiedere, ecco a voi la risposta! Una fic nata per caso, per farvi fare due risate (ma anche quattro o cinque, se riesco). Spero vi piaccia! ^^
Ps: non ho idea di quello che ne uscirà fuori, quindi non mi prendo alcuna responsabilità sui risultati! xD
Tratto dal primo chappy:
“Ehi! Con quello ci stavo giocando!” protestò, indicando con l’indice la fonte dei suoi passatempi.
L’altro adulto lo fulminò con uno sguardo al di sotto dello zero assoluto.
“Quello, sarebbe nostro figlio.” gli fece notare, mentre stringeva con ancora più forza il piccolo.
“Oh certo, quando ci gioco io è nostro, però se mi dimentico di cambiargli il pannolino diventa improvvisamente mio figlio! Gli farai venire una crisi identitaria!”
Genere: Comico, Fluff, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Personaggi Lost Canvas
Note: AU, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Seventh Family (episode 1): Vive l’amour!

Buon S. Valentino ❤

 

“Qualcuno ha ordinato un po’ d’ammmoreh?!”

L’urlo di gioia e trionfo di Selinsa, che stringeva tra le proprie braccia la sua amata, venne prontamente sedato dalla sorella maggiore, apparsa dinnanzi a loro come un nefasto presagio di sventura.

“Oh sì. Ferma lì, che prendo la mira con la carabina.” replicò infatti in tono asciutto, trafiggendo le due donne con uno sguardo di puro odio e palese invidia.

“Anche tu mi sei mancata, Pandy.” fece stizzita la ragazza dai corti capelli bluastri, che si trattenne dal pronunciare insulti unicamente perchè la fidanzata le strinse la mano.

“Ehm... ciao Pandora.” salutò con un sorriso teso Yuzuriha, mentre con l’altra mano si lisciava la lunga chioma legata ad una coda alta.

Non era da lei essere timida ed impacciata, ma dato che quella era la prima festa che lei e la compagna avrebbero trascorso in compagnia delle sorelle di lei, si sentiva completamente fuori posto. L’incontro ravvicinato con Pandora inoltre, che le incuteva un istintivo timore, non l’aiutò affatto. Fortunatamente, la padrona di casa fece il suo ingresso in soggiorno, sedando ogni possibile tentativo di rivolta. Anche perchè la pena sarebbe stata l’esilio nella cuccia del cane e, dato il freddo che c’era nonostante il bel Sole, Elena era certa di poter contare sulla completa collaborazione dei suoi graditi ospiti.

“Selinsa, Yuzuriha, che bello vedervi! Come state? E tu, tornatene buona.” disse sorniona, lanciando nel frattempo uno sguardo bieco alla gemella che, prontamente, si ritirò nel suo angolino.

Non appena comparve, Yuzuriha ricominciò a respirare in modo regolare. Era incredibile come, per quanto Elena e Pandora si somigliassero, fossero in realtà così diverse. Capigliatura a parte, la minore delle gemelle era facilmente distinguibile per il carattere molto più pacato e cordiale, sebbene Selinsa l’avesse fin da subito avvisata della sua pericolosità, soprattutto se fatta arrabbiare.

“Tutto bene, grazie. Ti trovo bene...” riuscì a malapena dire l’ospite, in quanto fu interrotta subito.

“Oh, davvero mi trovi splendida? Sì, beh, ammetto di essere una donna bellissima... non per nulla mi hanno chiamata Elena e mio marito, sebbene cieco, si è immediatamente innamorato della mia bellezza!”

Fu allora che la mora si ricordò dell’altro aggettivo che la fidanzata usava per descrivere la sorella: narcisista. Mentre Selinsa ridimensionava Elena, questa, dopo essersi assicurata con un rapido sguardo che Pandora non le stesse ascoltando, mormorò loro qualcosa.

“Scusatela.” disse in riferimento alla gemella “Si è lasciata con il suo fidanzato...”

“Di nuovo?!” esclamò basita la ragazza dai capelli azzurrini, che poi si tappò la bocca con entrambe le mani, abbassando la voce “Scusa... di nuovo?”

“Già, di nuovo!”

La risposta giunse dal divanetto posto poco distante da loro, dove la donna si era accomodata per piangere sui suoi dolori e annegare il dispiacere nell’aranciata (dato che quella maledetta di Elena aveva preventivamente chiuso a chiave il ripiano bar).

“Che ridere, eh? Questo era l’ottavo! L’ottavo uomo della mia vita che mi spezza il cuore...” ridacchiò in tono isterico la trentenne.

“Stai contando anche Nicola, per caso?” domandò pensierosa la padrona di casa, che stava cercando di fare i conti di tutti gli spasimanti che Pandora aveva avuto nell’arco della sua intensa (e disastrosa) vita amorosa.

“Perchè? Non dovrei? Mi ha persino messo le corna, e ha baciato davanti ai miei occhi quella sciacquetta di Veronica!”

“Andavi all’asilo!”

“È stata comunque un’esperienza traumatica! E premonitrice: mi avvisava fin dalla più tenera età che non avrei mai avuto una gioia...”

“E questo.” fece Elena alle due nuove arrivate, dato che si era stancata di proseguire oltre quel dialogo assurdo “È il motivo per cui vi ho chiesto di passare San Valentino qui con noi, oggi. Se stiamo tutti insieme, almeno Pandy si sentirà meno sola.”

“Oh sì, certo.” piagnucolò lei, continuando con il suo melodramma, mentre le ragazze toglievano i cappotti “Perchè passare tutta la giornata a guardare le mie sorelle con le loro anime gemelle mi farà sentire sicuramente meglio! Che splendida idea! Non per niente è stata partorita dalla tua testa, Elena...”

“Voi che ti mostri cosa può partorire la tua di testa, Pandora, se la spacco in due con un mestolo?”

Ci fu un breve silenzio, dovuto al fatto che la padrona di casa si stava realmente stizzendo e preparando a compiere un fratricidio.

“... comunque, mi chiamo Pandora, non Athena. E poi ti sporcherei il divano, non so quanto ti convenga.”

Esasperata, la trentenne si diresse verso la cucina dove, almeno, avrebbe potuto sedare le sue smanie omicide sul pollo. Con fare cauto, Yuzuriha tentò un approccio pacifista nei confronti della donna. Si sedette sulla poltrona posta a fianco del divanetto e, dopo che anche Selinsa ebbe preso posto sul bracciolo, prese la parola.

“Secondo me sbagli a prenderla così tragicamente.”

Peccato che utilizzò le parole più sbagliate. In fondo, Yuzuriha non era mai stata un pozzo di carinerie e tatto, rassomigliando più a un cavernicolo per la sua empatia, nonostante le sue intenzioni fossero delle migliori.

Tragicamente?” ripeté infatti indispettita Pandora, fissando i suoi occhi lucidi e iniettati di sangue nell’incauta fanciulla.

Presa in contropiede, la giovane cercò rimedio a quel brusco cambio di carattere che lei aveva inavvertitamente causato.

“Sì, nel senso, sei una bellissima donna, sicuramente troverai una persona...”

“Che mi vorrà per il mio aspetto? Grazie, ora sì che mi sento meglio!”

“Oh, insomma, Pandy! Sei veramente assurda!” intervenne Selinsa, già stufa di quel grigiume che, come un’orrenda aura mefitica, si stava diffondendo per la casa “Yuzu intende dire che non sei un’ottantenne senza più futuro: ti è andata male, e allora? Guarda me! Io sono stata con quel decerebrato di Minos per cinque anni, prima di lasciarlo. E ho preso anche altre batoste... soprattutto perchè ho scoperto che mi piacevano anche le ragazze.” ammise con una punta di rammarico nella voce.

Quello non era di certo stato il periodo più felice della sua vita, anche perchè non aveva ricevuto alcun supporto all’epoca. Non perchè le sorelle non le fossero state vicine, ma perchè lei stessa rifiutava di affrontare apertamente il problema. Soltanto dopo molte riflessioni e tormenti si era decisa a parlarne e, nonostante lo shock iniziale della famiglia, l’avevano tutti accettata. Inaspettatamente, proprio Pandora aveva preso subito le sue parti, dicendo chiaramente ai genitori che se non avessero modificato immediatamente il modo in cui la guardavano, se ne sarebbe andata di casa con la sorella.

Non avevano mai avuto un rapporto roseo, eppure lei c’era stata nel suo momento di maggior crisi. Perciò, rimembrando quel ricordo, Selinsa cercò di farsi meno aggressiva e di raggiungere il cuore della sorella.

“Però adesso ho Yuzu, e non potrei essere più felice di così.” concluse dopo una breve pausa, stringendo la mano della fidanzata, che le sorrise lusingata “Sei una persona speciale, Pandy, assurda ma speciale. Vedrai che troverai anche tu la persona che meriti.”

Pandora non si sentiva minimamente consolata da quelle parole che aveva udito e riudito nel corso degli anni, ma ascoltare la confessione della sorellina l’aveva fatta tornare in sé. Stava decisamente esagerando, lo sapeva bene, ma era sempre stata la melodrammatica della famiglia. Era il suo modo per sfogarsi, tirare fuori tutto senza vergogna... ma, stavolta, aveva sbagliato occasione. Selinsa non meritava un San Valentino fatto di lagne e isteria. Non dopo tutta la fatica che aveva fatto per trovare la sua innamorata. In quanto sorella maggiore, avrebbe dovuto sorriderle e chiederle scusa. Tuttavia, a causa di tutto quel groviglio di sentimenti che le avvolgevano l’anima, la donna non poté trattenere oltre il pianto che sentiva nascere in gola.

“Scu... scusa Selly, non avrei dovuto...” iniziò con voce tremante, procurando brividi di panico in Yuzuriha, che si sentiva decisamente in mezzo.

“Oh no, ti prego, il pianto di scusa no eh...” mormorò Selinsa, con faccia disgustata.

Ogni volta che litigavano finiva sempre così, doveva aspettarselo.

“No... non piaaaaaaaahhhhh!!”

E fu così che l’urlo disperato di Pandora riecheggiò per casa, facendo sussultare la gemella nell’altra stanza. Subito, ella accorse nel salotto, per trovarsi davanti agli occhi una trentenne che piangeva disperata tra le braccia rigide della sorellina, mentre l’altra ventiquattrenne tentava in ogni modo di spostarsi e fare spazio alle due. Inaspettatamente, però, anche Yuzuriha venne coinvolta dall’abbraccio, e così il disagio raggiunse il suo apice. Selinsa lanciò uno sguardo di aiuto a Elena, ma questa scosse il capo, sorridendo beata. Almeno, dopo questo bel piangere, Pandora avrebbe smesso di lamentarsi.

Dopo lunghi, imbarazzanti minuti, suonò il campanello. Spronata a ritrovare un minimo di decoro, la trentenne si asciugò al meglio gli occhi con la manica della giacca, mentre Selinsa, impietosita, le porse un fazzolettino.

“Siamo tornati!”

L’allegria di Asmita, il marito di Elena, si sparse presto per la casa come un buon profumo. Ad accompagnare il biondo, c’era il piccolo Regulus.

“Bentornati!” esclamò la donna, andando incontro al marito e al figlioletto di cinque anni “Com’è andata a scuola?”

Regulus mostrò con orgoglio alla sua mamma un foglio. A caratteri incerti, c’era scritto il suo nome e una serie di parole, accanto alle quali c’era un piccolo disegnino per ciascuna che le illustrava.

“Oggi abbiamo fatto il dettato!” esultò saltellando il piccolo, mentre il padre gli carezzava i capelli, complimentandosi ancora con lui.

“Oh, ma ci sono le zie! Zia Pandy!” gridò il bambino, saltandole al collo.

Pandora, ancora scossa per il pianto terminato pochi minuti prima, lo osservò incredula e disorientata.

“Eh? Cosa?” domandò lei, fissando incerta i presenti.

“Perchè hai gli occhi rossi, zia?” domandò il piccolo, mentre il padre inclinava il capo, sorpreso.

“Che è successo?” fece eco l’uomo.

“Niente, Asmita, c’è stata una piccola crisi esistenziale.” spiegò brevemente Selinsa, che tentava di coccolare il nipotino che, tuttavia, aveva occhi solo per la donna che assomigliava in modo incredibile a sua madre.

“Sono sola al mondo...” mormorò Pandora, per poi zittirsi, non dimentica di quanto le aveva detto la sorella poc’anzi, e sentendosi quindi subito in colpa.

A distrarla dalla sue pene, pensò proprio il nipote.

“Non hai il fidanzato, zia?” domandò infatti Regulus, per poi tirarle il vestito all’altezza del collo, pretendendo che abbassasse il capo.

Appena lo fece, la donna ricevette un sonoro bacio sulla guancia, seguito da un allegro “Allora, posso essere io il tuo Valentino?”. A quel punto Pandora, rendendosi conto solo allora che tutti i presenti si trovavano lì appositamente per lei, non poté fare a meno di piangere una seconda volta. Si sentiva una sciocca: si lamentava tanto di non avere un’anima gemella quando, dinnanzi a lei, aveva così tante persone che le volevano bene e che facevano di tutto per renderla felice.
“Ancora? Ma basta!” si lamentò Selinsa, mentre la fidanzata ridacchiava imbarazzata.

Pandora, però, stavolta sorrideva, mentre abbracciava il nipotino e ricambiava il gesto d’affetto.

“Siete i peggiori Cupido che abbia mai conosciuto! E sì, certo che puoi essere il mio Valentino, mio bel Regulus, anche tutti gli anni!”

 

 

 

ANGOLO DELL’AUTRICE:

 

Salve a tutti! =D

Ci sono voluti parecchi anni, ma eccomi di nuovo qua, a portare avanti questa storia dai toni tanto fluffosi e dolci. È incredibile quanto tempo sia trascorso, mi sembrano trascorsi solo pochi mesi da quando la incominciai... eppure tornare a rileggere i capitoli e, soprattutto, le recensioni ricevute, mi ha fatto venire un groppo alla gola. Quanti bei ricordi sono legati ad esse, mi emoziono ancora oggi!

Ma perchè sono tornata proprio oggi?

Nonostante tecnicamente questo sia l’ennesimo S. Valentino che trascorro senza innamorato, mi sento ugualmente tanto fortunata ed amata. Così ho pensato “Quale regalo potrei mai fare ai miei carissimi lettori, che contribuiscono sempre a farmi sentire felice?”.

L’ispirazione mi ha colta d’improvviso e con naturalezza, mentre mi facevo la doccia. Tempo di asciugarmi e accendere il pc, e la storia era già bella che pronta. Non volevo creare una nuova famiglia, così ho “riciclato” quella del capitolo precedente, ma spostandomi avanti nel tempo.

Il tema cardine di questo capitolo voleva essere l’amore e il suo festeggiarsi. Credo, infatti, che San Valentino non dovrebbe limitarsi alle sole coppiette di fidanzati o sposini. Certo, ci sono anche loro, ma chi non ha ancora trovato la sua anima gemella? Girano sempre tantissimi foto ironiche su questa festa, così come commenti aspri che sembrano volerne a male a chi è felicemente fidanzato. Per spezzare un po’ questa catena eterna, volevo augurare a tutte le persone che conosco e, naturalmente, anche a chi non conosco, un felice S. Valentino: che sia in compagnia della propria anima gemella, della propria famiglia o degli amici. Non siamo mai soli. Siamo sempre amati da qualcuno e anche noi amiamo tante persone, in modo diverso. Perciò, perchè non prenderci un’intera giornata per rendercene conto e festeggiare?

Mi auguro che questo capitolo vi abbia fatto sorridere e, per chi se lo chiedesse, sì finalmente ho intenzione di partire con i secondi episodi delle care famigliole. State pronti, perchè Kardia e Degel stanno per tornare! ;D

Un abbraccio a tutti,

 

Moni =)

 

PS: Sasha_98_, purtroppo Asmita non ha avuto grande rilievo in questa storia e non è nemmeno in coppia con Albafica, ma cercherò in qualche modo di accontentare la tua richiesta, in futuro. ;)

   
 
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