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Autore: Li_fe    15/02/2017    0 recensioni
Lei: Sharon. Ragazza bellissima. Ha un carattere molto forte, ma non è insensibile, sa essere dolce, ma solo con le persone che meritano. Non è una ragazza che si basa sulle apparenze, va oltre, quasi sempre. Non si fa mettere i piedi in testa da nessuno. Delle volte è lunatica, ma quando prende una decisione difficilmente torna indietro o cambia idea.
Lui: Christian. Il figo della scuola. Bello e dannato. Stronzo. Per lui le donne sono giocattoli. Una vale l’altra. Inquadra subito le persone, e sbaglia quasi sempre. E’ un ragazzo superficiale: si basa sulla forma e non sulla sostanza.
Cosa hanno in comune questi due? Niente. Cosa li lega? L’odio reciproco!
Vanno nella stessa scuola: Ragioneria. Si trovano all’ultimo anno, ma in classi differenti. Per fortuna.
Hanno la stessa comitiva di amici, ma non si parlano quasi mai, se non per punzecchiarsi.
Quest’atteggiamento va avanti da quasi 5 anni, precisamente dalla prima superiore, ma le cose cambieranno… L’attrazione fisica cambierà il loro ‘rapporto’.
E, con il tempo, in cosa si trasformerà la loro attrazione fisica? Resterà tale? O scemerà? O diventerà qualcosa di più travolgente, qualcosa di più importante: Si trasformerà in amore?
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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L'odio è amore contro l'amore




 
I giorni passavano senza particolari episodi da evidenziare. La noia, oserei dire. Tutto nella norma, insomma.
Mi ero imposta – quasi con la forza- di stare lontana il più possibile da Christian. Lui continuava a lanciarmi frecciatine; continuava a fare le sue solite battutine, come se non fosse successo assolutamente niente. Come se non ci fosse stato quello stupido bacio. E io, inconsciamente, continuavo a tormentarmi. Mi tormentavo anche quando non rispondevo a quello strano modo che avevamo di interagire. E mi sentivo male, perché quella che si tratteneva nel risponderlo, quella che faceva finta di niente, quella…non ero io. Io avevo bisogno di sfogarmi e, in qualche modo, quando c’erano i nostri battibecchi, lo facevo. Ora, invece, lo evitavo peggio della peste. Mi comportavo come se lui non esistesse.
Non so come descrivere il mio stato d’animo. Forse è…impotenza. E’ qualcosa che non so gestire. Di nuovo. Odio non saper cosa fare. E, allora, mi tormento anche con le domande, già che ci sono. 
Mi domando spesso da dove venga questa strana e forte attrazione nei suoi confronti. Mi domando soprattutto il perché adesso e non all’inizio della nostra pseudo-conoscenza.
Una cosa che adesso, pensandoci, ho notato è che la scuola non ha fatto nessun cenno a quell’episodio che è successo l’altra sera. Moolto strano. Conoscendo i soggetti presenti in questa scuola, mi aspettavo che ne parlassero per giorni e giorni. E invece niente. Nemmeno una rapida allusione.
Potrebbe esserci lo zampino di Crociato?
Oddio. Non credo. Penso che nemmeno lui possa zittire una scuola intera da questi pettegolezzi.
Che casino.
Già.
Aggiungo che mi sento sempre più strana. Come se stesse per cambiare qualcosa. Una quiete prima della tempesta.
Più strana del solito dici?
Sì, proprio così.
 
Sono stanca di pensare e pensare ancora. A lui non frega un tubo, perché io dovrei sfarinarmi il cervello per due?
Ho bisogno di distrarmi.
Sono d’accordo.
 
“Ludo, stasera facciamo qualcosa?” La mia amica è la maga della distrazione. Quando capisce che una persona vuole evadere, vuole smettere di pensare almeno per un po’, lei cerca in tutti i modi di distrarti, di farti divertire; di farti, in qualche modo, anche per pochissimi secondi, dimenticare.
Ludovica sa perfettamente cosa c’è nella mia testa in questo momento. Non le ho detto una parola, ma con noi non servono. Mi conosce troppo bene.
“Sì! Gli altri hanno deciso di andare in un pub, quello in fondo alla strada. Pare abbia cambiato gestione. Dicono sia proprio carino e che ogni sera organizzino feste a tema. Stasera il tema è la passione e per questo bisogna avere qualcosa di rosso addosso. Ci andiamo. Che dici?”
Nonostante  non mi entusiasmi l’idea della festa a tema, le rivolgo un sorriso radioso, annuendo con la testa.
“Sai che prima o poi – spero più prima che poi– io e te dobbiamo farci una bella chiacchierata?”  mi guarda riducendo gli occhi a due fessure, quasi con fare minaccioso.
“Sì, lo so.” Rispondo annoiata.
“Aspetto solo te. Lo sai.” E mi abbraccia, forte. Come solo una persona che ti conosce meglio delle tue tasche può saper fare. Ti abbraccia come una sorella. In quel modo che tu, proprio in quel preciso momento, hai bisogno. E lei lo capisce, senza bisogno di una parola.
“Ci vediamo stasera. Vengo da te. Come l’altra volta, mi occuperò io di te.” Ludovica, delle volte, sa essere anche perfida.
 
 
“Non capisco perché mi debba preparare così bene per una serata in un pub!” Ludovica, proprio come l’altra sera, si è presentata a casa mia con abbondante anticipo, dicendomi di volersi prendere cura di me.
“Ma non capisci! Ogni volta che usciamo ti vesti come se andassi a scuola, tranne in rare eccezioni! Anche Crociato è d’accordo con me!” mi risponde Ludovica, come se fosse ovvio.
Quando sento il cognome ‘Crociato’ in me scatta qualcosa. Rabbia.
“Sai quanto me ne frega di quel cretino di Crociato! La sua opinione vale meno di zero per me!”
Vedo Ludovica sghignazzare apertamente e guardarmi in modo strano.
“Sei scattata come una molla. Sarai tu a parlarmi quando sarai pronta, ma credo di esserci quasi arrivata anche da sola.”
“Non ti sto capendo.” In realtà non è vero. Credo di aver capito quello che intende, ma non sono ancora pronta.
“Non fare la finta tonta con me, Signorina!” mi riprende lei. La sua faccia e il suo tono mi fanno letteralmente scoppiarle a ridere in faccia.
“Come non detto.” Risponde sconsolata. E si unisce alle mie risa.
 
 
 
“Ho freddo!” Piagnucolo. Ludovica ha scelto un vestito semplice e davvero molto carino ma, come il solito, troppo corto per i miei standard: è rosso con una scollatura a balconcino con delle bratelline. Mi arriva a meno di metà coscia e sopra ha optato per un giacchino di jeans smanicato e corto. Il tutto completato con dei tacchi altissimi neri con un cinturino sul collo del piede. Stavolta le ho vietato categoricamente di mettere le mani su viso e capelli. Va bene una volta, ma non prendiamoci l’abitudine! Non sopporto mettermi in ghingheri, non mi piace. Ho semplicemente lasciato i capelli mossi e messo un velo di rossetto rosso.  
Ludovica, invece, indosserà un vestitino rosso tutto ricamato con in vita una sottilissima cintura nera.
Neanche a dirlo è stupenda.
“Andiamo a conquistare qualche bel pollo!” esclama tutta euforica lei.
“Pollastra, vedo che stasera hai proprio l’umore giusto!” le rispondo trattenendo una risata.
“Ludovica Preta ha sempre l’umore giusto, ragazza!” e scoppio a ridere perché ho una migliore amica proprio pazza.
 
Dopo pochi minuti entriamo nel pub. Oltre ad aver cambiato gestione noto che hanno fatto anche dei grandi cambiamenti all’interno. Prima era un pub sgangherato, con poche sedie e tavolini in legno; era sudicio, sempre pieno di polvere e disordinato. Adesso stento a riconoscerlo. Hanno cambiato bancone, le sedie e i tavolini adesso sono di un legno nero lucido e le sedie sono di colore rosso. Il pavimento, una volta rigato e sporco, ha una sua particolarità: non è di un solo colore. Ha mattonelle bianche ed altre nere. Mi sembra che da un momento all’altro possano apparire degli scacchi. Niente da dire, chiunque sia stato, ha fatto davvero un buon lavoro.
Un pub prima famoso per il ritrovo di vecchi ubriaconi è diventato adesso un locale in per i giovani.
“Alla faccia!” sento dire al mio fianco. Ludovica la pensa esattamente come me.
“Hanno fatto le cose in grande!” alzo di diversi toni la mia voce per fare in modo che la mia amica senti la mia risposta.
 
 
Ludovica, tempo quindici minuti, è sparita. Faccio vagare il mio sguardo per il locale e la noto in un angolo a parlare con Giulio. Posso vedere da qui i suoi occhi adoranti nei confronto di quel ragazzo. Con tutta sincerità: quei due starebbero anche bene insieme; Ludovica dovrebbe lavorare solo un po’ sulla sua arroganza.
Sono al bancone, in attesa che il barman si liberi e gli dica la mia ordinazione. Non ho ancora beccato gli altri ragazzi: molto probabilmente sono in pista oppure non sono ancora arrivati, anche se mi sembra impossibile la seconda opzione, considerando la loro puntualità.
“Ehi Sharon!” Mi volto di scatto e vedo che a chiamarmi altro non è stata che Federica. Le vado quindi incontro.
“Ciao Fede! Siete arrivati ora?” le chiedo abbracciandola, notando dietro di lei Simone e Andrea.
“No, ma ti pare! Siamo andati a farci un giro dall’altra parte. C’è anche il privè!” mi risponde staccandosi da me.
“Addirittura!” Avranno speso una fortuna per allestire questo locale!
“Ehi! Ma mi dici cosa sta succedendo a te?! E’ già la seconda volta che ti metti in ghingheri! Però complimenti che cazzo di gambe hai?! Me le presti qualche volta, vero?” Federica davvero è una persona simpaticissima, soprattutto quando se ne esce con queste cose.
“Ma ti pare? Di mia spontanea volontà non indosserei mai una cosa del genere!” dico prendendo l’orlo del mio vestito alzandolo non volendo di pochi centimetri.
“E’ quella pazza di Ludovica che mi obbliga! Non so perché, ma si è messa in testa questa cosa, forse sta sperimentando il lavoro di stilista!” continuo, ridendo poi alla fine.
“Devo dire però che insieme siete una coppia di pazze! Mi fate morire!” mi risponde Federica ridendo.
Solo in questo momento mi accorgo che, mentre io e Federica chiacchieravamo, sono arrivati anche gli altri e quindi anche i due inseparabili. Christian e Lorenzo.
Puoi dire tutto su di loro, ma che siano cessi proprio no!
E infatti non l’ho mai detto.
Hai capito la ragazza!
Mica scema.
“Tzè! Esposito non è arrapante neanche con le gambe da fuori.”
Madonna e come non posso vederlo.
Sisi.
Secondo voi chi è che ha aperto la fogna?! Chi se non Crociato!
“Crociato caro, ti ho mai detto che sei la gioia della mia vita?” le prese per i fondelli sono il mio forte, lo ammetto gente!
“No amore, ma grazie per avermelo riferito ora, gioia del mio cuore!” Christian quanto ti odio. Non mi batterai mai al mio gioco.
“Sentire dalla tua bocca la parola ‘amore’ è un miraggio. Sono orgogliosa di me stessa per aver sciolto il tuo cuore di ghiaccio.” Mi complimento con me stessa!
Che stile!
Grazie, lo so.
Che modestia!
Grazie.
Crociato mi trapassa con il suo sguardo, come se volesse strangolarmi seduta stante e io non posso che gongolare di fronte a questa sua reazione.
“Grandissima stronza.” Risponde alla fine, guardandomi sempre con odio.
“Grazie.” Rispondo, chiudendo definitivamente questa piacevole conversazione.
“Voi due, invece, noto che non cambiate proprio mai! Ce la farete mai a conversare civilmente?” Andrea i fatti tuoi mai, noto invece io.
“Mai!” Rispondiamo in coro io e Crociato. Incontro il suo sguardo per pochi secondi, poi però sono la prima a volgere i miei occhi verso Andrea che ci guarda in modo strano, orientando il suo sguardo una volta verso di me e l’altra verso Christian.
 “Fede andiamo a ballare!” le urlo attirando la sua attenzione.
“Certo!”
E ci caliamo in pista perché la notte è troppo giovane per non viverla fino in fondo.

 

 
 
E’ ormai mezzanotte passata quando io e Federica continuiamo a ballare indisturbate in pista. Ludovica è ancora con Giulio ma, questa volta, si sono spostati ai divanetti. E continuano a parlare e qualche volta sorridere, proprio come prima.
Che cariiini!
Concordo.
“Scusami Fede! Vado al bancone! Sto morendo di sete, non ho toccato neanche una birra da quando siamo entrate!” così dicendo, mi allontano dalla mia amica e raggiungo il bancone.
 

Seduto al bancone c’è Lorenzo. Lo vedo, ma faccio finta di niente. Ora ci manca solo un “incontro riavvicinato” con l’amico del diavolo!
Anche no.
Lui ha appena ordinato un “sex on the beach”, lo sento.
Scontato.
E sento anche il suo sguardo addosso, precisamente sulle tette.
E’ uomo.
Uomo, che parolone adesso!
Nel frattempo arriva la birra che ho ordinato, ringrazio il barman e inizio a sorseggiarla .
Poi non ce la faccio più però, perché Lorenzo ha ancora gli occhi incollati sul mio seno.
“Hai finito di guardarmi le tette?” gli faccio quindi.
Ma tu non hai nemmeno un po’ di pazienza.
Sono le mie tette che non ne possono più.
Lo sento ridere di gusto e mi ritrovo a pensare che, se non fosse così amico di Christian, la sua compagnia potrebbe essere anche piacevole.
Alla faccia!
Taci.
“Non è colpa mia se hai delle tette fantastiche e quel vestito te le risalta meravigliosamente.” Ma da quando Lorenzo è così sfacciato con me?
Colpo di scena. Non è vero, in realtà è il solito clichè. Io, il tuo cervello, c’era già arrivato.
“Ma ti senti bene?” gli dico sconvolta.
“Benissimo. Anzi, mai stato meglio.” Mi risponde tranquillo.
Beato lui che è tranquillo.
“Credo di essermi persa qualche passaggio. Tu, nei miei confronti, non ti sei mai rivolto così.” Sto cercando di fare la razionale, ci sto davvero provando.
Ma quanti problemi che ti fa per un complimento!
“Perché non sei attenta. Non lo sei mai.” Non stiamo parlando solo delle tette, lo so. Quanto non sopporto chi fa il professorino del cazzo! Ve l’ho già detto? Bene, adesso lo sapete.
“Io sono attenta alle cose che mi interessano.” Lo so che sono acida, lo so. Però Lorenzo, prendi e porta a casa. Chi ti si fila, per la serie.
Povero ragazzo.
“Touchè.” Mi risponde con un sorriso quasi amaro, oserei dire. Però io Lorenzo non riesco a leggerlo, almeno non del tutto. Per me è sempre stato “l’amico di Christian”, “l’amico del diavolo”…praticamente l’ombra di Christian. Non mi sono mai applicata a guardare oltre. Perché non mi interessava e non mi interessa ancora, ovviamente.
Nel frattempo sia io che lui abbiamo consumato ciò che abbiamo ordinato. Mi guardo intorno cercando di capire che fine abbia fatto quella screanzata della mia amica. La intravedo e noto che è ancora appartata con Giulio. Che palle. Menomale che doveva distrarmi.
Mentre sto per girarmi di nuovo verso Lorenzo però, incrocio lo sguardo di Christian. Alterna lo sguardo tra me e il suo amico. Quasi non si capacita di vederci vicini, lo capisco dal suo sguardo. E’ meravigliato. Poi però mi lancia fulmini con quegli occhi. Io capisco che non mi vuole vicino al suo compare, perché Lorenzo è di sua proprietà e guai se si avvicina alla nemica, che sarei io ovviamente.
Lorenzo, invece, non lo calcola di striscio, anche se sono sicura che abbia notato anche lui gli sguardi del suo migliore amico. Se ne frega altamente.
“Ragazzi, vi siete scatenati abbastanza. Adesso ci vuole un po’ di dolcezza. Cavalieri, scegliete la vostra dama. Si balla un lento!” Questo dj mi sta antipatico, così a naso.
Vedo Lorenzo allungare la sua mano verso di me.
E che vuole questo adesso?
Ma la finisci di fare l’acida?
Non ci penso nemmeno.
“Balla con me.” Ma è un ordine, Lorenzo? No perché, per il modo in cui l’hai detto, mi sembra proprio di sì.
E sto per rifiutare, lo sto per fare. Se non fosse che incrocio di nuovo lo sguardo di Christian, che ha capito le intenzioni dell’amico. Mi sta dicendo, con gli occhi, “non ti permettere”. E io mi permetto eccome, invece. E allora accetto di ballare con Lorenzo.
Ma non avevi rifiutato?
Dettagli.
Io e Lorenzo ci dirigiamo in pista, lui è davanti e mi trascina dolcemente dietro di lui, con le nostre mani legate.
Che effetto ti fa?
Non lo so. Non è spiacevole. Anzi. Però non è nemmeno piacevolissimo. Capite?
No.
Fa niente.
Non so che canzone ci ritroviamo a ballare, so solo che io sono un palo perché non sono a mio agio e lui è decisamente più sciolto. Appoggia le mani sui miei fianchi e io le mie di mani non so neanche dove metterle. Poi però decido di appoggiarle  una sulla sua spalla e l’altra sulla schiena. Mi sembra un buon compromesso.
Quello che mi sconvolge è dove posiziona il suo viso: immerso nel mio collo. E ci sta respirando contro. Lo sento il suo respiro e sento anche che annusa il mio profumo. E sento che sospira. Questa non me l’aspettavo proprio.
Io sì.
E io? Eh, io. In automatico lo imito: appoggio il mio viso sulla sua spalla, di conseguenza mi appiattisco quasi addosso a lui. E lui fa lo stesso arpionandomi i fianchi verso di lui.
Non lo so che mi succede, so solo che sto bene. E per ora mi basta.
“Adesso vorrei prendermi ciò per cui ti sei spogliata quella sera. Vorrei baciarti.” Perché hai dovuto parlare, Lorenzo? Perché? Non può dirmi una frase del genere. Non può. Stavamo così bene, perché hai dovuto rovinare questo momento?
Lo spingo lontano da me, lo lascio lì in mezzo alla pista e scappo.
Arrivo in bagno con il fiatone, il cuore a mille e la testa in disordine. Mi osservo allo specchio e ho gli occhi lucidi, i capelli appiccicati addosso dal sudore e il torace che si alza e si abbassa vistosamente.
Sento la porta chiudersi, ma non mi volto, convita che nessuno mi abbia vista correre in bagno.
“Adesso vuoi accalappiarti il mio migliore amico?” Qualcuno però mi ha visto. Anche lui no. Adesso proprio no. Mi volto ed è calmo con un ghigno derisorio sul viso.
“Crociato, evapora.” Sono stanca, confusa e non so che fare e lui adesso deve lasciarmi in pace.
Lo vedo avvicinarsi ed arrivare quasi ad un soffio da me. Mi arpiona con forza i fianchi, però non mi fa male. Sono colta alla sprovvista, tanto che boccheggio. Mi guarda e capisco che sta per dire qualcosa di cattivo.
“Lorenzo non merita una puttana come te.” Mi soffia sul viso.
Questa ha fatto male.
Lo spingo lontano da me con tutta la forza che mi è rimasta in corpo. Non me le merito quelle parole e soprattutto non da lui.
“Chi sei tu per dirmi questo?! Eh Christian chi cazzo sei?! Non sono una puttana, e lo sai bene anche tu! Sono stanca! Sono stanca di te, delle tue frecciatine del cazzo e della tua cattiveria gratuita!” glielo urlo in faccia. Sono livida di rabbia. Non ce la faccio più. Non sto ragionando più.
“Devi stare lontana da Lorenzo!” Anche lui mi urla in faccia e mi sta addosso spingendomi al muro.
“Tu non sei nessuno per darmi ordini! Io e il tuo amico non stavamo facendo proprio niente!” non la smetto di urlare neanche io. Ho smarrito la bussola ormai.
“Stavate praticamente scopando in pista!” Christian, ma che cazzo dici?
“Tu stai male! Non te lo tocco il tuo amico, stai tranquillo!” fra poco qualcuno ci caccia dal bagno per quanto stiamo urlando.
“Io ti odio Esposito! Ti odio!” E’ inutile che me lo ripeti ogni santissima volta! L’ho capito che mi odi!
Non lo rispondo, non mi da tempo. Si fionda sulla mia bocca. E io non so che fare. Non ho la forza di scacciarlo via, perché questo bacio lo voglio. Ammetto a me stessa di voler riassaggiare le sue labbra. E allora lo ricambio, con tutto il trasporto, la rabbia e la foga che ci sta mettendo lui.
Ci stiamo mangiando. Ci stiamo mordendo. Le nostre lingue non si fermano per un secondo. Ci arpioniamo i capelli e quasi ce li strappiamo. Poi lei sue mani si spostano, vanno sotto il mio vestito e lì mi accarezza le cosce lentamente quasi come se volesse imprimere questo tocco nella sua testa. Si sposa poi verso le natiche e me le stringe, dolcemente però. Stronzo. Le mie mani non hanno nessun controllo e vanno ad infilarsi sotto la sua maglietta nera. Come sei caldo. E tonico. Dio mio! Crociato ma perché la natura ti ha donato questo corpo? Perché? Ma non potevi essere un cesso?
Non smettiamo di baciarci e percepisco sulle mie labbra un mugolio per le carezze, del tutto innocenti ovviamente, gli sto facendo. Che soddisfazione sentirlo in balia di me.
Tu manco scherzi.
Per niente. Potrebbe farmi di tutto in questo preciso momento.
Poi però un po’ d’aria dobbiamo pur prenderla e allora ci stacchiamo.
Ci guardiamo negli occhi e, lo so, che nessuno di noi due immaginava sarebbe successo. Lui è sconvolto, io sono il suo specchio, immagino. Non si capacita come sia potuto succedere.
Vi devo fare un disegnino?
Poi fa l’ennesima cosa che mi spiazza: appoggia la sua fronte contro la mia e il suo respiro mi travolge.
“Devo essere ubriaco per aver fatto tutto questo. E’ l’unica spiegazione.” Lo sussurra, ma io lo sento.
Poi si allontana ed esce sbattendo la porta. Conosco abbastanza bene Christian per poter dire che è arrabbiato, arrabbiato con se stesso. E, forse, ora mi odia anche di più.
E io rimango lì incredula, appoggiata al muro, con lo stomaco sotto sopra, la testa che mi scoppia e tante sensazioni a cui non so dare un nome.
 
In che guaio mi sto cacciando?
Sharon, ti farai male. Ma tanto male. 









 
Mi sembra un miraggio, giuro. Non sto qui a dire cosa non sia andato in questi mesi. 
L'ispirazione non c'era. Poi però mi sono detta che se non avessi messo le mani sulla tastiera, l'ispirazione non sarebbe mai arrivata. E così è stato. 
Mi dispiace essere così in ritardo. Spero che qualcuno interessato a questa storia ci sia ancora. 
Cercherò di essere più costante, almeno ci provo. 
Passiamo al capitolo. Qualcosa si è mosso. Il personaggio di Lorenzo è finalmente un pochino più chiaro di prima. E Christian...eh Christian è ancora tutto da scoprire. Vi avverto: per come ora immagino questa storia nella testa (poi magari qualcosa cambia) vi farà "innamorare" ma anche tanto arrabbiare. 
Fatemi sapere cosa ne pensate, della storia, di Sharon, di Christian, di Lorenzo, se volete. 
Per chi seguisse l'altra mia storia, spero di aggiornare a breve anche quella. 
Sotto vi metto le foto dei vestiti di Sharon e Ludovica. 

Ps: la voglia di scrivere probabilmente me l'ha fatta rivenire una one-shot che ho pubblicato ieri. Se vi va, andate a dargli un'occhiata. Ci tengo molto. 

A presto! 


Vestito di Sharon: 




Vestito Ludovica: 


 
  
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