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Autore: livevil_99    15/02/2017    1 recensioni
"Il diluvio durò sulla terra quaranta giorni: le acque crebbero e sollevarono l'arca che si innalzò sulla terra. Le acque divennero poderose e crebbero molto sopra la terra e l'arca galleggiava sulle acque. Le acque si innalzarono sempre più sopra la terra e coprirono tutti i monti più alti che sono sotto tutto il cielo."
-
"- Ci stiamo cacciando in qualcosa di grande, Dean. - mormorò Sam con lo sguardo perso nel vuoto.
Dean sospirò e chiuse con un tonfo l'enorme tomo che stava consultando.
[...]
- Grande quanto l'apocalisse o quanto l'Oscurità che voleva distruggere il pianeta? - chiese a Sam con un sorrisetto ironico."
-
(DESTIEL)
Genere: Azione, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Castiel, Dean Winchester, Sam Winchester
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nel futuro
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Dean e Castiel erano tornati di corsa alla macchina dopo aver concluso il loro giro attorno ai pendii del monte. Dean aveva avuto paura che la sua piccola avesse potuto sprofondare nel fango. Il motore ruggiva ogni volta che Dean premeva forte l'acceleratore. Si ritrovarono di nuovo in strada. Il cacciatore si asciugò i capelli con una vecchia camicia che teneva di riserva in macchina mentre direzionava il volante con il ginocchio. Castiel era seduto accanto a lui sul sedile anteriore. Dean andava piano. La pioggia gli impediva di vedere bene e l'asfalto era ricoperto da due o tre dita d'acqua. Castiel lo guardava attentamente, come un pittore che studia il suo modello. Tracciava con gli occhi le curve sinuose dei suoi muscoli, la giugulare che pulsava sul suo collo. Aveva la pelle lucida e bagnata e i raggi del sole si riflettevano sui suoi zigomi. Dean gli dedicava solo qualche occhiata fugace. Le sopracciglia aggrottate, la mascella tesa e definita, le mani umidicce tremavano attorno al volante.

- Dean… - sussurrò Castiel allungando una mano sulla sua coscia.

Il cacciatore sobbalzò sul sedile. Deglutí vistosamente, si schiarí la voce.

- Qualsiasi cosa tu stia pensando, non è come pensi. - disse cercando di darsi un tono autoritario.

Castiel lo fissava intensamente e, con la coda dell'occhio, Dean vide i suoi occhi azzurri pieni di desiderio.

- Ok. - rispose l'angelo. Intrecciò le mani in grembo e iniziò a guardare la strada.Quando Castiel tolse la mano dalla sua coscia, un brivido percorse la spina dorsale del cacciatore che si raddrizzó sul sedile. Sollevato e infelice allo stesso tempo, un miscuglio di emozioni iniziava a crearsi dentro di lui.

Si girò a fissare l'angelo seduto lì accanto. Si soffermò un secondo di più ad ammirare il suo sguardo innocente, giusto un attimo di pace e contemplazione fine a sé stessa, poi tornò a concentrarsi sulla strada. Si sentiva soffocare, come se stesse per morire di nuovo.

- Non sono gay, ok? - sussurrò con voce roca. - Mai stato e mai lo sarò. -

- Ma io non sono un uomo. - disse l'angelo aggrottando la fronte. - Jimmy lo è. Posso cambiare tramite, se preferisci. -

Dean non disse nulla, lo sguardo fisso sull'asfalto, la mente impegnata a valutare le possibilità.

- Mi preferiresti bionda? O rossa? - lo incalzò Castiel. I suoi occhi blu brillavano come due zaffiri.

- Mio Dio, Cass! - sbottò il cacciatore. - Non ho intenzione di avere questa conversazione con te. -

Calò il silenzio. Castiel appoggiò la testa contro il finestrino, le spalle curve, gli occhi spenti.

- Concentriamoci sul caso, per favore. - mormorò Dean.

Accese la radio al massimo volume e nessuno dei due proferí più parola fino a quando Dean non parcheggiò davanti ad un motel.

 

Sam era seduto ad un tavolo in una piccola stanza di un motel. Stava cercando informazioni, setacciava meticolosamente ogni pagina internet con poche e veloci occhiate. Inconsciamente, stava aspettando suo fratello per giungere a qualche conclusione. La sua mente era altrove. Continuavano ad apparire nella sua testa gli occhi di quel vecchio al bar. Tristi, malinconici, gli occhi di qualcuno abituato al dolore. Sam conosceva quello sguardo. Lo vedeva tutti i giorni allo specchio o nel viso di suo fratello. Un pensiero andò a tutte le persone che avevano perso. Perché la morte di una persona cara, pensò Sam, non era un dolore immediato. All'inizio era solo un piccolo taglio che non veniva curato e non si cicatrizzava. Continuava a sanguinare per giorni, goccia dopo goccia, sanguinava copiosamente tutte quelle volte che ci si accorgeva che mancava qualcosa: un riferimento, un luogo in cui andare, un tono di voce, un’atmosfera diversa. Poi si assopiva. Ogni tanto si riapriva. Bruciavano tutte quelle ferite, come una fiamma viva a contatto con la pelle. Quei due fratelli il dolore lo conoscevano bene, e ogni ferita sul loro corpo aveva un nome.

John. Mary. Bobby. Kevin. Charlie.

La porta della stanza si aprì cigolando. Dean e Castiel entrarono nella camera mentre Sam alzava lo sguardo dal computer.

- Hey, Sammy. - disse Dean sfilandosi la maglietta zuppa dalla testa e buttando il borsone ai piedi del letto.

- Trovato qualcosa? - chiese Sam chiudendo il computer e incrociando le braccia sul petto.

Dean uscì dalla porta del bagno con un asciugamano sulle spalle. - Angeli. - disse mentre si buttava su una poltrona. - A bizzeffe. -

Castiel camminava irrequieto per la stanza.

- Gira voce che qualcuno o qualcosa viva sul monte. - disse Sam mentre il fratello si stiracchiava sulla poltrona chiudendo entrambi gli occhi. - A quanto pare a questo Canaan piacciono i sacrifici. -

Dean scosse la testa. - Ma cosa gli passa per la testa a questi personaggi biblici?! - si lamentò. Castiel si arrestò in mezzo alla camera. Dean aprì un occhio. - Senza offesa. - aggiunse.

- Cheryl Pearson. 24 anni. Faceva la cameriera in quel locale lungo la statale dove ci siamo fermati e viveva con suo nonno a pochi isolati da qui. Scomparsa. - intervenne il fratello minore - Ho controllato le sue carte di credito e il suo passaporto. Sembra svanita. -

Dean si passò una mano tra i capelli e sospirò vistosamente. - Cass? -

L'angelo sembrava perso nei suoi pensieri, ma tornò con i piedi per terra quando sentì la voce di Dean.

- Qualcuno sta cercando di richiamare l'attenzione di Dio. - disse Castiel.

Sam e Dean si scambiarono un'occhiata fugace. - Nell’antichità Dio chiedeva spesso agli uomini di costruire altari e di immolare vittime in suo onore.

Era da tanto che non percepivo l’aura di un altare, forse non si è mai trattato di una Mano Di Dio. -

Dean si raddrizzò sulla poltrona. Sam si sistemò i capelli dietro alle orecchie.

Castiel si sedette al tavolo, la sedia scricchiolò sotto il suo peso.

- Cosa c'entrano le Mani Di Dio in tutto questo? - chiese Dean aggrottando la fronte.

- Sam mi ha chiarito le idee parlando di sacrifici. Avevo confuso l'aura dell'altare con quella di una Mano Di Dio. - mormorò l'angelo pensieroso.

- Stai dicendo che questo altare ha lo stesso potere di una Mano Di Dio? - Disse Sam appoggiando i gomiti sul tavolo.

Castiel scosse la testa. - No. - sussurrò. - Gli altari sono il simbolo dell'alleanza tra Dio e l'uomo. Più vittime vengono sacrificate e più potere assume il sacerdote del rito. Pensavo che fossero stati tutti distrutti. -

- Quindi ha usato l'altare per mandare il diluvio…? - ipotizzò Sam.

- Può darsi. - disse Castiel annuendo impercettibilmente. - Potrebbe anche essere il motivo per il quale Canaan è ancora in vita. -

- Basterà distruggere l'altare per porre fine a tutto questo, o sbaglio? - chiese Dean puntando i suoi occhi verdi e arrossati in quelli pensosi dell'angelo.

- Non è così semplice. C'è un rito indispensabile per renderlo vulnerabile. Se provassi a distruggerlo adesso, probabilmente verresti disintegrato seduta stante. -

Sam si alzò in piedi, ripose frettolosamente il portatile nella borsa.

- Torno al bunker. Nella biblioteca ci sarà sicuramente qualcosa a riguardo. -

Disse allungando il palmo aperto verso il fratello. Dean frugò dentro le tasche e gli lanciò le chiavi dell’Impala. Sam le afferrò al volo.

- Torno appena trovo qualcosa. - disse uscendo. 
   
 
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