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Autore: MaxB    15/02/2017    5 recensioni
In barba al mio terrore delle scadenze, quest'anno partecipo anche io alla Gajevy Week, e non solo da lettrice!
Spero che il mio piccolo contributo possa piacervi e riempirvi le vene di fluff^^
31/01: Bonus day - Dojo Au
14/02: 1 - Matching
15/02: 2 - Longing
16/02: 3 - Pillow Talk
19/02: 6 - Grief
26/02: 7 - Living Together
17/10/2018: 5 - Trouble Twins
Prompt dei prompt: il letto ;)
Enjoy the Week♥
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Gajil Redfox, Levy McGarden, Pantherlily
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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2. Longing
 
Gajeel era, tutto sommato, un ragazzo semplice.
Insomma, non aveva grandi sogni, grandi aspettative o grandi richieste.
Un buon letto su cui riposare, un pasto caldo a pranzo e a cena, magari anche una doccia calda per sciogliere i nervi tesi dopo gli allenamenti… queste erano le cose per lui essenziali.
Le cose di cui, in un buio periodo della sua vita, era stato privato e che lui aveva desiderato tanto quanto ritrovare Metallikana. Erano le cose che gli garantivano la normalità.
Poi era arrivata Levy, e quei tre piccoli desideri si erano moltiplicati come conigli in calore.
Dalla voglia quasi inconscia di vedere la ragazza era passato alla voglia di stare in sua compagnia, di uscire con lei, di starle vicino, più vicino degli altri, fino all’irrefrenabile desiderio di baciarla che qualche volta l’aveva preso per la gola e lo aveva posseduto, costringendolo a sbattere Levy contro un muro e unire le loro labbra fino quasi a farsi mancare il fiato.
E poi voglia di lei. Una voglia profonda e latente sulla superficie del suo cuore, quella brama che aveva provato prima di trovarsela inerme e calda, morbida e fiduciosa tra le braccia, che aveva provato anche dopo la loro prima volta e tuttora provava. Quel desiderio che non si sarebbe mai esaurito e di cui Levy andava fiera, così fiera da stuzzicarlo ogni volta che ne aveva l’occasione.
Il loro era stato un rapporto lento, meraviglioso e sfavillante quanto un’alba che sbuca dalle tenebre della notte e illumina ogni giornata. Si era scaldato poco a poco, ma non accennava a spegnersi.
Gajeel aveva pensato che, una volta sposato, tutti quei piccoli desideri che lo assillavano continuamente e che lo facevano sentire un po’ come una chioccia ansiosa sarebbero scemati e lo avrebbero lasciato libero di godersi la sua vita. Invece, se possibile, erano aumentati.
Il desiderio di vedere Levy sorridere ogni mattina, di cucinarle cose che le piacessero, di farle regali per vederla illuminarsi, di toccarla e prenderla ovunque gli girasse in momenti completamente casuali della giornata.
Il tutto poteva riassumersi in una sola parola. O meglio, in un nome. Anzi, in una persona.
Levy.
Il centro dei suoi desideri, senza la quale quelle piccole voglie che lo prendevano non sarebbero stati altro che bisogni primari.
Levy aveva rappresentato il fulcro del suo mondo da quando aveva capito di amarla, e Gajeel pensava che sarebbe stato sempre così, che non avrebbe mai voluto nient’altro al di fuori di lei.
Fu la piccola Asuka a smentirlo in modo naturale e toccante, un po’ come l’amore che aveva iniziato a provare per Levy agli albori della loro storia.
Un giorno, placida e quasi timida, Asuka si era fatta largo tra la folla urlante di corpi assemblati in strane tecniche di combattimento ed era arrivata al tavolo dove Gajeel stava bevendo una birra, intento a conversare con Levy. L’odore della bambina, familiare eppure più intenso del solito, lo spinse a girarsi bruscamente fino ad incrociare gli occhi con quelli caldi e limpidi di Asuka, che allungò le mani e arrossì di imbarazzo.
- Gajeel, per piacere, puoi aggiustarmi il braccialetto? – chiese meccanicamente, come se si fosse esercitata diverse volte per dire quella semplice frase.
Prima che il ragazzo potesse anche solo aprire bocca, Levy si era sporta dal suo fianco e osservava la piccola con sguardo intenerito. – Ciao, Asuka-chan.
- Ciao Levy-san – la salutò sorridendo la bimba. – E ciao Lily – aggiunse quando il gatto atterrò sul loro tavolo, pronto a riferire al compagno una notizia relativa ad un lavoro su cui avevano messo gli occhi da un bel po’.
Lily le sorrise e chinò educatamente la testa in cenno di saluto.
Gajeel, costernato, fece vagare lo sguardo sulla sala finché trovò il familiare cappello di Biska, seduta vicino ad Alzack ad un tavolo di distanza. Entrambi i coniugi non staccavano gli occhi dalla bimba, in attesa di scoprire la risposta di Gajeel.
- Mi aiuti per favore? – chiese ancora lei, ricatturando la sua attenzione.
Sospirando, Gajeel le prese il braccialetto e se lo girò in mano. Era un semplicissimo bracciale di metallo con delle piastrine rotonde decorate a sbalzo che rappresentavano le quattro stagioni. Le placche erano collegate ad un sottile laccio di anelli metallici alle cui estremità si incontravano due gancetti incastonabili. Rotti.
Levy gli batté la mano sul braccio, chiamandolo, ma Gajeel si voltò verso Asuka per porle una domanda. Solo allora si accorse che la bimba stava tentando invano di sedersi accanto a lui sulla panca del tavolo. Sorridendo in modo quasi impercettibile, si sporse per prendere Asuka tra le braccia e mettersela seduta di fianco, di fronte allo sguardo esterrefatto della bimba. Gajeel non era un grande amico di Alzack e Biska, non aveva mai scambiato con loro più di qualche saluto e di certo non si era lanciato in conversazioni da vecchi compagni di brigata. Li considerava due tipi a posto, comunque, e la loro figlia era gentile ed educata.
Sicuramente più di molti ragazzi che bazzicavano per la gilda, che distruggevano mobili, li bruciavano o congelavano persone.
Ogni riferimento a Natsu e Gray è puramente casuale.
- Sai aggiustarlo? – domandò la piccola, spostando gli occhioni marroni dal gioiello di poco valore al volto di Gajeel.
- Certo – rispose lui, laconico, rigirandoselo tra le mani.
Levy si sporse sul tavolo per sorridere alla bambina e osservare il bracciale. – Te l’ha regalato la mamma l’anno scorso, vero?
Asuka annuì ripetutamente. – Mamma e papà. Per il mio quinto compleanno. Ci sono tutti i disegni delle quattro stagioni – fece notare, come se Gajeel non l’avesse visto.
Si allungò verso di lui e con il piccolo indice toccò tutte e quattro le piastrine, su cui svettava sempre lo stesso albero in quattro diverse situazioni: coperto di foglie e illuminato dal sole, con poche foglie a coprirlo e diverse che invece cadevano al suolo, contornato da piccoli fiocchi di neve che coprivano il suo stato spoglio e infine rigoglioso e pieno di fiori.
- Molto bello davvero. Sembra che sia stato disegnato da un maestro del bassorilievo – si complimentò Levy.
Asuka sorrise, orgogliosa del suo regalo anche se all’oscuro del significato delle parole di Levy, e annuì nuovamente, attendendo che Gajeel facesse qualcosa.
Ma il ragazzo era perso a osservare la sua mano, non per il metallico contenuto che sorreggeva, quanto per il modo in cui la piccola manina di Asuka sembrasse tenera a confronto con la sua.
Gajeel era abituato a stringere tra le sue manone quelle piccole e morbide di Levy, cosa che lo faceva sempre sorridere internamente per la differenza di grandezza. Ma quella della bambina era ancora più piccola e sembrava che un gigante avesse accolto nel suo palmo un fiorellino roseo e immacolato.
- Quest’anno ti hanno regalato la pistola a pallini, vero Asuka-chan? – indagò Levy, forse temendo che la bambina si sentisse a disagio vicino a Gajeel, che si era ammutolito e la fissava come se fosse un pezzo di metallo parlante.
Asuka però non sembrava preoccupata, solo perplessa di fronte alla conferma che Gajeel poteva aggiustarle il regalo. Alla fine annuì nuovamente e sorrise. – Me l’hanno regalata così posso allenarmi a sparare durante tutte le stagioni! D’inverno sparo ai fiocchi di neve, in autunno alle foglie, in primavera ai fiori e d’estate a…
La voce si affievolì quando la ragazzina cercò di capire a cosa avrebbe potuto mirare d’estate.
- Non è un po’ triste mirare ad un fiore? – le chiese Gajeel, distogliendola dal suo grosso dubbio.
Asuka sembrò rifletterci con impegno, e alla fine arrossì di vergogna. – Hai ragione, i fiori sono troppo belli per sparargli – ammise tristemente. – Ma allora come faccio a fare pratica per diventare brava come la mamma?
- Spara a Natsu – le suggerì Gajeel, prevenendo Levy che voleva andare in soccorso della bambina. – Natsu ha detto che gli piace giocare e ama quando le bambine di sei anni gli fanno molto male complendolo in testa.
Asuka ridacchiò. – Ma la mamma e il papà mi hanno detto che non bisogna sparare alle persone.
- Ma Natsu non è una persona. È un tuo amico ed è un drago, anche… circa. Quindi la regola non si applica a lui.
Levy si coprì il volto con disperazione e Lily sbatté la fronte contro il tavolo, sconfitto, mentre Asuka decideva che Gajeel aveva ragione.
- Ora ti aggiusto il braccialetto. Intanto… - mormorò lui, posando il braccialetto sul tavolo e chiudendo la mano a pugno, corrugando la fronte. – Intanto tieni questo – la spronò, aprendo la grande mano per mostrarle un fiore di metallo così piccolo da poter stare nel pugno chiuso della bambina.
Asuka lo guardò con gli occhi grandi come piattini e allungò subito il braccio per prendere quel meraviglioso fiore color fumo, prima di ricordarsi dell’educazione che sua mamma le aveva inculcato e ritrarre la mano. – Wow, sei bravissimo! – esclamò, avvicinandosi al fiore per scrutarlo meglio. – Lo hai fatto per Levy? – chiese poi, con quel tono dolce e persuasivo che i bambini usano quando vogliono accertarsi del fatto che una cosa sia per loro, senza però mostrarsi troppo bramosi. Come quando vedono arrivare qualcuno con un regalo e chiedono se sia per qualcun altro, per intenerire e allo stesso tempo ricordare che ci sono anche loro, che il dono dovrebbe essere porto a loro per il semplice motivo che sono bambini.
Gajeel ghignò con una morbida luce negli occhi e spinse la mano verso il visino di Asuka. – No, è per te. Se ti piace, lo attacco al tuo braccialetto.
Asuka rischiò di iniziare a sbavare e diede fondo a tutto il suo autocontrollo per non catapultarsi sul fiore di Gajeel. – Grazie, è bellissimo, lo voglio attaccare al braccialetto!
Il ragazzo annuì senza perdere il buonumore, ovviamente senza sorridere o mutare espressione, e lanciò un’occhiata ai genitori di Asuka, un po’ perplessi di fronte a tutta quella gioia.
Pochi minuti dopo, Gajeel si sporse per allacciare al minuscolo polso della bambina il braccialetto, che vantava un nuovo gancio di qualità e resistenza eccelsa e un quinto ciondolo.
- Grazie Gajeel! – urlò la bambina, alzando la mano per farsi dare il cinque dal suo nuovo amico.
Il ragazzo sogghignò e batté piano la mano con la sua, intenerendosi quando vide che le dita di Asuka, facendo combaciare i loro polsi, gli sfioravano a malapena la sommità del palmo. – Quando crescerai e il tuo polso diventerà troppo grande per chiudere il braccialetto, vieni da me e gli aggiungerò qualche anello per allungartelo.
Asuka non aveva pensato al problema della crescita, ovviamente, ma ringraziò ancora Gajeel e aspettò che lui l’aiutasse a scendere in tutta sicurezza dalla panca. Poi corse da mamma e papà salutandolo, mentre Alzack gli faceva un saluto militare e Biska lo ringraziava strizzandogli l’occhio prima di prendere in braccio Asuka e interessarsi al suo nuovo ciondolo.
Gajeel rispose con la sua solita faccia impassibile prima di alzarsi per andare al bancone da Mira, cercando un pretesto per stuzzicare Natsu, ma Levy non si fece ingannare.
Imperturbabile o no, all’angolo della bocca di Gajeel spuntava uno di quei piccoli e veri sorrisi che regalava solo a lei. Guardando Lily, muto sino a quel momento, notò che la sua sorpresa di fronte all’atteggiamento del ragazzo era compagna di quella dell’exceed.
 
- A me non l’hai mai regalata una rosa di metallo – bofonchiò Levy quando tornarono a casa, imbronciata.
Lily era rimasto ancora un po’ alla gilda con Charle e Happy, dal momento che la gatta era appena tornata da una missione con Wendy e Lily doveva riferirle alcune cose.
- Sei gelosa di una marmocchia, piccoletta? – l’apostrofò lui, divertito.
Levy scosse la testa con rassegnazione e si limitò a camminare al suo fianco, girandosi la fede nuziale con le dita. Lo faceva sempre quando qualcosa la tormentava, e in quel momento l’atteggiamento non preventivato di Gajeel nei confronti di Asuka le stava trapanando il cervello con mille domande. Non si era mai comportato così, suo marito.
Ed era ovvio che qualcosa gli frullasse in testa.
Gajeel sapeva che lei stava rimuginando su qualcosa di sconosciuto con il quale non avrebbe mai voluto avere a che fare. Di solito gli argomenti che assillavano Levy erano decisamente fuori dalla sua portata.
Incomprensibili. Incasinati. E spesso, a sua detta, illogici. Le tre I di Levy.
Il ragazzo afferrò la mano della moglie e la strinse nella propria solo per vederla smettere di torturarsi la fede di metallo.
- Che hai, piccoletta?
Lei si rilassò un poco e strinse la sua grande mano, accarezzandone il dorso con il pollice.
- Oggi eri strano – disse lei, scrollando le spalle. – Prima con Asuka, poi con Wendy. Ti sei fiondato da lei per sapere come fosse andata la sua missione appena è arrivata, e… be’, l’hai ascoltata con interesse e le hai scompigliato i capelli e…
Gajeel guardò dritto di fronte a sé, senza rispondere, e Levy lasciò che i suoi dubbi cadessero e si portassero dietro quello strano silenzio sceso tra loro.
 
- Ora basta, qualcosa non va. E tu, Gajeel, me lo dirai, con le buone o con le cattive – sbottò Levy quella sera, a letto. Stava leggendo un libro in santa pace, con l’arietta fresca della notte che le accarezzava la pelle e i capelli, e… i movimenti di suo marito che la infastidivano.
Gajeel era solito addormentarsi subito, immediatamente, appena posava la testa sul cuscino.
Invece era da dieci minuti che si girava alla ricerca di una posizione comoda, che a quanto pare si nascondeva da lui e gli impediva di dormire.
Gajeel si sdraiò supino e si strinse le mani al petto, fingendo di essere morto. Levy gli tirò un sonoro schiaffo sulla fronte che lo fece grugnire, irritato.
- Che hai, Levy? – chiese bruscamente.
- Io?! Che hai tu! – ribatté lei, chiudendo il libro. – E il silenzio non è una risposta accettabile.
Gajeel restò, suo malgrado, zitto, cercando un modo per dar voce ai suoi pensieri un po’ confusi.
- Asuka è carina – disse dopo un po’, quando Levy ormai stava meditando se urlargli contro o mettersi a dormire e lasciarlo perdere.
Lei si voltò verso di lui, stupita da quell’uscita, e cercò un modo per ribattere. – Be’, sì, molto. Ma cosa c’entra questo?
Ancora, Gajeel rimase muto. Levy si rassegnò ad attendere i suoi tempi e, dopo aver spento la luce, si sdraiò sul fianco, voltata verso suo marito.
- I bambini sono carini – specificò lui dopo un po’.
Fu il turno di Levy di tacere.
- Tu credi che sia normale… ehm… desiderare… un figlio?
Dopo aver sussurrato quella domanda, Gajeel si coprì il volto con le mani, arrabbiato, e rantolò.
- Ehi, calmati – lo rabbonì Levy, accarezzandogli il petto, per tranquillizzarlo. – Certo che è normale, Gajeel.
Con gli occhi chiusi, lui sospirò e posò le sue mani sopra quella della moglie, sul suo addome. – Anche per uno come me?
- Che vuoi dire?
- Uno come me… io sarei mai in grado di crescere un figlio? Di essere un buon padre? È giusto che io lo desideri dopo aver sbagliato così tanto nella mia vita? Come potrò indicargli la giusta strada, essere credibile?
Levy sospirò e gli baciò una guancia, inducendolo ad aprire gli occhi per scrutarla, nella penombra notturna. Lei gli stava sorridendo con amore e con la luce soffusa di una candela negli occhi. – Non sarai solo, Gajeel. I figli non si hanno da soli. Si crescono insieme. E tu forse sei il più indicato per insegnare a un bambino qual è la giusta strada da seguire, perché tu sai cosa c’è dall’altra parte. Sei credibile quando dici cos’è corretto fare, quando spieghi com’è in realtà l’altra faccia della medaglia.
Lui annuì con poca convinzione e continuò a fissarla, imprimendosi nella mente i suoi occhi, il contorno delle labbra che aveva baciato così tante volte da perderne il conto, il naso, la frangetta spettinata che le ricadeva sulla fronte.
Gajeel voleva avere un figlio da Levy.
Gajeel lo bramava. Voleva una piccola Levy da veder crescere, da consolare nei momenti tristi e da stringere a sé. Una bimba che cercasse la sua attenzione e la sua approvazione, che gli prendesse la mano per sentirsi al sicuro e che ridesse per illuminargli la giornata come già faceva Levy.
Desiderava dimostrare a se stesso di poter dare alla luce qualcosa di buono.
- Secondo te mi vorrebbe bene? – chiese a mezza voce, imbarazzato.
- Chi?
- Mio figlio. O mia figlia. Mi vorrebbe bene? Mi vorrà bene dopo aver saputo ciò che ho fatto?
Levy si sedette e lo fissò dall’alto, con le sopracciglia corrugate e una profonda decisione negli occhi. – Gajeel, io ti amo. Ti ho sposato. E l’ho fatto dopo aver saputo quello che hai fatto. Dopo aver vissuto sulla mia pelle ciò che hai fatto, quello che sei stato. E amo anche quella parte di te, perché ti ha reso l’uomo che sei oggi. L’uomo che vorrei fosse il padre dei miei figli.
Gajeel strinse gli occhi, commosso, e si passò un braccio sulla fronte. Sua moglie sapeva sempre, sempre cosa dirgli per farlo stare meglio. – Per te sono pronto per essere un padre, Lev?
In risposta, lei lo baciò di slancio, costringendolo a schiudere le labbra per intrufolarsi dolcemente nella sua bocca. La risposta di Gajeel fu immediata, e le sue mani le accarezzarono la schiena prima di scivolare verso il suo fondoschiena per tirarsela addosso.
- Mi stai chiedendo di avere un bambino, Gajeel? – chiese lei maliziosamente, sorridendo.
- Potremmo dire di sì – ammise lui. – Lo… vorrei tanto.
- Allora chiudi gli occhi ed esprimi un desiderio, è appena passata una stella cadente – mormorò contro il suo orecchio, accarezzandogli il petto prima di baciargli il collo.
Gajeel lo fece, chiuse gli occhi, godendosi le carezze della donna che amava.
Desidero solo poter avere con me il figlio di Levy. Desidero riempire d’amore una creatura da lei partorita, un bambino che lei possa generare con me.
- Sai che amo questo tuo lato insicuro, paparino? – lo stuzzicò lei poco dopo, facendolo gemere con certe carezze…
Lui non le rispose e le impedì di poter fare altre domande, certo del fatto che presto questo suo nuovo desiderio, ovviamente legato a lei, come sempre, sarebbe stato esaudito.



MaxB
'Seraaaa. Buon secondo giorno della Gajevy Week ahahah.
Non ho nulla da dire, ma volevo specificare alcune cose. Dunque:
1. Ho dato un tema generale alla week, un prompt dei prompt per così dire: il letto. In ogni capitolo (o quasi, circa... sì in ogni capitolo) Levy e Gajeel si troveranno a letto (non pensate male pervertiti!). Il fatto è che per me il letto ha poteri magici, tutti lo amano, e induce un rilassamento psicofisico che spinge al pentimento anche i criminali più incalliti ahahahaha. Quindi il letto sarà l'essenza di questa GW (prima o poi mi direte che non ne potete più xD).
2. Il capitolo 4, Trouble Twins, lo posterò il xx/xx/xx17(?). Nel senso che non so quando lo pubblicherò perché, sì, devo ancora scriverlo, ma sarà una collaborazione artistica tra me e la mitica, magica, magnifica C63 (donna delle 3 M, ahahahah). Lei disegnerà la storia (perché è bravissima *-*) e allegherò i suoi disegni al capitolo. Ecco.
Tutto qui.
A domani^^
MaxB
  
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