Hyoga entrò direttamente nella cucina di villa Kido, sperando di evitare Tatsumi ... o chiunque altro in realtà. Era appena tornato dalla Siberia e non era proprio in vena di parlare con nessuno. Beh, proprio nessuno nessuno no, in effetti una persona l’avrebbe più che tollerata, ma non sapeva bene come dirglielo.
Con sollievo notò che le luci erano quasi tutte spente, tranne lo studio di Saori ed una stanza al piano superiore. Aprì la porta cercando di non fare rumore e se la richiuse silenziosamente alle spalle. La luce sopra il bancone che fungeva da piano di lavoro era accesa, ma tutto il resto era in penombra, e c’era un forte profumo di cioccolato e ... sgranò gli occhi, poi scosse la testa dicendosi che avrebbe dovuto piantarla di volare in economy se poi non voleva avere odore di vodka nel naso.
Sussultò vedendo la figura al tavolo: le braccia incrociate, i capelli mossi, chiari, lunghi che coprivano il viso, Shun dormiva semirannicchiato su una sedia. Davanti a lui un piatto colmo di cioccolatini. Hyoga sentì ancora il profumo della vodka. Accigliandosi leggermente si avvicinò al più giovane, col cuore che accelerava un pochino ad ogni passo. Gli posò una mano sulla spalla e lo scosse leggermente
“ Prenderai freddo se rimani qui ...” gli disse, in tono leggermente brusco quando lo vide aprire gli occhi. Perché non riusciva a parlargli normalmente?
“ Sei tornato!” sussurrò Shun, con un sorriso enorme. Scattò in piedi e barcollò pericolosamente, attrrandogli tra le braccia e stringendoglisi contro. Hoga trattenne il fiato, senza riuscire a fermare le proprie mani che erano andate ad appoggiarsi sulla schiena di Shun, per tenerlo il più vicino possibile. Quello sospirò ed alzò il viso, con gli occhi che brillavano
“ Io ti ho fatto i cioccolatini ...” disse, strascicando un po’ le parole “ Non si sente tanto la cioccolata però, che so che non ti piace tanto. Li ho assaggiati eh!” aggiunse, annuendo. Poi si fece serio e lo guardò dritto egli occhi, e Hyoga pensò che il cuore gli sarebbe schizzato fuori dalle orecchie. Non era psicofisicamente pronto ad uno sguardo del genere!
“ Buon San Valentino Hyoga. Ti amo.” Disse Shun. Hyoga rimase senza fiato, con gli occhi che gli pizzicavano per la commozione e la bocca socchiusa per rispondere
“ Però sono ubriachissimo!” sentenziò Shun in quel momento, e Hyoga capì che il pofumo di vodka era reale, perché nei cioccolatini ce n’era un bel po’. Abbastanza da stendere un Saint con il cosmo sorretto da una galassia ... sorrise, scostando una ciocca di capelli dal viso di Shun, che lo guardava con aria leggermente inebetita. Gli diede un piccolo bacio a fior di labbra e Shun ridacchiò, per poi riaddormentarsi di botto e Hyoga dovette trascinarlo fino al piano superiore per metterlo a letto. Tornò in cucina a prendere i cioccolatii e tornò nella stanza di Shun, mangiando cioccolato alla vodka e guardando il più giovane che dormiva con espressione beata. Si, in effetti la cioccolata si sentiva gran poco, pensò, mentre il sonno da ubriachezza lo coglieva all’improvviso.